Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Corea del nord

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La penisola di Corea è un'altra delle molte propaggini dell'Asia che è continente immenso e continentale, ma che nel suo lato meridionale e orientale si 'sfrangia' gradatamente, fino ad arrivare quasi all'Australia. Del resto ad Occidente si potrebbe anche dire che l'Europa sia nient'altro che la propaggine occidentale dell'Asia. La penisola coreana è stata spesso al centro di attenzioni estere. Le operazioni navali nella guerra partirono dal presupposto cardine che da un lato c'era la flotta più potente del mondo, sotto l'egida ONU, dall'altro c'era il niente più assoluto, a parte qualche piccola nave costiera e tante giunche. Ma le sorprese non mancarono. Anzitutto ritorniamo indietro nella storia coreana. La Corea era dominata da clan familiari rivali tra di loro, un po' la situazione che c'era in Giappone, durante gli anni precedenti all'era 'moderna'. Già la Corea è una terra molto difficile, a dire il minimo: calda in estate e fredda d'inverno, battuta dai tifoni, non lasciava certo i suoi abitanti in pace. E le dispute tra i potenti non li aiutavano. Ma con le potenze straniere all'opera era anche peggio, e così i Coreani tesero col tempo a divenire popolo chiuso verso l'esterno, pur restando in buoni rapporti con l'Impero Cinese. Questo equilibrio venne rotto verso la fine del XIX secolo perché i Giapponesi, oppressi dalle cannoniere americane, erano diventati con decisione una grande nazione in fase di modernizzazione, il che sconvolse gli equilibri della regione e in particolare mise la Corea, così importante strategicamente (è posta tra il Mar del Giappone e il Mar Giallo), al centro delle dispute sino-giapponesi. Notare che anche il Giappone era largamente tributario, in termini culturali, della Cina. Russi e Inglesi erano oramai allarmati. I primi perché temevano azioni offensive verso la Manciuria in caso di occupazione giapponese della penisola; i secondi perché preferivano la Corea retta da un governo debole e appoggiato dalla Cina, che all'epoca era succube dell'Impero Britannico. Le cose stavano degenerando, a tal punto che la Cina, assai invadente nella Corea con la sua politica aggressiva, aveva persino suscitato una corrente d'opinione filo-giapponese. La presenza dell'Impero nipponico fu possibile sul suolo coreano dopo la guerra con la Cina del 1894. I Russi non furono certo tranquillizzati e come temevano, la Corea era di fatto la testa di ponte per penetrare nel continente alla ricerca della 'sfera d'influenza' adatta alla modernizzazione del Giappone, carente di materie prime. Dopo la guerra, che inopinatamente i Giapponesi vinsero contro i Russi (1904-1905), questi ultimi si ritrovarono piuttosto marginalizzati in Estremo Oriente. Ma non era finita: il Giappone, tutto sommato buon amico della Gran Bretagna, appoggiava la Gran Bretagna nella sua espansione in India, mentre in cambio otteneva un'alleanza in chiave filo-russa. Erano soprattutto i Russi, dopo una certa neutralizzazione dei Francesi, contro cui gli Inglesi si scontravano nell'espansione dei rispettivi imperi. Dato che per il resto non c'era da disturbarsi a chiedere autorizzazioni, i Giapponesi occuparono la Corea il 22 agosto 1910. Ma i Coreani non erano da prendere sotto gamba. In passato furono loro ad attaccare il Giappone, anch'esso 'Paese' (nel senso che la sua unità culturale era tutta da costruire, persino la sua complicata lingua non esisteva fino al XIX secolo, almeno come ufficiliale; i nobili parlavano soprattutto il cinese mandarino!). Ora era il Giappone che era stato ben più lesto della Corea ad uscire dall'isolamento medioevale. Eppure essendo un arcipelago aveva tutt'altro che l'integrità che il territorio monolitico della penisola coreana possedeva. Ma se non altro non aveva troppi vicini oltre confine a cui dare spiegazioni. In ogni caso i Coreani iniziarono una guerriglia contro i Giapponesi. Non tutti, certo, ma una fazione nazionalista, che voleva cacciarli via dal proprio territorio. I Giapponesi non erano esattamente proni alle PR e non mancavano di alienarsi la simpatia del popolo assoggettato. La guerriglia fu tanto dura, che non venne mai piegata: proprio così, la Corea ebbe un movimento nazionalista che resistette all'oppressione giapponese fino a che gli occupanti si arresero nel '45.

I Coreani non avevano ancora, però, una vera classe politica e gli unici leader importanti erano i fuoriusciti in nazioni come URSS e USA, il che già da l'idea di come le differenze politiche sarebbero destinate a crescere e a scontrarsi una volta 'liberato' il Paese. Durante la guerra gli Alleati si disinteressarono della Corea, essendo questa un 'campo minato' perché l'URSS era ancora legata, in teoria addirittura 'alleata' del Giappone con un patto di non-aggressione che finì praticamente quando il Giappone venne sconfitto dagli Alleati. Solo allora i Sovietici mossero guerra ai Giapponesi nel continente. Inoltre in Cina le cose erano molto confuse, spaccata com'era tra Koumintang filo-americano e Comunisti filo-sovietici. Nella conferenza del Cairo del novembre '43 l'unica promessa all'indipendenza coreana fu 'a tempo debito'.

Ora, finita la guerra, la Corea era nel caos. I Giapponesi mandavano avanti e amministravano una penisola in cui la povertà era preoccupantemente alta anche per gli standard dell'epoca. Gli USA avrebbero voluto un mandato ONU per amministrare la Corea da parte di USA, URSS e Cina; ma Francia e Gran Bretagna erano fredde, essendo queste preoccupate di incitare i movimenti nazionalisti che ne stavano minando gli imperi coloniali. Cosa fare? Stalin nell'agosto del '45 aveva finalmente dichiarato guerra ai Giapponesi, ora che i Tedeschi erano bell'e sistemati (a che prezzo..), e nella loro travolgente avanzata le truppe sovietiche avevano occupato sia la Manciuria che la Corea. L'idea sovietica era con tutta evidenza quella di isolare il Giappone dal continente. Ora che i Giapponesi erano diventati succubi degli Americani, per l'URSS era importante non lasciare spiragli di influenza sul territorio asiatico circostante. Per ridurre la portata dell'avanzata sovietica, che rischiava di influenzare il Giappone, gli USA proposero di limitare le zone d'influenza al 38° parallelo, sopra per i Sovietici, sotto per gli americani. E Stalin, per non sembrare troppo aggressivo, accolse la proposta pur avendo chiaramente la possibilità di prendersi tutta la Corea. E così a settembre del '45 erano già presenti le suddivisioni che sarebbero rimaste nel tempo: Corea del Nord, affidata ad un fuoriuscito Marxista, Kim II Sung, e governo militare americano provvisorio a Seul. Ma adesso c'era un problema di fondo su cui si sarebbe subito costituita la divisione sociale della penisola. I 'Nordisti' vennero rapidamente instradati sulla via del Comunismo. I 'Sudisti' erano occupati dagli americani che provenivano dall'appena conquistato Giappone. Questi ultimi si ritrovarono a fare i conti con una realtà che certo non immaginavano. Non sapevano una parola di coreano, non sapevano la geografia di una nazione su cui praticamente non ebbero mai ad operare in termini militari, non vedevano altro che gente poverissima e senza capacità di formare a breve una democrazia parlamentare; per giunta i Coreani nel loro isolamento non conoscevano l'inglese e non sapevano esprimere altro che il disprezzo e l'odio -purtroppo ben meritato- per i Giapponesi. Questi ultimi erano di fatto gli unici che potevano amministrare la Corea e vennero mantenuti ai loro posti, cosa utile ma che non aiutò la popolarità della loro presenza.

La questione era oramai quella di come gestire la situazione al Sud. Gli Americani tentarono varie possibili vie per contattare dei leader locali, politicamente credibili, mentre la confusione non accennava a diminuire. La povertà e la miseria erano comuni al Nord e al Sud, e inizialmente anche la mancanza di armi era problema comune ai due stati neoformati. Dopo una prima fase in cui i Giapponesi vennero mantenuti ad amministrare la Corea, gli Americani si trovarono costretti a licenziarli, ma in alternativa trovarono coreani che a loro volta erano collaborazionisti dei Giapponesi: davvero non un gran passo in avanti. I Comunisti presero piede anche al Sud. Certo non erano malvisti come coloro che collaborarono alle repressioni e alle immancabili torture giapponesi, e inoltre predicavano la sparizione della grande proprietà latifondista, che al solito per tutti i Paesi, era causa di sfruttamento dei contadini e della loro povertà. È una dinamica che attualmente si può trovare nel Sud America, per esempio. Ma siccome i comunisti potevano essere e magari erano la quinta colonna dei Sovietici, gli Americani, con uno sfoggio decisionale che R.Nassigh definisce 'maccarthismo in anteprima' finirono per scegliere gli elementi più conservatori; e più affini, visto che alcuni erano stati educati nei college americani e altri in scuole missionarie.

Ora, il caos politico del Sud era difficile anche da descrivere, e persino un governo Provvisorio sostenuto dai Cinesi nazionalisti fece la sua comparsa, praticamente in competizione con quello americano. Alla fine gli USA ruppero gli indugi e si affidarono a Syng-Man Rhee. Chi era costui? Uno che aveva studiato in America, un valido politico, gradito alla maggioranza dei movimenti di destra, e feroce nazionalista. Come i Nordcoreani anche lui voleva l'unificazione della Corea e non avrebbe esistato forse nemmeno con una guerra se ne avesse avuto modo. E gli Americani, che non erano certo in cerca di altri problemi, non gli concessero le armi che chiedeva per l'esercito Sudcoreano. Quanto all'aviazione, praticamente venne lasciata in un limbo di non-esistenza.

Ma c'erano anche dei problemi economici, come se non ve ne fossero già stati abbastanza. Gli americani avevano preso il controllo della Corea del Sud e frettolosamente instaurato il libero mercato del riso. Purtroppo la povertà era tale che non c'era equilibrio tra domanda e offerta, e la situazione si complicò con corruzione e mercato nero, tanto che la miseria era addirittura cresciuta, come se fosse stata poca fin'allora. Visto che le cose stavano così si instaurò un rigido razionamento, il che fu una scelta saggia ma non poteva risolvere anche altri problemi, come il bilancio statale usato a fini di gruppi di potere che si arricchivano alla faccia della situazione generale. Nel '48, infine, la Corea conobbe delle libere elezioni, che confermarono la vittoria di Rhee nonostante accuse di brogli. Ma poco importava, ora che Truman dagli USA stava incentivando la formazione di un fronte anticomunista Rhee andava benissimo. Non per tutti però: le fazioni politiche continuavano a scontrarsi tra di loro e le sinistre ebbero duri colpi. Si scatenò addirittura una persecuzione contro sindacalisti e politici di sinistra, tanto che la Corea del Sud rischiò il suo '48' con una minaccia di guerra civile, per la durezza delle repressioni e l'instabilità del panorama politico. Alla frontiera c'erano scontri tra Nordisti e Sudisti, e bande di guerriglieri comunisti che appoggiavano i primi operando al Sud. Una Vietnamizzazione, insomma, della 'questione coreana'. Tutto questo successe in 3 anni: nel '48 Sovietici e Americani iniziarono il ritiro dalla Corea, ma non si lasciavano dietro una situazione pacificata e una pronta soluzione per riunificare la Corea. Oramai però le cose stavano diventando molto più grandi di quello che erano i confini della Corea: i blocchi Est-Ovest erano oramai una realtà e la vittoria dei Comunisti in Cina estromise gli USA da una parte enorme dell'asia, proprio quando, nell'agosto del '49, anche i Sovietici fecero esplodere la loro prima 'atomica'. Questo diede loro degli argomenti su cui discutere che, sebbene non supportati dalla potenza di proiezione di un'aviazione come l'USAF (e le portaerei americane) metteva quanto meno sotto minaccia atomica l'Europa, alleata degli americani. Proprio quello che i Russi non avevano durante l'assedio di Berlino, mentre gli americani sì.

Insomma, la Corea diventava un caso da manuale di come una singola nazione possa essere letteralmente campo di battaglia (divisa in due, quasi come se fosse un campo di gioco) per due potenze globali che vi si confrontano. Ma stando attenti a non alzare troppo la posta. L'URSS era già malmessa di suo dopo le catastrofi della guerra, e nonostante la vitalità di Stalin, di fatto materialmente l'unico leader politico 'bellico' realmente vincitore della guerra (Churchill perse le elezioni e Roosevelt era morto) a parte de Gaulle, ben meno importante. Ora si trattava di aiutare la Cina a ricostruire dopo decenni di lotte e guerre, ma stando attenti che non diventasse troppo forte e di difficile controllo, prendendo non solo Taiwan, ma anche assumendo la leadership dei Comunisti in Asia. Gli Americani volevano una specie di 'perimetro difensivo' contro il Comunismo, ma non alla maniera giapponese della conquista (del resto cos'avevano più da conquistare? A meno di non invadere la Corea o la Cina, i loro nemici diretti erano già caduti, ed erano i Giapponesi) territoriale, ma dell'intrecciare alleanze e intese. Anche con nazioni sconfitte: l'Italia, il Giappone e la Germania vennero sdoganati ben presto, anche se nel lungo termine chi sa cosa avrebbero potuto diventare. L'agricoltura e l'industria giapponesi vennero molto rafforzate per esempio (e agli abitanti venne 'consigliato', se volevano far parte delle 'Nazioni che contano' di passare ad un'alimentazione maggiormente carnea). A tutti gli effetti URSS e USA volevano il controllo, ma non dovevano calcare troppo la mano sull'ammontare degli aiuti e della 'modernizzazine'.

Prendiamo le forze armate coreane. Entrambe le nazioni erano del tutto carenti di armi pesanti e questo inibiva le loro potenzialità offensive; ma del resto con una rete viaria montana e sterrata non c'era molto di più da fare: di grandi movimenti di unità corazzate, specie d'inverno, si sarebbe dovuto fare a meno, come impararono gli Americani in seguito. Semplicemente non c'erano le condizioni ambientali per una massiccia motorizzazione delle F.A. Poi c'era però la politica. I Nordisti erano stati capaci di ottenere una certa omogeneità nelle loro forze, i Sudisti no: erano presenti ufficiali incompententi, morale basso, difficoltà di comando e controllo.

Le armi però, un lotto per volta, cominciarono ad aumentare. Non c'è modo pratico di stabilire chi riuscì a fare di più nella spirale di riarmo, tra Nordisti e Sudisti; ma è un fatto che appena il 26 giugno 1950 le unità che attaccarono il Sud erano un complesso di 4 divisioni dell'Esercito e tre brigate della Gendarmeria. In tutto c'erano non meno di 78.000 soldati di 7 divisioni dell'Esercito, armate con materiali moderni arrivati negli ultimissimi mesi. In tutto i Nordisti avevano 10 divisioni di cui 8 a pieni organici, un reggimento esplorante e la 105a Brigata corazzata. In tutto 135.000 uomini mentre il Sud aveva 100 mila soldati e poliziotti nel '49, e addirittura -anche per la formazione di una piccola marina- 154.000 nel giugno del '50. Avevano inizialmente solo i mortai da 81 mm come armi più pesanti, ma con la partenza di quasi tutti i militari americani si ritrovarono una discreta fornitura di armi e aerei leggeri lasciati in eredità dai loro ex-protettori.

Non mancava ai Nordisti l'aviazione militare, riccamente fornita di molti recenti tipi di aerei tattici, tutti ancora ad elica: 70 caccia Yak-3, Yak-7V, Yak-9P, 62 assaltatori Il-10, 22 addestratori armati Yak-18, 8 aerei da osservazione Po-2 e così via. E i Sudisti? Organizzati in 8 divisioni, solo la prima e la Sesta di queste erano considerabili addestrate per azioni belliche di un certo livello; i mezzi corazzati semplicemente non esistevano (quantomeno non nel caso dei carri) e tutta l'artiglieria campale che si poteva mettere insieme era data da 91 obici da 105 mm, gittata di circa 11 km, e pochi altri pezzi, come i cannoni controcarri da 37 mm. Gli aerei erano 8 Grasshopper L-4, 5 L-5 Sentinel e 3 T-6 Texan, gli unici apparecchi armabili con qualche mitragliatrice o bomba, mentre gli altri velivoli erano solo una completa collezione di aerei da osservazione leggeri di costruzione americana. Macchine pesanti circa 1000 kg e da 200 km/h, quando i caccia sovietici arrivavano a 650-670 km/h e gli assaltatori, seppure più lenti, erano capaci di portare a circa 500 km/h un pesante carico di cannoni, bombe e razzi aria-terra. Sul contingente americano presente non si poteva fare affidamento se non come 'rappresentanza': 500 uomini del Korean Military Advisory Group agli ordini del Brigatiere Generale William L. Roberts, non organizzato come unità operativa ma essenzialmente come corpo di 'consiglieri militari' e addestratori.

Questo era quanto si poteva vedere da una parte e dall'altra. Con tutti i materiali che gli Americani avevano in surplus postbellico, ci si poteva anche aspettare che facessero sforzi di ben altro livello per aiutare i Sudcoreani. Questo soprattutto perché l'invasione, che pure colse apparentemente tutti di sorpresa, in realtà era un'azione ampiamente annunciata. Vi erano infatti stati scontri di frontiera all'inizio dell'estate del '49, ovvero un anno prima. I Nordisti occuparono la penisola di Ongjin e mentre questo accadeva, gli Americani stavano smobilitando parte delle forze ancora presenti in Corea del Sud. Toccò alla 6a Divisione ristabilire i confini dopo duri combattimenti che terminarono a luglio. Nel mentre però veniva attaccata Kaesong, sempre sotto il 38imo Parallelo, e come se non bastasse, ad agosto venne invasa ancora Ongjing. Ancora una volta furono respinti, ma non prima di durissimi combattimenti. L'anno dopo, in primavera i Nordisti attaccarono ancora Kaesong, stavolta solo con le artiglierie. Insomma, nell'arco di un anno la Corea del Nord aveva dato chiaramente l'idea di come fosse ben poco propensa a concludere in maniera pacifica un accordo per l'unificazione della penisola. Gli Americani ovviamente lo sapevano, ma nonostante tutto completarono il disimpegno. I romani dicevano 'se vuoi la pace prepara la guerra'. Questo non fu certo vero da parte americana, che di fatto lasciò soli i Sud coreani verso la minaccia, sempre più pressante, dei 'Nordisti'.

Le precedenti offensive erano state nondimeno respinte. Ma erano pur sempre un qualcosa di limitato rispetto ad una offensiva in grande stile, che avrebbe messo a nudo chi dei due avesse meno risorse strategiche.

Alba del 25 giugno. Mentre pioveva fitto sui passi e le valli del confine tra le due Coree, i cannoni nordisti iniziarono un bombardamento violento nella zona che apriva la strada per Chunchon. Poi la 105a Brigata corazzata, forte di 120 T-34/85, e la 7a Divisione di fanteria, che schierava gli altri 30 come prestito dalla brigata, avanzarono oltre la frontiera. Erano le punte di lancia e nonostante questa potenza corazzata era poco significativa per gli standard europei, dall'altra parte non c'era praticamente niente. Le truppe erano in tutto suddivise in 6 Divisioni. Fu ancora la 6a Divisione che tentò di fermare i Nordisti. Ma i cannoni da 37 mm erano tutto quello che potevano usare contro i T-34, e i proiettili si dimostrarono inutili contro le loro corazze. Gli americani avevano anche pezzi ben più efficaci da 57 e 76 mm, ma ovviamente si erano ben guardati dal fornirne i Sudcoreani. Questi combatterono con grande determinazione e cercarono di saltare addosso ai carri gettandovi all'interno delle bombe a mano (previa apertura dei portelli). Tutto inutile. La Prima divisione fece lo stesso e cercò di arrestare i Nordisti sulla collina antistante Seoul. Ma il 28 giugno, nonostante il sacrificio di interi reparti per la sua difesa, la capitale sudcoreana cadeva in mano ai trionfanti reparti Nordisti. Erano passati appena 3 giorni dalla vera e propria 'Blitzkrieg'.

Gli americani non rimasero inerti e Harry Truman si attivò subito con grande determinazione, ordinando al Gen Douglas McArthur, all'epoca comandante delle forze americane nell'Estremo Oriente (essenzialmente Filippine e soprattutto, Giappone), il trasferimento di due divisioni americane nella penisola coreana. Nel frattempo stavano arrivando in zona le navi della 7th US Fleet e della Royal Navy.

1991[1][modifica]

Organico della KPAFAF:

Servizi governativi:

  • 5 Il-14
  • 4 An-24
  • 3 Tu-134
  • 2 Il-18 e Il-18D
  • 3 Tu-154B
  • 1 Il-62M

Combattimento e addestramento:

  • 24 MiG-29 e 6 UB
  • 40 Xian F-7
  • 24 MiG-21MF e 48 PFM
  • 95 Shenijang F-6 e 16 FT-6
  • 18 Su-25
  • 58 MiG-23BN
  • 40 Nanchang A-5B
  • 25 Shenyang FT-5
  • 40 Nanchang BT-5
  • 12 Aereo L-39C

Altri ruoli:

  • 150-200 An-2 o Shijazhuang C-5
  • 20 Mi-4/Harbin H-5
  • 20 Mi-8
  • 30 Mi-17
  • 50 Mi-24
  • ? An-26
  • 6 Mi-14
  • 20 Hughes Model 269/300
  • 60 Hughes Model 369/500

Il tutto appoggiava un esercito di circa 1 milione di soldati (a parte la riserva) e 3.500 carri armati (molti dei quali T-62, a quanto pare costruiti su licenza), nonché riccamente equipaggiato di artiglierie. In tutto, secondo le fonti internazionali, c'erano circa 786 aerei da combattimento erano organizzati, al livello più alto in divisioni, praticamente una Aerobrigata formata da reparti con ruoli e macchine di tipo omogeneo ma con una consistenza numerica ragguardevole. Infatti la sua composizione si articolava in 2 o 3 reggimenti con 45-60 aerei l'uno, suddivisi in 3 o quattro squadriglie da 12-15 apparecchi ognuna. Certo che i dati noti per questa forza aerea non erano affatto certi e forse (come già nel caso della Cina e dell'Albania, per esempio) sovrastimati data la mancanza di conoscenza di dettaglio, per esempio, delle perdite operative subite in incidenti e degli aerei radiati per anzianità. In tutto è probabile che questi velivoli, relativamente moderni (all'epoca quasi concorrenziali con quanto disponibile nella RoKAF), fossero circa 530-650 nell'ipotesi più ottimistica.

Aviazione, 1996[2][modifica]

  • servizi governativi: 4 An-24, 3 Tu-134, 4 Il-18, 3 Tu-154 e 1 Il-62M
  • Combattimento: 24 MiG-29, 40 J-7, 23 MiG-21MF e 48 PFM; 95 J-6, 18 Su-25K, 58 MiG-23BN e 40 Q-5
  • Addestramento: 16 MiG-21UM, 16 TF-6, 25 FT-5, 50 Yak-18, 12 L-39C
  • Altro: 150 An-2, 20 Mi-4, 20 Mi-8, 30 Mi-17, 50 Mi-25, 6 Mi-14, 30 Hughes 269 e 60 Model 369

Al 2007[3][modifica]

Dopo la fine della Guerra fredda le cose per la Corea del Nord si sono notevolmente aggravate. Fino a prima d'allora essa era alleata della Cina, come dell'URSS; ma di fatto soprattutto era ed è una dittatura con il culto del leader. Kim Il-Sung venne eletto, in maniera che oggi si direbbe 'irregolare', come leader della nazione nel '48. La costituzione venne emanata a sua volta nel '48, e dal '72 si aggiunse una revisione molto opinabile alla sua base marxista-leninista: era il principio 'Juche', che significa soggetto, ma non nel senso dei diritti umani, ma nel senso dell'autarchia, reagendo ad un isolamento internazionale che già allora non dev'essere stato facile da sopportare. Peggio che mai, nel 1980 l'Ideologia Juche, che era diventata di stato, venne semplificata in 'Ideologia juche del grande leader Kim Il-Sung'. Un'ideologia che dice sia che le masse sono padroni della storia e del destino, sia che devono essere guidate da un leader per compiere il loro destino rivoluzionario. Il risultato di questa situazione, tutt'altro che idilliaco, è che il ricambio al potere è pressoché nullo; che al settore militare viene dato tutto il supporto possibile, e tutte le risorse economiche possibili; che il Paese è arretrato, le industrie sono legate al settore militare e all'economia di sussistenza; che le sole tecnologie di un certo livello (peraltro obsoleto) sono quelle militari e missilistiche (più o meno entrambe le cose combinate).

La Corea del Nord ha circa 20 mln di abitanti. Ma di recente è stata colpita da carestie, inondazioni, mancanza di carburante; il telefono non arriva ovunque, e dove arriva è normale che le comunicazioni siano intercettate; ovviamente lo stesso vale per fax e internet. L'obiettivo dell'azione della leadership nordcoreana è quello di unificarsi con il Sud, ma è solo propaganda. Il fatto è che l'esercito, che comprende le F.A. tutte, è una fonte di potere enorme ed è legato e controllato al regime politico. Ma la crisi del dopo 1991 è grave per la Corea del Nord. Non è praticamente possibile sviluppare economicamente la nazione senza rinunciare alla stabilità politica acquisita, che più che garantire, grava letteralmente sulle spalle della popolazione. Ma l'Esercito è anche un vettore di potere politico, il principale datore di lavoro della Corea del Nord, e anche ambasciatore sul campo, visto che è presente almeno in una dozzina di nazioni estere, con le quali si cerca di creare i presupposti per alleanze e sviluppo. Nel frattempo, però, Kim Il-Sung è morto nel 1994, dopo oltre 40 anni di dittatura personale. Dato che dopo la morte venne dichiarato 'Presidente per sempre', questo titolo non sarà più assegnato, almeno non prima di un cambio di regime totale.

Il figlio, Kim Jong-Il, è stato eletto 'naturalmente' alla sua successione, non come Presidente dello stato, ma come Capo dell'Esercito popolare nordcoreano e Presidente del comitato difesa nazionale. Differentemente dal popolarissimo padre, che fu un dittatore spietato ma carismatico, il figlio appare debole e viziato, ma nonostante tutto è rimasto il leader, anche se pare che recentemente abbia avuto gravi problemi di salute. Il suo appellativo usuale è 'Caro Leader'.

La revisione costituzionale del '98 ha comportato che il Comitato di difesa nazionale sia il principale organo direttivo, sotto vi è il direttore dell'Ufficio Politico del Partito per la gestione delle F.A. nel tempo di pace, sotto ancora il Comitato centrale del Partito; sono tutti occupati da esponenti del partito e non da militari; mentre l'ultimo dei grandi gradini è occupato dal Ministero della Difesa, che non ha, nonostante il nome, in realtà nessuna funzione di controllo sull'Esercito.

I problemi dei Nordcoreani sono oramai molti. L'URSS stessa, prima di scomparire, riconobbe la Corea del Sud nel 1990, la quale è del resto legata da un trattato di Mutua Assistenza con gli USA, il che significa che è impossibile attaccarla senza coinvolgerli.

Quanto ai problemi interni, la Corea del Nord è una regione, come si è accennato, davvero povera, ma non è sempre stato così, perché fino agli anni '70 era competitiva con quella dei fratelli-rivali del Sud. Ma la pianificazione centralizzata è diventata sempre più inefficace e l'estromissione della Corea del Nord dal mercato 'globale', data la fine del blocco comunista, le lascia praticamente solo la Cina e qualche altra a darle supporto. Supporto spesso di convenienza, visto che vi sono scambi molto interessanti. Per esempio, il costo del lavoro è basso in Cina (100 dollari al mese), ma in Corea del Nord lo è anche di più (10!). I Cinesi sono legati alla pianificazione del 'figlio unico', ma questo significa che molti milioni di loro sono costretti a fare 'vacanze matrimoniali'. Non solo le famiglie possono procreare poco per evitare l'esplosione demografica, che già in pochi decenni ha raddoppiato la popolazione, ma spesso, purtroppo, quando si diagnostica un nascituro femmina, o nasce una bambina, si ricorre alla sua eliminazione, perché con appena un figlio disponibile, tutti o quasi vogliono il maschio. Così c'è una carenza di cinesi donne, e gli uomini vanno a prendere mogli straniere, coreane per esempio, per non restare soli, perché in Cina lo sbilanciamento demografico è a loro vantaggio, al contrario di quello che accade in Russia.

Il problema della Corea del Nord, di recente, si chiama fame. Eppure, come si è detto, grazie ad una più spinta industrializzazione e all'abbondanza di materie prime (ma non di petrolio) la Corea del Nord fino agli anni '70 era all'altezza di quella del Sud. Poi quest'ultima ha 'ingranato la quinta' ed è corsa appresso ai Paesi più ricchi, persino dietro al Giappone. Chissà cosa sarebbe stata in grado di fare una penisola di Corea riunita. Purtroppo questo è un interrogativo che la Storia ha lasciato aperto, tanto che i due Stati divisi dal 38° parallelo con la relativa DMZ sono a tutt'oggi in larga misura proiettati non a cooperare ma a confrontarsi. Tuttavia di recente una certa distensione si è registrata, ma anche il primo esperimento nucleare nordcoreano e lanci di missili che hanno innervosito abbastanza il Giappone, da fargli ordinare altre navi AEGIS dal costo esorbitante.

Questo nel mentre, secondo alcune fonti internazionali, mancano il cibo, carburante, l'energia elettrica, servizi sociali. Soprattutto, in questa piccola nazione sarebbero morti letteralmente di fame e malnutrizione, in tempi relativamente recenti, fino a 2,5 mln di persone. Una tragedia dalle dimensioni inusitate, che ha spinto anche USA e Corea del Sud a mandare aiuti umanitari, proprio loro che sarebbero i nemici in caso di guerra, e per combattere i quali si spendono tante risorse. Risorse che, da una quindicina d'anni, sono però troppo sbilanciate e che non possono competere con quanto Seul ha a disposizione, specie considerando l'aiuto di Washington.

In ogni caso, tornando all'Esercito, nato l'8 febbraio 1948, è a norma di costituzione, Armata Rivoluzionaria del Partito dei Lavoratori. Prima 2.000 coreani istruiti nell'Armata Rossa vennero usati per organizzare forze di polizia, poi si crearono formalmente le F.A. l'8 settembre 1948. Esse sono presiedute dallo Stato Maggiore, a sua volta dipendente dal Ministro delle F.A.

Quando i Nordisti invasero la Corea del Sud, avevano forze armate di gran lunga più potenti di quelle nemiche, anche se poi dovettero fare i conti con gli americani (vedi le pagine apposite della Guerra di Corea); all'epoca sembrava tanto avere un esercito di 150.000 elementi e in effetti questo aveva le forze corazzate più potenti dell'Estremo Oriente, URSS esclusa. La crescita è stata costante anche in seguito: nel 1960 c'erano quasi 400.000 soldati nelle sole forze terrestri, mentre al 1991 si parlava di circa un milione (su 20 milioni di abitanti). Questo ha trasformato progressivamente la società, fino a farne un'enorme caserma in cui praticamente tutti sono tenuti a impugnare un'arma e a combattere per l'Unificazione o per la Difesa della patria.

Attualmente le Forze terrestri sono circa 950.000, di cui ben 88.000 sono unità speciali di commandos e sabotatori vari. In tutto vi sono 1.106.000 militari in servizio attivo. Organizzati con criteri cinesi e sovietici, col tempo le dottrine si sono evolute tenendo conto della realtà della penisola e dei potenziali nemici. Il territorio è suddiviso in Distretti Militari, 8, su cui sono basati i vari Corpi terrestri. Le principali basi navali sono Pip-a Got, Sagot, Namp-o, Wonsan, T'oejo-dong, Ch'abo. Tra le principali unità aeree, il 1° e il 2° Comando Aereo e l'8a Divisione Aerea. I soldati Coreani sono in larga misura vicino al confine. Le brigate meccanizzate e corazzate, numerose ma non straordinariamente numerose, sono vicine al confine, pronte ad un'azione offensiva sotto il tiro della propria artiglieria, che è numerosissima e ha persino sotto tiro Seoul con le armi a più lunga gittata. L'artiglieria è protetta in trincee e sotterranei per ridurre l'esposizione al fuoco di controbatteria (l'esperienza irakena in DS è certo servita, quando gli attacchi aerei e d'artiglieria americani hanno sterminato un'arma potenzialmente superiore alle controparti). Il Genio è importante e ha 600 mezzi anfibi e oltre 2.300 elementi di ponte. Ci sono così 700.000 soldati e 7.000 artiglierie, più 2.000 carri nella fascia entro le 90 miglia dalla DMZ. Per evitare che vengano localizzati e colpiti, vi sono 4.000 strutture sotterranee che ne ospitano la gran parte; tutto il Paese ne ha un gran numero, pare oltre 11.000: una sfida anche per una forza aerea armata di JDAM, ma certo una sfida 'vincibile' rispetto ad alcuni anni fa. Non è stata una costruzione rapida e spettacolare, ma lenta, discreta ed inesorabile, senza mota pubblicità.

Così tanto meno la costruzione delle gallerie sotterranee sotto il confine. Queste passano sotto la DMZ e ce ne dovrebbero essere almeno una ventina, di cui solo 4 scoperte e solo dal 1974, grazie ad un ufficiale disertore. Una di queste si estendeva per 1,1 km (sui 3,5 totali) in territorio Sudcoreano, con una profondità fino a 150 m nel terreno (che mette a dura prova anche un georadar) e una capacità di far passare anche 8.000 uomini in un'ora.

I Corpi dell'Esercito sono: il I, sul fronte Orientale, il V, II e IV sul resto dello schieramento fino ad Occidente della DMZ. Il VI e VIII sono invece al confine con la Cina, il VII ha invece a Pyongiang, come anche l'VIII (S.F.).

Tutto è stato pensato per adattarsi al nemico, alle capacità aeree degli USA e della Corea: le reti di comunicazione interrate e a fibre ottiche, bunker e mimetizzazioni per un po' tutto quello che è importante, a cominciare dai leader politici, radio di produzione locale a frequenza variabile per far comunicare i soldati senza essere troppo facilmente intercettati.

Quanto ai materiali principali, l'Esercito ha avuto una forte riorganizzazione negli anni '70 e ha scelto una versione modificata del T-62 come mezzo standard per le proprie unità corazzate. Negli anni '80 si è provato a migliorare la mobilità delle truppe con circa 2.000 APC, assieme al migliaio di carri e a circa 6.000 artiglierie. Queste ultime sono spesso di concezione locale, anche se si tratta di sistemi di discendenza sovietica o cinese. Tra i carri armati vi sono 2.500 T-54-55-59 e 800 T-62, più 560 carri leggeri di vario tipo. Non è certo una forza up-to date, specie contro i K-1 di Seoul, che dagli anni '80 hanno cambiato di molto i rapporti di forza. VI sono persino ancora 200 T-34 usati per addestramento e riserva, ma di nessuna chance in battaglia contro corazzati moderni.

L'artiglieria è la risorsa più seria, assieme alle forze speciali: oltre 3.500 sono i soli pezzi da 122, 130 e 152 mm trainati e ben 4.400 sono sistemi semoventi fino al 170 mm, come tutti i lanciarazzi multipli, ben 2.500 in tutto. I sistemi c.a. sono costituiti solo da artiglierie -oltre 11.000- di vecchio tipo, e missili SAM portatili (oltre 10.000) SA-7 e 16, nonché i missili dell'aviazione, ma questa è un'altra storia. I lanciatori di missili tattici sono Scud e Frog, nonché i No-Dong 1.

Tutto questo fa impressione in termini puramente numerici (un po' il discorso degli 8 milioni di baionette), ma i soldati spesso lavorano anche nelle miniere o in altre attività produttive, l'addestramento è ridotto dalla penuria di carburante, i mezzi sono obsoleti. Così anche se vi sono il doppio dei carri e 1,5 volte degli uomini, anche se la capitale è a tiro dei cannoni, non c'è reale sicurezza di riuscire a sostenere un'avanzata a Seul. E i rifornimenti logistici, anche di cibo, sarebbero un grave problema per questa forza di fanteria solo parzialmente meccanizzata e che sarebbe più giusto considerare oramai come una forza di difesa invece che uno strumento offensivo.

Esercito:

  • 20 Corpi: 1 corazzato, 4 meccanizzati, 12 fanteria, 2 artiglieria, 1 per la difesa della capitale. Questi sono fatti da:
  • 27 divisioni di fanteria con (non è chiaro se ne sono i costituenti oppure in aggiunta) 15 brigate corazzate, 14 di fanteria, 21 d'artiglieria, 9 lanciarazzi; 10 brigate forze speciali di tiratori scelti, 9 di fanteria leggera, 17 di ricognitori
  • Unità d'addestramento della Riserva Militare: 600.000 effettivi in 37 divisioni, formate da maschi di 17-45 anni e donne nubili di 17-30 non impiegati in importanti attività civili; mobilitati con la responsabilità delle Unità militari provinciali per 40 gg l'anno, costituiscono il grosso delle forze di riserva per le divisioni, ma al contempo usate per la sicurezza delle retrovie piuttosto che per compiti di prima linea; sono sotto il controllo del Ministero della Difesa
  • Milizia dei Contadini e Lavoratori: uomini 45-60 anni, donne 17-30 (nubili), uomini 17-45 anni che non siano inclusi nella precedente; l'addestramento dura 30 gg l'anno complessivi. È una sorta di enorme sistema di difesa civile, con 3,5 milioni di persone coinvolte, armate in maniera leggera o disarmate, un po' sullo stile delle PLA cinesi, che variano dalle unità di prima linea fino a quelle paramilitari, espanse progressivamente in numero e partecipazione mano a mano che si allontanano da funzioni di prima linea. Si occupano della sicurezza di sicurezza del territorio e attività industriali e agricole, e solo in seconda battuta è usata come rimpiazzi per le unità da combattimento
  • Unità paramilitari e di frontiera: oltre 189.000 per compiti di sicurezza e controllo sia interni che al confine, comprendendo anche le cosiddette Brigate Veloci d'Urto dei Giovani. Sono aumentati di molto dati i fenomeni di contrabbando e diserzione.

Armi:

  • Oltre 4.060 carri, di cui 3.500 T-34, 54, 55, 62, Type 59; oltre 560 PT-76 e M-1985
  • 2.500 APC: alcuni BTR-80, BTR-40, 50, 60,Type 531, VTT-323
  • +17.900 artiglierie: pezzi da 122 mm D-30, D-74, M1931; da 152 mm M-1937, 1938, 1943; da 130 mm M-46; semoventi M-1974 da 152 mm, M-1975, 1981 e 1991 da 130 mm, M-1977, 1981, 1985 da 122 mm e da 152 mm; M-1978 e 1989 da 170 mm; MLR Type 63 da 107 mm, BM-11, M-1977, 1985, 1992, 1993 da 122 mm, M-1985, 1989 e 1991 da 240 mm.
  • Oltre 1.700 sistemi controcarri, tra missili AT-1, AT-3, AT-4, AT-5 e cannoni B-10 da 82 mm
  • Oltre 21.000 armi c.a: più di 10.000 SA-7, SA-16, forse cloni dello Stinger, 11.000 cannoni M-1939 da 37 mm e S-60 da 57 mm, semoventi M-1984 da 14,5 mm, M-1992 da 23 mm, M-1992 da 37 mm, M-1985 da 57 mm.
  • 64 sistemi SSM: 24 FROG-3, 5, 7, 10 NO-DONG (oltre 90 armi), 30 SCUD B e C (con oltre 200 missili)

Quanto all'Aviazione, essa sarebbe numericamente impressionante, e ben protetta da rifugi e strutture sotterranee e-o corazzate. La sua funzione è di appoggiare l'Esercito all'offensiva, ma soprattutto di difendere il territorio nazionale. Dal '61, grazie all'accordo di assistenza con l'URSS (diventando così un cliente di Mosca e non di Pechino, che dall'anno prima aveva 'rotto' con i compagni sovietici), che comportò caccia MiG-19 supersonici e soprattutto SA-1 (S-25 Berkut), missili di cui si ignorava fino a non molto tempo fa alcuna esportazione. Ebbe anche testate chimiche per le bombe impiegate. Dal '65 ebbe materiali più moderni, gli SA-2 e i MiG-21. Negli anni '80 vi fu una terza fase di ammodernamento cino-sovietica: 60 e passa MiG-23, 40 A-5, e poi verso la fine del decennio MiG-29 e Su-25. Ovviamente i migliori reparti da caccia sono disposti a difendere la capitale, con i Fulcrum e Flogger. La flotta elicotteri venne potenziata negli anni '80 passando da 40 a 200, e sorprendentemente, dal 1985 anche 86 MD500 americani, comprati nonostante l'embargo americano e usati per ruoli controcarri, attacco e soprattutto infiltrazione SF visto che poi anche Seoul ha lo stesso tipo di elicotteri, creando così un grave imbarazzo (i Sudcoreani volevano sostituire questi elicotteri proprio per questo problema, ma per ragioni economiche non ci riuscirono).

Per il resto vi sono numerosissimi addestratori, trasporti leggeri, reti radar, reti SAM. In tutto vi sono 100.000 uomini ripartiti negli anni '90 in sei divisioni aeree, poi ridotte a 4. Vi è la 1a Divisione del Nord, 2a per l'E, 3a del S, 8a dell'O. Le basi sono Pyongyang, NAmis, Taechon, Saamcham, Sinuiju, Viji, Wonsan e un'altra sessantina, di cui circa la metà ospitano abitualmente aerei. VI sono una rete radar e antiaerea formidabili, ma obsolete, e non mancano anche i palloni di sbarramento. Soprattutto vi sono sistemi di difesa attorno alla DMZ e alle città principali. Tuttavia, i piloti volano sì e no 20 ore l'anno, gli aerei sono obsoleti così come i sistemi a.a. Ma se non altro questo consente ancora numeri importanti, che non possono essere messi fuori uso rapidamente, per esempio colpire molte batterie di SA-2, a parità di costo, può essere più difficile che colpire una sola batteria di potenzialmente più pericolosi SA-10. Molto diffusi gli An-2 e gli Y-5 cinesi loro cloni, utili soprattutto per infiltrare squadre di una decina di commandos l'una.

Aeronautica:

  • 360 caccia: 40 MiG-29, 32 MiG-23, 193 MiG-21, 95 F-6
  • 13 bombardieri Il-28
  • 65 attacco: 35 Su-25 e 30 Su-7
  • 486 addestramento: 148 MiG-21U, 30 MiG-15UTI, 10 CJ-5, 44 CJ-6, 140 Y-5, 4 Su-7U, 110 FT-5
  • 284 trasporti: 8 An-24, 5 Il-4, 2 Il-18, 3 Il-62, 160 An-2, 110 Y-5, 2 Tu-134, 4 Tu-154B
  • 119 elicotteri: 80 MD500, 24 Mi-4 e 15 Mi-8
  • SAM: 760 rampe SA-2, 133 SA-3, 38 SA-5
  • AAM: PL-2, 5, 7, AA-1, 7,8, 10, 11

La Marina è la più piccola delle forze, con 46.000 uomini, su due flotte senza navi che si interscambiano: La Flotta del Mar Giallo e quella dell'Est, con basi rispettivamente a Najin e Wonsan; e Pipa-got e Sagot. Il 60% delle navi è su basi avanzate. Il loro supporto è soprattutto quello di supportare le azioni terrestri, con sbarchi, azioni di commandos, ma soprattutto è una forza obsoleta, adatta soprattutto per la difesa costiera piuttosto che per azioni offensive. Vi sono tra le unità più grosse 4' Hantae', delle LSU con 350 uomini e 3 carri, mentre i 60 LCP 'Nampo' hanno 30 persone, 4 LCU 'Hanchon' da 2 carri leggeri, gli hovercraft capaci di portare un plotone di truppe l'uno; due reggimenti di HY-2 missilistici per la difesa costiera, assieme a circa 30 motomissilistiche, difendono le coste e contrastano le marine. Non sono mancati i momenti di frizione tra le due marine: una battaglia c'è stata il 15 giugno 1999 tra le cannoniere delle due parti. Ma soprattutto il 5 giugno 1997 vi fu la famosa incursione fallita di uno dei minisommergibili (specialità nordcoreana) il cui equipaggio pare si suicidò per non farsi catturare. I mezzi Impo-Ri sono unità veloci semi-sommergibili (per pochi metri), destinati ad azioni subacquee.

Marina:

  • 3 fregate: 2 'Soho' e 1 'Najin'
  • 78 sottomarini: 22 'Romeo', 6 'Sang-O', 50 'Yugo', alcuni 'Impo-Ri'
  • Unità missilistiche (34): 7 'OSA I /Soju', 8 'Osa I', 4 'Huang Fen', 9 'Komar', 6 'Sohung'
  • 218 navi minori: 6 'Tae Chong I', 5 'Tral', 6 'Hainan', 4 SO 1, 16 P6, 1 SOMAN, 12 Shangai II, 6 Chong Ju, 58 Kim Jin, 14 Chon Jun, 18 Chaho, 24 Sinpo, 45 Yong Do, 3 Chodo
  • 11 Dragamine Yukto I
  • 86 navi da sbarco: 4 'Hantae', 4 'Hanchon', 18 'Hungnam', 60 'Nampo'
  • 40 hovercraft 'Songjong'
  • 1 nave ausiliaria 'Kowan'

Missili HY-2 e SSC-2 sia fissi che mobili, artiglierie da 122, 130 e 152 mm

Tra i compiti vi è anche la protezione della pesca: spesso per questa ragione le due Marine sono venute 'alle mani', specie prima del 1993.

Quanto alla dottrina, è chiaro che la fanteria è la regina del campo di battaglia di una regione così montuosa e impervia come la penisola coreana. La dottrina originale era stata soprattutto fino al '62 quella sovietica e cinese, con i 5 fattori determinanti secondo Stalin, come la qualità e quantità delle divisioni, stabilità della retroguardia, morale degli uomini, armamento e comandanti. Dopo avere analizzato le cause della sconfitta nel 1950, come l'incapacità dei comandanti e la mancanza di concentrazione delle riserve, e dopo avere visto con la Crisi del '62 a Cuba come i Sovietici non avrebbero fatto interventi diretti per difendere la Corea del Nord, il leader pensò a rielaborare le filosofie importante dall'URSS e Cina alle esigenze locali: armare tutto il popolo, fortificare il territorio, addestrare bene i leader dell'esercito, modernizzare le armi. Quest'ultimo fattore incideva nel 2004 per il 30% del PIL, con conseguenze catastrofiche per l'economia. In pratica, in ogni buon conto, dalla concezione dell'esercito come grande forza combattente convenzionale si passò a quella di un Esercito Maoista, una guerra di popolo, a suo modo ancora rivoluzionaria. Negli anni '60 si cominciarono anche le infiltrazioni a Sud: si cercò di accendere la rivoluzione, si commisero attentati e omicidi, insomma qualcosa di simile a quanto accadeva in Vietnam, ma senza successo. Eppure il regime del Sud non era certo privo di punti deboli né abbondanti in democrazia. Del resto Kim Il-Sung insisteva sulla natura ideologica e politica della guerra, fino a ché non si potevano più ignorare anche 'gli utensili' e dagli anni '70 vi fu un potenziamento delle industrie e delle F.A. specie con le esperienze vietnamite e arabe. Si voleva fare una guerra basata su qualcosa di simile all'offensiva del Tet, con l'infiltrazione delle S.F. (circa 20 mila sono capaci di operazioni marine e aeree), con tattiche solitarie o miste (assieme alle F.A. convenzionali), per colpire in profondità le linee nemiche di comunicazione e comando. Nemmeno la guerra del 1991 fece cambiare idea, anzi si è realizzato il tempo che serve agli USA per mobilitare al meglio il proprio strumento militare (ma attenzione, gli USA sono già presenti in Corea del Sud). Si vide anche come gli USA non fossero tanto entusiasti di usare le truppe di terra con la guerra del '99; piuttosto con armi di vario tipo trasportate da missili e altri sistemi, il che ha comportato oltre che la costruzione di rifugi anti-aerei, anche di sistemi di disturbo anche contro i GPS. I Nordcoreani potrebbero, secondo le loro intenzioni, battere i 'Sudisti' con un attacco rapido e risolutivo, largo uso di artiglieria e infiltrazioni di SF, poi le forze di prima linea di un primo scaglione, un secondo (30% del totale), e infine un terzo (10%), però con sistemi e uomini di qualità minore rispetto ai primi. Certo che è una tattica azzardata: la stessa cosa venne tentata, e con notevole efficienza, nel 1950, ma a Pusan fu possibile costruire una difesa efficace con i rinforzi americani, presto diventati più numerosi degli assedianti.

Ma non vi sono solo le armi convenzionali e le SF. La Corea del Nord è famosa anche per i missili e le WMD. La brigata di missili Scud-B e C è a circa 50 km dalla DMZ, forse ammodernati con i sistemi di guida degli SS-21. Il No-Dong 1 è capace di 1.300 km di gittata, ma non è chiaro quanto questo sistema, così tribolato, sia diventato diffuso. In ogni caso il programma iniziò negli anni '80 e dal '97 è disponibile anche per l'export. Esso ha una testata da 800 kg di vario tipo e può raggiungere anche il Giappone, sia pure con un CEP di 2 km. Non è chiaro quanto siano affidabili e forse la loro prontezza operativa è bassa. Ma è anche vero che da essi sono stati forse sviluppati il Ghauri Pakistano e lo SHAHAB iraniano. Dal No-Dong 1 si è arrivati al modello 2, con testata ridotta ma gittata di 1.500 km; il CEP sarebbe di 250 m, ma non è chiaro se l'arma sia operativa. Salendo ancora c'è il più potente TAEPODONG-1, gittata di 2.000 km per una testata da 750 km. Nel '98 un lancio venne fatto senza preavviso, ma fallì. Era vertente nel mettere in orbita un satellite. Sarebbe in servizio come arma, ma il CEP è di 3 km, davvero esagerato persino con una testata nucleare, a meno di non tirare diciamo su Tokyo o Seoul.

Poi c'è il TEAPODONG-2, basato sul DF-3 cinese e uno stadio derivato dal No-Dong. Esso sarebbe in grado di arrivare a 9.000 km. Non è chiaro il suo livello di operatività, ma potendo colpire gli USA potrebbe costituire un problema per la politica americana. Il successivo passo sarebbe un missile potenziato dello stesso tipo, capace di arrivare persino a Chicago. Così pare che la Corea del Nord sia il quarto Paese ad avere degli ICBM. La precisione è invece scarsa. Gli Iraniani potrebbero usarlo per sistemi come lo Shahab 5 e 6, del resto dal 2004 il missile è addirittura disponibile per l'export. Tra i missili esportati vi sono parecchi Stati del M.O.: per esempio lo Yemen, dove erano diretti nel '94 un lotto di missili Scud nel dicembre del 2002, quando venne abbordata dagli Spagnoli.

Le armi WMD sono programmi esistenti già dagli anni '50, anche se la coronazione di tutto è stata il test nucleare dell'ottobre 2006, in base ad un programma iniziato nei primi anni '60. A Youngbyon venne istituito un centro di ricerca con il supporto dei Sovietici e nel '65 venne comprato un reattore IRT-2M, mentre negli anni '70 venne costruito un secondo reattore in proprio, grazie anche ai giacimenti di Uranio: non solo vi sono stime per 4 mln di t, ma si tratta anche di un minerale 'alta qualità'. Dagli anni '80 venne iniziato davvero un programma di costruzione di armi nucleari, che nel 1985 fruttò l'accusa americana di avere costruito un reattore segreto vicino alla capitale. La Corea del Nord aderì al TPN quello stesso anno. Ma non venne mai accordato all'AIEA di visitare gli impianti, malgrado la firma di questo ulteriore trattato nel '92. Nel '93 i Nordcoreani annunciarono però di uscire dal TPN e lo fecero 10 anni dopo. Nel 2005 dichiararono di avere armi nucleari. Attualmente (2007) la DIA americana dice che avrebbero fino a 15 testate a fissione; la CIA invece riduce a 2-3 e il Dipartimento dell'Energia americano parla di 7 o 8. Il problema è la quantità di plutonio disponibile, il reattore da 5 MW di Yongbyon ha una capacità di 6 kg l'anno, circa quello che basta per un'arma. Ma non è chiaro se vi siano anche altri reattori segreti e in futuro sempre a Yongbyon si vorrebbe realizzare un sistema da 50 MW, a Taechon uno addirittura da 200.

Il problema da capire semmai è cosa se ne fanno i Nordcoreani di questi sistemi. Ufficialmente il programma militare serve per evitare aggressioni dalla Corea del Sud, ma in realtà vi sono anche molti altri problemi. Per esempio, l'export militare: forse un domani, accanto a moltissime armi convenzionali esportate in varie nazioni, e ai missili, vi saranno anche ordigni nucleari? Quanto ai sistemi WMD, vi sono un gran numero di impianti anche per i sistemi chimici, che hanno aiutato anche i Siriani nella loro produzione. Mentre Pakistan e Iran sono ben serviti dalla tecnologia missilistica. Tuttavia, questo nasconde la debolezza della nazione, la fame, la povertà che incidono pesantemente. I Nordcoreani praticano quindi un gioco pericoloso, che si potrebbe considerare d'azzardo, o anche una politica 'd'estorsione' mettendo sul piatto della bilancia dei rapporti economici e geopolitici la disponibilità di armi nucleari. L'esplosione di Punggye-yok che secondo i russi avrebbe dimostrato 15 kt e secondo gli americani meno di 1, e forse non era nemmeno nucleare. Però le borse asiatiche sono crollate lo stesso, e i governi delle maggiori potenze locali e mondiali si sono dichiarati contrariati dall'esperimento (sotterraneo), per non parlare della Corea del Sud. Non è chiaro poi se l'Iran abbia seguito l'esperimento e magari anche finanziato.

Ma se la politica del rischio calcolato non funzionasse, allora la Corea crollerebbe su se stessa, avendo sacrificato tutto il resto, e con un rischio di crollo del regime oramai dato per imminente da 10 anni. Un'ipotesi, un colpo di coda sarebbe l'attacco a Seoul, magari con un'azione di bombardamento d'artiglieria e un attacco per prendere una città di confine come Ojoungbu, contrattando poi il non attacco di Seoul. Ma era un gioco che sarebbe riuscito meglio 20-30 anni fa, non adesso. E poi la Cina è molto interessata al territorio nordcoreano e non è detto che siano gli USA il 'vero nemico' per l'ottica del Caro Leader. Il test nordcoreano ha causato problemi ai Cinesi: il lancio di un terzo satellite spia giapponese, Abe che minaccia di far entrare il Giappone (con le sue ricche riserve di plutonio) nel club del nucleare, l'Australia che vorrebbe fare altrettanto e così via. Questo non va certo verso la direzione che vorrebbero i Cinesi, interessati alla supremazia nell'Asia Centrale e Orientale. È un gioco pericoloso, dunque. Se gli USA, come chiedevano i 'falchi' avessero colpito la Corea nei suoi stabilimenti nucleari, questa si sarebbe rivalsa sui 'Sudisti' e gli USA si sarebbero presi la responsabilità (con l'amministrazione Bush, già malvista come nessun'altra presidenza americana). Quindi una vittoria politica per Kim Jong II. Nel frattempo l'ONU ha condannato con la Risoluzione 1718 il test e ha chiesto un embargo militare, ma premere maggiormente sulla carta delle sanzioni sarebbe una catastrofe per la Corea del Nord, già devastata in termini di sicurezza alimentare. Se implodesse uno Stato così armato e nucleare, questa sarebbe una situazione che nessuno si augurerebbe di dover gestire. Mentre a Sud parte dell'opinione pubblica favorevole al dialogo ha ridotto l'entusiasmo dopo il test nucleare, il che rischia di inceppare un processo virtuoso di comunicazione degli Stati. Del quale potrebbero nuocere gli abitanti non umani della DMZ. Da oltre 50 anni, in questa terra di nessuno non c'è speculazione e traffico (che a Seoul ha causato così tanti problemi, con una città caotica e preda della corruzione), e tra un campo minato ed un altro esiste una vera e propria oasi per la natura. Recentemente, sono state avvistate anche impronte di tigre. Una specie che si riteneva scomparsa dalla penisola molto tempo fa.

Note[modifica]

  1. Sgarlato, Nico: la penisola coreana, Aerei set 1991
  2. A&D giu 1996
  3. Lanzara, Leonardo: La Corea del Nord, RID gen 2007

Mini, Maurizio L'impiego dei corazzati nella guerra di Corea, RID Aprile 2007 p.82-94

Pignato Nicola, Storia dei Mezzi corazzati sezione guerra di Corea.

Armi da guerra fascicoli 55 e 129