Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Oman

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Indice del libro

L'Oman è presente nel delicatissimo settore meridionale della penisola araba, con le coste dell'Iran vicine oltre il golfo di Hormuz, gli Emirati a nord, lo Yemen al sud, l'Arabia a Nord-Est. È una nazione montuosa e assai isolata, il cui sultanato si appoggiò largamente agli inglesi per la difesa contro aggressori esterni. Ma le cose ad un certo punto cambiarono, allorché nel 1963 scoppiò una ribellione nel Dhufar, e il successivo ritiro inglese dalla zona nel 1967 portò la costituzione dello Yemen del Sud, noto come Repubblica Democratica popolare dello Yemen. La situazione si complicò molto, perché lo Yemen appoggiava la ribellione nel Dhufar, che era una regione del sultanato al suo confine. La Cina e l'Irak appoggiavano a loro volta la guerriglia con armi e rifornimenti. Questa si organizzò presto con il nome di Fronte popolare per la liberazione dell'Oman ovvero il PFLO. Nel 1970 il sultano Qabus rovesciò il padre e prendendo il controllo della piccola nazione, decise di potenziarne in maniera notevole le capacità militari, almeno a scopo di autodifesa.

Fino ad allora l'esercito omanita era una forza di mercenari comandati da ufficiali britannici, ma questo fatto cambiò, anzitutto con l'aiuto del già potentissimo Iran, che fornì una intera brigata per le operazioni nel Dhufar, appoggiata anche da propri elicotteri, mentre una squadriglia di F-5 veniva 'prestata' all'Oman in attesa dell'arrivo dei SEPECAT Jaguar, potenti cacciabombardieri d'attacco ordinati in Gran Bretagna.

Ricacciato dal Dhufar il PFLO fin oltre i confini con lo Yemen, l'Oman divenne una nazione quasi pacificata, anche se ancora ai tempi della Rivoluzione iraniana del 1979 vi erano circa 1.000 militari dello Sha sul territorio omanita. La guerriglia, tuttavia, era oramai finita da circa 4 anni[1].

1985[modifica]

Avendo una popolazione di poco superiore al milione di abitanti, l'Oman non poteva permettersi forze armate di grandi dimensioni, ma esse erano ben equipaggiate.

Esercito[modifica]

Il Royal Oman Armyera era il titolare delle maggiori risorse umane, con circa 15.000 uomini ordinati in poche unità da combattimento dotate di armi sia occidentali-specie britanniche-, che sovietiche.

Il possente Chieftain, sostituito successivamente con l'ancora più pesante Challenger 2
  • 1 brigata guardie reali
  • 8 battaglioni di fanteria
  • 1 reggimento di artiglieria medio e due leggeri
  • 1 reggimento corazzato
  • 1 reggimento trasmissioni
  • 1 battaglione forze speciali

In dettaglio, le forze erano date da un reggimento corazzato equipaggiato con un totale di tre battaglioni blindati e due carri. In realtà si trattava di compagnie: i blindati avevano cingolati leggeri Alvis Saladin oppure i più recenti e armati parimenti di pezzo L23 da 73 mm Alvis Scorpion. I due battaglioni carri avevano uno 6 M61A1, e l'altro 12 Chieftain prestati dal British Army in attesa di 15 carri nuovi fabbricati dalla ROF a Leeds, con modifiche appositamente richieste dagli omaniti che li hanno chiamati Qayis Al Ardh.

I reparti d'artiglieria avevano invece due reggimenti con vecchi cannoni inglesi da 87 mm (i famosi '25 pounder' come quelli usati a El-Alamein), incrementati dai moderni obici (Light Gun) da 105 mm della ROF di Notthingan, mentre l'altro reggimento era di armi medie con cannoni sovietici M46 con la loro ottima gittata di oltre 27 km, e semoventi M 109 da 155mm, meno prestanti ma più mobili e potenti in termini di granata. I sistemi di tiro erano inglesi: radar EMI Cymbeline per la localizzazione dei mortai erano presenti in numerosi esemplari come anche altri sistemi tattici.

La fanteria era ben armata con pistole Browning belghe da 9 mm, mitra Sterling da 9 mm, fucili FAL da 7,62 mm, M16A1 da 5,56 e SIG svizzeri pure da 5,56 mm. Le mitragliatrici erano le FN MAG GPMG. I mortai erano i Brandt da 60 mm, gli inglesi L-16 da 81mm, gli americani M 30 da 107 mm (in realtà 106,7 mm).

Altre armi erano i missili controcarri BGM-71 TOW e 4 semoventi sovietici Shilka da 23 mm. antiaerei per il reggimento corazzato.

Aeronautica[modifica]

Forte di appena 2.000 uomini, aveva nondimeno una discreta forza operativa:

  • 1 gruppo cacciabombardieri Jaguar
  • 1 gruppo cacciabombardieri Hunter
  • 1 gruppo addestramento COIN con Strikemaster
  • 3 gruppi trasporto con BAC 111, C-130, BN Defender, Skyvan, D.Falcon
  • 1 gruppo elicotteri con AB.205 e AB.206, Bell 214
  • 2 gruppi di difesa aerea con Rapier Blindfire

La forza principale era data, abbastanza ovviamente, da 12 Jaguar, alcuni dei quali biposto. Essi erano capaci di portare fino a 4,7 tonnellate, erano supersonici e capaci di raggio d'azione fino a oltre 1000 km. I vecchi Hunter Mk 73, T.Mk 66 e T.Mk 67 (12 in tutto) erano se non altro assai più acrobatici e dotati di una batteria di cannoni da 30 mm di tutto rispetto. In altre parole erano buoni apparecchi da caccia multiruolo. Gli Strikemaster erano simili, con lo stesso motore, ai Macchi 326, ma più lenti, principalmente perché come l'americano T-37 erano a posti affiancati. Si trattava comunque di apparecchi piuttosto potenti, con oltre 1000 kg di armi trasportabili a discreta distanza e due mitragliatrici leggere a bordo. Il resto della forza disponibile era costituito da una varietà di tipi, che all'epoca erano 12 BAC 111, 1 D.B. Falcon 10, 7 B.N. Defender, 15 Shorts Skyvan 3MF, 3 C-130H. Ordinati 2 DHC 5D. Il gruppo elicotteri aveva 15 AB.205, 2 AB.206, 4 Bell 214.

Esisteva anche una squadriglia reale con 1 Grumman Gulfstream, un BAC VC-10, 1 DC-8, 2 FWA AS.202, 4 AB.212.

Infine vi era la difesa aerea, basata su 28 rampe quadruple per i piccoli, micidiali missili Rapier nella versione Blindfire, ciascuna rampa aveva infatti un radar Blindfire per il tiro in condizioni ognitempo.

Marina[modifica]

Forte di 1.500 uomini, nonostante un recente programma di ammodernamento non era ancora che una piccola flotta costiera.

  • yacht reale/corvetta
  • 1 nave logistica da sbarco
  • 5 motocannoniere missilistiche: 3 'Province' e 2 'Brooke Marine'
  • 4 motocannoniere 'Brooke Marine'
  • navi supporto: 6 LCM e 3 Hovercraft

La principale base era Mascate, quelle secondarie a Mina Raysut e Jazirat. Lo 'Yacht Reale' era anche utilizzabile come nave 'militare' con una piattaforma per elicotteri e una motolancia Fairey Marine Spear. Le nuove motocannoniere 'Province'della Vosper Tornycroft erano belle navi da 56 m di lunghezza, circa 400 t di dislocamnto, con un cannone da 76 a prua, 2 da 40 a poppa, 6 missili Exocet. Le due più vecchie Brooke Marine del 1973 avevano invece 2 Breda da 40 mm a prua (nella torretta Dardo B con 444 colpi) e due missili Exocet MM.38. Erano tra le prime navi del tipo motocannoniera missilistica, ma una andò peraltro perduta nel Golfo di Biscaglia nel 1978, durante un viaggio da una revisione in Gran Bretagna. Altre unità erano le 4 motocannoniere Brooke Marine del 1977, con il solito cannone da 76 OTO, e una mitragliera svizzera Oerlikon da 20 a poppa. In tutto, dunque, c'erano 9 unità d'attacco missilistiche e/o cannoniere a disposizione della piccola marina omanita.

La nave logistica, del 1979, era assai originale: 47 uomini di equipaggio, capacità di trasporto fino a 188 soldati e veicoli corazzati vari, un cannone da 76 OTO e due armi da 20 mm, un ponte di volo per elicotteri e due mezzi da sbarco Rotork. La marina aveva complessivamente 6 mezzi da sbarco nonché 3 hovercraft Skima-12.

Infine, oltre alle classiche forze armate vi era la 'guardia civile tribale', di 3.000 uomini, chiamata Firquats, e la componente navale e aerea della polizia, assai ridotte ma pur sempre presenti.

In definitiva, l'Oman aveva un mix di equipaggiamenti molto vario, segno della difficoltà a mantenere un equilibrio precario tra i blocchi di influenza mondiali: aerei britannici per quasi tutti i compiti, elicotteri americani -per lo più prodotti su licenza in Italia-, missili e artiglierie britannici, cannoni antiaerei sovietici, semoventi d'artiglieria americani, armi portatili belghe, mortai francesi, navi britanniche con artiglierie italiane (almeno come produzione) e missili francesi, mentre i sistemi di controllo elettronico erano per lo più britannici. Anche i carri armati erano britannici e in minor parte, americani. I carri presenti erano i tipi più pesanti e sottopotenziati disponibili a livello internazionale, con un rapporto potenza-peso di circa 13 hp per tonnellata, non certo molto validi per il movimento in montagna, dove gli Scorpion e le Saladin erano e sono più idonei e di facile uso.


Al 1990[2][modifica]

212.457 km2, 1.334.000 abitanti. È uno dei 'Trucial State' ovvero 'Stati della tregua', assieme agli Emirati di cui però non fa parte. Esso è costituito da una realtà composita, il sultanato di Mascate e dall'imanato di Oman. F.A. 51.000 effettivi. 22 BAe Jaguar S/B, 18 Hawker Hunter Mk.67/73, 12 BAC Strikemaster Mk.82/82A, 16 BAe Hawk 100/200, 3 C-130H, 22 elicotteri. 30 Exocet, AIM-9P, R.550, 28 Rapier Blindfire. 39 carri armati. 14 navi.


Situazione attuale (2008)[3][modifica]

Le piccole F.A. Omanite sono cambiate in maniera apprezzabile in questi anni, specie dopo la guerra del '91. Ecco la loro storia.

Le F.A. nazionali sono le SAF Sultan of Oman's Armed Forces, nate nei primi anni '50 con l'assistenza britannica e hanno avuto in due occasioni da fronteggiare insurrezioni armate interne.

Fino al 1954, con il comando di Said bin Taimur, l'Oman era sotto il comando britannico, con truppe formate da mercenari come quelli provenienti dal Baluchisan (Pakistan).

Le tensioni precedenti erano con l'Arabia per il possesso dell'oasi di Buraimi, non tanto per l'acqua ma per le estrazioni di petrolio della zona, la cosa venne poi risolta con l'arbitrato britannico. Inoltre l'Imam dell'Oman Ghalib bin Ali stava sfidando l'autorità del sultanato e per occupare la città di Ibri venne usato un battaglione chiamato Muscat and Oman Field Force, ponendo fine alla controversia.

All'epoca le forze omanite erano nell'insieme:

Batinah Force (era fanteria della regione costiera di Muscat)
Muscat Regiment (la guardia, o Palace Guard).
Muscat and Oman Field Force

Tutte queste unità avevano vari ufficiali inglesi.

Ghalib, però non si arrese e dichiarò piuttosto l'Imanato indipendente di Oman, fino a che non venne catturato nella città di Rostaq. Il fratello Talib bin Ali era andato in Arabia e tornò nel '57 con 300 guerriglieri che riaccesero la ribellione, occupando una torre vicino Nizwa, e dopo combattimenti con la Field Force durati settimane, scoppiò la ribellione distruggendo la Muscat and Oman Field Force quasi totalmente, mentre questa si ritirava in un territorio diventato improvvisamente nemico, tra villaggi e città ostili. Venne alla fine repressa dal Muscat Regiment e soprattutto dalle truppe britanniche con l'appoggio RAF. Talib si ritirò a Jebe Akhdar.

Nel '57-59 le forze dell'Oman vennero riorganizzate con la guida del britannico col David Smiley. La Batinah Force venne ridenominata Northern Frontier Regiment mentre la Muscat and Oman Field Force venne trasformata nell' Oman Regiment e si ebbe l'accortezza di mischiare le truppe per evitare ammutinamenti e altri problemi indesiderati di 'simpatie' per i ribelli locali. Però questo causò anche tensioni dentro le stesse unità operative e vi erano persino problemi di linguaggio tra le varie regioni. Molti soldati dell'Oman erano reclutati nella regione di Dhofar e venivano guardati con disprezzo da altri arabi. Non era facile avere ragione delle difese di Talib, anche perché c'erano sentieri così stretti che le truppe non erano capaci di attaccare in formazioni numerose, nemmeno a livello di compagnie. 4 di esse vennero mandate nella zona meridionale, di cui due erano delle Trucial Oman Levies, le future F.A. degli E.A.U. Ma nemmeno quest'attacco ebbe successo e dovettero ritirarsi. Venne poi lanciato un attacco come 'finta' da unità di terra per far sì che gli Shakleton della RAF potessero poi bombardare le unità nemiche ammassate per respingere le truppe di terra. Tuttavia non ebbe successo. Nei due anni di lotta che seguirono, le forze di guerriglia continuarono a penetrare attorno Jebel e a minare le strade e fare imboscate alle truppe britanniche e omanite; le truppe erano sparse nelle cittadine e villaggi: l'ideale per essere sopraffatte dai guerriglieri con attacchi concentrati, e oltretutto v'erano armi a loro disposizione più efficaci di quelle degli Omaniti di Talib. Nemmeno il fuoco di due cannoni da 140 mm omaniti contro la piazzaforte sull'altopiano di Jebel ebbe successo nel causare problemi alla guerriglia. Come spesso accade nella storia, la situazione venne risolta con metodi non convenzionali: Smiley chiese un'operazione delle SF con supporto aereo. Due squadroni del SAS Regiment vennero mandati così nel '59 con il comando di Anthonty Deane-Drummond. Prima vi fu un'azione di finta nella zona a N di Jebel, poi i SAS salirono la parete a Sud di Jebel. Come Alessandro in una delle sue azioni contro un villaggio di montagna, anche qui la sorpresa ebbe conseguenze decisive: i ribelli non si aspettavano l'attacco. Non solo, ma poco dopo vennero paracadutati dei rifornimenti da parte della RAF; i ribelli pensarono che fossero dei paracadutisti e così scapparono senza quasi combattere. Incredibilmente, i guerriglieri che avevano combattuto efficacemente per 2 anni, si dispersero in poche ore perdendo la posizione fondamentale che li avvantaggiava. In seguito o scapparono in Arabia o si unirono alle popolazioni del posto.

Ma dall'Arabia Saudita continuarono a penetrare dei guerriglieri, alle volte anche dagli UAE, disseminando mine pericolosissime per le forze SAF e i guerriglieri. Venne formata nel 1960 la Oman Gendarmerie che aiutò a fermare questa azione. L'unica minaccia rimase quella di un gruppo marxista che era interessato ad azioni terroriste.

Nel '64 ricominciò la ribellion nella provincia di Dhofar, sempre supportata dall'Arabia Saudita, inizialmente per rivendicare maggiore autonomia e benessere. Le locali truppe tribali non ebbero molto successo e solo nel '65 vennero mandati due battaglioni della SAF per reprimere la rivolta, cosa facilitata dalla ridotta forza d'organico delle unità omanite e l'aviazione era ridotta a poca cosa, con aerei da trasporto e da attacco al suolo, mentre la Marina aveva una sola nave. Così venne scilta la Dhofar Force nel '66, anche perché nel frattempo alcuni dei suoi uomini tentarono di attaccare il Sultano. Così venne sostituita dalla 'Desert Regiment', così come il Southern Regiment. La ribellione continuava fino al 1967 quando venne stabilita la Repubblica Democratica dello Yemen vicino a Dhofar, il che aumentò la forza dei ribelli ed eliminare il Sultanato e altri regimi pro-occidentali. Nel '69 il Dhofar era sotto il loro controllo e gli attacchi continuavano anche sull'Oman. Del resto la situazione non era accettabile, perché Said bin Taimur era effettivamente un despota e una persona retriva, contraria al progresso. Nel '70 il Sultano venne finalmente cacciato via, ma da un colpo di stato che quasi sicuramente venne organizzato proprio dai britannici, che non vedevano altra via per salvare l'Oman. Venne sostituito dal figlio Qaboos bin Said.

Questo era una persona più moderna e con esperienza nel British Army con il primo battaglione 'The Cameronians' (Fucilieri scozzesi). E fortunatamente, la sua mentalità era ben più aperta e liberale. Così istituì molte riforme militari e sociali dichiarando anche un'amnistia per convincere i ribelli alla resa nel Dhofar. Inoltre i ribelli 'pentiti' sarebbero diventati le unità irregolari 'Firquat' che arrivarono a circa 1.800, addestrate dal solito SAS, e che aiutarono a ridurre il supporto della popolazione locale dei guerriglieri. Al contempo vennero migliorate e potenziate le truppe regolari, finalmente più che altro Omaniti (mentre i pakistani vennero concentrati in unità specifiche), con aiuto britannico dell'esercito e dei marines, più vari mercenari. Le due unità nate nel '71 erano la Frontier Force di Dhofar e il Jebel Regiment all'interno dell'Oman. Soprattutto vennero organizzate le unità come il Signal Regiment, Armoured Car Squadron, Artillery Regiment, Engeneer Unit, Garrison Detachment e Training Regiment. Infine venne modernizzata la Oman Gendarmerie. L'aviazione ebbe vari piloti mercenari o della RAF.

Jaguar omanita intercetta uno Il-38. I Jaguar erano gli unici aerei supersonici capaci di quest'offensiva

Con tutti questi miglioramenti e l'appoggio dello Shah dell'Iran, nel '72 i rifornimenti ai ribelli calarono. Per non restare annichiliti, i guerriglieri lanciarono un attacco contro la città costiera di Mirbat, ma solo per essere sconfitti dalle truppe omanite. Nel '73 furono gli omaniti a lanciare un'offensiva contro la base di Shershibitti, ma fallì, consentendo solo di tenere per due anni una posizione (Simba) al confine con lo Yemen. I ribelli ('Adoo') vennero sconfitti nel '75 con un'altra offensiva e la ribellione finì nel '76. All'epoca l'Esercito aveva 13.000 effettivi con le brigate del Sud e del Nord. Il comandante era il Major Gen Tim Perkins, altro capace ufficiale britannico. La situazione era stata risolta con l'aiuto di Londra, e negli anni successivi l'Oman continuò ad espandere le sue F.A. con l'aiuto britannico, fino ad avere Jaguar e C-130 alla base di Thumrait.

Un battaglione di fanteria venne schierato con il Consiglio di Cooperazione del Golfo, nell'operazione 'Peninsula Shield', supportando l'Irak contro il nuovo nemico, l'Iran. Senonché nel 1990 furono gli irakeni che invasero il Kuwait, e stavolta l'Oman si schierò con la Coalizione internazionale, come base logistica, e con pochi aerei di sconda linea, ma senza partecipare alla guerra vera e propria, per la quale aveva solo i suoi Jaguar come mezzi validi (naturalmente aerei con standard britannici). Un battaglione venne mandato in Arabia con la TF Omar, inquadrata nella 10a Brigata meccanizzata. Quest'unità entrò in Kuwait nel secondo giorno di guerra terrestre e non ebbe perdite durante l'azione di terra. Seguirono ulteriori programmi per potenziare le relativamente piccole F.A. locali. Per esempio, comprando nuove navi da guerra e i carri Challenger 2, i soli esportati dalla morente industria carrista britannica, che ebbe la sua ultima commessa dai fedeli alleati Omaniti. Nel 2001 l'Oman ospitò un contingente del British Army per un'esercitazione come la Saif Sareea II, con 12.500 uomini coinvolti anche da parte omanita. Era forse una preparazione per la successiva invasione dell'Irak.


Al 2006:

  • Royal Army of Oman
1 HQ divisionale
2 HQ di brigata
Reggimento (battaglione in realtà) Corazzato
Reggimento(battaglione) autoblindo
Fanteria
Reggimento (1 btg) meccanizzato
Muscat Regiment (1 btg)
Northern Frontier Regiment (1 btg)
Southern Regiment (2 btg)
Desert Regiment (1 btg)
Jebel Regiment (1 btg)
Artiglieria
4 rgt (battaglioni) artiglieria
SAF Signals
Sultan Armed Forces Engineers
SAF Electrical & Mechanical Engineers
  • The Royal Guard
Household Troops (per servizi cerimoniali)
  • Special Forces
  • Royal Navy of Oman
2 corvette 'Qahir Al Amwaj'
4 FAC 'Province'
3 pattugliatori 'Al Bushra' da 54 m e 450 t
4 FAC 'Brooke Marine' poi radiate
1 LST
3 LCU
  • Royal Air Force of Oman
2 squadrons di Jaguar
2 squadrons di Strikemaster e Defender
3 squadrons con aerei da trasporto
2 squadrons elicotteri
  • Oman Police Service (numero ignoto)

La fine della guerriglia è stata soprattutto dovuta alla riduzione della povertà nella popolazione e della separazione tribale, e le cose sono migliorate anche grazie alla formazione della Repubblica Yemenita del 1990. Tuttavia l'Oman ha la penisola di Mussandam, che potrebbe causare problemi futuri tra le due nazioni. Nel frattempo è stata ridotta la dipendenza dalla Gran Bretagna ma la loro dottrina di fanteria leggera è ancora molto 'british' nell'aplomb, specie da parte del SAS.

Il piccolo esercito omanita è stato ben equipaggiato ed è capace di difendersi dai vicini, specie con il reggimento dei Challenger 2 e uno di M60 Patton (perlopiù A3) della sua brigata corazzata. È stato ordinato un grosso lotto di LAV e oltre 80 VBL, mentre negli anni '90 sono arrivati i semoventi G6 da 155/45 mm dal Sudadrica. Inoltre sono stati ordinati i missili Javelin. L'assistenza del British Army e del SAS è stata continua e l'esercito, piccolo ma efficiente, mantiene elevati standard di addestramento e di operatività.


Corazzati:

  • 38 Challenger 2
  • 73 M60 Patton
  • 175 Mowag Piranha LAV
  • 132 Panhard VBL
  • 10 Alvis Stormer
  • ? Alvis Saladin
  • 37 FV101 Scorpion
  • ? FV103 Spartan
  • 15 Saxon
  • ? VAB
  • ? Cadillac Gage Commando

Ordinate recentemente anche 6 'Centauro' con motore potenziato (650 hp) e cannone da 120/44 mm, protezione migliorata e torretta Hitfact 120 di nuova generazione. Altri mezzi (fino a 24) potrebbero essere ordinate in futuro.

Artiglieria

  • 24 G6 da 155 mm
  • 39 L118 Light Gun da 105 mm
  • 12 M-46 da 130 mm e 12 Type 59-1
  • 12 FH-70 da 155 mm
  • 12 G5 da 155 mm
  • mortai L16 da 81 mm
  • Oerlikon da 35/90 mm
  • Cannoni da 40 mm Bofors
  • Crotale NG

Armi leggere:

  • Steyr AUG
  • L110A1 SAW
  • Javelin ATGW
  • BGM-71 TOW
  • Mistral
  • LAW-80


L'attuale Royal Air Force of Oman (RAFO) nacque come SOAF (Sultan of Oman's Air Force) nel marzo 1959 con la consulenza britannica, tanto che il primo comandante fu un ufficiale inglese, l'Air Commodore Bennett. Prima arrivarono 2 Scottish Aviation Pioneers ex-RAF, mentre il primo aereo armato fu un Provost T52, seguito da altri due, il tutto donato dal governo britannico in quell'anno. In seguito giunsero anche altri 6 Provost e 4 DHC Beaver, ma il solo aeroporto era quello di Bati Al-Fakaj, e tutti gli aerei dovevano saper operare, come potevano fare, su campi semi-preparati. Cosa che indubbiamente fu necessaria e vantaggiosa per lo operazioni in Dofhar, iniziate nel '62 e che durò oltre 10 anni.

Dal '68 arrivarono 24 Strikemaster da addestramento aereo e attacco leggero, specialmente per combattere la guerriglia nella regione di Dofhar. Pare che in particolare si trattasse di 12 Mk.82 ordinati nel '67, seguiti da altri 13, quando però le operazioni erano già cessate. Del resto, vari Strikemaster vennero abbattuti dalla contraerea, piuttosto moderna e potente, dei guerriglieri yemeniti. Nel '70 vennero comprati anche dei DHC Caribou (tre esemplari) e sei Skyvan, a cui sarebbero seguiti altri 10 esemplari; nel mentre l'Oman si interessava anche di elicotteri con 8 della famiglia Huey, i primi di 40. 74 vennero integrati con dei BN Defender, vari BAC 111, e soprattutto VC-10, 31 o 32 Hawker Hunter (dono giordano, dal febbraio 1975). Una rivoluzione tecnologica ancora più spinta avvenne nel '77, quando i britannici fornirono i potenti SEPECAT Jaguar, una rete di radar e due batterie Rapier. La presenza britannica si farà ancora sentire per poi completare il potenziamento dell'aviazione omanina, stavolta con i BAe Hawk acquisiti negli anni '80, tra le versioni più moderne all'epoca disponibili (Serie 100 e 200, questi ultimi monoposto). Non era però finita qui. La guerra aveva dimostrato che le basi aeree necessitavano della capacità di ospitare ogni sorta di aereo da combattimento e pertanto venne anche creato l'aeroporto di Thumrait (Hunter e Jaguar).

In seguito, la partecipazione omanita alla crisi del Golfo (1990-91) portò ad ulteriori potenziamenti, perché gli USA cercavano appoggi locali per i propri apparecchi, inclusi i B-52H. Quanto ai reparti, il No.6 Sqn è stato il primo su aviogetti da caccia, formatosi sugli Hunter nel 1975 e ben presto divenne il principale dei reparti dell'aviazione omanita. Tra l'altro, i suoi cacciabombardieri si comportarono molto bene nelle fasi finali della crisi del Dofhar, dove colpirono duramente la guerrigia. Molti aerei, col passare inesorabile degli anni, erano tuttavia piuttosto usurati e si dovette usarne una parte 'cannibalizzandone' i sistemi, per poter mantenere operativa l'altra. Nel 1980 ebbero anche i missili AIM-9 Sidewinder, e stranamente, malgrado le elevate prestazioni, si trattò di alcuni dei pochi Hunter con tale capacità. Nel 1994, infine, vennero ritirati dopo un'onorata carriera pluridecennale.

I Jaguar, inizialmente, erano con il No.8 Sqn nella stessa base. Questi potenti cacciabombardieri vennero ordinati nel 1974 con 14 cellule mono e biposto, in consegna dal 1977 nel modello avanzato noto come Jaguar international (che di fatto è molto simile ai tipi RAF, incluse le rotaie di lancio sopra l'ala). A tutt'oggi esso è un caccia multiruolo capace anche di esercitare una certa difesa aerea, anche se servirebbe ben di meglio, dato che in quota la sua piccola ala molto caricata non consente un'agilità accettabile, mentre al solito manca un radar (nel muso vi sono solo sistemi elettro-ottici, forse un ricevitore laser). Altri Jaguar apparvero con un altro squadrone nel 1983. Tutti questi bireattori sono stati molto usati e una visione costante nell'aria limpida del deserto omanina, dal quale si distinguono con difficoltà per via della mimetica a due toni sabbia-ocra, molto adatta per lo sfondo naturale. Molto importante è l'ultima scelta, stavolta americana. Si ricordi che l'Oman, a suo tempo, era anche interessato a 8 Tornado ADV, ma alla fine ha deciso di sostituire i Jaguar puntando sull'F-16. I primi resteranno in servizio fino al 2012, i secondi sono stati per ora ordinati in 8 Block 50 monoposto e 4 biposto, il tutto per il No.18 Sqn.

Gli F-16 sono degli ultimi e più moderni block: essi hanno missili AGM-88 HARM, JDAM, JSOW e WMCD. Questi aerei sono i Block 50, con i motori F110-GE-129, e i Block 52 con l'F100-PW-229 dell'eterna concorrente PW. Attualmente vi sono colloqui per compare fino a 24 Eurofighter dalla BAe con un costo di 1,4 mld di sterline (1,7 mld di euro). Nel frattempo i Tornado ADV, regolarmente prodotti, vennero lasciati alla RAF.

Ridenominata RAFO nel 1990, è attualmente comandata dall' Air Vice-Marshal Yahya Rasheed Al-Juma.

Delle basi principali si è già detto, ma oltre a Thumrait vi è anche Salalalh, la seconda città per importanza dell'Oman e dal '64 sede dei reparti addestrativi con i Provost e Beaver. Dal '71 vi è uno squadrone apposito, il No.3, che all'epoca aveva gli elicotteri AB.205 e 206; nel 1983 apparvero anche tre Bell 212. In quegli anni è stato anche formato il No.1 con gli Strikemaster, oramai relegati a compiti di seconda linea. Il No.5 Sqn è invece nato sui BN.2A Defender, ma allorché giunsero gli Skyvan, questo reparto venne sciolto. Quanto ai longevi Defender, essi vennero ritirati nel 1992.

Per il futuro l'Oman continuerà ad investire massicciamente sull'aviazione. Anzitutto, si è aggiunto alla lunga lista di utenti degli NH-90; bisogna trovare un sostituto ai Jaguar, ma anche ai Seavan da pattugliamento marittimo (cugini degli Skyvan terrestri), e si vocifera della compera di 24 EF-2000. I Typhoon potrebbero essere dei lotti ordinati dalla RAF, ma per ora non c'è niente di definitivo e gli unici clienti 'esteri' del caccia europeo restano Arabia e Austria. Per il resto, c'è da ricordare che gli oltre 100 mezzi aerei dell'aviazione omanita, cresciuta con fatica rispetto ad altre vicine, ma piuttosto florida attualmente, dispongono anche della base addestrativa di Masirah, già nota ai tempi di Desert Storm come base alleata. È un'isola dove attualmente vi sono i 12 PC-9M del No.1 Sqn, i sostituti dei vecchi Strikemaster, che sono stati radiati nel 1990. L'iter addestrativo prevede prima le pre-selezioni con i Super Mushshak pakistani, poi i Pilatus, e infine gli Hawk. Questi ultimi, nel modello monoposto Mk.200 sono dei veri cacciabombardieri leggeri. Gli Mk.203 hanno un set elettronico completo e dispongono dello stesso radar APG-66 degli F-16. Il loro No.6 Sqn è stato riformato a Masirah nel 1993, equipaggiato con tali nuovi apparecchi da combattimento e addestramento avanzati[4].

Quindi attualmente vi sono:

N.1 Sqn, PC-9M, Masirah
N.3, elicotteri, Salalah
N.6, Hawk 103 e 203, Masirah
N.8, Jaguar, Thumrait
N.12, aerei cargo
N.18, F-16, Thumrait
  • 18 Jaguar (16 B e 2 S)
  • 12 F-16C/D
  • 4 BAe Hawk 103
  • 11 BAe Hawk 203
  • 1 A.320
  • ? Do.228
  • 3 C-130H
  • 12 Shorts (2 SC.7 e 10 Skyvan)
  • 7 MFI-17 Muskhak
  • 12 Pilatus PC-9M
  • 2 Super Flake
  • 21 AB-205
  • 3 AB-212
  • 4 AW-139 (su 10 ordinati per lo stormo aereo della Polizia)
  • 20 NH-90
  • 3 Bell 206
  • 20 Bell HH-1H
  • 3 SA-332
  • 15 Westland Lynx Mk.120


Marina:

  • 2 corvette 'al-Qahir'
Q31 Qahir Al Amwaj
Q32 Al Mua'zzar
  • FAC Dhofar ("Province") (1982-1989)con missili MM40 e cannoni da 76, simile alle navi classe 'Nyayo' del Kenya, tutte costruite dalla Vosper Thorneycroft:
B10 Dhofar
B11 Al Sharquiyah
B12 Al Bat'nah
B14 Mussandam
  • pattugliatori 'Al Bushra' da 54 m e 450 t (1995-6)
Z1 Al Bushra
Z2 Al Mansoor
Z3 Al Najah
  • Al Mabrukah - lo yacht reale trasformato in nave di pattugliamento
  • Navi anfibie:
L3 Fulk al Salamah, trasporto anfibio da 10.000 t
L2 Nasr al Bahr, piccola LST di costruzione britannica
A2 Al Sultana, piccola nave logistica di costruzione olandese
  • Al Said, yacht reale
  • S1 Shabab Oman, nave d'addestramento

Sono previste 3 navi da pattugliamento 'Ocean', costruite dalla BVT e consegnate dal 2010, con missili MBDA MICA-VL, i nuovi SAM a corto raggio basati sul MICA da combattimento aereo, una sorta di mini-Aster, di cui sono in definitiva parenti. Esse hanno 12 celle di lancio, più missili MM.40 Exocet, però del tipo Block 3 che con un turbogetto ha un'autonomia di 160 km, più del doppio del tipo originale; infine sono state previste le artiglierie, sempre di ultima generazione: 1 Otobreda Super-Rapido da 76 mm e 2 cannoni MSI DS 30M da 30 mm. Infine è previsto un sistema MASS di difesa antisiluro.

Le navi sono diverse. Una è la Qahir Al Amwaj, una corvetta da 60 m, con capacità stealth, 25 nodi, equipaggio di 60 persone, 8 missili MM.40, 8 Crotale NG e il cannone da 76,2 mm, più 2 GAM-BO1 da 20 mm e una piattaforma per elicotteri.

Diverso è invece lo yacht Shabab Oman, costruito in Gran Bretagna dalla Dulverton Trust, venduta nel '77 agli omaniti. È una nave in servizio dal '79 come nave da addestramento. È costruita in pino uruguayano e quercia scozzese. La lunghezza è di 52 m tutto considerato, 44 senza gli alberi, ed è alta 30 m, pesando complessivamente 380 t.

Tra le infrastrutture utili vi sono senz'altro le scuole. In particolare la Royal Guard Of Oman Technical College è stata istituita il 30 novembre 1976 con il cambio del nome della precedente Royal Guard Mechanical School, un istituto sia civile che militare che coopera con le F.A. Omanite. Essa serve per ricerche e sviluppo e soprattutto vi è la necessaria crescita della cultura 'meccanica' tra la popolazione e quindi maggiore competenza da cui estrapolare F.A. migliori e una società tecnicamente più evoluta.


  1. Per tutte le informazioni dell'introduzione e del 1985 vedi Armi da guerra n. 65
  2. A&D ott 1990
  3. Dati da wiki.en
  4. dati aggioranti da Foster, Peter, Aerei N.53 set-ott 2009