Carmina (Catullo)/14
Testo
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Ni[1] te plus oculis meis[2] amarem, |
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Se non t'amassi più dei miei occhi, |
(Fonte: → Wikisource
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Note al testo
- ↑ Il ni (nisi) introduce un periodo ipotetico di tipo irreale.
- ↑ Oculis meis è un ablativo di paragone.
- ↑ Isto è un aggettivo dimostrativo legato a munere. Significa codesto, ma è spesso dotato di una sfumatura dispregiativa
- ↑ Quid introduce una proposizione interrogativa (nam … poetis?).
- ↑ Cur introduce una proposizione relativa impropria.
- ↑ Impiorum è un genitivo partitivo.
- ↑ Quod introduce una completiva.
- ↑ Ut introduce una preposizione incidentale
- ↑ Hoc è un aggettivo dimostrativo.
- ↑ Quem corrisponde a et eum e si riferisce a libellum
- ↑ Ad tuum catullum è un complemento di moto a luogo figurato, che indica che il dono viene spedito a Catullo
- ↑ Saturnalibus significa nel giorno dei Saturnali (La festa di Saturno ricorreva il 17 dicembre, ma di fatto proseguiva per più giorni fino a estendersi per un’intera settimana in età imperiale e si scambiavano piccoli regali)
- ↑ luxerit è legato a curram e sono due futuri
- ↑ Cesio, Aquino, Suffeno vengono indicati come pessimi poeti (pessimi poetae)
Analisi stilistica
[modifica | modifica sorgente]Nel carme 14 Catullo utilizza un tono scherzoso con un po’ di risentimento per rispondere a un dono non particolarmente apprezzato ricevuto da Gaio Licino Calvo, suo amico, ma anche poeta neoterico. Licino Calvo gli regala un libro (che Catullo sospetta sia un regalo ricevuto dall’amico da un cliente, che poi ha riciclato) che gli rovina la festa dei saturnali (giorno in cui i romani erano soliti scambiarsi piccoli doni). Catullo decide di vendicarsi regalandogli a sua volta una brutta lettura, donandogli però anche la poesia. Questo non è l’unico carme in cui Catullo si riferisce a Calvo. All’inizio viene utilizzato un linguaggio amoroso: te plus oculis meis amo (v. 1) e iucundissimus (v. 2), mentre al v. 13 il legame tra i due è messo in risalto dall’accostamento dei pronomi tu… tuum. E il “tradimento” di Calvo con il dono non gradito viene enfatizzato attraverso l’amore che viene cambiato in odio nel verso 3 odissem … odio Vatiniano. I toni però tornano presto amichevoli dato che il legame tra i due è forte. I cattivi poeti nel verso 7 vengono definiti impii (empi) e il libellus che raccoglie i loro versi è non solo horribilis, ma anche sacer (v 12) ovvero maledetto dagli dei, perché produrre cattiva poesia viene visto come un sacrilegio.
Sintesi della poesia
[modifica | modifica sorgente]Nel Carme 14 Catullo racconta di aver ricevuto un dono indesiderato e riciclato da parte del suo amico Calvo, nel giorno dei Saturnali nonché una giornata di festa in cui ci si scambiavano regali e si scherzava con lo scopo di celebrare il Dio Saturno. Proprio quel suo amico Calvo gli regalò un un'antologia di poeti contemporanei che Catullo, ma anche lo stesso Calvo, considerano pessimi. Catullo pensa che tale regalo sia stato donato dal così detto “maestrino” Silla a Calvo che a sua volta l’ha riciclato donandolo a lui. Ironicamente Catullo finge di essere comprensivo con l’amico anche se sta progettando di vendicarsi in seguito all’offesa recata.
Il tema
[modifica | modifica sorgente]Il tema di questa poesia è l’amicizia, in questo caso tra Catullo e Licinio Calvo
Il messaggio
[modifica | modifica sorgente]Il messaggio del Carmina 14 del poeta latino Catullo, in sintesi si potrebbe racchiudere nella
frase “Chi la fa, l’aspetti”.
Prima di capire il messaggio della poesia è bene sapere di che cosa questa parla: Catullo
racconta che il 17 Dicembre si svolge la festa romana “I Saturnali” dovuta a Saturno e che
combacia più o meno con il nostro carnevale e con il Natale. In occasione di quel giorno si era soliti fare dei
regali ad amici come per esempio vasetti, cartoline, figure; infatti Calvo, un amico molto
intimo di Catullo, decide di regalargli un libro ma non un semplice libro, dice Catullo ma un
libro che è l’antologia di pessimi poeti infatti riporta questa frase nel verso numero cinque “
cur me tot male perderes poetis?”, i quali vengono disprezzati da Catullo che è il “ricevitore”
del libro sia dallo stesso Calvo!
Catullo infatti pensa che questo sia un regalo riciclato ed inutile.
Per questo motivo Catullo pensa di ripagare con la stessa moneta il suo carissimo amico
Calvo regalandogli qualcosa altro che a lui non piace, infatti dal verso 17 Catullo comincia a
dire cosa farà per fargli pentire del pessimo regalo a lui dato:
“nam si luxerit ad librariorum
curram scrinia, Caesios, Aquinos,
Suffenum, omnia colligam uenena.
ac te his suppliciis remunerabor.
uos hinc interea ualete abite
illuc, unde malum pedem attulistis,
saecli incommoda, pessimi poetae.”
quindi è per questo motivo che ho citato quella frase inizialmente perché Catullo regalerà a
Calvo quei “supplizi” da lui tanto odiati.
Il detto infatti dice “mai fare agli altri ciò che non volete sia fatto a voi”.