Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: Marina 3

Wikibooks, manuali e libri di testo liberi.
Indice del libro

Fregate[modifica]

La classe Carlo Bergamini era composta da quattro unità, inizialmente classificate come corvette veloci, prime unità di scorta al mondo a poter imbarcare e ricoverare un elicottero antisommergibile.

Il disegno della parte immersa della prua è conforme allo stile degli anni quaranta, con un arrotondamento pronunciato, mentre la poppa è squadrata invece che affusolata, secondo una concezione ancora attuale. Le due sale motori scaricano su un unico fumaiolo. Questa classe era concepita inizialmente per il supporto ad un elicottero leggero, ma in un secondo tempo il terzo cannone venne sbarcato e al suo posto venne allungato il ponte di volo. Davanti a questo vi era un piccolo hangar, costituito da una gabbia in tela con una intelaiatura scorrevole che, quando estesa, occupava parte del ponte e veniva ripiegata durante le operazioni di volo. In esso poteva trovare alloggio un elicottero leggero, ed inizialmente doveva esservi ospitato il minuscolo Agusta A106, all'epoca sperimentale. Abortito il progetto A106, le fregate imbarcarono gli Agusta-Bell AB212 in configurazione antisommergibile.

  • Cantiere: Cantieri Navali del Tirreno, Riva Trigoso
  • dislocamento: 1.526 t
  • Dimensioni: lunghezza 94 m, larghezza 11,4 m, pescaggio 3,1 m
  • Motori: 4 diesel per 16.800 hp; velocità max. 26 nodi; autonomia 5.240 miglia a 18 nodi.
  • armamento: 3 cannoni Oto Melara da 76/62 mm MMI (due dopo la costruzione del ponte di volo), 2 tls tripli leggeri e altre armi leggere tra cui un lanciabombe ASW
  • Equipaggio: 167
  • veicoli aerei: 1 elicottero ASW AB212
  • motto: 'Alpino' Di qui non si passa; 'Carabiniere': Nei secoli fedele

Le quattro unità portano i nomi di altrettanti famosi marinai italiani:

  • F593 - 'Carlo Bergamini', prima nave della classe è stata costruita nei cantieri C.R.D.A. di Monfalcone. Impostata nel 1959 e varata nel 1960, venne completata nel 1962 ed è stata in servizio nella Marina Militare Italiana sino al 1983 quando venne posta in disarmo.
  • F594 - 'Virginio Fasan', costruita nei cantieri di Cantiere navale di Castellammare di Stabia è stata impostata e varata nel 1960 e completata nel 1962, è rimasta in servizio nella Marina Militare Italiana sino al 1990, quando venne posta in disarmo.
  • F595 - Carlo Margottini, è stata impostata e varata nel 1960 e completata nel 1962, è stata in servizio nella Marina sino al 1988, quando venne posta in disarmo.
  • F596 'Luigi Rizzo', venne costruita nei cantieri di Castellammare di Stabia; impostata e varata nel 1960, venne completata nel 1961, e fu la prima unità della classe ad essere posta in disarmo (1980).

Le fregate Alpino sono state alcune delle prime navi costruite per la Marina Militare Italiana nel dopoguerra. La classe era costituita da due unità, l'Alpino e il Carabiniere, entrate in servizio alla fine degli anni 1960. Armate con 6 cannoni da 76/62 mm MMI della Oto Melara (tutti in impianti singoli, 2 a prua e due per ciascun lato), e un elicottero ASW, sono state navi assai moderne, per certi versi strutturalmente simili alla successiva Classe Lupo.

La loro importanza era tra l'altro data dalla presenza di un elicottero a bordo oltre a una potenza di fuoco contraerea teoricamente elevata, ma con un solo radar di tiro. Le due unità hanno rappresentato la seconda generazione di fregate portaelicotteri italiane dopo la precedente classe 'Bergamini', e rappresentarono un salto qualitativo dal punto di vista sia operativo che tecnologico, essendo dotate di pinne stabilizzatrici antirollio per permettere l'impiego degli elicotteri e delle armi anche in condizioni meteorologiche avverse e furono la prima unità della Marina Militare Italiana ad installare la propulsione tipo CODOG con due turbine a gas FIAT LM-2500 da 25000 Hp ciascuna, abbandonando in tal modo la propulsione a caldaie che aveva caratterizzato tutte le unità fino ad allora costruite. Caratterizzate dalle sovrastrutture con un unico, grosso fumaiolo giusto dietro un alto albero colorato di nero, ma soprattutto dalla plancia caratterizzata da due ordini di finestrini di piccole dimensioni, esse sono state costruite attraverso quasi tutti gli anni '60, ma a guardarle bene contengono i lineamenti delle successive 'Lupo', da cui si differenziano soprattutto per l'armamento totalmente differente (in effetti, di tutto il 'campionario' disponibile, le 'Lupo' non adottano proprio i cannoni da 76 mm, di fatto rimpiazzati nelle azioni antinave dal 127 mm, e in quelle antiaeree dai 'Dardo' da 40). Le turbine a gas e l'elicottero sono davvero la prova generale della successiva classe di navi missilistiche.

Queste unità vennero destinate a compiti di scoperta, localizzazione e distruzione di sommergibili, protezione di convogli e forze navali dalla minaccia subacquea, scorta ravvicinata antisom, antiaerea e antinave.

La fregata 'Alpino' nel 1996 fu trasformata in nave comando e supporto alle forze di Contromisure mine cambiando il suo distintivo ottico da F 580 ad A 5384, ha fatto il suo ultimo ammainabandiera a La Spezia il 31 marzo 2006.

La fregata 'Carabiniere' è ancora in servizio come nave esperienza mantenendo la matricola F 581, ruolo che ricopre dal 1994 rilevando la precedente Nave Quarto che inizialmente costruita come nave da sbarco, si era dimostrata non idonea al compito cui era stata destinata ed era stata adattata a nave esperienze rilevando nel compito nel 1975 Aviere (D 554). Il ruolo di nave esperienza era stato ricoperto anche dalla precedente unità con il nome Carabiniere, un cacciatorpediniere della Classe Camicia Nera che dopo aver partecipato alla seconda guerra mondiale prestando poi servizio nella Marina Militare con la matricola D 551 venne utilizzata come nave esperienze a partire dal 1960 con la matricola A 5314. Ha ospitato, tra l'altro anche il radar EMPAR.

  • Cantiere: Cantieri Navali del Tirreno, Riva Trigoso
  • dislocamento: 2.400 t
  • Dimensioni: lunghezza 113,4 m, larghezza 13,3 m, pescaggio 3,8 m
  • Motori: CODOG, una turbina a gas e 2 diesel per asse; 31.800 hp; velocità max. 28 nodi.
  • armamento: 6 cannoni Oto Melara da 76/62 mm MMI, 2 tls tripli leggeri e altre armi leggere
  • veicoli_aerei: 1 elicottero ASW AB212
    • Equipaggio: 247
  • motto: 'Alpino' Di qui non si passa; 'Carabiniere': Nei secoli fedele
  • A 5384 Alpino (F 580) imp. 27-2-63, varo 14-6-67, consegna 14-1-68
  • F 581 Carabiniere: imp. 9-1-65, varo 30-9-67, consegna 28-4-68

La 'Sagittario'

Le fregate missilistiche della classe Lupo sono tra i prodotti di maggior successo della cantieristica militare italiana dal dopoguerra, sviluppate dalla Fincantieri in collaborazione con la Marina Militare. Nella Marina Militare la Classe Lupo era costituita da quattro unità costruite alla fine degli anni settanta. Queste sono importanti perché, tra le altre cose, ci permettono di approfondire in dettaglio molte innovazioni che poi sarebbero state conservate in altre classi navali, missili, elettronica, sistema motore etc. e per questo ci dilungheremo in merito.

Sono state costruite in totale diciotto navi,anche per tre clienti esteri: 6 per il Venezuela, 4 per il Perù e 4 per l'Iraq. Queste ultime però non entrarono mai in servizio per il committente originario a causa delle note vicende politiche e finirono per essere acquistate dalla Marina Militare nel 1994, dove prestano attualmente servizio come pattugliatori di squadra. Nella storia della cantieristica italiana un simile successo lo avevano avuto in precedenza tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo solo gli incrociatori corazzati classe 'Garibaldi' che servirono oltre che per la Regia Marina anche in quelle di Spagna, Argentina e Giappone.

Nate per sostituire le navi della precedente classe 'Alpino', su progetto sviluppato congiuntamente dalla Marina Militare e dalla Italcantieri, le Lupo sono navi a ponte continuo senza castello, con lo scafo in acciaio ad alta resistenza suddiviso in quindici compartimenti stagni e sovrastrutture in alluminio. Il governo è assicurato da due timoni, sistemati nel flusso delle eliche, con un angolo di barra di 35° per lato. Le Lupo nonostante avessero dimensioni più piccole ed una stazza più leggera rispetto alle coeve come le britanniche Type 21 sono dotate di un armamento antiaereo (AAW), antinave (ASuW) ed antisommergibile (ASW) notevole, mentre l'elevata automatizzazione ha permesso una notevole riduzione del personale imbarcato. 14 paratie stagne proteggono la galleggiabilità da allagamenti interni (fino a 4 paratie allagate continue consentivano ancora il galleggiamento).

  • Impostazione: 8 ottobre 1974 (Lupo, ex-F564)
  • Varo: 29 luglio 1976
  • Entrata in servizio: 20 settembre 1977
  • Dislocamento: 2.525 t
  • Lunghezza: 113,2 m
  • Larghezza: 11,3 m
  • Altezza: 7,9 m
  • Pescaggio: 3,7 m
  • Ponte di volo: 25,2 m x 11,3 m
  • Propulsione: CODOG, 2 turbine a gas Fiat-General Electric LM-2500;

2 motori diesel Grandi Motori Trieste BL-230-20M: 50.000 HP (36.765 kW a TG)e 7.800 HP rispettivamente; 35 nodi con turbine e 21 nodi max. su diesel; autonomia 4.000 miglia a 15 nodi (7.408 km a 27,8 km/h)

  • Equipaggio: 194
  • Sensori di bordo: radar SPS-774 (RAN-10S)- radar di ricerca a lungo raggio in Banda E/F, SPQ-2F - radar multifunzione (prima delle modifiche), SPS-702 CORA - radar di superficie (dopo le modifiche);

2 SPG-70 (RTN-10X) - radar di controllo del fuoco asserviti al sistema Albatros/Aspide ed al cannone 127/54mm Compatto; 2 SPG-74 (RTN-20X) - radar di controllo del fuoco asservito al sistema CIWS Breda Dardo; SPN-748 - radar di navigazione; sonar Raytheon DE 1160B a scafo Mk 95 - Sistema controllo del fuoco asservito al sistema Albatros/Aspide; IPN-20 (SADOC-2); sistema satellitare SATCOM

  • Sistemi difensivi ECM: 2 lanciarazzi SCLAR da 105mm chaff/flare SLR-4 decoy; 2 SLQ-D jammers;

AN/SLQ-25 Nixie decoy antisiluro

  • Armamento: 1 cannone 127/54mm Compatto, 2 impianti CIWS Breda Dardo, 8 missili Otomat/Teseo, 1 lanciamissili Mk 29 NATO (8 missili terra-aria Aspide pronti al fuoco, altri 16 in deposito); 2 lanciasiluri tripli ILAS-3 per siluri leggeri, con 12 A244 da 324mm
  • Mezzi aerei: 1 elicottero AB-212 ASW

L'apparato motore è di tipo CODOG con due turbine a gas Fiat-General Electric LM-2500 (50.000 hp) e 2 motori diesel Grandi Motori Trieste BL-230-20M (7.800). Le navi hanno due eliche a quattro pale a passo variabile, dal diametro di 3,7 m e raggiungono la velocità massima con i motori diesel di 21 nodi e a Turbogas di 35 nodi che, all'epoca della loro entrata in servizio, ne facevano tra le navi più veloci della loro categoria. Le 'Lupo' venezuelane hanno motori diesel A-230-20M che sviluppano una potenza di 8000 HP leggermente maggiore delle altre, e che sono stati sostituiti con nuovi motori diesel MTU 20V 1163 dopo lavori di ammodernamento nelle prime due unità. L'autonomia è accettabile, anche se non eccezionale. Esistono anche 4 diesel generatori elettrici.

Le 'Lupo' sono delle navi notevolmente ben armate, specie se si considerano le dimensioni e la stazza delle navi, e a maggior ragione se si vede l'epoca in cui sono entrate in servizio. Negli anni '80 era normale che una nave fregata entrasse in servizio con una batteria di missili antinave a lunga gittata, una di SAM a breve raggio, integrati da due CIWS e un cannone di medio calibro ad alta cadenza di tiro. Ma negli anni '70 no, e le 'Lupo' hanno rappresentato un qualcosa di davvero nuovo, sebbene perfettamente logico e abbastanza prevedibile: hanno introdotto i CIWS Dardo, i missili SAM Aspide (assieme ai Sea Sparrow), e come complemento offensivo dell'era missilistica, gli OTOMAT, armi di gittata davvero molto elevata, grazie ad un turbogetto francese. Strano ma vero, la Francia che aveva reso possibile con la sua motoristica un'arma di tanta gittata poi non l'ha mai adottata, preferendo il più nazionale Exocet (che però ha una gittata molto inferiore).

Il cannone 127/54 mm Compatto è un'arma duale che ha una cadenza di tiro di 45 colpi al minuto e in grado di colpire in un raggio di 15km bersagli aerei e di superficie. Pur essendo un'arma polivalente, il suo compito principale è comunque la difesa contraerea piuttosto che quella di arma multiruolo.

Il sistema CIWS di difesa ravvicinata contraerea Dardo è costituito da due torrette binate con cannoni da 40 mm a tiro rapido con una cadenza di tiro fino a 600 colpi al minuto. Il Dardo ha avuto una notevole diffusione per i ridotti tempi di reazione, importantissimi per un sistema del genere, e per la velocità di inseguimento bersagli. I cannoni da 40 mm con la loro gittata sono validi anche contro bersagli di superficie. Le torrette, dalla caratteristica calotta bianca in vetroresina rinforzata, sono prive di equipaggio e telecomandate dalla direzione del tiro della nave, le munizioni comprendono proiettili PFHE capaci di frantumarsi in 2400 frammenti, di cui 600 sono palline di tungsteno in grado di perforare circa 10 mm di alluminio a una decina di metri. Con una cadenza di tiro combinata di circa 600 colpi al minuto non sarebbe stato infatti probabile aspettarsi impatti diretti, ma con le munizioni con spoletta di prossimità è possibile piazzare colpi attorno al bersaglio, causandogli molti danni e mettendo fuori uso i sistemi di guida dei missili antinave. Sono disponibili anche proiettili HE di tipo esplosivo e proiettili AP-T perforanti e traccianti per impatti diretti, probabili però solo entro il raggio di un migliaio di metri. L'autonomia di fuoco è stata resa più che sufficiente dato che l'impianto contiene 776 colpi, oltre un minuto di fuoco continuato (almeno una mezza dozzina d'ingaggi partendo da 4.000 metri).

Al sistema missilistico Mk 29 è affidata la difesa antiaerea a medio-corto raggio. I missili Aspide, a guida radar semiattiva, hanno un raggio d'azione di 15-20 km, una testata a frammentazione dal peso di 33 kg, costruiti dall'industria italiana Selenia e molto simili oltre che fisicamente compatibili ai Sea Sparrow, ma dentro hanno elettronica, testata e motori di nuova progettazione. L'innovazione tecnica elettronica, più importante rispetto agli Sea Sparrow E (disponibili all'epoca), riguardava la guida monoimpulso che lo rendeva molto resistente alle ECM oltre ad aumentarne la precisione. Fin dall'inizio gli Aspide erano dotati di una certa capacità antimissili, migliorata con i lotti di produzione successivi.

Ma l'arma più importante, nonché (come si capisce anche dal numero rilevante installato, chiaramente eccedente le necessità dell'autodifesa) era certamente il missile OTOMAT, a cui è affidata la difesa antinave a lungo raggio, a guida radar attiva e sviluppato dal consorzio Oto Melara-Matra, da cui il nome. La caratteristica principale è la lunga gittata, che può raggiungere i 120-180 km, ottenuta con un motore a turbina. Si tratta di un missile molto potente, con una testata da 210 kg per circa 800 kg di peso totale, che è stato prodotto in oltre 1.000 esemplari a partire dal 1975. Esso fa parte del sistema missilistico Teseo, che comprene anche sistemi di guida e data-link per la designazione del bersaglio.

Il missile progettato attorno al 1967 venne sperimentato tra il 1971 e il 1972 e la prima versione denominata OTOMAT Mk 1 venne messa in servizio nel 1976: le Lupo furono così le prime unità ad esserne equipaggiate.

La versione Mk I aveva una gittata di 60 km e non poteva essere controllato dopo il lancio, la versione successiva Mk 2, sviluppata a partire dal 1973, venne poi utilizzata, ma almeno inizialmente solo nelle Lupo italiane.

La guida a mezza corsa, vero plus di questo missile, dà la possibilità di attaccare bersagli navali oltre l'orizzonte con il sistema di aggiornamento datalink. L'operazione di correzione di mezza corsa è però delicata. L'elicottero AB-212ASW nelle versioni dotate del sistema Datalink TG-2 deve scoprire il bersaglio e aspettare poi il missile, che deve passargli sotto per ricevere i segnali.

Ma per l'elicottero può essere molto pericoloso avvicinarsi a distanze utili se il nemico ha velivoli da intercettazione o anche altri elicotteri, come ad esempio un Lynx assai più veloce e maneggevole di un AB-212ASW e lo spostamento dell'elicottero anche solo di alcune centinaia di metri può portare al mancato aggancio.

Senza l'ausilio del sistema Datalink TG-2, la distanza utile arriva ad almeno 60 km, che corrisponde alla gittata dell'Otomat Mk 1, versione che originariamente ha equipaggiato sia le fregate costruite per la Marina Militare Italiana, sia le unità costruite per committenti esteri. Esiste anche il sistema di aggiornamento dati da parte della nave (TG-1), che può essere utilizzato, ma con qualche compromesso di funzionalità (tipo far salire in quota il missile per comunicargli i dati) e svelando la presenza della nave.

Vi sono anche i lanciasiluri tripli ILAS-3, praticamente copie del tipo MK 32 americano, armati con siluri leggeri A244 da 324 mm, che costituiscono un miglioramento del tipo Mk 44 apparso negli anni '50, con raggio d'azione di 5,5 km ed una dotazione di 12 siluri per autodifesa ed impiego antisommergibile. Il siluro A244/S è un tipo di siluro leggero che può essere lanciato sia dalla nave che dall'elicottero di bordo, con capacità di autoguida attiva grazie al sonar attivo nella testata individuando il bersaglio mediante sensori acustici.

Nei limiti di quanto concesso dall'elettronica disponibile negli anni '70 e dalla taglia della nave, si volle dare alle 'Lupo' di una dotazione elettronica quanto più completa possibile per far fronte alle minacce ad alta tecnologia che si prospettavano nei nuovi scenari che il futuro lasciava prevedere. Le unità costruite per committenti esteri o costruite all'estero su licenza, presentavano rispetto alle unità della marina italiana delle variazioni nell'elettronica di bordo.

All'inizio degli anni '90 sulle unità in servizio nella marina italiane è stato installato il sistema satellitare SATCOM, mentre le navi venezuelane sottoposte a lavori riammodernamento sono equipaggiate del sistema di navigazione Sperry marine MK 39 e del sistema di comunicazione integrato SHINCOM 2100 della DRS Technologies.

Il sistema elettronico delle Lupo ha: 3 radar di scoperta, 4 radar di controllo del tiro, 1 sistema ESM/ECM, 2 lanciatori di falsi bersagli, 1 sonar a scafo, Apparati vari di comunicazione, i sistemi di bordo dell'elicottero, vero e proprio sensore remoto della nave.

Il radar principale è un RAN-10 a media portata, che dall'albero posteriore controlla lo spazio aereo in un raggio di circa 180 km e viene integrato, per la scoperta aerea a corto raggio e quella di superficie, dal più piccolo radar RAN-12LX che trova posto sull'albero anteriore. Il radar di navigazione è il tipo SPN-703, almeno nella dotazione originaria. Le unità italiane dopo gli ammodernamenti dell'inizio degli anni '90 sono dotate del radar di superficie SPS-702A CORA.

Con questi tre sensori dedicati è in pratica possibile svolgere al meglio tutte le mansioni di scoperta aerea, di superficie e navigazione con sensori dedicati ed indipendenti. In particolare giova apprezzare la ridondanza dei due radar di scoperta che seguono la linea delle navi americane piuttosto che la dotazione delle fregate europee, spesso limitata ad un unico radar di scoperta e uno o due di navigazione. Il radar MM/SPS-774, designazione della Marina italiana del radar RAN-10, opera in banda E\F, mentre il radar RAN-12LX che nella Marina italiana ha la designazione SPQ-2F, opera in Banda S. La presenza di un tale sistema era considerata necessaria per aumentare la capacità di scoperta contro bersagli difficili, specialmente a volo radente o piccole unità navali, che i radar unici di scoperta combinata potrebbero non riuscire a vedere. Inoltre in questo modo esiste un sistema di backup in caso si verifichino avarie ad uno dei due radar.

Le 'Lupo' peruviane, hanno come radar di sorveglianza e ricerca aerea il Thales Nederland LW-08, come radar di superficie il RAN-11L/X, che trova posto anche sulle Artigliere e come radar di navigazione il britannico Decca BridgeMaster II, mentre sulle prime due unità venezuelane sottoposte a lavori di ammodernamento è stato installato il nuovo radar di sorveglianza e ricerca aerea Elta EL/M-2238 Star 3D di fabbricazione israeliana.

Per l'illuminazione dei bersagli ed il controllo del tiro delle artiglierie vi sono sistemi dedicati per tutte e quattro le armi antiaeree presenti a bordo, permettendone il migliore uso anche contro minacce multiple. Il cannone da 127/54 mm ha un radar RTN-10X a prua, sopra la plancia comando, mentre il lanciatore Albatros ha un radar di illuminazione dedicato. Nelle navi della Classe Artigliere, in una configurazione più recente, vi sono due radar RTN-10X abbinati ad altrettante centrali per la direzione del tiro del tipo NA-21, mentre in entrambi i casi la difesa abbinata ai CIWS ha due centrali di tiro NA-20 abbinate ad altrettanti radar RTN-20X. La principale differenza è data dal fatto che entrambi gli RTN-10X delle unità Classe Artigliere hanno la capacità di generare onda continua e guidare i missili Sparrow/Aspide, conferendogli migliori capacità di intercettazione. Gli illuminatori nelle unità destinate all'esportazione, sono a bassa potenza rispetto a quelli delle Lupo italiane o delle Maestrale e di altre navi italiane, e uguali a quelli delle corvette Minerva. Sulle Mariscal Sucre venezuelane riammodernate per il controllo e la direzione del tiro è stato installato il sistema a guida ottica Elbit ENTCS 2000.

Vista di '3/4' che evidenzia la concentrazione di armi a poppavia: la rampa lanciamissili e le cupolette bianche del 'Dardo'

A completare la dotazioni dei sensori è il sonar a media frequenza di attacco e ricerca attiva Raytheon DE 1160B montato nella parte anteriore dello scafo, mentre non esiste la componente trainata dietro la nave, che era stata richiesta ed installata sulle navi irachene, salvo poi essere sbarcata dopo la trasformazione in Artigliere. Il sonar DE 1160B è un apparato americano, praticamente standard per le navi dell'US Navy. Il sonar non ha un elemento a profondità variabile, cosa che limita la capacità di scoprire sottomarini, specie in caso di maltempo o di alta velocità della nave, in quanto la componente a profondità variabile è necessaria per poter cercare con una certa efficacia i sommergibili nascosti sotto lo strato termico, mentre i sonar a scafo, ad alta velocità, diventano praticamente inutilizzabili per il rumore prodotto nel movimento. Un altro sonar, l'ASQ-13B, è usato dagli elicotteri ed è un sonar filabile, che ha capacità di hovering con il pilota automatico su punti prefissati.

Le Lupo peruviane e venezuelane adottano il sonar a scafo EDO 610E(P), di fabbricazione americana, che nelle unità venezuelane riammodernate è stato sostituito dal sonar a scafo Northrop Grumman SQS-53C[18] anche questo di fabbricazione americana.

Le 'Lupo' sono dotate di due lanciarazzi multipli SCLAR, ognuno di 20 tubi dal diametro di 105 mm per chaff/flares. Lo SCLAR, utilizzato generalmente dalle navi per il lancio di falsi bersagli, elevabile e brandeggiabile, può lanciare anche razzi esplosivi HE con 12 km di gittata massima. Questo sistema, che ha avuto molto successo tra gli anni '70 e anni '80, è poi via via decaduto, sostituito, nelle Lupo venezuelane che sono state modernizzate da lanciatori Mk 137 da 130 mm e sulle navi italiane più recenti, come i cacciatorpediniere De La Penne, dai lanciarazzi Dagaie da 330 mm a 10 canne, specializzati nella ECM e con una maggiore capacità di carico per ciascun razzo (ma poi, incredibilmente, per i 'Doria' si è tornati.. all'ultima versione dello SCLAR).

Il sistema ECM SLQ-D sono per il jamming attivo, mentre il sistema ESM SLR-4 fa' un uso passivo dello spettro elettromagnetico per rilevare, identificare, localizzare e interpretare le potenziali minacce o i bersagli. Le Lupo venezuelane della Classe Mariscal Sucre sottoposte a riammodernamento sono ora dotate del sistema ESM/ECM Elisra NS 9003/9005.

La protezione elettronica antisiluro è affidata al sistema AN/SLQ-25 Nixie, usato anche dalla US Navy, dalla Royal Navy e da molte marine NATO. Consiste in un apparato, filabile in mare, che emette segnali di disturbo, come il rumore di un'elica o del motore per ingannare e deviare un siluro. Una versione più moderna di questo sistema, denominata AN/SLQ-25B, è dotata di sensori in grado anche di individuare e localizzare sommergibili e siluri in arrivo.

A completare le difese della nave è l'elicottero AB-212 ASW in versione antisommergibile, vero e proprio sensore remoto della nave, dotato di siluri e sonar filabili. Il radar originariamente installato era l'inglese MEL ARII 5955, caratterizzato da una piccola cupola aguzza che è stato sostituito dal modello SMA APS-705, sistema standard per gli elicotteri della Marina Italiana. La struttura, posta sopra il tettuccio, è a forma di cilindro basso e largo ed è in grado di scoprire bersagli di grandi dimensioni, con mare forza 4 in un raggio di 140 km, con la distanza media di scoperta che scende intorno ai 50-70 km con navi di media grandezza. Le dotazioni di bordo comprendono anche il sofisticato sistema di navigazione e posizionamento IFF, ed originariamente anche le installazioni per i missili aria-superficie AS-12, a guida ottica, che avevano una gittata di 8 km ed il cui relativo sistema di guida XM-58 trovava posto in cabina. Per l'armamento sono disponibili (nei modelli originari) 2 siluri A244, Mk 44 o Mk 46, 2 cariche di profondità da 161 kg o 2 missili AS-12. Questi ultimi sono stati sbarcati, essendo armi filoguidate senza una vocazione specifica per la lotta antinave e non avrebbero potuto essere efficaci contro le navi maggiori a causa dell'estrema vulnerabilità dell'elicottero costretto a rimanere in volo lento per almeno 30-50 secondi in un raggio di 8 km, sempre che le condizioni meteo consentissero buona visibilità. Alcuni AB-212 destinati all'esportazione hanno ottenuto missili più validi come i Marte o i Sea Skua.

Le sistemazioni per l'unico elicottero presente a bordo sono piuttosto spartane, tanto che per ospitarlo a poppa viene usato un hangar telescopico, che quando esteso preclude l'uso del ponte di volo. Nelle fregate peruviane l'hangar era di tipo fisso e su due di esse sono state effettuate negli anni recenti delle modifiche al ponte di volo per potere accogliere a bordo gli elicotteri ASH-3D Sea King (senza ricovero, però: hangar e Sea King non sono per niente compatibili sullo scafo delle 'Lupo').

Unità della Classe Lupo della Marina Militare Italiana

Marina Militare Italiana - Classe Lupo
Pennant number Nome Cantiere Entrata in servizio Destino finale
F 564 Lupo Cantiere navale di Riva Trigoso 20 settembre 1977 Venduta al Perù e ribattezzata BAP Palacios (FM-56)
F 565 Sagittario (F 565) Cantiere navale di Riva Trigoso 18 novembre 1978 Venduta al Perù e ribattezzata BAP Quiñónes (FM-58)
F 566 Perseo Cantiere navale di Riva Trigoso 1 marzo 1980 Venduta al Perù e ribattezzata BAP Coronel Bolognesi (FM-57)
F 567 Orsa Cantiere navale di Riva Trigoso 1 marzo 1980 Venduta al Perù e ribattezzata BAP Aguirre (FM-55)

La F570 Maestrale

Derivate dalla Classe Lupo, le unità della classe Maestrale ne sono le figlie debitamente 'ingrandite', che hanno sacrificato metà dei missili antinave e almeno 3 nodi di velocità per soddisfare maggiormente le specifiche emesse dalla Marina Militare Italiana riguardanti le sue necessità di nuove unità di scorta con maggiori capacità nella lotta antisom e difesa di punto tramite il raddoppio dei sonar, elicotteri e siluri e l'adozione di un lanciamissili antiaereo ricaricabile. Pur essendo valide unità della categoria, esse sono state meno convincenti delle precedenti visto che negli anni del massimo espansionismo dell'industria bellica italiana non hanno avuto nessun successo di export. D'altronde, l'essere una efficace 'nave scorta' l'ha resa meno appetibile per la marine di quei paesi in sviluppo o semi-industrializzati che cercavano soprattutto unità 'per mostrare la bandiera' o d'attacco, come era invece il caso delle quasi coetanee fregate 'Lupo' da cui sono derivate e che, proprio per questo, hanno avuto un ottimo successo di vendite.

Le 'Maestrale' hanno lo scafo senza castello e una forte insellatura a prora. Lo scafo è costituito da quindici compartimenti stagni e il galleggiamento è assicurato anche con tre compartimenti contigui allagati. La stabilità è assicurata da una coppia di pinne stabilizzatrici in grado di ridurre il rollio da 30° a 3° alla velocità di 18 nodi. A poppa vi è una grande sovrastruttura contenente l'aviorimessa per 2 elicotteri.

Immagine che mette bene in risalto tutta la struttura della nave e la disposizione in coperta: anche il suo difetto sembra evidente: la mancanza di armi antiaeree capaci di sparare direttamente verso poppa, essendo tutte nella metà anteriore della nave

L'armamento missilistico ha 4 lanciatori per missili antinave Teseo (inizialmente lanciatori singoli, poi diventati binati con l'ingresso in servizio dei missili OTOMAT MkII; questo però non ha dato apparentemente modo pratico di raddoppiare anche il numero delle armi; del resto se fosse solo per questo le 'Lupo' potrebbero avere anche 16 OTOMAT, ma i pesi in alto, evidentemente, suggeriscono di non 'abbondare') e un lanciatore brandeggiabile e ricaricabile Albatros/Aspide a 8 celle per missili antiaerei posto a prua, immediatamente davanti alla plancia. Le navi hanno un cannone bivalente a prua da 127 mm, 2 sistemi binati Breda Dardo dotati di mitragliere antiaeree da 40 mm sui due lati ed infine 2 lanciasiluri tripli da 324 mm Mk 32 per siluri ASW tipo A244.

A proposito di armi contraeree, è interessante osservare come l'abbondanza di queste non sia affatto sinonimo di eccellente ed ottimale integrazione con la nave che le ospita. Tornando alle armi di per sé, queste sono praticamente le stesse (a parte l'Albatross, con sistema di ricarica rapida per i missili, al posto del 'Sea Sparrow Mk 29) delle 'Lupo', ma la disposizione è diversa: spostando lanciamissili a prua e CIWS a centronave, si viene a creare un problema (e un potenziale, grave punto debole della difesa), considerando che vi sono ben 4 potenti armi contraerei di 3 tipi diversi a bordo: che verso poppa vi è un settore di tiro 'cieco' contro avversari in volo a bassissime quote. È una cosa comune anche agli 'Audace, -eccetto che per il sistema SAM, le altre 6 armi non coprono la zona poppiera-, ed accentua il difetto che le 'Lupo' avevano, ma all'opposto: in questo caso era la zona prodiera che era poco protetta (campo di tiro solo per il pezzo da 127); e dato che in genere una nave sotto attacco dà la prua verso la minaccia, non era certo un problema di poco conto. Qui invece la zona prodiera è stata rafforzata, ma a scapito dell'angolo di tiro del settore poppiero, rimasto del tutto sguarnito. Che tenere i CIWS 'in sottoscala' sia poco costruttivo, come nel caso delle 'Maestrale', ma anche degli 'Audace' (che non possono orientare esattamente né verso prua né verso poppa i loro 4 costosi Super Rapido) lo dimostra del resto anche il layout dei successivi 'De la Penne': piazzando due cannoni a prua e uno a poppa, sopra l'hangar, ottengono una protezione sui 360 gradi senza ostacoli, facendo con 3 cannoni meglio disposti (grazie ai margini di tonnellaggio maggiori, altrimenti il pezzo da 76 sopra l'hangar sarebbe andato a discapito, eventualmente, di un elicottero: infatti vi è la necessità di ospitare sotto coperta anche la giostrina delle munizioni) molto meglio che gli 'Audace' con 4 armi. Infine, visto che nemmeno questa configurazione è del tutto soddisfacente, si è fatto anche notare come se si fossero adottati due cannoni OTO da 76 mm del tipo 'Sovraponte' ovvero con un deposito ridotto (ma più che sufficiente) di circa 50 colpi sistemabile assieme alla torretta sopra la coperta, sarebbe stato possibile ottenere la stessa copertura con appena due cannoni, uno a prua e uno a poppa. Questo nuovo armamento è stato realizzato con l'esperienza di 'compattamento' della meccanica quando venne progettato l'OTOMATIC (che è stata la prima applicazione del Super Rapido, per quanto possa sembrare strano visto che si tratta di un'arma nata per la difesa antimissile delle navi). Questo vantaggio di non dover disporre di spazi sotto il ponte è notevole, ed è per questo che il Vulcan Phalanx americano, per quanto piuttosto debole, ha tanto successo (è possibile sistemarlo ovunque le sue 6 t di peso siano sostenibili, anche sopra la plancia di comando). Ma del resto tutto dipende dai 'desiderata': se si fosse rinunciato al lanciamissili Albatross, sui de la Penne, rimpiazzandolo con un Super Rapido, sarebbe stato effettivamente possibile coprire anche con due soli cannoni tutto l'orizzonte. Invece si è scelto di concentrare a prua: cannone da 127 mm, Albatross dietro e sopra (come sulle 'Maestrale'), e due cannoni da 76 sui lati, a livello della coperta e quindi del tutto sormontati dalle altre armi, anche perché il tutto è stato concentrato in appena 20 m di lunghezza dello scafo (con intuibili problemi di sicurezza in caso di esplosioni a bordo, dato il numero e la potenza delle munizioni e dei missili pronti al tiro o appena sotto coperta).

Soprattutto, caratteristica condivisa con gli 'Audace', vi sono 2 lanciasiluri per siluri filoguidati ASW/ASuW Whitehead A-184 da 533 mm a poppa estrema. In sostanza, per ingaggiare i sottomarini scoperti fino a una decina di km di distanza le navi NATO in genere usano l'ASROC, ma le navi italiane no, e hanno puntato, forse per la loro capacità bivalente (anche antinave) ai lanciasiluri pesanti. Questa caratteristica è condivisa da poche altre marine, come quella sovietica, francese e spagnola: ma solo quest'ultima si è presa la briga di installare due diversi calibri di siluri. Sembra quasi che sulle navi italiane si sia ogni volta voluto installare un vero 'campionario' di prodotti 'made in Italy'. È ben vero che i due lanciasiluri da 533 mm sono singoli, e non binati come sugli Audace, ma è difficile capire il motivo per cui li si è accompagnati anche da due tripli leggeri: gli attacchi di saturazione da parte di sottomarini sono decisamente improbabili, e all'epoca non erano previsti dei siluri leggeri in funzione di CIWS anti-siluro come adesso, con gli MU-90. Le 'Maestrale', in ogni caso, pur con due tubi di lancio siluri in meno degli 'Audace' sono decisamente avvantaggiate dal fatto che hanno il sonar a profondità variabile, estremamente utile soprattutto quando la nave si muove oltre i 20 nodi e il sonar di prua diventa praticamente 'sordo', tanto meno capace di sfruttare la portata dei siluri pesanti appieno.

L'armamento principale antisom è comunque costituito dai due elicotteri AB-212ASW ospitati nell'hangar poppiero.

La propulsione tipo CODOG (Combined Diesel Or Gas) su due 2 eliche a cinque pale orientabili di 4 m di diametro ed azionate dall'apparato motore dalla potenza di 50.000 HP, consente una velocità di 31 nodi con turbine a Gas e di 21 nodi con i soli motori diesel. Il controllo remoto dell'apparato propulsore è effettuato dal sistema elettronico SEPA-7206 che assicura il controllo digitale di tutte le funzioni, mentre il governo è assicurato da due timoni a comando elettro-idraulico con un angolo di barra di 35° per lato. Molte sono state le misure prese per diminuire le vibrazioni e i rumori irradiati in mare, migliorando le caratteristiche ASW delle navi. Le unità di questa classe hanno avuto negli anni un impiego molto intenso, di gran lunga superiore a quello inizialmente previsto. Tutte le unità della classe sono state intensamente impegnate in questi anni in Oceano Indiano nell'ambito delle operazioni Enduring Freedom e Antica Babilonia. È prevista la loro messa in disarmo e la loro sostituzione con unità di nuova costruzione a partire dal 2010 con l'entrata in servizio delle nuove fregate del progetto europeo FREMM.

In questa straordinaria foto è possibile confrontare direttamente l'aspetto delle 'Maestrale' con quello delle coeve ed equivalenti 'Bremen' tedesche.
  • N. unità: 8
  • Cantiere: Riva Trigoso
  • Dislocamento: 3.040 t
  • Lunghezza: 122,7 m
  • Larghezza: 12,9 m
  • Altezza: 7,9 m
  • Pescaggio: 3,7 m
  • Ponte di volo: 27 x 12 m
  • Propulsione: CODOG, 2 turbine a gas Fiat-General Electric LM-2500;

2 motori diesel Grandi Motori Trieste BL-230-20M: 50.000 HP (36.765 kW a TG)e 7.800 HP rispettivamente; 31 nodi con turbine e 21 nodi max. su diesel; autonomia 6.000 miglia a 15 nodi (11.000 km a 27,8 km/h)

  • Equipaggio: 225
  • Sensori di bordo: radar SPS-774 (RAN-10S)- radar di ricerca a lungo raggio in Banda E/F, SPQ-2F - radar multifunzione (prima delle modifiche), SPS-702 CORA - radar di superficie (dopo le modifiche);

2 SPG-70 (RTN-10X) - radar di controllo del fuoco asserviti al sistema Albatros/Aspide ed al cannone 127/54mm Compatto; 2 SPG-74 (RTN-20X) - radar di controllo del fuoco asservito al sistema CIWS Breda Dardo; SPN-748 - radar di navigazione; sonar Raytheon DE 1160B a scafo Mk 95 - Sistema controllo del fuoco asservito al sistema Albatros/Aspide; IPN-20 (SADOC-2); sistema satellitare SATCOM

  • Sistemi difensivi ECM: 2 lanciarazzi SCLAR da 105mm chaff/flare SLR-4 decoy; 2 SLQ-D jammers;

AN/SLQ-25 Nixie decoy antisiluro

  • Armamento: 1 cannone 127/54mm Compatto, 2 impianti CIWS Breda Dardo, 8 missili Otomat/Teseo, 1 lanciamissili Mk 29 NATO (8 missili terra-aria Aspide pronti al fuoco, altri 16 in deposito); 2 tubi lanciasiluri per siluri filoguidati ASW/ASuW Whitehead A-184 da 533mm, 2 lanciasiluri tripli da 324mm MK 32 per siluri ASW tipo A244
  • Mezzi aerei: 2 elicotteri AB-212 ASW

Le 'Maestrale', dalla capoclasse del 1981 in poi, portano i nomi di venti. Da notare la differenza temporale tra l'entrata in servizio della prima unità e le successive, quasi ad aspettare che questa completasse le prove in mare. Recentemente l'armamento di lanciasiluri pesanti non figura più nelle dotazioni delle navi: forse sono stati sbarcati. Dopotutto questi lanciasiluri avevano almeno 6 armi di riserva e con 8 navi, vi sarebbe stata la necessità di almeno 48 armi, quando i siluri A.184 ammodernati allo standard Mod.3 dovrebbero essere solo alcune decine, evidentemente destinati solo ai sottomarini. Con questa modifica, in effetti, si chiude l'era dei siluri pesanti a bordo delle navi di superficie italiane, iniziata circa 90 anni addietro.

Marina Militare- Classe Maestrale
Matricola Nome Cantiere Varo entrata in servizio
F570 Maestrale Cantiere navale di Riva Trigoso 2 febbraio 1981 7 marzo 1982
F571 Grecale Muggiano (la Spezia) 12 settembr 1981 5 febbraio 1983
F572 Libeccio Riva Trigoso 7 settembre 1981 5 febbraio 1983
F 573 Scirocco Riva Trigoso 17 aprile 1982 20 settembre 1983
F574 Aliseo Riva Trigoso 29 ottobre 1982 20 settembre 1983
F575 Euro Riva Trigoso 25 marzo 1983 7 aprile 1984
F576 Espero Riva Trigoso 19 novembre 1983 4 maggio 1985
F577 Zeffiro Riva Trigoso 19 maggio 1984 4 maggio 1985

Ed eccoci all'ultima classe di fregate, la Margottini, ovvero la FREMM (Dall'Italiano Fregata Europea Multi-Missione o dal Francese Frégate Multi-Mission)che è la sigla che identifica una nuova generazione di fregate che nasceranno come progetto congiunto tra Italia, tramite Orizzonte Sistemi Navali (Società di ingegneria navale, costituita da Fincantieri e da Finmeccanica) e Francia, tramite Armaris (consorzio formato da Thales e DCN). Il progetto FREMM segue la logica di collaborazione tra le industrie difesa italiane e francesi già sperimentato con la realizzazione del programma Orizzonte.

Le fregate saranno realizzate in due versioni: ASW (Anti Submarine Warfare), per il ruolo antisommergibile e General Purpose/Land Attack per l'attacco al suolo in profondità e il bombardamento controcosta in appoggio alle forze da sbarco. Entrambe le versioni dispongono di un sistema di autodifesa antiaerea AAW (Anti Air Warfare) basato sul missile Aster 15 e di un sistema ASuW (Anti Surface Warfare) basato sul missile Teseo/OTOMAT per le navi Italiane e sul missile Exocet per quelle francesi.

Il programma darà origine a partire dal 2008/2010 a 10 unità per la Marina Militare Italiana che sostituiranno le fregate delle classi Maestrale/Lupo e 17 unità per la Marina Francese che sostituiranno le fregate delle classi Tourville e Georges Leygues e gli Avisos della classe D'Estienne d'Orves. Gli ordini saranno suddivisi in 8 ASW e 9 GP/LA per la Francia e 4 ASW e 6 GP/LA per l'Italia.

Prossimamente, nell'autunno saranno avviati i lavori di costruzione per le prime due FREMM italiane che avranno rispettivamente nome Carlo Bergamini e Carlo Margottini, rispettivamente un Ammiraglio ed un Capitano di Vascello della Regia Marina durante la seconda guerra mondiale, decorati di Medaglia d'Oro al Valor Militare. I lavori verranno avviati nei cantieri di Riva Trigoso e di Muggiano (SP). Per le unità italiane la Marina Militare Italiana si è riservata l'opzione di montare un'ulteriore turbina a gas per portare la velocità di punta a 32/33 nodi per poter fornire una migliore scorta alle unità maggiori come la Cavour.

Le prime otto navi per la Marina Francese riceveranno i nomi: Aquitaine, Normandie, Provence, Bretagne, Auvergne, Languedoc, Alsace e Lorraine.

La legge finanziaria 2006 ha previsto stanziamenti idonei all’avvio del programma per la costruzione delle prime due fregate. Le FREMM sono il più importante programma militare in ambito navale mai costituito tra partners Europei e prevede un impegno finanziario complessivo di 11 miliardi di euro, dei quali 6,5 a carico della Francia e 4,5 a carico dell'Italia.

La legge finanziaria 2007 ha inoltre finanziato, tramite bilancio ordinario della Difesa e contributi straordinari MSE ulteriori 4 unità; salgono quindi a 6 le navi già finanziate.

FREMM:

  • Dislocamento: 5.900 t
  • Lunghezza: 137 m
  • Larghezza: 19 m
  • Pescaggio: 5 m
  • Propulsione: CODLAG, 1 turbina a gas GE/Avio LM2500+ da 34 Mw, 2 motori elettrici alimentati da 4 generatori diesel
  • Velocità: 27 nodi
  • Autonomia: 6.000 n.mi. a 15 nodi (11.000 km o 55 giorni)
  • Equipaggio: 108 (Massimo 145+20 opzionali)
  • Sensori di bordo: radar di ricerca di superficie e aerea 2D in banda I/J RASS di Alenia Marconi Systems; radar multifunzionale 3D tipo phased array in banda C EMPAR di AMS, IFF di AMS; Sistema antisiluro SLAT
  • Mezzi aerei: 2 elicotteri NH90 o 1 EH101 +1 NH90 dotati di due siluri leggeri MU 90 o due missili antinave Marte Mk 2/S

Note

Armamento versione ASW: 2 lanciatori verticali (VLS) in moduli da 16 celle ciascuno del tipo Sylver A-43 per il missile superficie/aria MBDA Aster 15 per la difesa antiaerea a corto raggio; 8 lanciatori per missili antinave a lungo raggio del tipo MBDA Teseo Mk2 Block IV e del sistema sistema combinato missile/siluro a medio raggio tipo MBDA Milas per la lotta antisommergibile per la versione Italiana o del solo missile lungo a raggio per la lotta antinave MBDA Exocet MM40 Block 3 per la versione Francese; 2 sistemi lanciasiluri trinati da 324 mm per siluri MU 90; 2 cannoni del tipo Oto Melara 76/62 mm super rapido con possibilità di utilizzo della munizione guidata Davide in funzione antimissile. La versione francese imbarcherà un solo pezzo; 2 Oto Melara Oerlikon da 25/80 mm; 2 elicotteri NH90 o EH101

Armamento versione GP/LA: 2 lanciatori verticali (VLS) in moduli da 16 celle ciascuno del tipo Sylver A-70 per il missile da crociera superficie/superficie a lungo raggio MBDA Scalp Naval (compatibili anche con missili Aster 15 e 30) e/o per il missile superficie/aria MBDA Aster 15 per la difesa antiaerea a corto raggio (AAW); 8 lanciatori per missili antinave a lungo raggio del tipo MBDA Teseo Mk2 Block IV per la versione Italiana o del missile lungo a raggio per la lotta antinave MBDA Exocet MM40 Block 3 per la versione Francese; 2 lanciasiluri binati da 324 mm per siluri MU 90; 1 Oto Melara 76/62 mm super rapido con possibilità di utilizzo della munizione guidata Davide in funzione antimissile. La versione italiana lo monterà a poppa sopra l'hangar mentre quella francese a prua; 1 Oto Melara 127/64 mm LW con possibilità di utilizzo della munizione guidata a lungo raggio Vulcano per il bombardamento controcosta di precisione, solo nella versione italiana; 2 Oto Melara Oerlikon da 25/80 mm; 2 NH-90 o EH101 o una combinazione di entrambi gli elicotteri La Marina Militare Italiana non ha ancora dichiarato se le proprie FREMM in versione GP/LA saranno dotate al pari delle sorelle Francesi di un sistema missilistico a lungo raggio.

Tutto questo programma è andato a ruota di quello 'Orizzonte', ma è stato anche più sofferto e indefinito. Il fatto è che i costi sono stati sottostimati: pochi anni fa il programma era visto con un valore, per 25 navi complessive, di 'soli' 6.000 mld, ovvero appena 250 per nave, quando i De la Penne, per esempio, sono costati 749 mld a testa. Infatti attualmente si parla di 407 mln per ciascuna nave, pari a circa 800 mld, come facilmente prevedibile. La concezione risente invece dell'esperienza francese con i C70: ovvero uno scafo base, che come innovazione (c'erano già stati altri precedenti di navi ASW poi 'accresciute' del sistema antiaereo, ma erano state rielaborazioni del progetto originale) aveva la modularità di progettazione, da cui si poteva pensare fin dall'inizio sia ad un tipo ASW con missili a corto raggio, che uno da difesa d'area con SAM a medio raggio. I risultati furono quelli che a tutt'oggi costituiscono il grosso delle navi di prima linea francesi: i 7 'Legouyes' ASW e i 2 'Cassard' AAW. Non molti, ma in origine si pensava ad almeno 24 navi, poi rielaborate a 20 ASQ e 7 AAW. I costi, anche qui, hanno comportato un taglio decisamente drastico ai programmi della MN frustrando la potenzialità modulare del disegno, dato che in fondo, della versione AAW ne son stati realizzati giusto due esemplari.


Ed ecco la storia dei pattugliatori di squadra 'Soldati', praticamente le 'Lupo' Irakene modificate e prese in carico, come pattugliatori, dalla MMI. Le navi tipo 'Lupo' erano già state consegnate nel 1986 alla Marina Irachena, ma dato l'embargo, furono poste sotto sequestro restando bloccate in Italia e conseguentemente non vennero pagate dal committente e su di esse ha vissuto per anni un ridotto equipaggio iracheno in attesa che si risolvesse la questione e ad un certo punto quei marinai iracheni furono persino costretti a chiedere qualcosa di molto simile alla carità poiché non ricevendo più fondi dal governo di Saddam Hussein non potevano neanche acquistare i viveri.

Queste quattro unità alla fine sono entrate a far parte della Marina Militare grazie ad un compromesso, poiché i cantieri andavano pagati per il lavoro svolto e gli iracheni certamente non lo avrebbero fatto dato che non potevano prendersi le navi, quindi alla fine il governo italiano, le confiscò e poi acquistò così che queste, dopo un fermo decennale, nel 1994 passarono di proprietà, e la Marina Militare Italiana fu costretta a prendersele, facendo buon viso a cattivo gioco, immettendole in servizio nel 1994-96 dopo un ciclo di lavori di modifiche dei sistemi di bordo, in quanto diversi apparati erano incompatibili con gli standard NATO, e per consentire a queste navi l'adeguamento dello standard tecnico-operativo a quello delle altre unità in servizio della Marina Militare, con interventi sui sistemi di Comando e controllo, di telecomunicazione e sui sensori di scoperta radar e acustici. Questi ultimi, in particolare, vennero rimossi ufficialmente per l'impossibilità di essere aggiornati agli standard operativi. In realtà le 'Lupo' irakene avevano una migliore capacità ASW delle navi nazionali grazie se non altro al sonar filabile da bordo. In realtà è fin troppo chiaro quello che è successo: queste navi non dovevano essere 'conteggiate' nella prima linea delle unità italiane, dato che la MM avrebbe avuto una destabilizzazione pericolosa in un momento in cui non riusciva a comprare nuove navi. Così di fatto vennero considerate come 'pattugliatori di squadra', definizione varata ad 'hoc'. In fondo i francesi facevano lo stesso con le 'Floreal' e le 'Lafayette' (ma costruite da subito senza queste capacità), ma questa decisione è stata giustificata anche da necessità di 'standardizzazione'. Anche questa spiegazione è quantomeno bizzarra, visto che quasi tutte le principali classi di navi italiane sono state prodotte in uno o due esemplari, spesso con sistemi particolari e unici: una classe su quattro navi non era certo una violazione della standardizzazione dato la media, anzi.

In ogni caso tutta questa operazione costò carissimo: una vera 'tassa' che è durata per quasi 10 anni al ritmo di circa 250 miliardi l'anno, circa un quarto delle risorse per l'aggiornamento della Marina. Se a questo si aggiungono i 20-25 mld annui della rata per i 5 AB.212 irakeni anch'essi comprati, si capisce come questo sia stato un finanziamento a fondo perduto per i cantieri navali, e un salasso per la Marina. Alla fine, per comprare navi ancora valide per potenza di fuoco e velocità (entrambe eccellenti), ma pur sempre un disegno vecchio di 20 anni e 'mutilato' della dimensione ASW (sia armi che sensori: al posto della riserva di siluri hanno costruito una saletta d'attesa per l'equipaggio dell'elicottero), sono stati sborsati oltre 2.000 mld, come tre cacciatorpediniere 'De la Penne', di gran lunga superiori, e quindi un costo assolutamente ingiustificato per l'acquisto. Di fatto si è trattato di un autentico 'pacco', che la Marina ha dovuto accettare, per poi pagarlo di tasca sua (e in realtà dei contribuenti). Inoltre per i compiti di 'seconda linea' un motore tanto potente da assicurare i 35 nodi era eccessivo e troppo costoso, e l'armamento con batterie di missili e sistemi antiaerei e antimissile moderni decisamente surdimensionato. Forse sarebbe stato più opportuno togliere i missili antinave e i CIWS piuttosto che i siluri con un effetto simile a quello delle corvette 'Minerva', ma questo non è stato mai fatto, nemmeno ora che, per esempio, la 'Garibaldi' ha rimosso i suoi OTOMAT.

Matricola Nome Cantiere Nome originario Impostazione Varo Entrata in servizio
F 582 Artigliere Cantieri Navali del Tirreno e Riuniti, Ancona Hittin F-14 31 marzo 1982 27 luglio 1983 29 ottobre 1994
F 583 Aviere C.N.R. Ancona Thi Qar F-15 3 settembre 1982 18 dicembre 1984 4 gennaio 1995
F 584 Bersagliere Fincantieri, Ancona Al-Yarmuk F-17 7 aprile 1982 20 giugno 1985 28 novembre 1995
F 585 Granatiere Cantiere navale di Riva Trigoso Al-Qadissiah F-16 1 dicembre 1983 14 novembre 1985 20 marzo 1996

Tutti i nomi sono quelli di cacciatorpediniere della II G.M. classe 'Soldati'. Gli 'Artigliere', una volta comprati, sono stati se non altro usati intensamente. Tra le attività svolte dalle unità di questa classe c'è stata la circumnavigazione del globo effettuata dal pattugliatore Bersagliere insieme al cacciatorpediniere Durand De La Penne. Le due unità, come avevano fatto 17 anni prima il Lupo e l'Ardito, salpate il 12 luglio 1996, sono rientrate a Taranto il 4 aprile 1997 dopo aver percorso oltre 46.000 miglia e toccato 35 porti di 23 nazioni.

Corvette[modifica]

Queste unità sono state presenti fin dalle residue 'Gabbiano' e altre unità simili, residue della Seconda guerra mondiale. Le 'Gabbiano' erano navi spiccatamente ASW e con buone capacità antiaeree, armate con due tls da 450 mm, un cannone da 100 mm, 6-7 mitragliere da 20 e vari lanciabombe.

In tempi più recenti vi sono state navi come le 'Da Cristofaro', ma le più recenti sono state le Airone, prima cioè che arrivassero le 'Minerva' missilistiche.

Le caratteristiche di queste navi erano queste: dislocamento 800 t, lunghezza 76,3 m, larghezza 9,6, immersione 2,72 m. Due motori diesel da 3.500 hp complessivi garantivano una buona autonomia e 19 nodi; l'equipaggio era invero numeroso, con 6 ufficiali+96 altri, mentre la fine della loro carriera le vedeva armate solo con una mitragliera (Alcione) o 3 (Airone) da 40/70 mm.

ALCIONE (F544) venne costruita, come l'altra nave, dai cantieri Naval Meccanica Castellammare di Stabia: impostata nel 1953 e varata il 19 settembre 1954, per essere consegnata il 23 ottobre 1995. Dopo 4 anni era, strano a dirsi, ancora in servizio. La gemella AIRONE (F545) ebbe invece, rispettivamente, impostazione nel '53, varo il 21 novembre 1954, consegna il 29 dicembre 1955.


Le otto corvette classe Minerva sono state realizzate in due serie di quattro ciascuna per la Marina Militare Italiana, tra la fine degli anni '80 e l'inizio anni anni '90.

Con una velocità piuttosto buona e un armamento di siluri ASW, missili SAM e un cannone da 76mm hanno buone capacità complessive, anche se manca di componente missilistica antinave che ne limitano le capacità ASuW. Il loro compito principale è la difesa delle zone costiere di traffico, il pattugliamento della Zona Economica Esclusiva, la vigilanza pesca, l'addestramento al comando dei TT. VV. che frequentano la scuola di Augusta.

Queste unità sono di produzione quasi totalmente italiana in tutte le loro componenti, sia strutturali che elettroniche, e sono state studiate per una potenziale crescita del progetto, con sovrastrutture che offrono una segnatura elettromagnetica limitata e nel contempo assicurano ampi spazi liberi in coperta per eventuali future installazioni di sistemi d'arma aggiuntivi. Pur avendo grande flessibilità di impiego che le rende idonee a svolgere la difesa di convogli costieri è stata privilegiata al massimo in tutte le sue componenti la capacità antiaerea, che è data soprattutto dal lanciatore poppiero per i missili Aspide, e dal cannone da 76 mm prodiero. Il progetto era inizialmente previsto anche in versioni multiruolo: i due blocchi di sovrastrutture, che si ergono su di uno scafo a ponte continuo per quasi tutta la lunghezza, hanno uno spazio che in teoria avrebbe potuto anche ospitare missili Otomat (forse 4), mai installati, visto che queste unità vennero considerate essenzialmente di seconda linea e, nell'ottica della Guerra fredda, adatte alla scorta e pattugliamento, scorta convogli e così via. La velocità intermedia tra quella dei 'Cassiopea' e quella delle navi di squadra è ottenuta con motori diesel, giusto come le 'La Fayette' altrettanto 'intermedie' ma concepite come fregate da 3.000 t e non come corvette da 1.300 e 87 m. Quanto al costo, la sola II serie di navi è giunta a circa 597 mld, ovvero 150 per nave, dunque non un costo particolarmente ridotto anche considerando l'ampia produzione in serie: si trattava di circa un quinto dei 'De la Penne', che però sono stati prodotti in soli due esemplari, stazzano circa 4 volte tanto e hanno un sistema d'arma grandemente più complesso e potente.

Le unità sono anche dotate di moderni dispositivi antinquinamento e le centrali di direzione del tiro impiegano, oltre ai sensori convenzionali, anche FLIR e telecamere. Ai servizi ausiliari di bordo provvedono quattro gruppi elettrogeni Isotta Fraschini ID-36-SS-12V che forniscono una potenza elettrica di 2.600 kW, mentre gli automatismi consentono la condotta di buona parte delle manovre direttamente dalla centrale operativa di piattaforma.

Sono state costruite dalla Fincantieri, quattro unità a Muggiano e quattro a Riva Trigoso. La prima unità della classe è stata la Minerva impostata presso i cantieri navali di Riva Trigoso l'11 marzo 1985, varata il 25 marzo 1986 e consegnata alla marina italiana il 10 giugno 1987 insieme alla gemella Urania.

Le unità della classe hanno tutti i nomi delle corvette della 'Classe Gabbiano', che costruite durante la seconda guerra mondiale formarono nel dopoguerra con le unità sopravvissute al conflitto la classe più numerosa della Marina Militare. Alcune di queste navi negli anni '70 erano ancora in servizio.

Per gli standard della MM non sono 'eccessivamente armate', la loro economica di gestione è stata importante per rimpiazzare le fregate in tanti compiti che altrimenti avrebbero drenato le navi di prima linea dai loro compiti di maggior pregio. La costruzione di ben 8 di queste navi, tra i tardi anni '80 e i primi '90, è stata indubbiamente un notevole incremento delle capacità della MMI in tema di navi di 2a linea: a tutti gli effetti sono state tra queste, quello che le 'Maestrale', altrettanto (inusitatamente, per gli standard MM) numerose per la 1a linea, di poco precedenti. Queste 16 navi di scorta hanno continuato ad operare come nucleo moderno per tutti gli anni '90. Le 'Minerva' sono rimaste spesso coinvolte in azioni di contrasto all'immigrazione: celebre il tragico caso della 'Sibilla' che speronò, in una confusa azione, una nave ex- militare albanese stracarica di persone, affondandola con grande perdita di vite umane. Il governo Prodi di allora ne fu molto colpito, e mantenne poi la promessa fatta al governo albanese di far recuperare il battello dando sepoltura agli sventurati che vi morirono intrappolati.

Di recente le cose hanno cominciato a mutare per questa classe che è rimasta l'unica vera tipologia di 'corvetta' della MMI moderna, poiché, per risparmiare sul personale e gestione, le 'Minerva' hanno cominciato ad essere modificate. In pratica, a poppa è stato rimosso l'Aspide, come anche i lanciasiluri (che pure non recavano molto disturbo) a al loro posto è stata fatta una sorta di piattaforma per elicotteri, la cui presenza sembra sempre più sentita a bordo di tutti i tipi di navi. La cosa però l'ha lasciata armata solo col pezzo da 76, facendola diventare a tutti gli effetti solo un pattugliatore più veloce del normale. Questo provvedimento, per ora, è stato adottato solo per le navi della 2a serie, piuttosto curiosamente visto che sono più recenti delle altre.

I costi giornalieri (in missione) delle 'Minerva', dati attorno al 1996, erano di (calcolati in differenti ipotesi d'impiego) circa 16-64 mln contro i 43-136 dei 'Soldati', 39-140 per le 'Lupo', 48-164 per le 'Maestrale', 78-240 degli 'Audace', 69-262 dei 'De la Penne', 105-327 del 'Veneto e 102-365 del 'Garibaldi'. Da notare che i 'Soldati' pur con la rimozione dei sistemi ASW, non hanno che un costo marginalmente più basso rispetto a quello delle 'Lupo', mentre in generale comparando i costi delle due classi di caccia e delle due di incrociatori appare che con l'impiego meno gravoso le navi più moderne costano meno, mentre costano decisamente di più. Verosimilmente per via del tipo di motore, più moderno, con consumi minori a bassa velocità, ma con le turbine a gas apparentemente i costi e i consumi sono maggiori quando si tratta di dare fondo alla potenza e velocità.

Le 'Minerva' costano comunque meno delle altre navi e possono, specie quando avevano ancora l'armamento, emularle in buona parte. Con 113 marinai potevano eseguire parecchie missioni degne di una fregata maggiore e questo con un costo tra poco più di un terzo e un po' meno della metà. Una missione di 20 giorni quindi costava 320-960 mln, contro 860-2.800 mln. A parità di impiego, il risparmio era di 560-1.840 mln a seconda dell'impiego ipotizzato.

L'unica classe di navi medio-grandi che dava 'punti' in economicità alle 'Cassiopea' erano le 'Minerva', assai più lente e limitate, soprattutto con un motore da circa 5.000 hp anziché 11.000. Pur avendo una stazza maggiore avevano una spesa di gestione minore, con appena 6 ufficiali e 54 comuni, hanno un costo di circa 8,5-32,3 mln giornalieri. Però non hanno praticamente nessuna capacità di resistere in una situazione di guerra aperta, anche se possiedono una utile piattaforma per elicotteri.

  • Tipo: corvetta
  • Classe: Minerva
  • Numero unità: 8
  • Dislocamento: 1.285 t
  • Lunghezza: 87 m
  • Larghezza: 10,5 m
  • Pescaggio: 3,2 (4,8) m
  • Propulsione: 2 Diesel Grandi Motori Trieste BM-230.20 DVM da 11.000 HP (8.088 kW); velocità 24 nodi; autonomia 3.500 miglia a 18 nodi
  • Equipaggio: 7 ufficiali + 106 sottufficiali e marinai
  • Sensori di bordo: 1 Radar AAW/ASuW Selenia SPS-774 (RAN 10S) in Banda E/F, 1 radar di navigazione SMA SPS-728, 1 radar di controllo del fuoco Selenia SPG-75 (RTN 30X) asservito al sistema Albatros/Aspide, Raytheon/Elsag DE-1167; ESM/ECM

2 lanciarazzi multipli BARRICADE chaff/flare; sistema di combattimento IPN-10 (Mini-SADOC), Link 11

  • Armamento: 1 cannone 76/62 mm, 1 lanciamissili ad 8 celle, 6 Tubi lanciasiluri da 324mm
  • Motto:

Minerva: Vi et virtute; Danaide: Fortiter ac fideliter; Sfinge: Agere non loqui; Urania: Tacita atque resoluta; Driade: Virtudi confido; Chimera: In arduis intrepida; Fenice: Resurgit; Sibilla: Timeo sed timorem

Unità della 1a Serie

Matricola Nome Cantiere Impostazione Varo Consegna
F 551 Minerva Cantiere navale di Riva Trigoso 11 marzo 1985 25 marzo 1986 10 giugno 1987
F 552 Urania Cantiere navale di Riva Trigoso 11 marzo 1985 21 giugno 1986 10 giugno 1987
F 553 Danaide Fincantieri di Muggiano 26 maggio 1985 18 ottobre 1986 13 febbraio 1988
F 554 Sfinge Fincantieri di Muggiano 26 maggio 1985 16 maggio 1987 13 febbraio 1988

Unità della 2a Serie

Matricola Nome Cantiere Impostazione Varo Consegna
F 555 Driade Cantiere navale di Riva Trigoso 5 marzo 1987 15 gennaio 1989 4 dicembre 1990
F 556 Chimera Fincantieri di Muggiano 5 marzo 1987 9 settembre 1989 4 dicembre 1990
F 557 Fenice Fincantieri di Muggiano 5 marzo 1987 7 aprile 1990 15 gennaio 1991
F 558 Sibilla Cantiere navale di Riva Trigoso 5 marzo 1987 15 settembre 1990 16 maggio 1991


Pattugliatori d'altura[modifica]

I quattro pattugliatori d'altura Classe Cassiopea o Costellazioni sono unità varate nei tardi anni ottanta per la Marina Mercantile e dati in gestione alla Marina Militare Italiana, con compiti di seconda linea e di pattugliamento generale.

Sono armate con un cannone da 76/62 mm di vecchio tipo, 2 mitragliere e 1 elicottero che ne estende il raggio d'azione.

Sono state costruite con criteri prevalentemente mercantili, cioè il loro progetto ha criteri più vicini ad una nave civile che ad una unità da combattimento. D'altronde queste non sono considerate unità di squadra, sia per l'armamento che per la velocità, ed in generale per la dotazione elettronica di bordo. Tuttavia le unità possono svolgere un lavoro di integrazione o sostituzione alle corvette.

  • Cantiere: Fincantieri - Muggiano
  • Dislocamento a pieno carico: 1.475 t
  • Lunghezza: 79,8 m
  • Larghezza: 11,8 m
  • Pescaggio: 3,6 m
  • Propulsione: 2 diesel Grandi Motori Trieste (GMT) BL-230.16M
  • Potenza: 7.490 HP
  • Velocità: 20 nodi
  • Autonomia: 3300 miglia a 17 nodi
  • Armamento: 1 cannone compatto Oto Melara da 76/62 mm MM,

2 mitragliere da 20 mm (forse recentemente rimpiazzate dalle 25 mm), 2 mitragliere da 12,7 mm (di recente aggiunta)

  • equipaggio: 6 ufficiali +54 sottoffuciali, sottocapi e comuni
Matricola Nome Cantiere Impostazione Varo Consegna
P 401 Cassiopea Cantiere navale del Muggiano 26 febbraio 1987 27 luglio 1987 21 ottobre 1989
P 402 Libra Cantiere navale del Muggiano 26 febbraio 1987 27 luglio 1987 23 marzo 1991
P 403 Spica Fincantieri del Muggiano 26 febbraio 1987 27 maggio 1987 23 marzo 1991
P 404 Vega Fincantieri del Muggiano 3 settembre 1987 24 febbraio 1987 23 marzo 1991

È difficile capire la logica della MM del dopo-guerra Fredda: da un lato non ha avuto nessuna nuova nave principale sugli scali per anni, riducendo inesorabilmente il numero di quelle in prima linea o prolungandone la vita operativa fin oltre limiti ragionevoli, fidando del resto sull'esuberanza dei sistemi d'arma richiesti già negli anni '70 per scafi piuttosto piccoli che li avrebbero poi contenuti senza modifiche sostanziali per i decenni successivi. La flotta di navi di seconda linea era già ben nutrita, con ben 12 navi a livello di corvetta entrate in servizio appena dopo il completamento di gran parte dei progetti per la prima linea della flotta. Ma piuttosto che lasciare risorse per nuove navi di prima linea, la MM ha invece ordinato una serie di nuove unità da circa 1.500 t, il cui primo lotto, dal costo di oltre 600 mld rappresenta la Classe Comandanti o Cigala Fulgosi o NUMC (Nuove Unità Minori Combattenti). Queste rappresentano un tipo ampiamente superiore rispetto ai 'Cassiopea', che erano al confronto delle navi paragonabili, in piccolo, alle 'Floreal' francesi di poco successive. Le nuove NUMC invece sono unità navali moderne, che per la prima volta importano nella linea della MM un progetto con caratteristiche piuttosto marcatamente 'stealth', con un aspetto simile a quello delle 'La Fayette'. L'armamento comprende un cannone OTO moderno (e non la solita rimanenza di magazzino come sulle 'Cassiopea', 'Vesuvio', 'S.Marco'), addirittura un 'Super Rapido', con annessa una moderna centrale di tiro radar e un radar di scoperta aerea e di superficie moderno. Inoltre v'eran le predisposizioni per elicottero, ma non solo una piattaforma d'appontaggio ma anche un hangar di ricovero. Questa immensa quantità di grosse navi è difficile da comprendere, e forse più che una obiettiva necessità della MM ha avuto importanza per la cantieristica nazionale, aiutata in un'era non felicissima per le commesse in cantiere. Anche per questo il rinnovo della flotta di prima linea ha segnato il passo per quasi 10 anni: tra l'arrivo dell'ultimo sottomarino 'Sauro' del 1995 e la 'Cavour' e 'Doria' del 2007 di anni ne passarono davvero molti. Questo è stato aggravato anche dal declassamento dei 4 'Artigliere' da fregate a pattugliatori di squadra.

  • Cantiere: Cantiere navale di Riva Trigoso
  • Dislocamento a pieno carico: 1.512 t
  • Lunghezza: 88,6 m
  • Larghezza: 10,2 m
  • Pescaggio: 3,6 m
  • Propulsione: 2 motori Diesel Wärtsilä-NSD W18-V-26 XN, 2 × 6 480 kW
  • Potenza: 7.490 HP
  • Velocità: 25 nodi
  • Autonomia: 3.500 miglia a 14 nodi
  • Armamento: 1 cannone compatto Oto Melara da 76/62 mm MM,

2 mitragliere Oto Melara/Oerlikon KBA/KBB da 25/90 mm

  • Motto: virtutis fortuna comes

La Classe Comandanti è costituita da quattro nomi di Comandanti di Cacciatorpediniere (C.C. Giuseppe Cigala Fulgosi, C.C. Costantino Borsini, C.C. Ener Bettica, C.F. Adriano Foscari) decorati con Medaglia d'oro al Valor Militare per imprese compiute nella seconda guerra mondiale. È la prima classe di navi della Marina Militare ad essere costruita con caratteristiche stealth. Da questo progetto sono stati derivati 2 pattugliatori d'altura classe Costellazione II per il Ministero dei Trasporti.

Navi (tutte varate dalla Fincantieri a R.Trigoso):

  • P490 - Comandante Cigala Fulgosi, varo 2000, completamento 2002
  • P491 - Comandante Borsini, varo 2001, completamento 2002
  • P492 - Comandante Bettica, idem
  • P493 - Comandante Foscari, idem

Dal giugno al luglio 2003 il 'Cigala Fulgosi' ha preso parte all’Operazione 'Antica Babilonia'.


I più recenti della sfilza di pattugliatori-corvette e simili della MM, sono i 'Costellazioni 2' o classe Sirio. Ma rispetto ai precedenti non hanno praticamente più nulla in comune, con aspetto invece molto simile a quello dei NUMC 'Fulgosi', con fiancate svasate, piattaforma per elicotteri ma niente cannone di medio calibro.

  • Numero unità: 2
  • Dislocamento: 1.580 t
  • Lunghezza: 88,6 m
  • Larghezza: 12,2 m
  • Pescaggio: 3,8 m
  • Propulsione: 2 diesel GMT Wartsila NSD W-12-V26XN da 8.500kW, 2 eliche; 22 nodi, autonomia 3300 nm a 17 nodi.
  • Equipaggio: 48+6
  • Sensori di bordo:radar di ricerca aerea, in superficie e navigazione
  • Armamento 2 cannoni da 25/80 mm e un elicottero.

Unità: P409 SIRIO, costruito dalla Fincantieri a Riva Trigoso, varato nel 2002 e consegnato nel 2003; e il P410 ORIONE con la stessa tempistica.

Navi MCM (Contromisure Mine)[1][modifica]

Tra le tante navi MCM vi sono certo da citare STORIONE e SQUALO, classe 'Storione'. Sono MSO ceduti dall'US Navy, che ancora alla metà anni '90 erano attive, ma come pattugliatori, avendo dismesso il sonar e le attrezzature per il dragaggio. Due unità similari, SGOMBRO e SALMONE vennero radiate nel 1990-91. All'epoca erano usate solo come pattugliatori, ma avevano un passato da navi MCM d'altura lungo decenni. Da notare che non erano i soliti residui della II GM: praticamente vennero consegnate nuove dopo essere state costruite negli anni '50.

Caratteristiche:

  • Dislocamento: 665 t
  • Dimensioni: lunghezza 50,72 t, larghezza 10,98 m, immersione 3,28 m
  • Motore: 2 diesel da 1.600 hp, 13 nodi
  • Equipaggio: 4+58
  • Armamento: un Bofors da 40/56 mm.

Cronologia (per le due navi superstiti):

  • Storione (P5431, ex MSO 506): Cantiere Martinolich SB Co., impostato nel 1953, varato il 13 novembre 1954, consegnato il 23 febbraio 1956
  • Squalo (P5431, ex-MOS 518): Cantiere Tampa Marine Co., impostato nel 1953, varato nel 1955 e consegnato il 20 giugno 1957.

Poi vanno senz'altro menzionati i più piccoli Castagno con scafo in legno. Anche questi erano mezzi navali americani, degli AMS trasferiti nel 1953/55. Attorno alla metà anni '90 restavano ancora in servizio, grazie alla modifica in cacciamine, ma solo in attesa degli ultimi 'Gaeta', 3 delle 7 navi di questo tipo trasformate in cacciamine negli anni '70.

  • Dislocamento: 354,46 t
  • Dimensioni: lunghezza f.t. 43,915 m, larghezza 8,255 m, pescaggio 2,675 m
  • Motore: 2 diesel da 1.760 hp complessivi, 1 motore ausiliario V.Schneider o Riva-Calzoni da 310 hp; 11.4 nodi
  • Equipaggio: 3+38
  • Armamento: 1 mitragliera da 20/70 mm Oerlikon.

Di queste ultime navi, CASTAGNO e GELSO sono stati ceduti alla Marina Militare ellenica il 20 ottobre 1995, il PLATANO è stato radiato il 29 settembre dello stesso anno. Certo che, en passant, non si può dire che la Marina greca nel settore MCM si sia concessa mai lussi sfrenati, come quello di comprare navi vecchie di 40 anni e ampiamente logorate, della MMI. Il loro aspetto era del tutto simile a quello che le successive 'Lerici' avrebbero avuto, solo visibilmente più piccoli e stretti. L'aspetto era per il resto, nonostante la costruzione in legno, quello tipico dei cacciamine: plancia alta e tozza, mitragliera anteriore, scafo con un alto ponte di castello lungo circa 2/3, fumaiolo piuttosto vicino a poppa, dove v'erano le apparecchiature di dragaggio mine, un corto albero dietro la plancia. Il ponte principale, che corre per tutta la lunghezza della nave, è esattamente come nei 'Lerici', sottolineato da una sporgenza sulla fiancata, quasi a segnalare visivamente la sua presenza, come se fosse conficcato nella murata stessa.


I cacciamine classe Lerici sono unità moderne, realizzate negli anni '80 per la Marina Militare Italiana in quattro esemplari, che hanno avuto un notevole successo di esportazione. Unità discendenti da queste sono state costruite per le Marine di Stati Uniti (12 unità), Australia (6), Malaysia (4), Nigeria (2), Tailandia (2), per un totale di ventisei unità. Esse hanno lo scafo in vetroresina, in un unico elemento, per avere la resistenza superiore a quella degli scafi in legno e l'amagneticità che gli scafi in acciaio generalmente non consentono. Tuttavia si tratta di navi costose e dall'impatto ambientale molto elevato per le centinaia di tonnellate di resine sintetiche utilizzate. Il motore diesel principale è sospeso in una culla indipendente dallo scafo, mentre i motori ausiliari dei gruppi elettrogeni e per caccia di mine sono situati sopra il ponte di coperta allo scopo di ridurne la segnatura acustica e magnetica. Allo scopo di rudurre la rumorosità, le eliche sono a basso numero di giri, mentre i motori e le varie apparecchiature sono isolati acusticamente. Queste unità dispongono di tre motori idraulici, a scomparsa ed orientabili a 360°, di cui uno a prora e due a poppa, che normalmente vengono usati durante la caccia e che possono funzionare anche da motori di emergenza nel caso di guasto al motore diesel principale. Oltre ai normali sensori, le unità dispongono di sistema di radionavigazione, di sistema integrato di navigazione GPS e tracciamento Datamat SMA SSN-714V)2, di sistema complesso di telecomunicazioni. Dispongono di mezzi di ricerca e caccia subacquea Pluto e MIN-77 o MIN Mk 2.[1]

  • Tipo: cacciamine
  • Numero unità: 4
  • Cantiere: Intermarine di Sarzana (SP)
  • Dislocamento: 485 t
  • Lunghezza: 49,9 m
  • Larghezza: 9,6 m
  • Pescaggio: 2,6 m
  • Propulsione: 1 motore diesel Grandi Motori Trieste BL-230.8M,

3 motori per andature di caccia Isotta Fraschini ID-36-SS6V, 1 motore elettrico; 1.985 HP; con i 3 motori di caccia 1.481 HP

  • Velocità: 14 nodi

per andatura di caccia 6 nodi

  • Autonomia: 2.500 miglia a 12 nodi
  • Equipaggio: 4 + 43
  • Sensori di bordo sistemi di comunicazione:

sistema di radionavigazione; sistema integrato di navigazione Motorola MRS III/GPS e tracciamento Datamat SMA SSN-714V)2

  • mezzi di ricerca e caccia subacquea: 1 Pluto e MIN-77 o MIN Mk 2
  • Armamento 1 o 2 cannoni da 20/70 mm oppure 2 cannoni da 25/90 mm

Dalla classe Lerici deriva la Classe Lerici II serie, molto ingrandita, che sarebbe diventata poi la 'Gaeta'.


La Classe Lerici 2a serie, anche nota come classe Gaeta dal nome della prima unità, è l'evoluzione ingrandita e potenziata della Lerici 1a serie, i Gaeta sono cacciamine in vetroresina, la principale forza di questa specialità in servizio con la Marina Militare Italiana. Essi sono stati il modello anche per la classe 'Osprey' americana, ancora più grandi ed oceaniche, e per le 'Huon' australiane.


  • Tipo: cacciamine
  • Classe: Gaeta
  • Numero unità: 8
  • Cantiere: Intermarine di Sarzana (SP)
  • Dislocamento: 697 t
  • Lunghezza: 52,45 m
  • Larghezza: 9,6 m
  • Pescaggio: 2,95-3,1
  • Propulsione: 1 motore diesel Grandi Motori Trieste BL-230.8M,

3 motori per andature di caccia Isotta Fraschini ID-36-SS6V, 1 motore elettrico; 1.985 HP; con i 3 motori di caccia 1.481 HP

  • Velocità: 14,3 nodi

per andatura di caccia 6 nodi

  • Autonomia: 2.500 miglia a 12 nodi, 1.500 a 14
  • Equipaggio: 4 1-48
  • Sensori di bordo sistemi di comunicazione:

sistema di radionavigazione; sistema integrato di navigazione Motorola MRS III/GPS e tracciamento Datamat SMA SSN-714V)2

  • mezzi di ricerca e caccia subacquea: 1 Pluto e MIN-77 o MIN Mk 2
  • Armamento 1 o 2 cannoni da 20/70 mm oppure 2 cannoni da 25/90 mm

Ecco i dati delle prime 10 navi: Unità:

Pennant number Nome Cantiere Impostazione Varo entrata in servizio
M5550 Lerici Cantieri Intermarine di Sarzana 27 giugno 1978 3 settembre 1982 4 maggio 1985
M5551 Sapri idem per tutti 27 giugno 1978 5 aprile 1982 14 dicembre 1985
M5552 Milazzo 27 giugno 1978 1 aprile 1982 14 dicembre 1985
M5553 Vieste 18 aprile 1978 5 aprile 1984 14 dicembre 1985
M5554 Gaeta 5 agosto 1988 9 ottobre 1990 3 luglio 1992
M5555 Termoli 5 agosto 1988 18 dicembre 1990 13 novembre 1992
M5556 Alghero 5 agosto 1988 22 maggio 1991 31 marzo 1993
M5557 Numana 5 agosto 1988 20 marzo 1992 30 luglio 1993
M5558 Crotone 5 agosto 1988 8 settembre 1992 2 febbraio 1994
M5559 Viareggio 5 agosto 1988 11 maggio 1993 1 luglio 1994

E ora le differenze tra 'Lerici', 'Gaeta' e 'Osprey':

Classe Stazza norm./pc. t lungh. m largh. m pesc. m pot. hp vel. max knts vel media Equipaggio Auton. mn/knts
Lerici 485/520 49,9 9,56 2,5-2,63 1.600 15 7 40-42 2.500/12
Gaeta ?/697 52,45 9,6 2,95-3,1 1.958 14,3 6 41-48 1.500/14
Osprey 750/890 57,3 10,95 2,93-3,65 2.800 12 6 45-51 1.500/10

Gli 'Osprey' sono stati costruiti dopo gli 'Avenger', cacciamine di progettazione americana che costituiscono i più grandi realizzati (parzialmente) in GRP (1.312 t di stazza). Se i 'Gaeta' sono risultati un discreto passo in avanti come dimensioni e capacità complessive, gli 'Osprey' hanno aumentato le dimensioni e la stazza anche rispetto a questi, e in maniera notevole. La carriera dei cacciamine europei è stata messa a frutto nel Golfo, nel 1991. Allora gli Alleati anti-Irak si diedero da fare con una imponente spedizione che coinvolse ben 34 cacciamine tedeschi, inglesi, francesi, belgi, olandesi (questi ultimi tre Paesi portarono i 'Tripartite'),americani e anche italiani. Il comando di MARICODRAG, il comando cacciamine di sede a la Spezia, inviò la 54ima squadriglia cacciamine, con i nuovi e moderni 'Lerici': SAPRI, MILAZZO e VIESTE, operando nel 20imo Gruppo Navale italiano, dal 26 aprile 1991 distrussero 79 mine, con il record per il 'Milazzo' di 26 ordigni (come può essere ? se le navi erano 3 e le mine 79, allora la media è già di oltre 26 per ciascuna nave). In ogni caso, su 1.200/1.300 mine poste dagli irakeni a difesa delle loro acque territoriali ne vennero eliminate 1.130, con un massimo di 22 cacciamine operanti contemporaneamente a maggio, ma con una missione che è arrivata fino a giugno almeno. In ogni caso, le mine incontrate erano per lo più LUGM 145 (ovvero 'mina' in arabo, 145 kg di esplosivo), che sono il clone irakeno delle M1908/39 sovietiche, provviste invece di una carica da 115 kg. In entrambi i casi si tratta di una mina ormeggiata primitiva, ma pericolosa: i suoi aculei hanno dentro una fiala di acido e se vengono rotti, questa fa contatto tra una batteria e la spoletta, facendo esplodere la mina. In genere vengono controminate con un panetto di esplosivo di 7 kg sotto la mina stessa, esplosione provocata a sua volta da una carichetta da 100 gr a tempo. Queste cariche sono sistemate sia dal sistema Pluto (modificato nel Golfo per migliorare la sicurezza della carica di controminamento) o da sommozzatori del nucleo imbarcato. Ma c'erano anche delle piccole mine MYAM da 20 kg di esplosivo, frammiste alle LUGM e alle M1908 (di gran lunga le più numerose). Ma nondimeno, non è che i 3 cacciamine italiani abbiano fatto brillare più mine della media che anzi è arrivata a oltre 30 per ciascuna nave. In effetti, questa media è stata opportunamente rialzata dall'attività di uno dei 'Tripartite' (progetto tra l'altro direttamente in competizione con i 'Lerici'), il 'Sagittaire' francese, che ne ha distrutte da solo 145 in 20 giorni, quasi il doppio di tutta la squadriglia italiana messa insieme (chapeau), e ottenendo di gran lunga la migliore prestazione complessiva dei cacciamine impiegati in zona.

Quanto agli 'Osprey', queste 12 navi hanno seguito i 14 'Avenger' e le prime 4 sono state costruite in America dai cantieri Intermarine di Savannah, poi le altre dai cantieri Avondale. Il primo, il BLACK HAWK venne varato tuttavia solo il 27 agosto 1994, dopo circa 2 anni dall'impostazione (a quanto pare, con un tempo di realizzazione media di 4-5 anni, la costruzione di un cacciamine in GRP non è affatto facile e semplice). Nell'esercitazione PALMARIA '97 si sono ritrovati insieme sia i cacciamine italiani che quegli USA (Avenger e Black Hawk), quasi una riunione in famiglia per la maggior parte delle navi. La struttura dei 'Lerici' è caratterizzata da uno scafo a gittata ad un unico pezzo in GRP, centinaia di tonnellate di vetroresina (materiale non propriamente ecologico) che devono essere usate con attenzione, ma una volta formate danno vita ad uno scafo che è robusto come quello in acciaio e amagnetico come quello in legno. Ma certo, non è facile come sembra, e in particolare il costo, l'inquinamento ambientale e potenzialmente la vulnerabilità agli incendi non sono cose trascurabili. Inoltre i cacciamine in GRP hanno strutture largamente trasparenti alle onde elettromagnetice: questo aiuta a ridurre l'eco radar, ma il sistema di navigazione manifesta sorprendenti problemi (almeno prima del GPS) quando il Sole è in tempesta: infatti non c'è metallo che schermi i sistemi di navigazione e questo non è un bene. Per il resto, anche se la struttura è diventata molto più complessa, gli 'Osprey' hanno sempre il caratteristico scafo tozzo, ad alto bordo libero (un ponte in più per circa l'80% della lunghezza), con una sovrastruttura unica dotata di un'alta plancia e dietro, di un piccolo albero sottile e di un tozzo e squadrato fumaiolo. Da notare che l'aumento della massa non ha giovato alla velocità, scesa rispetto ai 'Lerici' originali sia coi 'Gaeta' che con gli 'Osprey'. Questi hanno anche un'autonomia molto minore rispetto agli altri tipi, anzi già i 'Gaeta' sono inferiori. Forse questo è dovuto alla maggiore potenza richiesta ai motori, che però pur aumentandola non riescono a compensare l'aumento della resistenza e non hanno abbastanza carburante per conservare l'autonomia originale, come se i serbatoi di carburante non fossero stati significativamente ingranditi.

Nondimeno, le unità americane si facevano 'notare' perché al posto dell'unica elica poppiera e delle 3 in caccia di piccole dimensioni, hanno 2 propulsori epicicloidali Voight-Schneider, ciascuno con una specie di 'ruota' orizzontale con varie pale sotto lo scafo, e azionato da un diesel da 1.400 hp. Questo dà una maneggevolezza e una precisione in manovra eccellenti rispetto a qualunque nave 'normale', anche se non consente grandi velocità di punta.

Quanto alle navi italiane, il loro sistema di distruzione mine era il ROV Gaymarine MIN (la cui versione più piccola, il PLUTO, è stata adottata dai cacciamine nigeriani), più grosso dei PAP-104 francese ma trasportabile in un unico esemplare, con intuibili problemi di disponibilità. Il PAP-104 francese pesa 700 kg, è lungo 2,7 m, largo 1,1, velocità 6 nodi, filoguidato co un cavo lungo 500 m. E' provvisto di una telecamera per consentire l'identificazione della mina, ed è armato di una carica da 100 kg (o minori) di cui i 'Tripartite' (navi in GRP con scafo formato da 180 t di questo materiale, anche qui in uno scafo in un sol pezzo) portano 27 pezzi a bordo (con una dotazione di esplosivo invero sorprendente di ben 2,7 t, grossa percentuale per una nave di meno di 550 t). Rilascia la carica vicino alla mina e poi se ne va al sicuro. Naturalmente gli italiani non avrebbero tollerato l'adozione di un sistema straniero senza proporre qualcosa di autarchico, e così hanno adottato il MIN, precisamente il MIN-79 (almeno per le unità italiane) che offre caratteristiche superiori, ma a prezzo di un peso di 1.300 kg, velocità 5 nodi, ha un sonar proprio (forse non così sui PAP), una telecmaera subacquea, una carica da 85 kg di esplosivo, e (altra cosa che sicuramente non esiste sui PAP) una cesoia esplosiva per recidere la catena d'ormeggio delle mine, che poi però devono essere distrutte dal fuoco della mitragliera di bordo quando galleggiano. Il MIN può operare da distanze fino a 250 m dal cacciamine e fino a 150 m di profondità. Gli 'Osprey' hanno invece un sistema MNS della Honeywell con capacità di raggiungere i 183 m di profondità.

In generale le soluzioni non son univoche nella lotta alle mine: per esempio, laddove disponibile è meglio usare l'acciaio amagnetico, più facile da realizzare e più semplice del GRP, anche se più soggetto alla corrosione. L'alluminio è pure ideale, ma troppo soggetto alla corrosione. Nel caso di navi come gli 'Avenger' americani la loro massa, distribuita in 68 m di lunghezza è soprattutto in robusto legno di quercia, abete e cedro, con un rivestimento di GRP per prevenire la corrosione e migliorare la resistenza senza esagerare con le difficoltà di costruzione. Come sistemi di neutralizzazione mine pure non c'è molto accordo, per esempio i 4 'Lerici' malaysiani hanno adottato anziché il MIN, i PAP-104. Poi non c'è unanimità nemmeno sui mezzi di dragaggio mine in termini di filosofia d'impiego: se entrare in un campo minato è comunque un rischio, perché non entrarci per niente? I tedeschi usano cacciamine convertiti in mezzi di teleguida per drones, e questi non sono dei piccoli sottomarini filoguidati, ma battelli da circa 20 metri equipaggiati di numerosi sistemi magnetici, acustici e meccanici di dragaggio. Fino a 3 di questi possono essere teleguidati da una singola nave con il sistema noto come 'Troika'. Gli americani e i giapponesi invece ci 'volano sopra' con slitte trainate dagli elicotteri pesanti, tipo gli MH-53.

Per quello che riguarda le forze MCM della Marina c'è da notare che questa ha subito un'involuzione numerica al pari però di un miglioramento qualitativo.

Ecco i dati, invero impressionanti: nel 1955 vi erano ben 69 navi per il dragaggio mine (all'epoca non c'erano i 'cacciamine', ci si doveva accontentare di gettare cavi speciali e afferrare le mine, specie quelle ormeggiate.

Nel 1958 si arrivò a ben 93 unità, per poi scendere a 77 nel 1965, 60 nel 1971, e poi una forza stabile di 39 dal 1974 al 1982: 4 dragamine d'altura, 25 costieri e 10 litoranei.

Un tempo non tanto distante v'erano così 2 Gruppi dragamine con il 2° a Messina e il 4° di La Spezia, in tutto queste controllavano le squadriglie 53, 54, 55, 57 e 61a.

Nel 1983 erano rimasti i 7 cacciamine 'Castagno', ovvero i primi di questo tipo nella MM, grazie alla trasformazione di altrettanti cacciamine, a questi si aggiungevano 4 dragamine d'altura, (Salmone, Storione, Squalo, Sgombro), 15 costieri e 5 litoranei.

Dal 1985 arrivarono i 'Lerici', così a quel punto e per qualche anno si rimase ad una forza di 4 'Lerici', 7 'Mandorlo', 4 dragamine d'altura e 9 costieri (totale 22), che a fine del 1988 rimasero solo 5; Nel 1991 erano rimasti, oramai alla fine della Guerra Fredda, i 4 'Lerici', 6 'Castagno', 2 dragamine d'altura ('Storione' e 'Squalo', dal 1992 diventati pattugliatori).

Quindi da 39 navi del 1982 si era scesi a 31 nel 1983, 22 nel 1985-88, 18 nel 1988-90, 12 nel 1991, 13 nel 1992 ( i primi due 'Gaeta' ma un 'Castagno' in meno; oramai questa classe non aspettava altro che di 'avvicendarsi' con i nuovi cacciamine), 13 nel 1994 (4 'Lerici' 6 'Gaeta', 3 'Castagno' ovvero Castagno, Gelso, Platano); con l'arrivo dei due 'Gaeta' ultimi, RIMINI E GHIOGGIA, si è arrivati ad una forza di appena 12 navi ma tutte moderne, quindi nonostante lo scarso numero di scafi (non indifferente come problema data la lentezza di queste navi e la lunghezza delle coste) non è stato certo una perdita in capacità operative, ma le squadriglie sono rimaste solo la 53a di Messina con i 'Lerici', e la 54a di La Spezia, ben più importante anche se decentrata (oltretutto i 'Gaeta' sono di due nodi più lenti..) con tutti e otto i 'Gaeta', notevolmente migliori rispetto ai loro progenitori.

Aliscafi[modifica]

La Classe Sparviero è una serie di aliscafi missilistici prodotta, come residuo del programma NATO per questo tipo d'imbarcazioni, in sette esemplari, incluso il prototipo, entrati in linea nella Marina Militare durante gli anni '70 e radiati nel decennio scorso, molto simili ai Pegasus americani .

Sorprendentemente piccoli, essi portavano addirittura un cannone compatto da 76 mm e 2 missili a lungo raggio Otomat, ma il raggio d'azione era di soli 500 km e i costi operativi comparabili con quelli di una fregata. Proprio a causa degli elevati costi d'esercizio, e dei nuovi scenari creatisi con la fine della guerra fredda, le unità di questa classe sono state prima messe in riserva, e poi nel 2000 ne è stata anche tentata la vendita all'estero, con scarso successo. Anche la stessa marina giapponese, che tra il 1991 ed il 1993 mise in servizio le tre unità PG-01, derivate dal tipo Sparviero, dopo aver previsto inizialmente altre 9 unità ha optato successivamente per unità d'attacco veloci di tipo convenzionale.

Nella Marina Militare Italiana il ruolo degli aliscafi è oggi ricoperto dalle nuove unità minori,, quale la Classe Comandanti le cui capacità operative sono ampliate dalla disponibilità di un elicottero imbarcato. Stessa necessità che ha portato la rimozione di parte dell'armamento dalle corvette classe Minerva per ospitare un ponte di volo.

Dati:

  • Dislocamento: 63 t
  • Lunghezza: 24,6 m
  • Larghezza: 12,1 m
  • Motore: 1 turbina a gas R.R. Proteus da 4.500 hp (movimento sulle 'ali'), un diesel da 160 hp (navigazione in dislocamento)
  • Velocità: 50 nodi circa in planata, 9 in dislocamento; raggio d'azione 185 km, autonomia circa 8 ore o 550 km.
  • Equipaggio: 2+7
  • Equipaggiamento: 1 radar di scoperta in superficie, un radar RTN-10X per il cannone, alcune altre apparecchiature, soprattutto arrivate in seguito, come una suite miniaturizzata per ESM/ECM e lancia-chaff.
  • Armamento: 1 cannone da 76 Compatto, sistema Teseo con due Otomat Mk 2
  • Scafo: due alette principali, una anteriore, in alluminio saldato (di tipo resistente alla corrosione), elaborazione computerizzata (riprogettata totalmente la sovrastruttura iniziando dal NIBBIO per migliorarne l'aerodinamica).

Ecco i dati delle 6 navi ' di serie' (tutti progettati nei Cantieri Navali Riuniti del Muggiano): Unità:

Pennant number Nome Impostazione Varo entrata in servizio
P421 Nibbio 1 agosto 1977 9 marzo 1980 7 marzo 1982
P422 Falcone 1 ottobre 1977 27 ottobre 1980 7 marzo 1982
P423 Astore 1 luglio 1978 10 febbraio 1981 7 marzo 1982
P424 Grifone 15 novembre 1978 1 dicembre 1981 5 febbraio 1982
P425 Gheppio 16 maggio 1979 24 giugno 1982 20 settembre 1983
P426 Termoli 21 marzo 1980 25 gennaio 1983 7 aprile 1984

A parte questo bisogna dire che il costo giornaliero degli 'Sparviero' è grossomodo analogo a quello dei pattugliatori 'Cassiopea'. In pratica sono stati sostituiti in seguito con le NUMC, sia pure navi del tutto diverse. Durante la loro carriera erano comunque un deterrente pericoloso, capaci di arrivare e colpire con cannoni e missili. La Marina aveva una forza di supporto sia con mezzi terrestri che aerei, mentre era possibile restare in mare fino a circa 1 settimana con il rifornimento in mare. Comunque questo tipo di nave era davvero molto piccolo, più simile ad un pattugliatore marittimo aereo che ad una nave vera e propria, anche per l'angusta sistemazione tra centrale dei radar e la giostrina del cannone, la turbina e i lanciamissili Otomat poppieri. Non c'era un vero vantaggio rispetto ad un aereo,per esempio un Atlantic armato con missili antinave (non in forza alla MMI).


  1. Caiti Pierangelo cacciamine Usa a La Spezia, RID 12/97