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Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Giappone-2

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Indice del libro

Essendo professionalizzato, non ha mai avuto grandi dimensioni. L'entità delle forze terrestri giapponesi, per quanto possa sembrare incredibile, è minore di quella di Taiwan, che pure ha solo circa un sesto degli abitanti.

I mezzi corazzati non sono molto numerosi, anche perché oltre alla difficoltà concreta di muovere attraverso montagne impervie e pianure sovraffollate (ma cosa dire allora di Taiwan e persino di Singapore?) il Giappone è un arcipelago che rendeva difficile ogni movimento massiccio di corazzati, specie per il ridotto potenziale di trasporto. L'isola di Hokkaido e la parte settentrionale di Honsu sono state maggiormente popolate da reparti militari, specie perché la fredda Hokkaido è quella meno popolata delle grandi isole giapponesi e maggiormente vicina alla prima linea (=Kurili e Kamkatcha).

I mezzi giapponesi sono per lo più di concezione nazionale, al solito sofisticati ma costosi. Il primo periodo vide comunque forniture massicce di artiglierie e veicoli americani di ogni sorta, ma ben presto arrivarono concetti nazionali.

Il primo carro postbellico fu il Tipo 61, caratterizzato da una massa paragonabile a quella di un carro T-54, ovvero sulle 35 t. Con un'altezza di 3,16 m, lunghezza di 6,3 m e larghezza di 2,95 m, una piccola torretta piuttosto stretta, esso era una sorta di M47 miniaturizzato, più idoneo per muoversi nel territorio giapponese. Comunque era dotato di motore turbodiesel, cose del tutto notevole per la data del mezo, sia pure abbinato ad un cambio manuale. Il turbodiesel Mitsubishi Tipo 12 HN 21 WT era forse la necessità di compattare il mezzo dandogli sufficiente potenza -560hp- con uno scafo piuttosto piccolo. Le prestazioni,non eccelse,erano sui 45 kmh e 200 km di autonomia, eppure il rapporto potenza peso era maggiore di quello del T-54. Il cannone era da 90 mm con freno di bocca a T classico. Il prototipo di questo mezzo, prodotto dalla Mitsubishi Heavy Industries nel 1962 venne seguito da 560 mezzi complessivi. Essi divennero molto popolari, forse per il pittoresco freno di bocca a T, anche nella fantascienza giapponese, cartoon, films: assieme agli F-104 e poi, F-4 e 15, il Tipo 61 era un mezzo spessissimo raffigurato nelle opere degli autori nipponici (che d'altro canto sembravano conoscere bene anche l'F-16 già negli anni '70, per esempio la forma dei caccia terrestri sulla serie Capitan Harlock era chiaramente ispirata a questi).

Fuori produzione, privo com'era di armamento potente, sistemi computerizzati, senza stabilizzazione e visori notturni, è stato prodotto come carro recupero, gettaponte, addestramento etc. Nell'insieme un mezzo piuttosto modesto, ma importante per l'esperienza acquisita.

Il Type 74

Il successore è stato il Tipo 74, mezzo ben superiore. Esso apparve nel 1969 ed era anch'esso Mitsubishi. Dotato di una corazzatura limitata visto il peso di 38 t, esso aveva però anche dimensioni (forse approfittando della...ridotta statura dei giapponesi dell'epoca) ridottissime. Dotato di un sistema di controllo del tiro computerizzato, lungo 6,7 m, largo3,18 m, alto (inclusa la mtg contraerei) appena 2, 67 m, esso era senz'altro un veicolo compatto. Il treno di rotolamento, su 5 ruote poteva sembrare quello di un carro sovietico come il T-55, ma in realtà possedeva sospensioni idropneumatiche. Questo consentiva di fare alcune cose importanti: per esempio ridurre l'altezza, a seconda della situazione, tra 65 e 20 cm dal terreno. Il Tipo 74 ha un motore diesel 10ZFT Tipo 22 da 720 hp e nell'insieme somiglia ad un AMX-30. La variazione dell'altezza non è solo uguale per tutte le sospensioni, ma può essere differenziato. Questo fa sì che il carro, capace di variare l'alzo del cannone di +9,5 e -6,5 gradi, non molto, possa essere aumentato, con la differenziazione dell'azionamento delle sospensioni, fino a +15 (ancora non molto) e -12,5 gradi (questo sì notevole). Sebbene ovviamente le sospensioni idropneumatiche sono più complesse in manutenzione, la massa del mezzo è ancora abbastanza ridotta da non rendere la cosa eccessivamente difficile. La capacità di inclinare molto in basso il cannone rende possibile sparare in forte controtendenza, capace di farlo quasi sparire alla vista: dopotutto è alto 2,25 m alla sommità della torretta. I sistemi di tiro sono computerizzati: sensore laser, computer, proiettore notturno allo xenon. Se non fosse per i fianchi inclinati, anche se piuttosto bassi e simili a quelli dell'AMX-30, il carro somiglierebbe moltissimo ad un T-55 modernizzato col cannone da 105 occidentale e sistemi di tiro moderni, tipo i Tiran 5 israeliani. Il Tipo 74 è stato prodotto il oltre 870 esemplari, tra cui carri recupero e gettaponte, che non sono probabilmente inclusi nel totale: il Tipo 78 recupero corazzato, 91, mezzo per il lancio di ponti corazzato, ma soprattutto il Tipo 87 che è un nuovo sistema contraerei. Si tratta di un semovente binato da 35 mm (la mitragliera GDF è stata già utilizzata dall'esercito per la difesa contraerei, che ha sostituito gran parte dei vecchi Bofors da 40 mm L60). Questo semovente è praticamente un'interpretazione locale del Gepard, ma più leggero.

Il Tipo 90, ancora della Mitsubishi, è dell'ultima generazione. Esso è stato prodotto come prototipo, dopo che il programma partì dagli anni '70, attorno al 1982, seguito da un altro nel 1984. Dopo lunghi periodi di sviluppo e confronto con altri mezzi, venne certificato come Tipo 90. La sua massa ha circa 50 t, piuttosto basso e simile a quello dell'Ariete italiano quasi coevo. È leggermente più piccolo di questo, ha un motore turbodiesel Mitsubishi 10ZG da ben 1.500 hp per un totale di 30 hp/ton, contro i 19,74 del Tipo 74. L'aspetto squadrato è quello del Leopard 2 come anche il cannone da 120 mm, la struttura interna però è simile a quella del Leclerc, infatti vi è un caricatore automatico e 3 soli carristi. La corazza è stratificata e composita, ma non mancano anche sofisticati sistemi di contrumisure come lanciagranate fumogeni ad elevato spettro di copertura, oppure lanciatori per ingannare i missili controcarro con guida SACLOS a sorgente IR (in sostanza, i missili vengono inseguiti dal computer di tiro che calcola le correzioni per portarli al centro del reticolo di puntamento, ma questo rende possibile ingannare con appositi bengala su quale sia la reale posizione del missile, dando al computer dei falsi ritorni). Le sospensioni sono miste, a barra di torsione tranne che per la prima e l'ultima delle 6 ruote dello scafo, che sono idropneumatiche. Nell'insieme si tratta di un carro relativamente piccolo per essere di ultima generazione (7,5 x 3,47 per lo scafo). Come nel Tipo 74, è possibile sistemare davanti una pala meccanica, ma questa non è dotazione standard come nell'ingegnoso sistema retrattile per i carri sovietici moderni ( peraltro più limitate come utilizzo, ma per l'appunto ve n'é sempre una per ogni carro). Solo la versione da recupero corazzati è compresa nel totale della produzione, che ammonta a diverse centinaia di esemplari. Con questi è stato possibile sostituire gli ultimi Tipo 61, ma il costo unitario, al solito per i mezzi giapponesi, è risultato molto elevato.

Vale la pena di citare anche il carro che avrebbe dovuto sostituire il precedente Tipo 74, era il Tipo 88 con 43 t di peso e cannone da 120, simile tutto sommato all'AMX-32/40, da produrre in almeno 600 esemplari. Poi evidentemente è stato scelto un mezzo maggiormente protetto, similmente al Leclerc francese.

I mezzi della fanteria hanno visto inizialmente i SU-60, prodotti in circa 400 esemplari. Erano mezzi cingolati con 5 ruote per lato e rulli di rinvio. Con diesel da 250 hp Model 8 circa, sempre della Mitsubishi, erano assai potenti visto che pesavano meno di 12 t, ma la velocità era di 45 kmh e il raggio di 230 km. Le mitragliatrici erano due, una a prua da 7,62 e una sopra, da 12,7 per la difesa a tutto campo e antiaerei. Aveva 4 uomini di equipaggio e ne trasportava altri 6. Vi sono stati parecchi modelli derivati, ma soprattutto tra questi vi era un interessante cacciacarri dotato di 2 cannoni M40 SR da 106 mm, retrattili e rapidamente ricaricabili senza esporsi. Nessun sistema di visione notturna, NBC, anfibio. Peso 11.8 t, dimensioni 4,85 x 2,4 x 2,31 m.

Il Type 73

Il successivo mezzo è stato il Tipo 73. Esso non è anfibio, ma può diventarlo con una lunga preparazione. Dotato di una mitragliatrice a sinistra da 7,62 con brandeggio di 30 gradi per ogni direzione, esso aveva anche una mitragliatrice da 12,7 mm sistemata su di una cupola superiore come sull'M113 ma utilizzabile anche dall'interno da uno dei 9 fanti trasportati. Vi erano anche 2 feritoie di tiro a T per ciascun fianco del mezzo, piuttosto rudimentali ma abbastanza utili, anche se i fanti sedevano uno davanti all'altro, con le spalle alle pareti e quindi con difficoltà per vedere e sparare all'esterno. infine vi erano nella parte posteriore del mezzo 6 lanciagranate fumogeni ad azionamento elettrico, anche se non essendo montati sulla cupola potevano sparare solo in avanti. Il motore era potente, ma l'autonomia non eccelsa malgrado si trattasse di un diesel. Lo scafo era in alluminio. Nell'insieme questo mezzo, capace di combattere con fanti e armi senza esporre i fanti, anche se armato leggermente, può essere considerato una sorta di mezzo da combattimento per la fanteria piuttosto che come vero e proprio APC. Dell'IFV ha anche la linea, piuttosto bassa e sfuggente. È stato prodotto in quantità minuscole, pare appena 225 veicoli, la qual cosa praticamente rende solo motorizzate le truppe giapponesi di fanteria: hanno molti meno veicoli di fanteria che carri. Dimensioni: 5,8 x 2,8 x 2,2 m, 70 kmh, 300km, motore Mitsubishi 4ZFV4 diesel, da 300 hp. Equipaggio 3+9 fanti. Da notare come il motore dev'essere davvero molto compatto: la mitragliatrice di prua è a sinistra, dove è anche il motore. Difficile capire come questo sia possibile, visto che l'arma è azionata da un mitragliere, che siede a lato del pilota.

Il tipo successivo ha una capacità di vero e proprio IFV: si tratta del Tipo 89, con torretta biposto armata di mitragliera da 25 mm KBB e con feritoie e iposcopi di tiro per i soldati all'interno del vano portatruppe. È stato ordinato in alcune centinaia di esemplari. Non c'è molto bisogno di dire che si tratta di un mezzo che è il più costoso della categoria, anche se non necessariamente il migliore, essendo grossomodo della categoria del VCC-80 Dardo, con cui condivide l'armamento e la bassa sagoma.

I mezzi corazzati ruotati sono interessanti e recenti. Il Tipo 82 è un mezzo ruotato da comando e controllo, con mitragliatrice anteriore da 7,62 mm a destra dello scafo, mitragliatrice superiore da 12,7 mm e la posteriore dello scafo rialzato per permettere di starci in piedi. Ha 6 ruote motrici, non è anfibio, pesa 13,7 t. Le dimensioni di questo mezzo, realizzato come tutti gli altri corazzati giapponesi dalla Mitsubishi, sono di 5,72 x2,48 x 2,37 m, motore Isuzu 10PBI diesel da 350 hp, prestazioni da 100 kmh, autonomia 500 km, trincea 1 m e gradino 0,6 m. Ne sono stati ordinati 250, non pochi per un esercito che come si è visto, non ha molti mezzi per il trasporto truppe. Questo veicolo ha 8 uomini di equipaggio. Il prototipo venne approntato nel 1980.

Il Tipo 87 è invece un mezzo da ricognizione, molto simile al precedente. Esso ha un pilota e un operatore radio a prua, torretta con mitragliera da 25 mm e due altri d'equipaggio. Lunghezza 5, 99 m, 6 ruote motrici, peso 15 t e motore da 305 hp Isuzu 10PBI. Non è anfibio.

Il semovente Type 75

I semoventi d'artiglieria sono stati il Tipo 74 da 105 mm e il molto più pesante Tipo 75 da 155mm. Questo per sostituire i vecchi M52 e M44. Del primo semovente solo 20 esemplari vennero realizzati, mentre l'attenzione si concentrò sul più potente e sensato pezzo da 155. Nondimeno, anche il Tipo 74 non è da peggio del semovente Abbott inglese, mezzo abbastanza riuscito. Il Tipo 75 ha avuto una produzione non di grande livello: al 1983 solo 50 mezzi utilizzati. Erano buoni veicoli, con cannone da 155/30 calibri, ha una massa di 25,7 t, ma soprattutto ha un caricatore automatico da 18 colpi che possono essere sparati in appena 3 minuti, mentre altri 10 sono sistemati nello scafo. Il Tipo 75 per il resto è simile all'M109, ma ha appunto questo grosso guadagno in termini di potenza di fuoco. È realizzato per lo scafo e motore, dalla Mitsubishi mentre la Nihon Seiko per la torretta. Dimensioni di 7,79 m o solo scafo, 6,64m, altezza 2,545 m, larghezza 3,09 m, motore Mitsubishi diesel da 450 hp, capacità di superare pendenze di 60 gradi, guado 1,3 m con preparazione e trincea 2,5 m.

I lanciarazzi d'artiglieria sono un'altra particolarità dell'Esercito giapponese, ben prima dell'adozione dell'MLRS. Essi sono stati costituiti da 50 sistemi pesanti e 50 medi. I primi sono il Tipo 67 da 307 mm, per due soli razzi in rampa da 573 kg l'uno con testata HE. Questi potenti ordigni hanno una gittata di 28 km, e sono stati installati sull'autocarro Hino 6x6 da 4 t, entrando in servizio nel 1968. Sono, o erano, sistemati con le unità d'artiglieria. L'MLR Tipo 75 è quello medio, con 30 razzi da 130 mm e gittata di 15 km, sistemati su di un mezzo derivato dall'APC/IFV Tipo 73, che sono in dotazione alle brigate corazzate e meccanizzate. Erano mezzi migliori e più reattivi, ma certo si cercava un rimpiazzo. Per il concetto, essi erano simili a quelli cinesi Tipo 70, anch'essi con razzi da 130 mm ma meno potenti e meno numerosi.

I mezzi ad ala rotante dell'Esercito giapponese hanno avuto una quantità di risorse. Essenzialmente si tratta di mezzi americani prodotti su licenza, soprattutto dalla Fuji. Tra questi, ancora attorno al 1990 vi erano 227 OH-6 A/D, ovvero gli Hughes 369 o forse del modello 500, elicotteri leggeri molto diffusi per operazioni aeree di osservazione e ricognizione. Molti gli elicotteri UH-1 con oltre 150 macchine consegnate dei Model 204 e Model 205. Gli aerei d'osservazione e collegamento comprendevano i velivoli leggeri L-19 Bird Dog, ma anche i biturbina LR-1 nazionali. La componente controcarro comprendeva i Bell AH-1S, poi ribattezzati F, prodotti dalla Fuji e armati con i micidiali missili TOW. Ne erano in carico 65 attorno al 1990, 80 attorno al 1998. Ma la produzione complessiva ha riguardato 86 apparecchi dalla Fuji e altri 4 forniti dalla Bell.

Quanto ai missili, vi sono molti sistemi originali. Tra gli altri tipi vi sono missili controcarro locali per la fanteria, missili SAM portatili e a corto raggio questi ultimi sono i Tan-SAM, costituiti da rampe quadruple sistemate su autocarri non protetti, che hanno una buona testata IR, ma non grandi prestazioni in generale e troppo fumo al momento del lancio. Nell'insieme sono grossomodo come i Chaparral o gli SA-9, ma pensati per la difesa di obiettivi strategici come gli aeroporti.

I missili aria-aria sono gli AAM-3 e 4, mentre come arma antinave gli Harpoon non sono stati scalfiti dalla presenza di ben due tipi nazionali: l'ASM-1 con testata a guida radar attiva per un peso di 610 km, e l'ASM-2 con turbogetto e testata IR con gittata di oltre 100 km. È usato solo per i cacciabombardieri F-1, F-2 e F-4Kai, e per gli aliscafi giapponesi. Probabilmente vi sono anche batterie costiere armate con tali ordigni.

Ground Self-Defense Force al 1990-91, aviazione:

  • 17 Mitsubishi MU-2C
  • 3 Fuji TL-1
  • 65 AH-1F
  • CH-47D
  • 54 KV-107
  • 3 AS-332L Super Puma
  • 25 Fuji/Bell UH-1B
  • 132 Fuji/UH-1H
  • 227 Kawasaki/Hughes OH-6A/D
  • 33 Hughes TH-55 Osage

Corazzati e artiglieria:

  • circa 500 carri Tipo 61 e 870 Tipo 73
  • circa 400 SU-60 e oltre 200 Tipo 73, diversi Tipo 82 e 87
  • circa 20 Tipo 74 da 105 mm e 50 Tipo 75 da 155 mm, 50 lanciarazzi Tipo 67 da 307 mm, 50 Tipo 75 da 130 mm.

Quanto all'aviazione dell'Esercito, recentemente vi sono state ulteriori evoluzioni, come l'acquisto di nuovi elicotteri da combattimento ed esplorazione. Ecco il punto al 2004. Gli AH-1S Cobra, con i loro missili TOW e la sostanziale economica progettazione sono stati valutati nel 1979-80 con due esemplari, per poi essere prodotti dal 1982 dalla Fuji, con un totale di ben 89 esemplari. Per rimpiazzarli sono stati scelti i possenti AH-64D. Il totale della flotta di elicotteri armati giapponesi è dunque molto consistente, tra le più grandi a livello mondiale, ma l'esigenza per 55 macchine è stata finanziata per un totale di appena 10 esemplari entro il 2004, con altre piccole forniture successive. Per avere una linea di elicotteri d'attacco ma relativamente piccoli ed economici, per ottenerne un numero sufficiente e fargli fare missioni limitate, è stato pensato ad un AH-2, il quale sarebbe il derivato dell'OH-1 Ninja. Quest'ultimo è il sostituto dei numerosi (184) OH-6D e J Cayuse. Il requisito OH-X è nato nel 1990 e la gara è stata chiusa il 17 aprile del '92, vinta dalla Kawasaki con un'ufficializzazione il 26 maggio, ma Fuji e Mitsubishi hanno ricevuto, come contentino, il 20% del programma per ciascuna. Il tutto venne deciso dal TRDI (Technical Research and Development Institute).

Questo piccolo elicottero scout è in un certo senso simile alle versioni iniziali dell'A.129 o del Comanche. Le turbine Mitusbishi XTS-1-10 con 1.006 shp di potenza per 20 sec e 884 per 60 minuti sono giapponesi, come anche l'elicottero, primo in assoluto di progettazione giapponese, nonostante tutta la tradizione aviatoria del Paese, anche postbellica. Progettato entro il '93, il simulacro dell'OH-1 è stato approntato e presentato nel settembre 1994. L'OH-X, poi OH-1, era noto come Kogata Nansoku uscì già il 15 marzo del '96 dalla fabbrica di Gifu, volando il 6 agosto successivo per 16 minuti complessivi. Non ne sono stati però ordinati molti: 4 di preserie e 10 di serie, consegnati dal 2000. Si valutava di modificarlo con un cannone GIAT M621 da 20 mm brandeggiabile, oltre a 450 kg di carico come 4 AAM Toshiba Type 91. L'AH-2 sarebbe stato una modifica del progetto, ingrandito e potenziato, magari munito di turbine T800 o di MTR-390.

Caratteristiche OH-1 Ninja:

  • Dimensioni: lunghezza 12 m, diametro rotore 11,6 m, altezza 3,8 m, sup. disco rotore 72,84 m2
  • Pesi: 2.450-4.000 kg
  • Motori: 2 XTS-1 da 1.006 sHP per venti secondi (decollo), si presume che il carburante interno sia 1.170 l, più 160 eventuali esterni
  • Prestazioni: v.max 252 kmh, max consentita 277 kmh, tangenza 3.050 m, raggio d'azione 200 km, autonomia 500 km, g limite -1/+3,5 g
  • Armi: 4 AAM Type 91, razzi, missili vari.

L'OH-1 è dunque una macchina interessante, che rispetto al Mangusta è diversa soprattutto perché l'abitacolo ha due posti in tandem, ma senza che essi siano separati nettamente, un qualcosa di più simile all'AH-64 e AH-1. Il rotore di coda invece è a fenestron, come quello di un Dauphin o un Gazelle, nonché del previsto e defunto RAH-66, di cui emula molte caratteristiche, anche se con prestazioni inferiori. Anche la segnatura radar e IR dovrebbe essere stata, come indica anche il nome, molto ridotta rispetto ad un elicottero normale di pari potenza[1].

La Marina giapponese, la MSDF (Marine Self Defence Force) o meglio, la Kaijoh Jiei-Tai è, non sorprendentemente, il Servizio con il maggior sviluppo e la maggior potenza relativamente alle altre. È la Marina più potente dell'Asia, eccetto quella Russa, ma solo per via della disponibilità da parte di quest'ultima di armi e propulsori nucleari.


Aviazione navale, 1992-93[2]

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Il Giappone ha una natura insulare e come tale, la sua marina è necessariamente sviluppata e anzi, sicuramente la più sviluppata delle F.A., o meglio, delle 'forze di autodifesa'. Dal 1987, l'aumento della sua libertà dal giogo americano ha fatto sì che esso dovesse accollarsi -proprio su pressione americana- il controllo del mare fino a ben 1.000 miglia nautiche, ovvero 1.850 km dalle proprie coste, il che significava controllare tratti di mare in realtà internazionali. Il suo potenziamento militare ha portato il Giappone ad un periodo di riarmo notevole, che si sarebbe concluso nella sua fase iniziale solo nel 1995. La JMSDF o Japan Maritime Self Defence Force aveva una forte componente d'aviazione navale, organizzata in 'Wing', ovvero Kokugun, con uno o più gruppi o Kokutai, i quali a loro volta avevano gli squadroni, hikotai, da circa dodici mezzi l'uno. Il che significa che si tratta di una forza complessivamente enorme, ma del resto, la flotta russa a Vladivostok aveva circa 750 navi e minacciava di uscire dallo Stretto di La Perouse (Sahalin-Hokkaido), per cui la JMSDF aveva schierato a Honshu, al centro dell'arcipelago, quattro dei sette squadroni su P-3C Orion, una potente forza ASW e anche antinave. Si trattava degli squadroni 2 e 3, nel 2° Gruppo aereo, ad Hachinoe, il 4° e 6° erano invece sotto il controllo del 4° Air Group (Kokutai) di Atsugi.

In tutto, l'enorme flotta di pattugliatori moderni giapponesi, seconda solo a quella americana e (forse) sovietica (ma nel 1993 l'URSS non c'era più, così come gran parte del suo potenziale militare) ammontava a circa 80 mezzi, ma alla fine del 1993 si prevedeva di arrivare a 94 e poi arrivare anche oltre. Una crescita lenta ma costante, con proporzioni impressionanti: si pensi ai 18 vecchi 'Atlantic' dell'AMI, per esempio, o ai circa 40 Nimrod inglesi. Tutti gli Orion, tranne i primi tre, sono stati costruiti su licenza dalla Kawasaki; di questi aerei, i primi 62 (inclusi quelli americani) sono Update II, mentre successivamente sono stati costruiti allo standard Update III, a cui devono essere 'retrofittati' anche i tipi precedenti. Il che comporta una maggiore rapidità di elaborazione dei dati ottenuti dai sensori, specie dalle sonoboe; con un raggio di 3.800 km e un'eccellente autonomia oraria oltre che una delle maggiori velocità massime mai raggiunte da un aereo ad elica in orizzontale (a maggior ragione un plurimotore), il P-3C e il suo carico molto consistente (fino a circa 9 t) di armi e sensori (più i sistemi base, come il radar e il MAD, interni alla fusoliera), erano davvero un 'asset' poderoso. Inoltre portavano sia cariche di profondità che siluri ASW e i missili Harpoon antinave, forniti almeno con gli Update III ma probabilmente anche presenti sugli Update II. Considerando che i missili Harpoon trasportabili sono almeno sei per aereo (normalmente 2-4) e che hanno un'alta probabilità di colpire e distruggere i loro bersagli, i P-3C Orion, da soli, avrebbero potuto annientare la flotta sovietica di superficie del Pacifico! Le armi di bordo comprendevano anche le b.d.f. Mk-54 e 57, e i siluri ASW GRX-3 locali, ma non sarebbero mancati nemmeno armamenti diversi, quali tre mine Mk-36 o 52, o una Mk-55 o 56; peraltro queste mine antinave erano a quanto pare assegnate non ai pattugliatori, come sembrerebbe più logico, ma agli aerei cargo dell'aviazione (JSDAF). Quanto allo stretto di Tsushima, che è tra Corea e Kyshu, sorvegliarlo ricadeva nella competenza del 1° Kokutai di Kanoya; esso era meno impegnato, così che il 1 Hitokai aveva i P-3C e il 7° aveva ancora i vecchi P-2J Neptune, questi erano stati costruiti su licenza dalla Kawasaki. I P-2J erano a tutti gli effetti gli antenati degli 'Orion', anche se progettualmente erano del tutto diversi. In effetti erano quadrimotori, ma di tipo diverso. I primi Neptune erano dotati di due soli, potenti motori stellari. Poi arrivarono due turbogetti ausiliari subalari. Nel caso dei tipi giapponesi vi è stata un'ulteriore evoluzione, ovvero la sostituzione dei motori a pistoni con le turboeliche G.E. T64, come quelle dei C-130 e P-3, ma senza dimenticare i due motori ausiliari a reazione, che sono stati conservati. Questi ultimi 12 'Neptune', decisamente potenziati, erano in sostituzione con i P-3C; altri dodici P-2J erano nel 5 Hitokai, a Naha, Okinawa, ed erano in sostituzione con i P-3 Orion entro breve. Questo gruppo serviva a controllare il Mar Cinese meridionale.

Manca qualcosa? Sì. Hokkaido, l'isola più settentrionale tra le maggiori dell'arcipelago giapponese. Ma essa non aveva reparti aeronavali, perché era troppo pericolosamente vicina alle Kurili e alle basi aeree sovietiche. Dato che i pattugliatori hanno lunga autonomia, perché avvicinarli troppo al pericolo? E poi Hokkaido d'inverno viene letteralmente coperta di neve, anche questa è una cosa da tenere in considerazione. Che i giapponesi non abbiano cessato il riarmo dopo la fine dell'URSS, malgrado la sua potente Flotta del Pacifico fosse per lo più in via d'arrugginimento, lo si spiega con il fatto che i russi continuavano a possedere le isole Kurili, che pure erano rivendicata dai giapponesi. Per questo e altri guai (leggi ascesa della Cina) il riarmo proseguiva.

Per la lotta ASW erano anche disponibili circa settanta HSS-2B, più noti come 'Sea King', costruiti su licenza dalla Mitsubishi e dotati di radar, MAD, sonar e siluri. Essi erano con il 21 Kokutai a Tateyama, con gli squadroni 101, 121 e 122imo. Operavano a terra, ma soprattutto erano considerati utili per i cacciatorpediniere, che potevano portarne tipicamente uno (caccia come gli 'Hatakaze' e 'Hatsuyuki'), ma che nel caso dei quattro 'Haruna' e 'Shirane' arrivavano anche, per la prima e unica volta nel caso di 'cacciatorpediniere', a ben tre esemplari. Se si considera che gli incrociatori 'A.Doria' italiani tipicamente ne portavano due oppure 4 AB-212, questo dà l'idea. Anche se i caccia giapponesi non avevano sistemi missilistici a lungo raggio per l'autodifesa, che era demandata all'aviazione e ad altre navi armate con gli SM-1MR.

C'erano anche altri Sea King, quelli delle stazioni costiere, con squadroni ad Omura e Ominato, dipendenti dai relativi comandi distrettuali. Il futuro si chiamava, ovviamente, SH-60B; per il resto, c'è da ricordare che il 101imo Squadrone aveva anche alcuni S-61A, mezzi disarmati per servizio SAR; esso era anche usato da squadroni autonomi di Kanoya, Hachinoe, Atsugi, Tokishima e Ozuki.

Per sostituire S-61 e HSS-2 erano in programma circa 100 costosi ma moderni SH-60J Seahawk, anche questi costruiti su licenza dalla Mitusbishi. I primi due SH-60, del modello B, erano arrivati dagli USA, e sarebbero stati presi come mezzi campione e per esperimenti tecnici, dato che l'avionica dei tipi prodotti localmente sarebbe stata essenzialmente di tipo nazionale. In tutto, i piani pluriennali giapponesi (che, come negli USA, non ordinano tutti i mezzi in un unico contratto, ma ricorrono al poco efficiente e molto costoso e incerto concetto di ordinare un po' di mezzi ogni anno) prevedevano fino all'inizio del 1993 ordini per 35 SH-60, ma l'obiettivo, da finanziare ancora per la maggior parte, era come detto, ben maggiore. C'erano anche ordini fermi per tre UH-60J; gli SH-60J erano dotati di rotore e coda ripiegabili automaticamente e un sistema di 'targeting' per armi antinave noto come ASST, oltre al radar, MAD, ESM e -differentemente dai mezzi americani- sonar filabile. Gli UH-60J erano invece intesi per la ricerca, SAR, e rifornimento; si sperava di ordinarne 21, per averne tre per ciascuna base. Ovviamente, come già per i caccia 'Haruna/Shirane', c'era una ragione per il numero 'tre', che era il minimo che garantiva che vi fosse sempre un elicottero efficiente o addirittura già in volo.

Per il soccorso aereo c'era anche un altro reparto, il 71° Squadrone, del 31° Gruppo (71 Hikotai/31° Kokutai), che aveva l'enorme ed elegante idrovolante anfibio (con carrello inferiore) Shin Mejwa US-1, velivolo di concezione locale e ultimo esponente della dinastia di grandi idro giapponesi. A suo tempo c'era anche il PS-1 antisommergibile, che si posava in acqua per ascoltare, a mò di nave, i segnali del proprio sonar, filato da un pozzetto interno allo scafo, oltre che dotato di un potente armamento aria-superficie di siluri, razzi e bombe.

Detto questo, per il SAR c'erano anche dei bimotori Beech Queen Air, che si univano ai sette US-1 ma ovviamente non erano anfibi. Il reparto aveva anche un distaccamento ad Atsugi. Il 31° Gruppo aveva anche altri due squadroni, l'81imo e il 111imo, sempre ad Iwakuni. Erano reparti speciali, infatti il primo dei due aveva due EP-2J per compiti ELINT (da sostituire con altrettanti EP-3C), e due UP-2J per l'addestramento ECM, il che significa che erano dotati di disturbatori; ma anche di predisposizioni per il lancio di aerobersagli Teledyne Firebee, o per il traino di bersagli normali, quali le manichette a vento e i 'dardi', fatti di legno e rivestiti di metallo, usati come bersaglio radar; erano in fornitura anche sei Gates Learjet U-36A, per sostituire gli UP-2J. I nuovi piccoli bireattori erano dotati di simulatori di prova per testate di ricerca IR e radar, disturbatori ECM, lanciatori di falsi bersagli e piloni subalari per trainare i bersagli filabili dall'aereo.

Il 111° era invece un reparto ancora più delicato: il suo compito era lo sminamento, con circa sei MH-53E, enormi trimotori della Sikorsky, più potenti dei bimotori KV-107 (CH-46) e quindi più validi per trasportare le 'slitte' speciali, usate anche ai tempi della Guerra del Golfo, che servono a far brillare gli ordigni subacquei senza correre rischi. Certo che gli elicotteri antimine sono un servizio utile e veloce, ma anche costoso rispetto a cacciamine normali. Recentemente sono stati sostituiti dagli AW-101, che pure sono più piccoli e meno potenti, ma del resto i Sea Stallion avevano la loro età.

Sempre ad Atsugi, c'era l'unico reparto trasporto, il 61° Squadron-squadrone-hitokai, con alcuni YS-11M biturboelica, più dei Beech B-65 Queen Air, e C-90 King Air. Poi c'era il 51° Squadrone, che era la 'sperimentale' della Marina.

A Tateyama, c'era anche il South Pole Observatory Group, con gli S-61A colorati ad 'alta visibilità', per il rompighiaccio 'Shiraze' per le ricerche scientifiche in Antartide, iniziate già dal 1970 per assicurarsi in futuro anche diritti di sfruttamento commerciale delle sue risorse.

Infine c'era il Comando Addestramento, con ben cinque reparti. Il 201° Squadrone di Ozuki, era per il primo grado della formazione, per far volare i piloti con 39 ore sui monomotori Fuji KM-2D, prodotti in 32 esemplari e ultimi della serie dei piccoli quadriposto KM-2 (figli a loro volta, del T-34 americano) e dotati di turboeliche Allison 250; c'erano anche dei bimotori Queen Air. Poi si proseguiva con il 202imo Squaron a Tokoshima era per il secondo livello, 200 ore sui TC-90 King Air a doppi comandi e utili per la navigazione strumentale. Per chi andava sugli elicotteri bastavano invece 120 ore sui Queen Air; c'era anche un singolo UC-90 King Air, con fotocamere per il servizio planimetrico dell'Istituto Geografico giapponese.

Il terzo livello era al 205imo Squarone, con sei YS-11T con radar di ricerca e utilizzabili per la guerra ASV e ASW; il 206imo era infine dotato di P-3C, capace anche di addestrare gli equipaggi sull'uso dell'armamento di bordo, e con un corso complessivo di ben 200 ore. In tutto, così, un pilota formato aveva 39+200+?+200 ore. Gli YS-11T erano dedicati ai P-2 Neptune, quindi erano in prossima dismissione. Quanto ai piloti, l'approfondito addestramento giapponese proseguiva al 211imo Squadrone di Kanoya, con 70 ore sui Kawasaki-Hughes OH-6J/D e poi 120 ore con gli HSS-2B, per un totale di circa 39+120+70+120 ore.

C'erano anche delle particolarità da dire sui programmi: per esempio, oltre ai missili antinave Harpoon, si era avanzata l'idea di dotare alcuni velivoli di missili Toshiba Type 81 e Stinger, mentre in origine si sarebbe voluto addirittura equipaggiare i P-3C di missili Phoenix (!!) per farne degli intercettori di copertura, una specie di batterie missilistiche volanti a protezione della flotta. Ma gli F-15 e i programmi (poi frustrati, peraltro) per le aerocisterne avevano fatto abbandonare questo ambizioso e interessante proposito.

In futuro c'era forse anche una piccola portaerei da 20.000 t, con 10-22 aerei VSTOL, da far entrare in servizio attorno al 2000 se fosse stata approvata al 1993, tanto che la Marina avrebbe voluto già ordinare una dozzina di AV-8B nel 1994, magari per operare dai cacciatorpediniere più grossi, ma questa avventura era considerata potenzialmente offensiva per i vicini, e così alla fine non se ne sarebbe fatto niente. Del resto il Giappone aveva rotto il tabù della partecipazione alle missioni internazionali di guerra con Desert Storm, anche se si limitò prima a finanziare la missione (del resto era il principale bisognoso del petrolio del Golfo..) e poi con mezzi di bonifica mine e personale di pace. Ad ogni modo, la principale attrice di questa proiezione di potenza, era ovviamente la Marina, affiancata per la protezione militare e civile della popolazione (le calamità naturali erano anche più pericolose dei sottomarini sovietici o coreani!) da una altrettanto grande Guardia Costiera. Verso la fine degli anni '90 la Marina giapponese era oramai la quarta o la quinta al mondo, con circa 300.000 t sl, ma ancora, della portaerei non c'era traccia. E per quando l'avrebbe eventualmente avuta, non ci sarebbero stati gli AV-8B Plus più in produzione. Così va il mondo.

Organizzazione, metà anni novanta[3]

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L'organico era, nel 1995, di 43.000 effettivi sui 274.000 in servizio su tutte le F.A. giapponesi, cosa di sicuro notevole specie se si considera che si tratta di personale esclusivamente volontario, in quanto in Giappone non esiste la leva. Dei 43.000, 9.000 erano ufficiali, 1.000 capi, 23.000 secondi capi e 10.000 comuni, con un 4% costituito da donne. I limiti d'età erano 53 anni per i secondi api e sergenti, e 60 anni per gli ammiragli. Infine vi erano 4.000 civili al servizio della Marina. L'organizzazione vedeva il Capo di Stato Maggiore, a sua volta comandato dall'Agenzia della Difesa, mentre le componenti sotto il suo controllo (nel 1995 v'era l'Ammiraglio Chiaki Hayashizaki) erano 4 flottiglie: 1a, basata assieme alla 4a a Yokosuka, 2a a Sasebo e la 3a a Maizuru. Poi vi erano le forze aeree della Flotta su 7 stormi: 1o a Kanoia, 2, Hachinohe, 4 Atsugi, 5 Naha, 21 Tateyama, 22 Omura, 31 Iwakuni, che avevano complessivamente 16 gruppi. La forza di sottomarini era data dalla 1a flottiglia a Kure e 2a a Yokosuka, con 3 divisioni l'una. Inoltre vi erano le due flottiglie di dragaggio di Kure e Yokosuka, il comando addestramento e sviluppo a Yokosuka. Infine le flottiglie dragaggio distrettuali di Yokosuka, Kure, Sasebo, Maizuru e Ominato. Vi sono anche il comando dell'addestramento aereo di Shimofusa, quello navale addestrativo di Kure, comando Centrale della comunicazioni di Ichigaya e quello oceanografico di Yokosuka.

Le 4 flottiglie navali sono state calcolate per consentire sempre la disponibilità di almeno una flottiglia di cacciatorpediniere in mare. Vi erano per ciascuna un cacciatorpediniere DDH elicotteristico che era la nave ammiraglia, e 3 divisioni con un totale di 8 navi, non è chiaro se comprensive anche dell'ammiraglia.

Il bilancio nel 1995 era di 22 mila miliardi di lire (ovviamente si tratta dell'equivalente degli yen) che rappresentava nondimeno solo il 23,7% del bilancio difesa (percentuale con ogni probabilità stimata per difetto, se si trattava di 22.000 miliardi: il Giappone non ha mai avuto costì tanti soldi per la Difesa). Il fatto che il Giappone spendesse meno dell'1% nel settore militare non impediva quindi che la cifra in termini assoluta, data dalla seconda economia più grande del mondo, fosse di tutto rispetto: all'epoca, per esempio, l'intero bilancio della Difesa italiano arrivava a circa 26.000 miliardi.

Nel periodo 1991-95 almeno 28 navi sono state approvate su 35 previste, il che causa una riduzione da 96.000 a 86.000 t del dislocamento previsto, che ha significato la perdita di una coppia di navi di scorta e alcune minori.

Per il 1995 vi erano in programma 14.000 t di naviglio nuovo, tra cui un sottomarino Harushio migliorato, 2 caccia Murasame e due cacciamine costieri. Tutto questo portava a una considerevole flotta, che superava le 320.000 t con le sole 160 navi maggiori.

Al 1998 vi erano stati pochi cambiamenti: la flotta giapponese era sempre di un ordine di grandezza più piccolo rispetto ai 3,2 milioni di t americani (e dire che nel frattempo la flotta USA si era quasi dimezzata..), d'altro canto tirati su di circa 1 milione di t con le sole portaerei. La Russia era di poco inferiore, con 2,2 milioni, anche se molto teorici, ed era dietro la Gran Bretagna (500.000), Cina (440.000),ma nondimeno con 293.000 t ha superato di 2.000 la Francia, oltre a staccare grandemente tutte le altre: India, con la sua rispettabile flotta da 195.000 t, Italia con 139.000 t, Germania con 126.000 t.

All'epoca vi erano 40 cacciatorpediniere/fregate, 17 fregate leggere/corvette, 18 sottomarini, 3 aliscafi missilistici, circa 10 navi anfibie, 31 navi MCM e 80 circa navi ausiliarie. Per l'aggiornamento questa potente flotta, molto moderna ed efficiente (è stata la seconda ad avere il sistema AEGIS), ha previsto nel solo 1997 2 caccia da 4.400 t Murasame, un sottomarino da 2.700, un cacciamine da 510, una nave d'addestramento da 2.400 t, una ausiliaria da 400 per 14.000 t. Alla fine del decennio dovevano essere arrivati a circa 100.000 t con 8 caccia, 5 sommergibili e altre 18 navi, più 37 elicotteri. Gli effettivi erano 45.700 e gestivano anche 220 aerei più o meno 100 P-3 e altrettanti elicotteri. Il bilancio per il 1998 era di 4,9 miliardi di yen o 56.000 miliardi di lire, tanti ma pur sempre meno dell'1% del totale.

Navi in carico alla Marina (al 1995):

  • 42 cacciatorpediniere:
    • 2+2 in ordine Classe 'Kongo': 7.250 t standard, 1 cannone OTO da 127 mm, sistema AEGIS e 90 Mk 41VLS
    • 8 'Asagiri': 3.500 t standard,1 cannone da 76 mm, missili ASROC, S.Sparrow, Harpoon, elicottero
    • 6 in ordine 'Murasame': 4.400 t standard, 1 cannone da 76 mm, ASROC VL, S.Sparrow VL, Harpoon, elicottero
    • 2 'Hatakaze': 4.600 t standard, 1 cannone da 76 mm, ASROC, SM-1MR, Harpoon
    • 12 'Hatsuyuki': 3.000 t standard, 1 cannone da 76 mm, ASROC, S.Sparrow, Harpoon, elicottero
    • 2 'Shirane': 5.200 t standard, 2 cannoni Mk 4 da 127 mm, ASROC, S.Sparrow, 3 elicotteri
    • 2 'Haruna': 5.000 t standard, 2 cannoni da 127 mm, ASROC, S.Sparrow, 3 elicotteri
    • 4 'Takatsuki': 3.250 t standard, ASROC, S.Sparrow, Harpoon
    • 2 'Tachikaze': 3.850 t, 2 cannoni Mk 42, SM-1MR, ASROC, Harpoon
    • 3 'Yamagumo': 2.150 t, ASROC, addestramento e supporto
    • 3 'Minegumo': 2.100 t, ASROC, idem
    • 1 'Amatsukaze': 3050 t, SM-1MR e ASROC, idem, prevista la radiazione nel '95.
  • 20 fregate:
    • 6 'Abukuma': 2050 t, 1 cannone da 76 mm, ASROC, Harpoon
    • 2 'Yubari': 1470 t, 1 cannone da 76 mm, Harpoon
    • 1 'Ishikari': 1.290 t, Harpoon
    • 11 'Chikugo': 1-500 t, 1 cannone da 76 mm, ASROC
  • 18 Sommergibili:
    • 3 'Harushio migliorati' in ordine: 3.000 t immersi, siluri e Sub-Harpoon
    • 6+1 'Harushio': 2.750 t, siluri e Sub-Harpoon
    • 10 'Yuushio': 2.400 t, siluri e Sub-Harpoon su 7 navi
    • 2 'Urushio': 2.400 t, siluri, navi addestrative.
    • 3+3 aliscafi, 4 SSM-1
    • 3 LST 'Atsumi': 1.500 t, 89 m
    • 3 LST 'Miura': 2.000, 98 m
    • 34 LCM e LCVP
    • 30 cacciamine 'Hastushima/Uwajima'
    • 3 cacciamine d'altura 'Yaeyama'

Questo elenco dà una ghiotta occasione di parlare delle navi giapponesi in dettaglio. Come si vede si tratta di navi armate con sistemi prevalentemente americani, con poche eccezioni nazionali o di fornitura italiana (artiglierie).

I pattugliatori marittimi

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Il Giappone ha ovviamente un gran bisogno di aerei per la sorveglianza oceanica e marina, sia per missioni ASW che SAR e di ricerca in generale. Col tempo ha ottenuto tutti i tipi principali di apparecchi da pattugliamento marittimo americani eccetto l'S-3,mai esportato, e con l'aggiunta del PS-1, che è un altro modo di far operare sul mare un aereo senza bisogno di una portaerei.

Gli apparecchi che col tempo sono entrati in servizio sono stati il Grumman S-2 Tracker, compatto ed efficiente bimotore ASW, adottato da molte nazioni anche prive di portaerei. Aveva due motori a pistoni R-1820 da 1525hp, volava a 426 kmh come massima velocità e percorreva oltre 2000 km, Poteva trasportare bombe di profondità e siluri ASW, mine e razzi sotto le ali o dentro il vano portabombe.

Un apparecchio più potente era il PV-2 Neptune, una sorta di bombardiere marrittimo, l'ultimo dei Lockheed concepiti nel periodo bellico. La genia dei pattugliatori marittimi-bombardieri era nata con la militarizzazione del Lochkeed 14 come Hudson, ordinato soprattutto dalla RAF come bombardiere leggero e soprattutto bombardiere marittimo. Poi arrivarono il Ventura e l'Harpoon, anch'essi adattamenti di progetti civili, molto veloci e ben armati, ma nondimeno non trovati idonei a operare come bombardieri in Europa a causa dell'efficienza delle difese tedesche, quindi utilizzati come bombardieri marittimi. A parte questo, erano velivoli abbastanza simili in prestazioni all'A-20 Havoc/Boston e ancora di più al Martin Baltimore, anche nell'estetica. Il potent PV-2 Neptune era un vero bombardiere a lungo raggio. Non molti si ricordano di quest'apparecchio dalla fusoliera snella, che tuttavia è stato il pattugliatore marittimo di maggior successo nel dopoguerra, ma meno ancora ricordano che i lavori su quello che era il Model 26 iniziarono già nel settembre 1941, salvo poi soprassedere per la precedenza ad altri programmi, cosicché il prototipo non volò fino al 1945. Entrò in servizio nel 1947 e venne massicciamente prodotto, tanto che nella sola versione P2V-5 ebbe 424 esemplari completati. Venne addirittura considerato, date le sue prestazioni e la concorrenza con il SAC dell'USAF (fondata tra l'altro proprio nel '47, poiché per quanto incredibile possa sembrare, la forza aerea più potente del mondo era fino ad allora il ramo aeronautico dell'US Army), come vettore di bombe nucleari, anche da far decollare con le portaerei in situazioni eccezionali. Il modello definitivo fu il P2V-7 (poi SP-2H), con motori a reazione J34-WE-36 da 1542 kgs in aggiunta ai motori R-3350-32W da 3500hp e 18 cilindri. Questo apparecchio venner costruito in 311 esemplari a cui si aggiunsero altri 48 apparecchi realizzati in Giappone. L'ultima delle versioni del Neptune venne realizzata proprio dai giapponesi, con il P2V-7KAI, che ebbe una importantissima innovazione, ovvero le turboeliche T64 da 3000 hp, meno potenti ma molto meno pesanti dei motori a pistoni (non è chiaro se anche i turbogetti vennero sostituiti, se no allora questo apparecchio è tra i pochissimi ad avere avuto turboeliche e turbogetti assieme). Erano le stesse degli Shin PS-1 di cui sopra e in tutto vennero costruiti 82 di tali apparecchi, che portarono il totale a ben 133 Neptune. Dunque, il Giappone, anche escludendo eventuali P2 forniti dagli USA, ebbe non meno di 130 aerei di questo tipo. I Neptune ebbero molto successo nel mondo, e vennero anche utilizzati per ruoli come bombardieri-pattugliatori notturni in Vietnam, quando avevano ancora la torretta binata da 12,7 mm in coda invece del MAD sistemato normalmente. Il loro degno sostituto fu il P-3 Orion. Le dimensioni erano di 31,65 x 27,84x 8,94 m e 92,9m2. Pesi 22.650-36.240 kg, di cui circa il 10% in carico bellico. Velocità massima 649 kmh a 3048 m, crociera 333 kmh a 2591m, distanza massima 5930 km, pressoché comparabile con un B-29.

Gli idro PS/US-1 non nascevano dal nulla. I giapponesi, a parte la loro esperienza con macchine come i grandi HK-7 (a cui i nuovi aerei somigliavano in qualche modo), ebbero nel dopoguerra i Grumman UH-16 Albatross, successore del Goose e del Widgeon molto ingrandito e potenziato. Esso aveva 2 R-1820 da 1425 hp. Venne utilizzato principalmente come macchina SAR ma non mancarono anche i tipi ASW con un radar in un grosso radome nero sistemato nel muso a mò di 'naso di Pluto', un MAD a prua, estensibile in volo, cariche di profondità interne e 4 punti d'aggancio esterni. Prestazioni di 241-380 kmh, raggio di 4345 km con il pieno di 4826 l (praticamente un litro per km, prestazione rimarchevole), dimensioni 29,46 x 18, 67 x 7,87 m e 96.15 m2. Notevole che questo aereo marino, volato nel 1947, non era per l'US Navy ma per l'USAF, almeno inizialmente. Al tipo HU-16, poi UF-1, si sostituì in produzione l'HU-16B o UF-2 con maggior apertura alare e migliore sistema antighiaccio. L'Albatross, come gli altri aerei americani di questo paragrafo ebbe grande successo all'export e anche il Giappone ne ebbe alcuni, ma pare, solo del tipo SAR, poi rimpiazzati dai molto più grossi e costosi PS-1.

Infine, l'ultimo arrivato è stato il P-3 Orion. Quadrimotore a turboelica derivato dall'Electra commerciale (esattamente come l'equivalente Il-38 sovietico derivava dall'Il-18 da trasporto), venne costruito a far tempo dal 1958 come prototipo e poi passato in produzione a partire dal 1961. Entro il 1983 ne erano stati costruiti circa 600 e l'Orion si confermò uno dei massimi strumenti per importanza del controllo sui mari da parte della NATO e altri alleati. Questo pur essendo, differentemente dal rivale Atlantic, un apparecchio non nato per questo ruolo ma un semplice adattamento di una macchina civile. I motori sono gli stessi T56 turboelica del C-130 con le caratteristiche pale a larga corda, 4 per elica. Le dimensioni erano 30,38 m x 35,61 x 10,27 m e 120,77 m2. La massa di 27,891-64.410 kg, il carico fino a ben 9 t di cui 3300 circa internamente e il resto sotto le ali in 10 punti d'aggancio. Erano possibili fino a 6 mine da 907 kg, siluri Mk 44 e 46, bombe di profondità nucleari e convenzionali etc. etc., nonché a partire dal P-3C e B aggiornati, fino a 6 missili Harpoon, di fatto sviluppati originariamente soprattutto per il P-3: per strano che possa sembrare, il loro compito previsto era quello di armare gli aerei da pattugliamento marittimo per distruggere i sottomarini sovietici del tipo 'Echo' che, prima di lanciare le loro armi a lunga gittata, erano costretti a emergere per alcuni vitali minuti. Questo spiega come mai solo in seguito alle versioni aerolanciate gli Harpoon comparvero anche come missili superficie-superficie e per sottomarini. Infine, i P-3 Orion, con la loro avanzata avionica, costantemente aggiornata, il radar di prua APS-115, il MAD, e forse più importante ancora, il set di boe sonore attive e passive (queste ultime particolarmente efficaci nel rilevare inizialmente i sommergibili, cosa che dava il la all'uso di quelle attive e poi del MAD) e i computer di bordo hanno consentito di controllare il mare in funzione ASW e antisuperficie come mai prima d'allora, rendendo le cose difficili ai sommergibili sovietici. Al culmine della Guerra Fredda vi erano circa 300 P-3 Orion in carico all'US Navy, ma altri erano stati esportati. Il Giappone non sfigurava di certo, perché a fianco degli ultimi P-2, vi erano 45 P-3C Update II, di cui 3 venduti dalla Lochkeed, 4 montati e 38 prodotti su licenza dalla Kawasaki. Altri ordinativi sarebbero arrivati, portando il totale a qualcosa come circa 100 velivoli per l'Aviazione navale, con un costo molto notevole ma un'efficacia non minore.

Dimensioni: 20,38 x 35,61 x10,27 x120,77 m2, pesi 27.891-64.410 kg, 4 turboeliche Allison T56 da 4910 hp, velocità massima al peso di 47.628 kg, 761 kmh e raggio d'azione massimo senza tempo di stazionamento sull'obiettivo 3835 km. Da notare, che il P-3 Orion, pur con gli stessi motori del C-130, avendo una fusoliera smilza e pesando di meno è uno degli apparecchi ad elica più veloci mai costruiti e, essendo quadrimotore, anche uno dei più sicuri sul mare. Di fatto, la sua velocità e autonomia sono superate nettamente solo dal Tu-142 Bear, e lo rendono adatto anche a missioni speciali, incluso il bombardamento tattico e il lancio di commandos paracadutisti-sub. Esiste anche la versione AEW con lo stesso sistema elettronico dell'E-2C Hawkeye, ma pur offrendo dei chiari vantaggi in autonomia e velocità (d'altro canto non è certo richiesta la capacità di operare da portaerei) non è stata adottata dal Giappone, che ha preferito utilizzare direttamente quest'ultimo.

Maritime Self Defence Force attorno al 1991:

  • 50 Kawasaki P-3C Orion
  • 31 Kawasaki P-2H Neptune 'Owashi'
  • 73 Mitsubishi/Sikorsy SH-3A/B Sea King ' Chidori'
  • 2 Sikorsky SH-60B Seahawk
  • 4 EP-2 Neptune
  • 7 Shinmeiwa US-1
  • 10 NAMC YS-11T/M
  • 7 Beech A65 Queen Air
  • 15 Beech/Fuji KM-2
  • 4 Learjet 36A
  • 12 Sikorsky MH-53E
  • 13 Sikorsky S-61A
  • 5 Boeing KV 107
  • 10 OH-6

Classe Haruna e la successiva Shirane: si tratta di navi di tipo molto particolare, varate nel 1973-74 e 1980-81. Il dislocamento è molto elevato, necessario per la loro funzione specifica di navi antisommergibili. Esse sono l'esempio di come la logica dell'accumulo di capacità trasporti da una classe ad un'altra in maniera molto difficile da notare senza ambiguità. Normalmente un cacciatorpediniere ha un elicottero, al massimo due, medio-piccoli. Ma questo non necessariamente assicura che almeno uno sia disponibile per le operazioni nell'arco delle 24h. Per avere praticamente la certezza che almeno uno sia disponibile, è necessario averne due in carico, ma per avere anche quasi la certezza che uno sia anche mantenibile in aria in maniera continuativa è bene averne tre, possibilmente a lunga autonomia. Ed è proprio quello che hanno deciso i pianificatori di alcuni tipi di navi, come gli Iroquois canadesi, che hanno un ampio ponte di volo e hangar per ospitare due Sea King. Ma nel caso delle navi giapponesi si è preferito aggiungere un terzo elicottero, portando così la forza imbarcabile a ben 3 macchine pesanti Sea King. Se fosse stato disponibile un tipo di elicottero medio-leggero non vi sarebbero stati problemi ad imbarcare 4-5 macchine leggere.

Il caccia HIEI

La cosa notevole è che in tal modo ciascuno di questi 4 cacciatorpediniere assume una capacità quasi da 'incrociatore' portaelicotteri, tanto che per esempio, i due 'Doria' italiani potevano ospitare 4 elicotteri AB212 o 2 Sea King, anche se avevano anche un lanciamissili antiaerei a lunga gittata. I due 'Haruna' e i migliorati, leggermente ingranditi 'Shirane' hanno un grande hangar e un ponte di volo anche maggiormente notevole, con sovrastrutture raggruppate nella parte centrale e anteriore. L'armamento ed attrezzature antisom. sono impressionanti e possono contare su di un ASROC, sistema lanciarazzi standard capace, con un ingombro ridotto, di lanciare razzi dotati di siluro ASW o anche di una carica di profondità nucleare entro un raggio di 9 km. Sistema standard americano, è stato esportato soprattutto in Giappone. I cannoni sono 2 pezzi Mk 42 a prua, capaci di 23 km di gittata e 30 colpi al minuto, anche se piuttosto grandi e pesanti essendo sistemi degli anni '50 e dotati anche di apparati di controllo locale per il tiro. Completavano la dotazione i siluri Mk 46 su lanciatori tripli Mk 32. Sono armi da 45 nodi e 11 km di portata, capaci di portare 45 kg di testata e 500 m di profondità (contro, per il precedente Mk 44, 30, 5,5, 34kg e 300 m rispettivamente).

Il caccia KURUMA

L'armamento per la lotta ASW era abbondante, non così per la difesa antiaerea e antinave, così in seguito gli 'Shirane' e anche gli 'Haruna' hanno avuto un lanciamissili Sea Sparrow sull'hangar con missili SAM capaci di una gittata di 15-22 km e una quota fino a 15,000 m, prestazioni molto notevoli per missili SAM a corto raggio, che diventavano quasi armi adatte per la difesa d'area. Infine sono stati installati CIWS Phalanx, due esemplari a mezzanave. La mancanza di missili Harpoon, invece, non pare sia mai stata rettificata e le navi semplicemente ebbero un incremento della capacità antiaerea e antimissile, demandando la lotta antinave ad altre unità, presenti solitamente nelle formazioni. Infatti, la flotta giapponese era basata su 4 flottiglie cacciatorpediniere, ciascuna su 8 navi, di cui una era un portaelicotteri e una nave per la lotta SAM d'aerea. A questo si aggiungevano le navi multicompito medio-leggere al livello di fregata secondo gli standard europei, e l'aviazione basata a terra. A tutti gli effetti, venne considerato che raggruppare gli elicotteri su navi specializzate era un vantaggio netto per l'operatività delle macchine imbarcate e la loro efficienza; piuttosto che 1 elicottero su 3 navi, meglio 3 elicotteri su una sola, anche se questo significava aumentare il dislocamento e prevedere navi specializzate. Su di una via simile si mosse la Marina Italiana quando costruì i due 'Doria', che vennero trovati poco utili e così il Vittorio Veneto ebbe un dislocamento del 50% maggiore con il doppio degli elicotteri, e infine la Garibaldi con più elicotteri e senza sistema antiaereo a lungo raggio a prua. Qualcosa di simile si vide anche con le navi sovietiche Moskva/Kiev, seppure su scala maggiore. I 4 caccia sono stati assegnati come le navi ammiraglie di ciascuna flottiglia caccia giapponese. Le 'Haruna', nonostante il dislocamento maggiore hanno ricevuto gli elicotteri medio-leggeri SH-60 come standard.

Come avrebbe dimostrato anche la Marina giapponese, la corsa al gigantismo per il miglior rapporto costo-efficacia è un fatto ineluttabile nell'evoluzione biologica, logica e tecnica, destinato a crescere fino al massimo pratico e spesso tentando di andare anche oltre. La nave che avrebbe sostituito gli 'Haruna' è diventata così una vera portaelicotteri, simile di fatto alla Garibaldi/Asturias. Essa è stata varata da poco, e ha compiuto recentemente le prove in mare. Si presenta come l'estrema evoluzione del concetto della nave portaelicotteri, ed infatti la Hyuga (DDH-181) è una nave che riporta il nome di una vecchia corazzata del 1918, modificata in ibrido portaerei nel '42 assieme alla gemella per sopperire alla mancanza di portaerei.

La Hyuga, un vero incrociatore tuttoponte

Ma questa unità, a parte la mancanza di uno sky.jump per Harrier, ha in effetti una conformazione da portaelicotteri senza compromessi.

Ha una lunghezza di 197 m, stazza 13.000 t con un massimo di 18.000, trasporta normalmente 4 elicotteri ma può arrivare anche a 11, inclusi quelli pesanti del tipo CH-47. Ha un equipaggio di 347 uomini, può disporre di ben 100.000 hp grazie a 4 turbine LM 2500 che permettono una velocità di 33 nodi, vi sono un lanciatore Mk 41 a 16 celle per missili Sea Sparrow ESSM o ASROC VL, 2 CIWS Phalanx e due lanciasiluri tripli Mk 32. Gli ESSM sono missili evoluti rispetto ai vecchi Sea Sparrow e consentono sia il lancio verticale che una velocità media di mach 2 contro 0,8, per cui la loro velocità media è paragonabile a quella massima dei missili di vecchia generazione (attorno a mach 2-2,5). Gli ASROC (Anti-Submarine Rocket Vertical Launched) sono la versione per i lanciatori verticali di nuova generazione sottoponte, senza più la necessità dei vecchi e pittoreschi lanciamissili a otto celle brandeggiabili. Il sistema d'arma è controllato dall'apparato FCS-3, derivato 'ridotto' dell'AEGIS.

Le navi saranno in servizio nel 2009 e 2011 (l'altra avrà 371 uomini d'equipaggio e una maggiore capacità di comando e controllo, con uno staff più numeroso). Notevole la presenza di radar di nuova generazione, addirittura due sistemi phased array sistemati con 4 antenne sulle sovrastrutture che sono raggruppate a destra. La loro funzione è verosimilmente specializzata: uno si occupa della scoperta aerea, mentre l'altro, più piccolo e alla sua destra, ha una funzione di controllo del tiro missili. Il costo, piuttosto alto ma non eccessivamente per una nave moderna di questo tipo, si aggira sui 920 milioni di dollari, circa il doppio di una fregata antiarea tipo le F-100 o LCF. Di fatto, sono le prime portaeromobili pure della Marina giapponese postbellica.

Il KONGO

Le navi più potenti, portaeromobili a parte, sono le navi da difesa aerea, e tra queste i 4 Kongo. Si tratta di 4 cacciatorpediniere, ma tranquillamente considerabili come incrociatori date le loro caratteristiche. Sono simili agli 'Harleigh Burke' americani con radar SPY-1 AEGIS, ma con alcune centinaia di tonnellate in più, una sovrastruttura ancora più imponente e alta dalle forme assai aggressive, un albero a traliccio e un cannone OTO da 127 mm costruito in Giappone dalla Mitsubishi, con maggiore cadenza di tiro per il ruolo contraereo. Vi sono 90 celle di lancio, 61 a prua e 29 a poppa, con missili di vario genere e in particolar modo gli SM-2 e in futuro, gli SM-3 antimissile balistico. Il costo di ciascuna nave si stima in ben 2500 miliardi di lire. il KONGO entrò in servizio il 25 marzo 1993,dopo essere approvata nell'anno fiscale 1988, poi è arrivata il Kirishima il 17 marzo 1995 e in seguito le ultime due navi della classe, che in origine ne doveva comprendere 8.

Navi di minore impegno sono le Murasame, previste in 8 esemplari con la capoclasse varata nel 1994 a Yokohama. Hanno equipaggio di 160 elementi, assai ridotto grazie all'automazione, radar avanzati, missili a lancio verticale Sea Sparrow e ASROC, missili Harpoon, cannone da 76, Phalanx, elicottero SH-60J e lanciasiluri, forme moderatamente stealth. Totale dislocamento, 4.400 t standard.

I precedenti Asagiri sono simili, ma con dislocamento di 3.500 t. Realizzati in 8 esemplari tra il 1988 e il 1991, sono navi considerabili come fregate per gli standard europei, grossomodo simili a delle Kortenaer'. Da notare che se come progettazione in generale le navi giapponesi sono simili a quelle USA, come anche per i sistemi d'arma, per i motori in genere sono scelte le turbine britanniche come le 'Olympus' d'attacco e le 'Tyne' da crociera. In precedenza le turbine erano a vapore, cosa durata fino agli anni '70. L'equipaggio per queste navi è di 220 uomini pur essendo piuttosto contenuto, sono pur sempre più numerosi dei 'Murasame'. I 2 CIWS sono sistemati a prua, dietro la plancia, mentre sul ponte prodiero vi è il cannone e l'ASROC, e a poppa l'elicottero e il Sea Sparrow.

Il caccia Hatsuyuki

I cacciatorpediniere missilistici per il resto sono rappresentati dai 12 Hatsuyuki del 1982-87, da 3.000 t standard e 3700 a pieno carico. Esse sono navi praticamente analoghe alle 'Kortenaer' come impostazione generale, con un fumaiolo centrale, due 'Olympus' da 22.500 l'una e due 'Tyne' da circa 5.000, per un totale di circa 30 nodi. Hanno il cannone da 76mm, 8 Harpoon, 8 S.Sparrow, 8+8 ricariche per l'ASROC, tubi lanciasiluri, elicottero, 2 CIWS. Ben bilanciate, sono dotate di radar di scoperta aerea OPS-14, di superficie OPS-18, radar guidamissili FCS2 e controllo tiro cannone GFCS2, sistemi ECM e sonar a scafo OQS-4. L'unica mancaza è il sonar a profondità variabile, ma queste navi sono riuscite ad ottenere presto un programma d'aggiornamento iniziato nel 1990 per installare questo dispositivo.

I caccia ASW, praticamente fregate, sono le navi di maggior diffusione, con non meno di 20 esemplari solo considerando le due classi più diffuse. Ma esistono anche navi antiaeree, non ancora considerate nell'elenco. Si iniziò con l'AMASUKAZE del 1965, con missili Tartar, la prima nave lanciamissili giapponese. La sua struttura aveva due fumaioli slanciati e due alberi a traliccio. Seguirono i 4 Takatsuki del 1967-70, simili ai caccia 'Adams' americani, ma con un hangar per elicottero al posto del lanciamissili poppiero. Infine vi sono stati costruiti i caccia lanciamissili Tachikaze da 3850 t standard e 3950 nel caso del terzo caccia, il DD-170. Queste navi sono state realizzate nel 1976-80, sono lunghe 143 m, hanno due turbine ancora del tipo a vapore da ben 70.000 hp per 32 nodi. Grossomodo equivalenti agli 'Audace' italiani, non avevano elicotteri ma un sistema missilistico ASROC, il DD-170 era più grande con 270 membri dell'equipaggio. Radar SPS-52 3D, di scoperta bidimensionale OPS-11B o,nel DD-170, OPS-28, scoperta in superficie OPS-17, 2 radar di controllo del tiro Type 72, 2 guidamissili SPG-51C, ESM OLT-3, lancia-chaff, sonar OQS-3 o 4. Quantomeno il DD-170 ebbe, accanto ai due cannoni Mk 42, lanciamissili Mk-13 e ASROC, lanciasiluri Mk 32, anche 8 Harpoon e 1-2 CIWS Phalanx.

Il TACHIKAZE

I caccia Hatakaze sono gli ultimi della serie pre-AEGIS, con 4.600 t di dislocamento standard, consegnati nel 1986-88. Sono navi con ponte continuo 'flush-deck', accentuato cavallino di prua, un poderoso albero a tralicio per il radar 3D e grande fumaiolo sistema missilistico Mk 13 con 40 missili sistemato a prua anziché a poppa, dietro vi è il cannone Mk 42 sistemato su di una piattaforma elevata e infine, sempre sul lungo ponte di prua, il lanciatore ASROC, proprio davanti alla plancia comando. A poppa vi sono 2 CIWS e il ponte di volo dell'elicottero (ma senza hangar), nonché gli 8 Harpoon. Per qualche strano motivo, le navi giapponesi sono fin troppo munite di alberi a traliccio molto grossi e complessi. Gli 'Asagiri' ne hanno addirittura due, il secondo spostato a sinistra della sovrastruttura, gli 'Hatakaze' uno alto e uno corto e tozzo, con il radar di scoperta aerea sopra.

I caccia futuri sono rappresentati da un nuovo progetto, finalmente senza traccia degli alberi a traliccio ma con un solo albero tubolare leggermente inclinato all'indietro. Per il 2007 sono stati approvati i fondi per la loro realizzazione, quantomeno per la prima delle 4 unità previste. Dislocamento di 5000 t, cannone da 127 mm che torna ad essere americano (l'Mk 45 mod. 4 da 62 calibri), 2 lanciamissili quadrupli per i nuovi Type 90, due trinati da 324 mm, 2 CIWS e un elicottero SH-60K, nonché lanciamissili Mk 41 VLS. Si tratta di navi che costeranno 717 milioni di dollari o 84,4 miliardi di yen, grossomodo due terzi di un 'Kongo'. Il che fa considerare che il costo dovrebbe essere circa 1500 miliardi delle vecchie lire per questi ultimi piuttosto che 2500, almeno con gli attuali rapporti di cambio. Nel frattempo si prevede una contrazione delle dimensioni delle Divisioni navali da 12 a 8 navi ,un DDH portaelicotteri e lanciamissili.

Altre navi sono le 6 vecchie Minegumo e Akigumo, del 1967-78, unità da 2100 t di tipo leggero, praticamente delle fregate con lanciasiluri, cannoni da 76 mm, razzi Bofors da 375 mm. Alla metà degli anni '90 erano già considerate mezzi d'addestramento. Sono una sorta d'anello di congiunzione con le fregate, che peraltro per gli standard europei si potrebbero chiamare piuttosto corvette.

Queste sono state costituite anzitutto dalle Chikugo, 11 navi da circa 1500 t standard, con lanciatore ASROC: si tratta delle navi più piccole in cui siano mai stati installati questi missili antisommergibile, pur con una lunghezza di 93 m. Hanno anche vecchi cannoni da 76 e 40 mm, lanciasiluri ASW leggeri e un set di sensori ASW che successivamente all'entrata in servizio si arricchì anche di un sonar a profondità variabile.

L'ISHIKARI

La Ishikari, con motori a turbina in sostituzione di parte dei diesel delle precedenti ha ottenuto un successo molto limitato, in quanto la nave, completata tra il 1979 e il 1981, pur facendo da banco di prova per le nuove tecnologie, con un dislocamento di 1250 t e 85 m di lunghezza non ha soddisfatto: troppo piccola, troppi limiti di tenuta al mare e abitabilità.

Allora sono seguite 2 navi (originariamente dovevano essere tre, ma una venne tagliata dai programmi a metà anni '80) del tipo Yubari, con dimensioni di 91 m e 1500 t di dislocamento standard, praticamente simili a quelle delle 'Chikugo'. Si tratta di navi armate pesantemente, con 8 missili Harpoon, ma vista la loro presenza, costrette a rinunciare all'ASROC. È abbastanza strano, se si considera che le 'Knox' americane hanno avuto semplicemente la modifica del lanciatore per installare, su due rampe, missili Harpoon al posto degli ASROC, per cui i due sistemi possono certamente convivere, ma non nella marina giapponese che di fatto li ha sempre tenuti separati. Le navi hanno cannoni OTO da 76mm, introdotti per la prima volta con il Murakumo (DD118) del 1978, uno dei vecchi caccia da circa 2000 t. Per la difesa antimissile hanno un CIWS e sistemi ECM OLT-3 e lancia-chaff, per la lotta ASW siluri Mk 46 del tipo Mk 68 (ovvero l'Mk 32 o equivalente) e un lanciarazzi da 375 mm Bofors binato sulla tuga a prua della nave.

Le fregate giapponesi, a differenza dei cacciatorpediniere, hanno alberature ridotte: tanto grosse e complicate sono quelle dei primi (e certamente non aiutano la stealthness) tanto sottili, quasi 'invisibili' sono quelle delle seconde, sottili per le 'Chikugo', piccole per le 'Yubari'.

Per l'evoluzione successiva, da segnalare le Abukuma del 1986 (approvazione), realizzate nel 1987-93, 6 navi da 2050 t e alberatura nuovamente 'complessa' con un alto albero a mezzanave e uno minuscolo a poppavia. Hanno cannone da 76 a prua, ASROC a centro nave, 8 Harpoon in lanciatori quadrinati a poppavia, giusto davanti al CIWS Phalanx che assieme ai lanciasiluri e al ponte poppiero per l'elicottero completa la dotazione d'armamento. Dopotutto si tratta di navi solo di poco più piccole delle 'Lupo'. Al solito hanno ponte continuo, sovrastrutture anteriori piuttosto alte e larghe, ponte di coperta in gran parte sgombro anche perché a mezzanave è tornato l'ASROC tra i due fumaioli, e un set di radar di scoperta e tiro, oltre allo spazio per armamenti e sensori aggiuntivi, tra cui possibilmente un sonar rimorchiato.

Aliscafi: 3 navi ordinate con scafo similare a quello dei 'Nibbio', e altre 3 originariamente in programma. A causa del costo e delle dimensioni limitate, gli aliscafi di questo tipo non sono certo di economica gestione. La differenza non è nella piattaforma, ma nella motorizzazione con una R.R. Proteus al posto di una LM 500, mentre la dotazione d'armamento vede omesso il cannone da 76 mm anteriore, sostituito da un minuscolo Vulcan a tre canne, ma i missili antinave, anziché due soli OTOMAT sono 4 SSM-1B e altri apparati darma del tutto diversi per il settore elettronico. La costruzione è iniziata nel 1993.

Navi da sbarco: la prima generazione comprendeva le 'Atsumi' e le 'Miura', entrambe costruite in 3 esemplari. Si tratta di piccole LST, le prime da appena 1500 t e 89 m, del 1972-77, che sono praticamente simili a navi del tipo 'Polnocny' sovietico in termini di uso e capacità. Hanno un cannone binato da 76 e uno da 40 poppiero, trasportano 400 t di carico e 130 uomini, mentre le Miura, da 2000 t standard e 98 m, portano 200 uomini, 10 carri e 4 mezzi da sbarco. Dato il carattere insulare del Giappone, disporre di una pur minima capacità di sbarco anfibio, con navi chiaramente per operazioni a corto raggio, non era certo considerabile come rinascita di ambizioni imperialistiche. In seguito la loro sostituzione ha previsto, nel 1993, la costruzione di una nuova nave LPD da 170 m e 8900 t standard, dunque una grossa nave da sbarco anfibio. Una simile nave era stata prevista anche nel 1986 ma da 5-6.000 t, senza però essere finanziata effettivamente. La nuova nave avrebbe avuto un bacino allagabile e 2 LCAC d'assalto anfibio americani. Simili ma più grandi rispetto alle 'San Giorgio', hanno ricevuto un bacino grande sufficientemente per ospitare i grandi hovercraft della Textron, che sono larghi 14,3 m e lunghi 27 circa. La consegna era prevista per il 1998 e la nave avrebbe avuto a tutti gli effetti una conformazione da portaelicotteri, capace di portare 1000 soldati, 10 carri o 500 t di veicoli militari, 2 CIWS Phalanx, ponte di volo anche per elicotteri CH-47, anche se non è chiaro se sia presente anche un hangar. Velocità di 22 nodi e al solito per i giapponesi, un equipaggio davvero ridotto, di 130 uomini, uno per 70 t di dislocamento.

Le navi di difesa antimine sono state ben tenute in conto, ma non con le costose imbarcazioni in fibra di vetro. Dal 1976 sono stati costruiti circa 30 cacciamine in legno del tipo 'Hatsushima', da 440 t di dislocamento standard, poi elevato con la 22ima costruzione a 490 con una maggiore lunghezza di 2,5 m, ma solo dal 24imo sono state apportate anche delle modifiche al sistema di combattimento che hanno permesso di ridefinire appieno questa classe come Uwajima. Tutte hanno scafo in lengo, economico e amagnetico ma scarsamente resistente alle esplosioni subaquee, mentre i motori sono due diesel per 14 nodi, sonar ZQS-2B e poi, ZQS-3, che in sostanza sono l'evoluzione del Type 193 inglese prodotto dalla Hitachi su licenza. Il ROV è un tipo giapponese, l'S-4 per la prima classe, l'S-7 sulla seconda con migliori prestazioni, inclusa maggiore profondità operativa. Vi sono anche 4 sommozzatori e un cannone Sea Vulcan a 3 canne da 20 mm, per l'autodifesa e per far esplodere le mine galleggianti, cosa che in genere accade quando quelle ad ormeggio sono liberate dal fondale tagliando la catena o il cavo d'ormeggio. VI sono inoltre dei cacciamine costieri di tipo diverso, realizzati dal 1995, ma soprattutto le Yaeyama da 1000-1275 t. Sono navi oceaniche completate nel 1994, sempre con scafo in legno, motori diesel, ROV S-7 o S-8 per alti fondali. Almeno altri 3 erano in programma, inoltre non mancavano le navi appoggio-posamine Souya da 3.300 t p.c. e 99 m di profondità, e l' Hayase da 3.050 t. Le navi MCM erano nel 1995 ripartite nelle flottiglie di Kure e di Yokosuka, oltre che a vari dipartimenti. Ciascuna flottiglia ha una delle navi appoggio come ammiraglia, ed entrambe hanno un ponte d'appontaggio anche per gli elicotteri MH-53E da dragaggio mine. Infine, vi sono anche le navi cacciamine 'Takami', che sono state realizzate in 19 esemplari litoranei ma in fase di radiazione, tanto che al 1995 ve n'erano solo 2. Le operazioni litoranee MCM erano infine appannaggio del FUKUE da 530 t, nave comando e appoggio per i 4 piccoli dragamine litoranei, vascelli minuscoli da 58 t, ma in predicato di essere radiate a breve.

Navi ausiliarie erano presenti in quantità per un totale di oltre 100 unità navali. Solo per compiti addestrativi vi erano 5 navi, la più recente era la KASHIMA da 4060 t simile ad una fregata, con 143 m di lunghezza, 389 membri d'equipaggio di cui 140 allievi e con un cannone da 76 mm e ponte d'appontaggio.

I rifornitori erano all'epoca 3 Towada del 1987-90, da 15.580 t p.c., 167 m di lunghezza capaci di rifornire in mare le navi e con un ponte per elicottero poppiero, ma esisteva anche un'altra nave, la SAGAMI da 11600 t di cui 5000 di carico, del 1979, sempre con due stazioni di rifornimento per lato. In tal modo la flotta giapponese era pienamente operativa per le operazioni fuoriaerea, e nel 1991 ha avuto luogo una spedizione di cacciamine giapponesi nella prima missione fuoriaerea giapponese dal dopoguerra, con una nave appoggio e un rifornitore di squadra.

Vi sono state anche realizzazioni per la ricerca: la nave HIBIKI con scafo a catamarano e la sua gemella, con compiti di sorveglianza marittima con sonar passivo SURTASS, una nave per esperienze da 4.200 t, 2 navi appoggio sommergibili, 34 cisterne portuali e costiere, una nave posacavi, 15 rimorchiatori oceanici e 24 costieri, il rompighiaccio SHIRASE da 134 m e 17.600 t p.c., piuttosto pesante per le sue dimensioni data la sua particolare caratteristica, vi sono anche 2 elicotteri e 1000 t di rifornimenti.


Non sarebbe completo l'elenco delle navi giapponesi per la difesa giapponese senza la gigantesca forza navale della Guardia Costiera, anzi, più precisamente la Maritime Safety Agency: 12.200 uomini, oltre 500 mezzi navali tra le 27 e le 6500 t, circa 70 apparecchi. Le navi più grandi, attorno agli inizi degli anni '90 erano delle dimensioni degne di una flotta militare, anche se erano poco armate. L'ammiraglia era un colossale scafo da 6500 t e circa 160 m, la SHIKISHIMA, concepita per un compito particolare: trasportare il plutonio francese in Giappone per i reattori al plutonio in fase di studio. Questo mezzo navale avrebbe avuto un armamento leggero dato da una torretta binata da 35 mm e due con i Sea Vulcan da 20 mm, nonché due elicotteri, estesi sistemi di navigazione e lunga autonomia, nonché due elicotteri. Chiaramente, contro minacce di un certo livello sarebbe stato meglio avere almeno un cannone da 76 se non da 127 mm, possibilmente un ASROC, due lanciasiluri leggeri, un paio di CIWS e un Sea Sparrow, tanto per non farsi mancare nulla contro eventuali attacchi di navi, aerei e persino unità subaquee. La nave,grossa come una 'Haruna' era capace di poter compiere questo potenziamento, differentemente avrebbe avuto bisogno di navi militari di scorta, comunque raccomandabili. Ma questa non era certo una nave unica nella sua categoria: le precedenti 'super-navi' erano due da circa 5000 t, che a loro volta troneggiavano su altre 8 da circa 4000.

L'Oyashio SS 590

Quanto riguarda le navi subaquee, la MSDF era molto ben muniti, e anzi, queste navi erano le principali risorse offensive dell'intera flotta, pure costituita da oltre 80 navi principali per oltre 200.000 t. La programmazione consentiva di costruire un sottomarino all'anno, per cui la linea era sempre attiva e rinforzata da quella che era forse la più potente forza di sottomarini convenzionali del mondo. La storia iniziò nel 1955 con la cessione di una nave Classe Gato. Ripartiti in 3 divisioni navali per un totale di 16 battelli, più altre 2 per addestramento. Ma di che tipo erano questi sottomarini? Essi erano di grandi dimensioni, con una disposizione dei siluri a mezzanave per lasciare campo libero al sonar a prua, per dargli cioè spiù spazio possibile e montare gli apparati più grandi. I due Uzushio del 1976-78 erano battelli moderni e potenti, ed essendo relativamente recenti in molte altre marine li avrebbero tenuti volentieri in servizio in prima linea, ma invece vennero relegati già negli anni '90 come navi addestrative, una delle quali ebbe anche un sistema AIP di tipo Stirling. Si trattava di navi dotate di 6 tls e 20 siluri, dislocamento 2450 t immersi e velocità massima di 20 nodi. L'equipaggio era piuttosto numeroso, di 80 elementi o 70+20 allievi come navi addestrative.

La successiva e numerosa classe Yuushio del 1980-89 comprese ben 10 navi su 3 serie. Lunghe 76 m e con 275 m di profondità operativa normale anziché 200 come le precedenti, hanno sistemi di controllo del tiro digitali ZYQ-4 e altri sistemi avanzati; 7 sono state dotate anche di missili sub-Harpoon, sempre per un totale di 20, la cui efficacia è stata incrementata con il sonar rimorchiato a bassissima frequenza ZQR-1 ovvero ,grosomodo il BQR-15 americano, più il ZQQ-4 o il 5 a prua, a media frequenza. I motori sono due diesel Kawasaki-MAN da 6800 hp complessivi e un motore elettrico da 5,3 MW su di un solo asse, il che dà a queste navi da 2400 t immerse una velocità di 12-20 nodi, mentre l'equipaggio è leggermente meno numeroso, di 75 uomini.

Questi battelli hanno fatto la loro entrata anche nella storia, quando il NADASHIO, il 23 luglio 1988 nell'emergere collise con un peschereccio in ritorno a Yokosuka. La nave affondò e 30 uomini persero la vita, mentre il sommergibile poté rientrare con i propri mezzi alla base, anche se danneggiato (dopotutto, questo non è un racconto di Verne, anche se gli somiglia molto).

Nel 1987 venne impostato un nuovo battello, che era il capoclasse di una nuova tipologia di sottomarini: era l'Harushio. Di questa classe, impostata a Kobe, ne sono state previste 7, tutte dotate di Harpoon, 6 in servizio al 1995. Hanno materiale fonoassorbente sullo scafo per risultare ancora più silenziose, dislocamento di 2750 t immersi e 2850 per l'ultima nave, forse dotate di AIP. Armati ed equipaggiato come le altre navi precedenti, nell'ultima nave, l'SS 589 l'equipaggio è sceso da 75 a 71 uomini.

In prospettiva vi erano i primi 3 esemplari della 'Harushio migliorata', da 3000 t, sonar phased-array con piastrelle nelle fiancate, e altro ancora, ma non è chiaro se dotato di sistema AIP, ancora in sperimentazione, o solo eventualmente predisposto al suo utilizzo.

Infine vi sono le forze dell'Aviazione navale, che nel 1995 aveva 12.000 uomini, 16 gruppi con 300 apparecchi. DI questi fino a 100 erano P-3, circa 60 Sea King e altrettanti successori designati SH-60.

Gli elicotteri giapponesi, infine, nel settore dell'aviazione navale sono stati essenzialmente prodotti americani prodotti su licenza. Prima sono giunti gli SH-3, presenti in grande quantità per l'imbarco su navi e impiego da terra, poi sono arrivati gli elicotteri SH-60 per rimpiazzarli. Nel mentre sono stati comprati i KV-107 (sostanzialmente i CH-46) per trainare sistemi di dragaggio mine, a cui hanno fatto seguito alcuni più potenti Sea Stallion RH-53D. Infine, per lo stesso compito sono stati comprati gli EH-101 in piccola quantità, anche in questo caso per ruoli di dragamine e non per sostituire i Sea King.

E per i siluri? In tale settore vi sono armamenti americani e giapponesi. I primi sono essenzialmente per impieghi aerei ASW come per gli elicotteri e gli ASROC, che in Giappone non sono dotati di cariche nucleari. I secondi sono stati realizzati per i numerosi sottomarini giapponesi. Nondimeno, i programmi sono stati parecchi, almeno 4, equamente suddivisi. Il GRX-3 era un siluro leggero ASW avanzato, ma con uno sviluppo che lo portò ad eccedere i pesi e i costi stabiliti. Il successivo GRX-4 ne è stato il successore, previsto come equivalente all' Mk 50, vale a dire uno dei ,se non il siluro leggero più avanzato del mondo. Il Type 80 ha rimpiazzato i precedenti siluri americani Mk 37NT, mentre il Type 89 ha prestazioni analoghe a quelle dell'Mk 48 mod. 4 (28 km a 55 nodi), ma pare che abbia superato anche i 60 nodi in prova. Si tratta indubbiamente di un'arma potente e versatile, ma di cui vi sono poche informazioni.

Aggiornamento al 2008[4]

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Che la crescita della Marina giapponese sia stata innegabile in termini assoluti è un fatto chiaro; che lo fosse anche relativamente alle altre F.A. mondiali, può certo sorprendere. Eppure, sebbene ancora mancante di tre capacità fondamentali, la JMSDF è senz'altro una potenza militare di tutto rispetto, sia pure ancora come forza 'regionale'. Come unità navali dispone attualmente di circa 50 unità di superficie, appoggiate da circa 80 aerei da pattugliamento marittimo. Per considerare le differenze con gli 'altri', basti dire che la RN ha subito un dimezzamento delle sue navi d'altura da circa 50 a 25 (quando ancora agli inizi degli anni '90 era scandaloso che scendesse a sole 35-40); ha messo praticamente in riserva o in vendita tutte le navi a parte un pugno di Type 42, Type 22 Batch 3 e le Type 23 (e non tutte), oltre alle portaerei, navi anfibie e sottomarini. I Francesi non stanno meglio, gli Italiani ultimamente sono riusciti a riportarsi 'in quota' con la Cavour, i due DDG Doria ecc, ma fino alle fregate FREMM non ci sarà modo di rinnovare totalmente la componente d'altura, attualmente attaccata ai due DDG 'De la Penne' e alle ultime 'Maestrale', visto che 'Lupo', 'Audace', Veneto e varie altre navi sono oramai radiate o in riserva (a parte le 4 'Artigliere', presenza non propriamente trascurabile). Ma i Giapponesi con la loro Marina erano già riusciti a superare in dislocamento complessivo (circa 300.000 t) i Francesi circa 10 anni fa. Le loro tre manchevolezze, a tutt'oggi, sono nondimeno di una certa importanza. Non hanno una vera portaerei, non hanno sottomarini nucleari e tantomeno armi atomiche. Questo riduce le loro capacità di proiezione di potenza e di deterrenza militare, anche se per il resto hanno una potente flotta da combattimento. Le loro qualità sono per converso, la presenza di navi AEGIS, una flotta di sottomarini convenzionali che è la più potente, se non anche la più moderna, al mondo e una flotta basata a terra di pattugliatori marittimi a lungo raggio Orion di tutto rispetto, seconda solo a quella dell'USN. Questo, beninteso, nonostante sia uan flotta definita d'autodifesa. Eppure, solo i missili Harpoon lanciabili dai suoi P-3C (in teoria, fino a 6 per aereo) sarebbero sufficienti per cancellare una squadra d'alto mare prima ancora che si avvicini a meno di 3.000 km dalle coste giapponesi.

Organizzata fino a poco tempo fa nella classica conformazione di 4 flottiglie (suddivise in 3 divisioni navali) ciascuna con 8 DDG, di cui 1 portaelicotteri e uno-due AAW, oltre a 8 divisioni dipartimentali con 3-4 navi l'una. Mentre le Marine occidentali normalmente hanno flottiglie omogenee, con la creazione di 'Task Group' appositi a seconda delle esigenze, nel caso giapponese non succede, ma piuttosto le forze sono già un mix di unità con differenti capacità già in tempo di pace, con intuibili problemi logistici, ma anche altrettanto intuibili vantaggi addestrativi e di comando. Dal 2008, storica novità: ogni flottiglia di Scorta, sempre 4, è costituita da un gruppo DDH con un caccia portaelicotteri, una nave AAW, due di scorta ASW; e una divisioen DDG, con un caccia AAW (ovvero un DDG), e tre DD (le fregate-corvette). Totale, quindi, 28 navi, più 7 (poi 5) divisioni dipartimentali con le navi più piccole o anche le meno recenti. Ma esse vengono messe sotto il comando della squadra navale, e progressivamente si pensa di abolirle essendo costituite da navi di dubbio valore operativo per le esigenze attuali. Infine vi sono le piccole unità missilistiche della divisione Costiera, le 4 divisioni (prima erano 6) di unità MCM, basate anch'esse sui dipartimenti, 6 (poi 4) divisioni di sottomarini per un totale di 16 unità; infine la Divisione trasporti anfibi, quella rifornitori, e due addestrative. Queste ultime hanno i soliti due sottomarini via via assegnati tra quelli di costruzione meno recente (per la divisione subacquea), 3 fregate, una nave scuola, due polivalenti da 2.750 t per esperimenti e valutazioni varie. I gruppi di P-3 Orion vengono invece ad essere dimezzati, da 8 a 4, idem per gli elicotteri ASW (da 9 a 5), elicotteri SAR (da 7 a 6), mentre i distaccamenti dipartimentali sono da integrarsi nelle forze aeronavali della Squadra. Ma in tutto, il numero dei mezzi non cambierà molto, nemmeno per quelli dell'Aviazione navale, che ha circa 170 velivoli da ridursi a 150.

Ai 4 DDH 'Haruna' (1973-74) e 'Shirane' (1980-81) si devono trovare dei sostituti, identificati con le unità portaelicotteri da 197x33 m, 13.500-18.000 t, di cui la HYUGA è stava varata nell'estate del 2007, per poi entrare in servizio, crisi economica permettendo, nella primavera del 2009. La seconda unità seguirà nel 2011. Naturalmente sono unità moderne, con armi americane (2 CIWS Phalanx, a dire il vero non proprio l'ultimo grido del settore, e un VLS Mk 41 a 16 celle per gli ESSM e i VL ASROC), radar MELCO FCS-3, sistema radar di controllo del tiro. Un caccia portaelicotteri che in realtà somiglia molto ad una specie di Principe de Asturias o di Garibaldi. Ufficialmente avrà solo 3 elicotteri SH-60K e un MCH-101 dragamine, ma ha spazio per 11 elicotteri in hangar sotto il ponte di volo. Il problema, ovviamente, è che il Giappone potrebbe, secondo alcuni, scivolare nella tentazione di costruire una flotta d'alto mare per azioni 'aggressive', e così vi sono state vibrate proteste.

Certo che il Giappone è una nazione potente ed economicamente molto forte (ma anche con problemi non indifferenti), ha interessi oltremare, e una capacità di proiezione di potenza autonoma non gli nuocerebbe. È effettivamente ancora vittima delle restrizioni del dopoguerra, che sono stati tali da modificare pesantemente il contenuto della Costituzione. Ma il senso reale, in un mondo così globalizzato, di un Giappone privo di unità portaeromobili, è difficile da cogliere. Soprattutto, se si considera che molti altri Paesi hanno oramai unità portavelivoli. L'Italia, che pure era parte dell'Asse, ora ne ha addirittura due, la vecchia Garibaldi e il nuovo Cavour. Ai due primi 'DDH' di questo tipo, il Giappone presumibilmente farà seguire altre due unità, magari decisamente di tipo portaerei. Il fatto è che i 4 vecchi DDH necessitano, dopo una lunga ed eminente carriera, di un sostituto.

I caccia con capacità antimissile possono sembrare piuttosto importanti per la Marina giapponese, per via della minaccia teorica posta dalla Cina e dalla Corea del Nord, ma non va dimenticato che il suo territorio è anche difeso dai Patriot. Nel 1999, nondimeno, la Marina giapponese ha iniziato con gli USA lo sviluppo dei nuovi missili SM-3 Block II e IIA, con portata e quota superiori anche rispetto ai Block IA e IB. Nel giugno del 2006 vi è stato un primo test antibalistico, anche se la nave giapponese si è limitata a fornire a quella americana coinvolta la traccia radar del missile. Nel frattempo sono giunti gli ordini per aggiornare i Kongo allo standard BMD 2004, con i primi 16 missili SM-3 Block IA, da installare entro il 2009. Non solo, ma ai 4 'Kongo' sono seguiti i 'Kongo migliorati', nella solita logica evolutiva delle numerose classi di navi giapponesi, realizzate spesso a piccoli lotti. La seconda nave è stata completata lo scorso marzo. Queste due nuove navi (classe 'Atago') saranno forse seguiti da altrettante per sostituire i due 'Hatakaze' del 1986-88. Nel frattempo le batterie Patriot sono state aggiornate allo standard PAC-3. Verranno accompagnati tali miglioramenti, anche da 4 caccia da 5.000 t, con cannone da 127/62 mm Mk 45 Mod 4, VLS a 32 celle MK 41, e il radar a scansione 'attivo' FCS-3, che iniziò le sperimentazioni già dal '97. Non mancheranno 8 missili antinave SSM-1B, 2 Phalanx, 6 tls, 1 elicottero SH-60J/K, tecnologie stealth avanzate.

Attualmente la squadra navale comprende tra le altre, i sei 'Asagiri', 5.000 t, 1989-91; 9 Murasame, ancora più grandi, da 6.200 t (1996-2002); 5 'Takanami' da 6.300 t (2003-06), che sono simili ai precedenti ma con cannone da 127 mm al posto del pezzo da 76, alquanto incongruo vista la taglia dell'unità navale. Gli equipaggiamenti, come sempre sulle navi giapponesi, sono standardizzati, con armi americane Phalanx, ESSM, Sea Sparrow; missili antinave che prima erano gli Harpoon, e ora sono gli SSM-1B giapponesi (che rispetto agli 'A' hanno motore a reazione anziché a razzo, e sistema IR anziché radar); motori COGAG per 30 nodi, e cannoni italiani prodotti su licenza, tutti da 76 mm eccetto che i Takanami, i quali, assieme ai 'Kongo', hanno il 127 mm. Ma anche qui le cose cambiano, tanto che gli 'Atago' hanno adesso i cannoni Mk 45 a canna lunga, nonostante che quelli della versione standard non sono mai stati comprati per le classi precedenti (e infatti gli ultimi cannoni da 127 mm americani sono stati gli Mk 42 delle varie classi pre-anni '90). Così vi sono ben 3 tipi di cannoni da 127 mm in servizio nella JMSF. Le unità leggere sono le 6 motocannoniere missilistiche 'Hayabusa' da 240 t, 50 metri, consegnate nel 2002-04, che con 3 turbine LM-500 possono arrivare a 44 nodi grazie agli idrogetti azionati, mentre le armi sono un pezzo da 76 e 4 SSM-1B. Evidentemente i 3 tipo 'Sparviero' con cannone Vulcan a tre canne e 4 missili, non erano sembrati del tutto sufficienti essendo dimensionalmente straordinariamente piccoli, forse troppo piccoli per giustificare il loro elevato costo d'esercizio.

Poi ci sono gli SSK: 7 'Harushio' del 1990-97, 2.450/3.200 t, uno dal 2001 ha il sistema AIP Stirling. Più recenti sono le 11 unità classe 'Oyashio', consegnate fino al 2008. Sono battelli molto grossi, da ben 82 metri, 2.750/3.500 t, sonar ZQQ-5B-6 a frequenza medio-bassa, ZRQ-1 rimorchiato (è derivato dal BRQ-15 americano) a bassissima frequenza, sei tubi di lancio per 20 tra siluri Type 80 (ASW) e Type 89, missili Harpoon. Le dimensioni sono considerevoli, comparabili a quelle di un SSN, ma naturalmente non ne hanno le prestazioni subacquee, mentre lo scafo ingrandito serve soprattutto per il sonar flank array di scafo, piuttosto grosso. Ordinate già 3 delle 4 unità previste della classe 'Oyashio migliorata', una varata dall'ottobre 2007 per consegna nel marzo 2009. Hanno motori AIP Stirling, 2.900/4.200 t, 84 m. I cantieri giapponesi, quindi, continuano la loro tradizione di costruire un sottomarino all'anno, forse anche per mantenere i livelli occupazionali, vista l'assenza di esportazioni. E così fa un certo effetto vedere che della classe 'Yusshio', ottimi sub realizzati in 10 esemplari negli anni '80, ne è rimasto solo uno, in funzione addestrativa, con la sala lancio modificata in aula didattica. Eppure, questi battelli, dalla forma molto simile (a goccia allungata) agli SSN americani, possono superare in capacità moltissimi sottomarini ancora oggi in servizio nelle marine mondiali.

Le 3 navi anfibie dlasse 'Osumi', 14.000 t per 178 metri e 22 nodi, sono moderne unità che almeno formalmente, servono per servizi di difesa dell'arcipelago, visto che servono di trasportare, in caso di necessità, le truppe e i materiali da un'isola all'altra, e poi ci sono sempre le catastrofi naturali in agguato. Sono del 1998-03, con bacino allagabile per due LCAC e con alcuni elicotteri. Anche se si tratta di navi simili, diciamo, a delle grosse 'S.Giorgio' (aumentate alle dimensioni di un 'Garibaldi') esse suscitarono molte perplessità per le possibili intenzioni 'belliciste' che potevano ingenerare con la loro presenza. Le forze cacciamine hanno 12 'Hatsushima' del 1988-96, 12 'Sugashima', del 1999-07, 3 caccia-dragamine oceanici 'Yaeyema', due navi controllo drones 'Nijima' (sono le 'Hatsushima' modificate), associate a 6 catamarani Sam costruiti in Svezia, il tutto entro il 2006. La prossima classe è la 'Harashima' da 57 m e 630 t, 3 navi ordinate. Vi sono anche due 'Uraga' per il sostegno e comando. Tutte le navi sono cono scafo in legno, una soluzione anacronistica, ma ai giapponesi piace, forse perché non gli garba il costo industriale e ambientale della costruzione di grossi scafi in GRP.

La Guardia Costiera, ex- Maritime Safery Agency, ha navi realmente enormi: la 'Shikishima' arriva a 150 m e 9.500 t, è la famosa nave di scorta plutonio, ma ve ne sono altre 12 con capacità elicotteristica da 4-5.000 t, più altre 40 da 1.400-3.500 t: quello che basterebbe per una flotta pesante grossomodo quanto la Marina Italiana, per non parlare di 3 da 1.800 'Hida' recentemente consegnate e altre 5 unità da 1.300 t in ordine, più tante altre di piccole dimensioni. Sarebbe interessante conoscere il totale del dislocamento, per una flotta che è servita da 12.000 elementi. L'armamento è limitato al minimo indispensabile, ed in effetti è strano vedere navi tanto grandi eppure appena meglio armate, se lo sono, di colleghi ben più piccoli in servizio in altre Nazioni.

L'Aeronautica navale ha circa 80 P-3C, 5 EP-3, 4 UP-3C (con compiti ELINT ed addestramento ECM rispettivamente), e 5 OP-3C da ricognizione. È anche in sviluppo un aereo autarchico per rimpiazzarli, il P-X, già andato in volo con 4 turbofan e simile al C-X da trasporto per l'aviazione. poi vi sono ancora 6 US-1A idrovolanti, che piacciono se è vero che vi è un sostituto, l'XUS-2, di cui due esemplari sono già stati consegnati. Poi vi sono circa 100 SH-60K e J, costruiti dalla Mitsubishi (la Kawasaki ha costruito invece i P-3, dopo avere fatto lo stesso con i P-2 Neptune), rimpiazzando via via i Sea King. Hanno radar APS-124 e sonar AQS-18, mentre il K è la versione con missili Hellfire e altre migliorie. Gli S-80M1 Sea Dragon americani sono in corso di sostituzione con gli unici mezzi simili in capacità, 8 MCH-101 che sono gli EH-101 prodotti dalla Kawasaki, mentre altri 3 costosi EH-101 sono in acquisizione per operazioni in Antartico.

A tutto questo potenziale si possono aggiungere 92 lanciamissili sestupli per gli SSM-1 sistemati a bordo di autocarri dell'Esercito, aerei navali e dell'aviazione con missili Type 80 (ASM-1), Type 91 (ASM-1C), e i Type 93 che sono gli ASM-2, del '98, che armano F-1, F-2, P-3C e anche gli F-15J ammodernati, con sistema data-link e guida IR.

Infine non mancano le forze speciali, la SBU antiterrorismo, MIT per abbordaggio navi sospette, la guardia costiera contribuisce anche con il SST.

Per il futuro il Giappone avrà presumibilmente la necessità di aumentare i suoi impegni all'estero, e quindi non è difficile che riesca anche a far cadere la limitazione, a dire il vero più autoinflitta che subita, dell'export militare. Le potenzialità per l'alta tecnologia giapponese sarebbero enormi e del resto non si vede perché non dovrebbero, anche per ripartire con produzione all'export i sistemi costosissimi che vengono prodotti per le sole esigenze nazionali e in genere con programmi esclusivamente locali, anche se spesso con armi e sensori americani e motori inglesi. La limitazione del '67 che proibiva l'export ai paesi che fossero: comunisti, o sotto embargo ONU, o in guerra, era stata estesa nel '76 a tutto il pianeta. Nonostante che già nel '91 4 cacciamine e una nave logistica facessero visita all'estero, nel Golfo post-guerra, per ora l'unico strappo alla regola è stata la fornitura di 3 navi pattuglia antipirati all'Indonesia; durante la guerra del Golfo (quella del 1980-88) il Giappone si limitò a pagare i Pasdaran perché attaccassero le sue navi, cosa pragmatica anche se non molto onorevole. La lotta alla pirateria aveva fatto sì che si pensasse ad una forza d'impiego congiunta, anche con la Cina, già nel 2000, ma la cosa venne ben presto sommersa dalle critiche e dalle polemiche, mentre lo stesso anno la nave anfibia Osumi andava a soccorrere la popolazione di Timor-Est. Nel 2001 venne intercettata e affondata con tanto di equipaggio una nave nordcoreana battente bandiera cinese, che non si era fermata per un controllo: furono i primi colpi sparati in azioni reali dalla Marina dal dopoguerra (o almeno i primi di cui si abbia notizia, visti gli attriti con i Sovietici per le Kurili), a parte il fortuito abbattimento di un Grumman A-6 americano durante un'esercitazione, per una raffica di Phalanx. Certo che il destino non manca di ironia: la scorsa guerra gli antenati dell'Intruder, all'epoca gli Avenger, affondarono le supercorazzate giapponesi proprio per la mancanza di sufficienti armi per la difesa ravvicinata, e ora è successo che sia stata dimostrata la chiusura di tale 'gap' proprio con un'arma americana a scapito dell'ultimo aereo della dinastia di attaccanti della Grumman. Dopo l'11 settembre vennero mandati in missione due caccia e un rifornitore vicino all'Arabia Saudita, poi è venuto l'impegno 'umanitario' del contingente giapponese in Irak, nel 2004. Le operazioni di rifornimento in mare per supportare Enduring Freedom hanno comportato 700 rifornimenti di navi Alleate, rifornite con il 40% del carburante impiegato; persino l'USN ha ottenuto il 10% del conbustibile consumato da navi giapponesi. Il leader Shinzo Abe, noto 'falco', voleva anche cambiare la Costituzione in senso interventista; ma l'opinione pubblica già non ne poteva più dell'impiego nella 'Guerra al Terrore' e alla fine il suo governo è caduto; il successore Fukuda ne ha dovuto trarre le debite conclusioni, tanto che la missione di supporto (con un rifornitore e due caccia) è stata terminata il 1 novembre 2007, dando ordini alle navi di ritornare in Patria.

  1. Sgarlato, Nico, su Aerei nov-dic 2004
  2. Salerno, Giorgio; A&D, Maggio 1993 p. 56-59
  3. Ref: La Marina giapponese, P&D 1995 e 1998
  4. Annati, Massimo: La Marina Giapponese, RID ottobre 2008