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Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Iraq

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Indice del libro

Già terra di civiltà da oltre 5.000 anni a questa parte, l'odierno Iraq è l'erede diretto di una lunghissima tradizione culturale, ma purtroppo, anche della difficoltà che da tempo immemorabile questa terra pone in termini di governabilità. Nell'ultimo secolo ha visto innumerevoli, usualmente violenti, colpi di stato e rivoluzioni, mentre la sua ricchezza di materie prime e di acqua non ha impedito di precipitare negli ultimi decenni in una gravissima crisi politica, con guerre disastrose. Il territorio iracheno non è praticamente difendibile da un invasore, non più che ai tempi dell'arrivo dei Mongoli nel XIII secolo. Vaste pianure senza praticamente passi o gole obbligate impediscono una efficace difesa dei lunghi confini, mentre le conseguenze della suddivisione post-coloniale non hanno fatto altro che aggravare le tensioni con i vicini, per non parlare della questione curda, mai risolta nemmeno con la forza. Come se non bastasse, la gente di queste terre ha fama di ingovernabilità da tempi immemorabili, e questo non ha agevolato la nascita di un governo democratico, ma piuttosto di autocrazie di tipo militare e rigidamente attaccate al proprio potere. L'ultimo Rais è, come noto, Saddam Hussein. Anche con lui la storia si è ripetuta: la politica aggressiva verso l'esterno, che ha portato vittorie con occupazioni di altri territori, sconfitte che hanno portato a occupazioni straniere.

La terra dei Due fiumi è assurta a stato indipendente prima della Seconda guerra mondiale, all'epoca della quale aveva già proprie forze armate, e in particolare era nota l'aviazione irachena. Infatti, il potenziamento aveva interessato l'acquisto di diverse macchine italiane, americane e inglesi.

Ancora provincia dell'Impero Turco fino al 1918 (nota come Mesopotamia), ebbe poi mandato britannico fino al 1927. Nel 1932 l'Iraq entrò nella Società delle Nazioni, l'antesignana dell'attuale ONU. Dal 1931 l'Iraq cominciò la sua lunga tradizione nell'aviazione militare, quando i primi pochi piloti entrarono alla Central Flyng School, Gran Bretagna. I primi 5 aerei erano de Havilland DH.60T Gipsy Moth. Dopo avere portato questi apparecchi in Iraq, essi vennero impiegati assieme a quelli inglesi contro gli sceicchi Ahmad e Mahmoud inquadrati nel 1° Squadron della Royal Iraqi Air Force (almeno nella traduzione inglese). Altre 4 macchine arrivarono in seguito, ma gli impegni previsti erano troppo elevati per queste macchine e nel 1933 arrivarono anche 8 bombardieri leggeri D.H.84 Dragon, armati con tre mitragliatrici da 7,62 mm e 12 bombe leggere da 7,26 kg, nonché alcuni Puss Moth con 4 bombe dello stesso tipo. I Gipbsy Moth arrivarono a 12 in breve tempo. Nel 1936 arrivarono 24 HAwker Audax nella versione Nisr.

Con una missione guidata in Italia dal colonnello Jewad vennero comprati numerosi apparecchi. All'epoca l'Italia aveva grande prestigio per i suoi aviatori e aerei, e l'export era una forte realtà. Così vennero comprati 15+1 di rimpiazzo per un incidente Breda Ba.65 biposto, 13 con torretta difensiva L e due biposto a doppi comandi. 5 S.79B bimotori vennero comprati come macchine 'pesanti' e uno ulteriore per sostituire un'altra macchina distrutta in un incidente in Italia. Vennero comprati anche 15 motori di ricambio. Notare che tutti questi aerei avevano i Fiat A.80 da 1.000 hp, visto che l'S.79B era diverso dal trimotore S.79 con motori AR.125. Il tentativo di pagamento con datteri non ebbe successo, certamente all'epoca l'Iraq non era una petrocrazia come accadde in seguito, ma un Paese molto povero. Sempre nel 1937 molti esponenti pro-Asse vennero uccisi a Baghdad tra cui Jewad, e l'Iraq tornò filoinglese. Vennero così comprati 15 bombardieri Douglas-Northrop DB.8A-4, 15 Gloster Gladiator, aerei leggeri come l'Avro Anson, Dragon Rapide e Dragon Fly.

Nel 1940, dopo tutti questi cambiamenti l'RFAI era una forza di tutto rispetto agli standard regionali, con 6 squadroni:

  • 1° con i Nisr, basato a Mosul
  • 2°, bimotori leggeri vari
  • 3° scuola e collegamenti
  • 4° Gladiator, Kirkuk
  • 5°, S.79B e Ba.65 a El Rashid
  • 7°, Douglas DB-8, sempre a El Rashid

Con queste forze nel 1941 gli iracheni, a seguito di un altro sconvolgimento politico con l'arrivo al potere di Rashid Alì, pro-asse, che tentò un'insurrezione contro gli inglesi, ancora basati in Iraq con alcune forze di guarnigione, per esempio, alla base di Habbaya. Gli inglesi contrattaccarono efficacemente e sconfissero rapidamente gli insorti, tanto che il 30 maggio Alì perse la vita. A quel punto, congiuntamente con i sovietici gli inglesi decisero di invadere anche l'Iran, mentre nel frattempo avevano regolato i conti con la Siria, accusata di agevolare le forze dell'Asse. Tutto questo con pochissime forze mentre l'Asse mandò pochi rinforzi, essendo ancora più in difficoltà, agli iracheni. Nulla valse e per quando gli aviatori italo-tedeschi arrivarono la pur cospicua aviazione irachena era già pressoché distrutta. Fino al 1946 gli inglesi occuparono l'Iraq, poi si ritirarono e l'Aeronautica irachena ricominciò a esistere, ancora una volta, con piloti addestrati e aerei forniti dalla Gran Bretagna. Tra i velivoli, 30 modernissimi Hawker Fury equipaggiarono nella versione tropicalizzata (chiamata anche 'Baghdad Fury') il 1,4 e 7° Squadron, rimpiazzando i superstiti Gladiator. Infatti le forze armate irachene non erano state totalmente cancellate, ma ridotte a una funzione poco più che simbolica. Seguirono bimotori da trasporto Bristol 170, 7 DH-104 e monomotori Auster AOP-6. Arrivati nel 1951 anche 20 addestratori Chipmunk, nel 1953 finalmente si giunse all'era dei jet con 12 Vampire FB.52 per il 5° Sqn., la più importante unità irachena. Il 6° Sqn ebbe l'anno dopo i Venom. I primi due elicotteri erano i Westland Dragonfly per il 3°. Nel 1955 arrivarono gli addestratori Jet Provost T.53 e altri apparecchi, e nel 1957 i primi Hawker Hunter F.6, prima 5 regalati e poi uno squadrone completo pagato dagli iracheni. Con il Patto di Baghdad si creò il CENTO, simile alla NATO e in funzione antisovietica. GLi USA volevano fornire 18 F-84G come ricompensa, perché l'Iraq era parte di questo patto, ma nel 1958 si arrivò alla svolta: il 14 febbraio venne proclamata la Federazione araba, unendo l'Iraq con la Giordania, e come re salì al trono Feisal II. Già il luglio successivo una nuova rivoluzione depose il monarca e avvicinò l'Iraq non solo a posizioni anti israeliane, ma anche all'URSS. Le forze armate cominciarono a essere equipaggiate con materiali sovietici in quantità ma restarono fedeli all'ordinamento di tipo britannico sia per l'aviazione sia per l'esercito. La marina irachena non ha mai avuto una grande consistenza e importanza a causa della ridottissima costa assegnata allo Stato, visto che la reclamata 25° Provincia irachena era stata 'autorizzata' dalla Gran Bretagna a essere uno stato indipendente, il Kuwait sotto la guida della dinastia di Emiri. Esso da solo, pur essendo uno stato piccolo, sbarrava all'Iraq quasi totalmente l'accesso al mare, essendo questo Paese incuneato tra l'Arabia Saudita e l'Iran.

Nel frattempo l'Esercito iracheno era a sua volta stato fondato cercando di emulare l'ordinamento britannico. Nel 1941 esso aveva una forza di 4 divisioni, molte autoblindo e numerose artiglierie. Nonostante questo, quando venne messa sotto assedio la base aerea di Habbaya gli inglesi, dopo circa un mese in cui cercarono di rafforzarsi, sbaragliarono le forze irachene, più numerose e avvantaggiate dal combattere 'in casa', e le inseguirono fino a Baghdad deponendone il governo, come già accennato nel paragrafo dell'aviazione.

Nel dopoguerra le forze terrestri irachene vennero potenziate notevolmente, e presto vennero equipaggiate con materiale sovietico.

RIAF (Royal Iraqi Air Force)

  • 6 Hawker Bhagdad Fury (3 girati all'Egitto)
  • 6 Avro 652A Anson
  • 6 aerei Bristol Freighter Mk.31M
  • 7 D.H. Dove
  • alcuni T-6
  • Alcuni Auster AOP

1961: crisi con il Kuwait[3]

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Sotto controllo britannico dal 1899, il Kuwait rimase formalmente nell'Impero ottomano fino al 1918, e infine nel 1961 divenne indipendente con l'Emiro al-Sabah, ma il 25 giugno il dittatore iracheno dell'epoca Ad al-Quarim Quassem dichiarò che il Kuwait era territorio iracheno. Ma all'epoca non c'erano molte forze disponibili per rinforzare tale volontà di 'liberare gli abitanti del Kuwait'. L'Aviazione irachena nel '61 era reduce dal colpo di stato del 14 luglio 1958, in cui il re Feisal III e altri personaggi, tra cui il Primo ministro della Giordania, vennero uccisi dal colpo di stato ordito da al-Rashid e molti alti ufficiali, con il comandante Razzak dell'aviazione irachena, vennero imprigionati per anni. L'Aviazione era stata rinforzata durante gli anni '50 con mezzi quali 12 Vampire FB.Mk 52 e 6 T.Mk 55 e 19 Venom FB.Mk.1 e 50, e infine 15 Hunter F.Mk.6, questi ultimi forniti grazie all'aiuto finanziario britannico, e persino 5 F-86 appena prima del colpo di stato, per il quale questi -i primi e unici caccia americani per gli iracheni- finirono per non entrare mai in servizio. In seguito questi caccia vennero rimandati negli USA. Così i caccia inglesi erano gli unici disponibili, in particolare i Venom FB.52 entrati in servizio dal '53 con il No.5 Sqn di al-Rashid AB, vicino a Baghdad. I Venom FB.1 e 5 vennero forniti nel '54 e nel '56 con il No.6 di Habbaniyah (poi Talmuz), dove erano presenti anche i reparti inglesi fino al '58. Quassem era vicino alla politica sovietica, all'epoca vista largamente come alternativa al colonialismo occidentale, tanto che nel '58 giunsero i primi 14 MiG-17F che giunsero per il No.5 Sqn allorché il No.1 volava ancora con i vecchi caccia Fury FB.11. Nel contempo il No.3 era dotato di aerei Il-14, Mi-1 e 4, e Dragonfly, il tutto per compiti di trasporto. Il No.5 ebbe i MiG e i suoi Venom al No.6. A quel punto gli squadroni erano armati con Venom (No.5), Hunter (No.4), MiG-17(No.6), No.7 (Fury). Gli Hunter F.Mk.6 erano ex-RAF, mentre il MiG-17F (...?)

Con una simile redistribuzione delle poche risorse, l'Aviazione non aveva nessuna grande capacità operativa nel '61.

I britannici furono molto rapidi nel muoversi in aiuto del piccolo stato arabo, all'epoca pressoché disarmato. Dovettero mandare aiuti per mare perché gli Stati dell'intorno non erano disposti a lasciar volare gli aerei da trasporto britannici e la HMS Bulwark con il 42th Commando Battalion a bordo e la scorta data da tre fregate, provenienti da Karachi. Presto vennero mobilitate altre risorse in Kenya e Aden, nonché Cipro. I due squadroni di Hunter di Aden e Nairobi (Kenya), trasporti aerei di tutte le categorie ad Aden e quant'altro vennero messe in azione e inviate in Kuwait, dove c'era solo un mal equipaggiato aeroporto e porti con ridotta capacità di carico. Il 29 giugno già cominciarono i movimenti di truppe, persino prima del giorno 30, quando il Kuwait chiese ufficialmente aiuto. Subito arrivarono aerei di vario tipo come gli Shakleton del No.37 sqn; elementi della 24a Brigata giunti dal Kenya con aerei come i Comet civili e quelli del No.3 Sqn della Rhodesia. Infine il 1 luglio la Bulwark era arrivata nel Golfo prendendo in carico i Whirlwind del No.848 NAS a bordo. In seguito arrivarono una serie di altri aerei come 4 Canberra del No.88 e altri 8 del 213, entrambi giunti in Bahrain. Trasporti di ogni tipo portarono in azione il 2nd Airborne Battalion, mentre i Canberra PR.7 eseguivano voli di ricognizione.

Il problema era il calore enorme della stagione, con temperature che arrivavano a 50 °C, associate a tempeste di sabbia capaci di ridurre la visibilità a qualche centinaio di metri al meglio, tanto che un Hunter si schiantò al suolo. C'erano problemi di ogni tipo, per esempio il comando era in Bahrain a oltre 500 km di distanza, i sistemi di comunicazione dell'Esercito erano i VHF della RAF e UHF per la Navy. La situazione era difficile, ma l'arrivo della HMS Victorious con Sea Vixen e Gannet finalmente aumentò le capacità operative britanniche, grazie anche ai Gannet AEW da scoperta aerea. Il 18 luglio venne sbarcato un radar mobile in Kuwait del tipo SC 787. Il 20 luglio, gli Iracheni non erano ancora passati alle vie di fatto, e così entro settembre i britannici si ritirarono dalla zona mentre la Victorious era stata rimpiazzata dalla Centaur. Alla fine, il 19 ottobre, i britannici vennero ritirati e sostituiti dalla Lega Araba. Nel frattempo l'Iraq si ritenne troppo debole e volle altri aiuti dall'URSS, che già l'anno successivo mandò 12 MiG-21F-13 e 40 MiG-19, più 12 Il-28. A tutt'oggi è difficile capire se l'Iraq volesse davvero occupare il Kuwait, ma i britannici con la loro rapida reazione risolsero il problema senza sparare un colpo.


IrAF:

  • 20 MiG-17F
  • 15 MiG-19
  • 20 MiG-21PF
  • 33 Hunter FGA Mk.59A
  • 10 Iljuscin Il-28 'Beagle'
  • 12 Tupolev Tu-16 'Badger'

Dopo circa 4 anni di guerra, l'Iraq e l'Iran erano agli angoli di un ring insanguinato, stanche e indebolite da una guerra ferocissima, che esattamente come la Prima guerra mondiale incominciò con avanzate rapide ed effimeri successi, solo per terminare in una guerra di logoramento inefficiente e inutile, nonostante, si badi bene, che l'arma che avrebbe dovuto superare l'impasse, ovverosia il carro armato, era stata nel frattempo inventata. Eppure, sul territorio senza copertura, un nuovo nemico era in grado anche di neutralizzare il carro, ovvero il cacciabombardiere tattico, o più semplicemente, i campi minati.

Esso comprendeva, all'epoca, 475.000 uomini, in larga parte di leva, con le riserve di circa 100.000 uomini richiamate anch'esse in azione. La grande massa dell'esercito era costituita dall'etnia sunnita, ritenuta la più affidabile dal regime, ma anche una delle meno numerose, con circa il 20% della popolazione irachena. La situazione, quindi, era più difficile anche di quello che si poteva intuire da questi numeri, per non parlare della rivolta curda sempre attiva al Nord del Paese, in un territorio montuoso e difficile.

La ripartizione comprendeva un totale di 4 corpi d'armata che avevano:

  • 4 divisioni corazzate
  • 4 divisioni di fanteria meccanizzata
  • 6 divisioni di fanteria, inclusi quelli da montagna
  • 2 brigate corazzate della Guardia Repubblicana per la protezione del presidente
  • 3 brigate speciali
  • 9 brigate della riserva
  • 15 brigate di fanteria dell'esercito popolare

Dotazione:

  • Armi portatili essenzialmente di tipo sovietico, ovvero AK-47 e derivati, RPK, PK, mitragliatrici DshKM da 12,7mm, razzi RPG-7.
  • Corazzati: oltre 2100 tra T-54, 55, 62, 72, Tipo 69 e PT-76, carri Chieftain di preda bellica
  • Corazzati leggeri: tutti i veicoli corazzati sovietici del tipo BTR-40/50/60/70, BMP-1 e fors'anche BMP-2, OT-64 cecoslovacchi, EE-3, 9 e 11 brasiliani, M3 e VCR francesi
  • Artiglieria: oltre 3.500 pezzi sovietici M-1937, D-30, 2S1 da 122 mm, D-20 e altri tipi da 152 mm, GCHN da 155mm, semoventi GCT da 155mm.
  • Armi controcarri: lanciarazzi RPG, cannoni SR SPG-9, missili AT-2,3, 4, forse AT-5. Missili HOT, MILAN, Swingfire, SS.11
  • Armi contraerei: centinaia di pezzi da 14,5 mm ZPU, da 23mm ZU, da 57 mm S-60, cannoni anche di calibro maggiore, forse K-19 da 100 mm armi da 85mm. Semoventi ZSU-23-4, ZSU-57-2, missili SA-2,3, 6, 7, 8, 9, Roland su scafo M3.
  • Mortai: pezzi sovietici e forse anche francesi fino al 160, forse 240 mm.

L'esercito continuava a essere efficiente e ben equipaggiato da armi che arrivavano da decine di fornitori, ma il morale non era necessariamente buono, tanto che parte delle forze era usata per controllare il fronte interno, prevenire i golpe ai danni di Saddam Hussein e via discorrendo. Normalmente dovrebbe essere la milizia popolare a fare questo lavoro, ma evidentemente non bastava e l'impiego dell'esercito regolare in tali operazioni era un chiaro segnale delle difficoltà riscontrate, specie con gli sciiti e ancora di più con i curdi.

La IrAF era ancora una forza potente, con 38.000 uomini, ordinati, giusto come l'esercito, in una struttura di tipo britannico, ma con equipaggiamento prevalentemente orientale. Nonostante le perdite, restava molto più efficiente di quella iraniana alla stessa epoca.

Organizzazione:

  • 2 gruppi bombardieri con forse 7 Tu-22 e 5 Il-28 (un tipo per gruppo)
  • 5 gruppi intercettori con MiG-23MF, MS e MiG-21, oltre che MiG-25 e Mirage F.1
  • 11 gruppi d'attacco con Hawker Hunter FGA.Mk 59, Su-7, Su-20, Su-22, MiG-23BN, F-6
  • 1 gruppo ricognizione con MiG-25R(B)
  • 2 gruppi trasporti con Il-14, An-2, An-12, Il-76, Tu-124
  • 11 gruppi elicotteri con Mi-3, Mi-6, Mi-8, Mi-24, BO 105, Wessex, Aluette III, Super Frelon, Gazelle.

Piccola forza costiera, ma data la ridottissima costa irachena la cosa non dovrebbe stupire. Essa era parte integrante dell'esercito, e comprendeva 4.000 uomini, sempre secondo le stime occidentali note (come per tutte le altre informazioni sull'Iraq). La sua piccola flotta comprendeva le navi superstiti alle precedenti battaglie aeree. Comprendeva:

  • 1 fregata d'addestramento
  • 8 navi 'Osa' missilistiche
  • 3 grosse navi pattuglia 'OS-1'
  • 6 siluranti P-6
  • 6 navi da pattugliamento costiero
  • 5 dragamine T-43
  • 3 mezzi da sbarco mezzi corazzati


La crisi con il Kuwait atto secondo: l'invasione del 1990[6]

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Ma la crisi successiva, nel 1990, gli iracheni avevano ben altre intenzioni. Il Kuwait, circa 1,6 milioni di abitanti e 14.000 km2, era diventato uno sceiccato indipendente della famiglia Al-Sabbath, ma la sua gestione politica era britannica fin dal tardo '800 e nel '61 il Kuwait divenne indipendente a tutti gli effetti, ma appena una settimana dopo l'Iraq era già a dichiarare il Kuwait come sua 25° provincia. D'altro canto il Kuwait era proprio messo apposta lì, per ridurre quasi a niente l'accesso al mare di Baghdad. Nel frattempo la scoperta di abbondante petrolio lo aveva reso ricco e questo sollecitò l'intervento britannico quando gli iracheni lo minacciarono di annessione.

Dopo la crisi i britannici cominciarono a fornire armi ai kuwaitiani, non molto, ma pur sempre 4 elicotteri Whirlwind e 6 Jet Provost T.51 poi, nel '69, 11 Hunter F.57 e i possenti Lighting F.53 multiruolo, che però erano inefficaci se usati da una forza aerea del genere, così poco organizzata ed efficiente. Così l'assistenza britannica fu sempre utile per mantenerli in efficienza. In tutto 12 .Mk.53 e due T.55, ma nel '68 i ben più ragionevoli Strikemaster Mk.83 aiutarono finalmente i kuwaitiani ad avere una maggiore preparazione aerea per la loro aviazione. Di fatto, l'affare Lighting fu un fallimento per i britannici. Dopo che questi quasi obbligarono sauditi e kuwaitiani a comprare i loro aerei bisonici, con l'obiettivo di ottenere i soldi per finanziare i 50 F-111K, di fatto successe che poi, per mantenere efficienti gli aerei i britannici si dovettero impegnare spendendo soldi e così assistendo gli arabi del Golfo finirono per annullare i guadagni ottenuti. Quanto ai rapporti con gli iracheni, questi furono molto difficili anche negli anni successivi, tanto che nel marzo del '73 vi furono dei conflitti di frontiera perché gli iracheni volevano maggiore spazio per la loro base navale di Omm ol-Qasr, cogestita coi sovietici. Anche per questo i kuwaitiani ordinarono nel '74 18 Mirage F.1CK e due BK, più 24 SA.342K Gazelle e 30 A-4KU (più 6 TA-4KU) e missili HAWK. I primi A-4 kuwaitiani, autorizzati il 20 gennaio 1975 dal governo americano, con motori potenziati ma senza sistemi elettronici avanzati come quelli per armi nucleari, missili Walleye e Shrike. Essi volarono il 14 dicembre 1976 e poi consegnati tramite la Gran Bretagna e poi con due squadroni servirono nella KAF, ma nel 1984 erano talmente poco usati che si voleva anche venderli. I 'serial' erano 500-530.

I primi Mirage F.1 ebbero i primi serial 701-718 consegnati nel 1977-79 e poi i BK erano i 771-772; assieme vennero consegnati i missili R.530 e R.550, poi aggiornati negli anni '80 allo standard F.1CK-2 con i missili Super R.530F e infine attorno al 1980 erano stati persino aggiornati con i Super R.530D come l'ultimo lotto di Mirage F.1 iracheni. Altri aerei vennero consegnati nel 1983, 13 più 4 BK e 6 AS.332F Puma con i missili Exocet. Scartati degli Alpha Jet costruiti in Egitto, chiesero 12 Hawk T.Mk 64 e poi aumentarono i rapporti di cooperazione con gli USA, tanto da ordinare nel 1989 32 F-18C e 8 D. I Mirage F.1CK-2 vennero anche muniti di missili Magic Mk.2 nei tardi anni '80, di cui pare che gli iracheni avrebbero catturato 50 esemplari, cosa che causò qualche preoccupazione per gli americani, visto che i Mirage iracheni avevano a loro volta tale armi ma nella versione Mk.1, e che gli iracheni ebbero cura di catturare i Mirage F.1 kuwaitiani e metterli poi in servizio per la propria aviazione. Nonostante tutti gli aggiornamenti, il sistema militare del Kuwait era inteso più che altro per la difesa della famiglia reale.

Durante la guerra con l'Iran, il Kuwait supportò proprio il regime iracheno, data la minaccia potenziale che la minoranza sciita nel Paese era in grado di porre al dispotico regime; a maggior ragione, dopo l'inizio ufficiale della guerra, l'Iran attaccò direttamente il piccolo stato regionale il 12 e il 16 novembre 1980 contro obiettivi di frontiera con la sua indebolita ma ancora temibile aviazione (da parte del Phantom E del TBF.6 di Bushehr con vari missili Maverick) e poi ancora nell'aprile del 1981 da tre Phantom. Per evitare perdite civili o comunque non necessarie, prima i caccia sorvolavano gli obiettivi e così facendo, davano tempo a chi avesse gambe di scappare dagli edifici obiettivi degli attacchi e nonostante le dichiarazioni di avere abbattuto almeno uno degli attaccanti, nemmeno venne aperto il fuoco contro di loro, data l'assenza di difese aeree efficienti in zona sia irachene sia le stesse kuwaitiane. Ma nonostante le intimidazioni i kuwaitiani continuarono a finanziare l'Iraq, per esempio nell'autunno del 1981 con un prestito di 2 miliardi di dollari. Già il 1° ottobre 1981 i Phantom iraniani ritornarono colpendo la raffineria di Umm Aayash, senza reazioni. Di fatto ci si rendeva conto di come questi attacchi erano l'inevitabile effetto delle scelte del regime del Kuwait, specie nel 1986-87 quando venne catturata la penisola di Faw tagliando fuori l'accesso al mare dell'Iraq e che lo costrinse a usare i porti sauditi e kuwaitiani e di usare dal 1986 il loro spazio aereo per le proprie operazioni di volo, e persino l'uso degli aeroporti per gli atterraggi d'emergenza, purché non armati. Così spesso i piloti iracheni atterravano di proposito dopo che erano intercettati dai caccia iraniani che si gettavano al loro inseguimento. Altre volte i caccia iracheni atterrarono fino a Dharhan dopo avere avuto problemi di rifornimento in volo durante le loro azioni a lungo raggio fino al golfo di Hormuz.

Questo supporto era in teoria una doppia garanzia, quella della difesa contro le eventuali mire dell'Iran e quelle dell'Iraq stesso, che era sempre interessato ad annettersi il piccolo Paese, ma che così poteva forse essere 'tenuto buono'. Poi le cose andarono male verso la fine degli anni '80: la guerra era finita e il Kuwait rivoleva indietro i suoi 'prestiti di guerra' che ovviamente Saddam considerò 'pagati' con il sangue dei suoi soldati. Nel luglio 1989 volarono accuse grosse sull'uso che il Kuwait stava facendo del petrolio che riceveva dall'Iraq rivendendolo a basso prezzo. La situazione si stava complicando e c'erano le avvisaglie di eventuali problemi, mentre l'indebitato Iraq continuava la sua corsa al riarmo. Una combinazione fatale, ma la USS Independence, presente nel Golfo, venne mandata fuori dal Golfo Persico, lasciando a quel punto mano libera agli iracheni, o così loro interpretarono tale gesto. Fino a che, il pomeriggio del 1° agosto, fecero la mossa fatale.

Gli iracheni avevano pianificato l'attacco con le esperienze degli ultimi 18 mesi di guerra contro l'Iran e l'uso di vecchi piani britannici degli anni '50 debitamente aggiornati. L'unica cosa che venne omessa fu l'uso di armi chimiche, che erano parte della dottrina irachena almeno dal 1987. In sostanza, occupare il Kuwait sarebbe stata una questione di un breve attacco aereo, bombardamenti d'artiglieria a lungo raggio e poi l'assalto via terra. Questo avrebbe comportato l'uso di commandos e un elisbarco su Kuwait City che avrebbe dovuto fare prigionieri i membri della Famiglia reale, cosa che se attuata avrebbe cambiato in effetti il corso degli eventi. Come se non bastasse, 4 divisioni della Guardia Repubblicana, la migliore parte dell'esercito iracheno, sarebbero entrati dentro il territorio di cui due verso la capitale Kuwait City e due per tagliare fuori la capitale dal confine saudita.

Alle 2 di notte del 2 agosto ebbe inizio il bombardamento delle basi aeree come Ali al-Salim, mentre 3 delle divisioni entravano nel confine. Con le basi dei Mirage colpite direttamente, le forze armate kuwaitiane, nonostante gli allarmi delle settimane precedenti, erano state colte ancora del tutto impreparate, malgrado l'ammassarsi di 50.000 soldati ai confini segnalato, tra l'altro, anche dai satelliti. Cosa che del resto si potrebbe dire anche della presidenza Bush, che era rimasta inerte, se non connivente, nonostante gli sviluppi del caso. All'alba di quel giorno le televisioni mostravano in diretta l'arrivo di forse 50 elicotteri Mi-8 che filavano giù dalle loro fusoliere i commandos iracheni, in una vera e propria blitzkrieg ben eseguita. Scortati da elicotteri Mi-25 e BO-105. Ma a quel punto reagirono alcune difese aeree. Mentre è stato detto che i Mirage eseguirono giusto un breve passaggio a fuoco sulle colonne nemiche prima che queste occupassero le loro basi, due batterie o più di HAWK migliorati incominciarono a sparare contro gli elicotteri, bersagli facili in quanto privi di ECM e di copertura da parte di un territorio che aveva solo gli edifici come parte in rilievo. Numerose pare siano state le perdite degli aerei, ma non è chiaro per quali ragioni. Vi sono fonti che dicono che la maggior parte dei velivoli sia stata abbattuta dai missili, altre che parlano dell'intervento dei Mirage F.1 che cominciarono la caccia ai velivoli iracheni. Il piano d'attacco per catturare la famiglia reale fu in ogni caso rovinato e di lì a poco i superstiti dei 25 Mirage F.1 e 29 A-4KU efficienti, più 12 Hawk T.Mk.64, incominciarono il contrattacco. Ai 14 elicotteri dichiarati abbattuti dalle difese aeree si aggiunsero altre 5 vittorie rivendicate contro i grossi Mi-8 e 24 da parte degli Skyhawk (9 e 25th sqn) e i Mirage del 18 e del 61 ne dichiararono altri 13, più 2-3 da parte degli Hawk da addestramento del 12th Sqn. Le vittime furono colpite per lo più mentre tentavano di nascondersi tra gli edifici della città e sia dai cannoni sia dai missili Magic Mk.2. Nel frattempo i potenti Chieftain di una brigata fermarono una divisione meccanizzata irachena diretta verso la capitale. I caccia iracheni erano troppo lontani per intervenire e proteggere i loro elicotteri e truppe terrestri. Poi arrivarono i MiG-23BN (alcuni aggiornati allo standard BK) e Su-22 che causarono danni limitati ai campi d'aviazione kuwaitiani, dato che questi erano ben protetti sia passivamente sia dalle difese antiaeree, che reclamarono 12 abbattimenti. I caccia di scorta MiG-29 e Mirage F.1 iracheni incontrarono gli Skyhawk, ma senza che vi fossero combattimenti aerei. Al suolo rimasero distrutti due-tre aerei kuwaitiani da combattimento tra bombardamenti d'artiglieria e attacchi aerei.

In ogni caso, altri attacchi avrebbero avuto luogo mettendo fuori uso la base di al-Jaber e gli A-4 continuarono gli attacchi aerei operando dalla vicina autostrada, ma essa era piuttosto sottile per le operazioni di volo di questi pur piccoli aerei. In seguito almeno 6 scapparono in Bahrain. I Mirage scapparono in Arabia Saudita e pochi aerei ed elicotteri rimasero a combattere, assieme a piccole unità di mezzi terrestri. Ma tutto questo aiutò la famiglia reale a scappare all'estero.

I MiG-29 erano stati usati da una delle due unità che all'epoca li avevano, forse una trentina in tutto rispetto ai 130 in ordine; lo squadrone che li usava operava da Tallil. Non ottennero tuttavia vittorie aeree (né i Mirage), forse perché preoccupati di non avvicinarsi troppo ai siti di missili HAWK kuwaitiani. Al tramonto, era già bell'e finita. I reparti iracheni entrarono a Kuwait City e all'aeroporto internazionale, dove tra le vittime vi fu un 747 della British Airways. Altri mezzi vennero catturati, come 6 Hawk, 5 A-4 e 6-8 Mirage nonché un L-100 (il C-130 civile). Ancora durante la notte tra il 2 e il 3 agosto alcuni Super Puma vennero usati per rifornire di munizioni le unità terrestri isolate, che combattevano ancora. Ma oramai era la fine, tanto che anche le 4 o 5 batterie di HAWK presenti vennero catturate dagli iracheni, che poi le avrebbero usate limitatamente contro gli Alleati, nella successiva guerra contro la Coalizione. I 3 elicotteri Super Puma ancora presenti in azione andarono perduti per varie cause, mentre 3 dei 4 L-100 scapparono (il quarto sarebbe stato distrutto da un Buccaneer con una LGB, durante Desert Storm).

Gli ultimi combattimenti ebbero luogo nel pomeriggio del 4 agosto, quando i possenti carri Chieftain e i piccoli A-4 vennero catturati o costretti a scappare in Arabia Saudita. La KAF aveva perso in tutto solo il 20% della sua forza, circa 8 Mirage, 3 A-4, 2-3 elicotteri distrutti. Il resto, tra cui Mirage F.1, A-4 e Hawk, formò poi la 'Free Kuwait Air Force' o FKAF. Invece la Marina kuwaitiana andò persa praticamente al completo, incluse le moderne motocannoniere missilistiche armate di Exocet e cannoni OTO da 76 mm e Breda-Bofors da 40 mm. In seguito queste navi vennero distrutte dagli attacchi aerei alleati, tanto che la marina dovette ricominciare con le piccole motovedette armate di Sea Skua del tipo superficie-superficie.

Così la battaglia era finita in circa 3 giorni, ma le conseguenze politiche di avere lasciato scappare i Reali kuwaitiani innescò poi un processo politico devastante per l'Iraq di Saddam Hussein, che per quanto reclamasse la sua 25° provincia irredenta, non era in grado di giustificare la sua azione di fronte alla comunità internazionale, molto preoccupata dagli strepiti degli emiri della zona, ricchi per quanto privi di democrazia, ma che avevano ragione di temere per la propria incolumità dopo l'aggressione che improvvisamente fece diventare Saddam un 'cattivo assoluto' agli occhi dell'opinione pubblica, dopo che per anni era stato considerato il campione dell'Occidente contro il male rappresentato dalla teocrazia di Khomeini.

Ci si potrebbe domandare come combatterono i kuwaitiani. Di là dalla dichiarazione di vittorie della contraerea e della caccia (contro elicotteri), per un totale di 32 elicotteri e 12 aerei (ma sono dati piuttosto difficili da confermare, a dire il minimo; per esempio, stabilire chi abbia abbattuto cosa non è mai facile).

Le forze armate del Kuwait, come quelle saudite che ne erano quasi la versione 'scalata' in alto (per esempio con i Lighting, usciti dal servizio negli anni '80), godevano delle ricchezze derivate dal petrolio, che erano tuttavia più in grado di accrescere le ricchezze materiali che formare una componente numerosa di soldati esperti e ben addestrati (per i sauditi non fu diverso, in fondo: al 1990 continuavano ad avere una drastica carenza di uomini in armi, cosa anche peggiorata con il successivo aumento degli armamenti richiesti con mega-ordini del 1990-92). L'organizzazione della KAF era la seguente:

  • 9 Sqn: A-4KU/TA-4KU Ahmed al-Jaber AB
  • 12 Sqn: Hawk T.Mk.64 Ahmed al-Jaber AB
  • 18 Sqn: Mirage F.1CK/F.1BK Ali al-Salem AB
  • 25 Sqn: A-4KU/TA-4KU Ahmed al-Jaber AB
  • 61 Sqn: Mirage F.1CK-2/F.BK-2 Ali al-Salem AB
  • ? Sqn: SA.342K Gazelle
  • ? Sqn: SA.330H Puma/SA.330F Super Puma
  • ? Transport Sqn: L-100-30

Quanto al settore terrestre, anch'esso era senza dubbio a sua volta, ben armato ed equipaggiato (e lo è stato anche dopo con gli M1 Abrams e i Desert Warrior, decisione salomonica per 'ricompensare' i due principali alleati: M1 Abrams anziché Challenger per i carri, i britannici Warrior anziché i Bradley come IFV).

In tutto c'erano complessivamente ben 165 carri Chieftain di ultimo modello (secondo altre fonti 150), del tipo Chieftain Mk 5/5K, ordinati nel 1971, potenti carri armati con un cannone L11 rigato e il sistema IFCS computerizzato e con telemetro laser della Marconi britannica. Erano mezzi all'altezza quantomeno dei T-72 e superiori agli altri tipi iracheni, a parte semmai i Chieftain Mk 5 catturati agli iraniani; per il resto c'erano anche 70 Vickers Mk.1, 45 carri leggeri Scorpion per un totale di 280 carri circa.

La componente leggera comprendeva 231 M113, 130 APC Saracen, 100 blindo Saladin, 20 blindo Ferret e 56 potenti cacciacarri M901 con torre binata per i missili TOW; le artiglierie comprendevano 18 M109, i missili c.c. i TOW, HOT e Vigilant. C'erano 200 carri M84A iugoslavi in ordine, alcune decine dei quali consegnati poi alle forze del Kuwait libero, di cui sono stati i principali carri armati del dopo-invasione.

Insomma, un totale di 280 carri, 120 blindo, 56 cacciacarri, 361 APC, una forza tutt'altro che disprezzabile anche se non sufficiente per affrontare tutta la forza d'invasione nemica, che peraltro ebbe un appoggio effettivo molto ridotto per la propria componente terrestre. Nell'insieme avrebbero potuto offrire maggiore resistenza anziché cedere la capitale in un giorno, e non c'era la scusa della 'sorpresa' che teoricamente non doveva avere luogo data la tensione in atto da mesi. Di fatto gli iracheni travolsero le difese, e nonostante l'azione di unità isolate (per esempio, un Saracen respinse 3 carri T-55 mettendone KO uno con le granate HESH del suo 76 mm), vinsero senza troppi patemi. A quel punto però la partita passava alla politica e qui non fu possibile archiviare un successo. La marina kuwaitiana, più potente e moderna della componente irachena (rimasta priva della flotta ordinata alla Fincantieri, le famose 4 fregate e 6 corvette, più il rifornitore di squadra del tipo 'Stromboli', rimasto a languire in Egitto), non ebbe ruolo alcuno e venne catturata.

Tra i materiali presi figuravano anche delle sorprese. Alcuni prototipi del blindato ruotato Steyr Pandur austriaco erano in Kuwait all'epoca per le prove e vennero catturati. Anche più notevole fu che, oltre alle batterie HAWK, erano presenti anche delle batterie a corto raggio ASPIDE, comprate praticamente senza che se ne sapesse nulla. Tant'é che ha fatto notizia solo che i kuwaitiani hanno richiesto batterie sostitutive di tali armi dopo la guerra, armi di cui non si sa assolutamente niente né dell'impiego né del destino.


La storia della IrAF[7]

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Ecco la tribolata storia della IrAF, nome internazionale dell'Aviazione irachena. Veterana di molte guerre e soggetta a purghe e danni causati dal regime politico nei vari anni dominanti, fino a dover affrontare la più grande coalizione di Stati del dopoguerra, contro i quali non ha avuto praticamente possibilità di successo.

Della parte fino al '41 abbiamo già parlato. Nel dopoguerra la IrAF era in fase di ricostruzione per riguadagnare la sua capacità operativa persa con le conseguenze delle operazioni britanniche. Durante la prima guerra arabo-israeliana, la IrAF partecipò solo con degli Anson da addestramento-bombardamento mandati in Giordania, poi sostituiti dai ben più capaci Fury Monoplane, che però fecero solo 2 singole azioni prima di essere ceduti all'Aviazione egiziana, che già era in verità la più potente delle aviazioni arabe. Questi Baghdad Fury erano gli F.Mk.1 sn 231-239, 8 apparecchi in tutto, più 1 biposto (il n.161), tutti per il No.7 Sqn (la IRaF era molto legata all'organizzazione di tipo britannico), arrivati dal maggio 1948 dopo di che rimpiazzarono gli Anson (grossomodo della classe dei Ca.309, per intenderci), operando ad al-Rashid. Vi furono diversi incidenti, come quello del 7 giugno, dovuti alla troppo veloce transizione su di un 'quasi-jet' come questo. Il No.7 sqn venne poi spostato il 18 luglio ad Amman, in Transgiordania, ma del totale di aerei (arrivati con le successive forniture) a 14, solo una mezza dozzina erano ancora operativi; vennero poi mandati a Damasco, ma due ebbero subito incidenti in atterraggio. Da lì, il 19 luglio volarono missioni armate sopra Haifa onde controllare traffici illegali di armi verso Israele da parte delle navi, senza risultati. Il pilota, tale Abdul-Razzak, volò anche la seconda missione della giornata, anche se questa era in compagnia del maggiore al-Anvar: arrivarono sopra Ramat David, dove localizzati i B-17 a terra, ne dichiararono uno distrutto mitragliandolo a terra. Dopo l'armistizio di lì a poco dichiarato, gli ultimi 4 Fury operativi vennero mandati in Egitto e gli equipaggi rimpatriati. Del resto, la dotazione di munizioni disponibile per questi aerei era di sole 12 bombe e 2.000 colpi, per cui avrebbero avuto poco da fare da Damasco. In ogni caso, i Fury furono la forza trainante della rinascita irachena, tanto che in tutto vennero ordinati 38 Mk.1 e 2 soli biposto, usati anche per il No.1 Sqn. La squadriglia reale, dal maggio del '48, ebbe invece 3 DH Dove, nell'abito del No.3 Sqn.

Il periodo successivo, quello degli anni '60, vide l'arrivo dei Vampire nel '53, e nel '56 degli Hunter. Poi vi fu il colpo di stato e l'avvicinamento all'URSS del '58-59, e tutto cambiò. Per l'aviazione questo significò MiG-17, 19, 21 e Il-28 da bombardamento leggero. Ma anche tragiche purghe ai danni del personale nel periodo 1958-64, dati i successivi regimi che si succedettero in breve tempo. Così ai 12 Vampire FB.Mk.52 e 6 T.Mk.55 per il No.5 Sqn di al-Rashid (e poi ad Habbaniyah) si aggiunsero nel '54 19 Venom FB.Mk.1 e 50, per il No.6 Sqn di Habbaniyah e gli Hunter F.Mk.6 per il No.1 Sqn di Habbaniyah di cui 14 ex-RAF comprati con fondi americani nel '57. Gli ufficiali, ben addestrati in Gran Bretagna, erano stati tuttavia colpiti dalle persecuzioni politiche in maniera particolarmente pesante e questo non aiutò certo l'efficienza di questo tipo di aereo, che pure rimase a lungo in servizio. I MiG-17F giunsero nel tardo '58, per rimpiazzare i Venom del No.5 Sqn, passati a loro volta al No.6 al posto dei Vampire. I MiG vennero usati in azioni anti-guerruglia contro i curdi ma per il momento almeno non ve ne furono altri in servizio. Giunsero piuttosto i MiG-19 di cui entro il 1964 almeno 50 vennero comprati, tra i primi aerei supersonici del Medio Oriente. Soggetti a parecchi incidenti, i superstiti già nel '65 venero passati all'Egitto, anch'esso soggetto a parecchie perdite operative con questo pur potente caccia bireattore. Quanto ai MiG-21, proprio uno dei tipi iracheni, un F-13, del No.11 sqn, il 12 agosto 1966 disertò in Israele, dove venne attentamente studiato dagli israeliani, che nel frattempo avevano i Mirage III di pari prestazioni ma maggiore sofisticazione. Quanto ai trasporti, nel '53 arrivarono 4 Bristol Freighter Mk.31 per il No.3 sqn.

L'Iraq non parteciò alla guerra del '56, ma ebbe una piccola parte in quella del '67. Dopo il colpo di stato del '62, l'Iraq era ritornato 'amico' della Gran Bretagna, e così ordinò altri caccia Hunter, mentre i MiG-21PF giunsero proprio attorno al '66, anni dopo i MiG-21F-13. Questi e gli Hunter parteciparono alla guerra del giugno 1967 combattendo dall'aeroporto H-2 di al-Wallid, da dove già la mattina del 5 alcuni Hunter attaccarono obiettivi israeliani. Questo causò un attacco israeliano di risposta che costrinse all'evacuazione degli aerei già il pomeriggio di quel giorno verso Talmuz. Da qui continuarono a operare durante la guerra, specie per difendere la base H-3 dagli altri attacchi israeliani, abbattendo anche qualche aereo nemico. In tutto gli Hunter furono ancora protagonisti della situazione, e in effetti l'IrAF ne collezionò molti per le sue ancora scarse forze aeree: 16 M.6, 22 M.59, 18 Mk.59A, 4 Mk.59B, almeno 3 T.69 e vari FR.10. Questi aerei non erano pilotati necessariamente da iracheni, perché nell'IrAF c'erano anche uomini provenienti da Polonia, Germania Est, Libia e Pakistan.

Fu proprio la IrAF, assieme al partito Ba'ath che avrebbe organizzato il colpo di stato che portò al potere Saddam Huaasyin al-Tikriti, vice presidente, poi dal '79 presidente della Repubblica.

Anche così, dopo il colpo di stato non mancarono persecuzioni ed esecuzioni di ufficiali nei suoi ranghi. Questo mentre l'Aviazione stava crescendo materialmente grazie agli aiuti dell'URSS. Questi aerei sovietici non erano del tutto soddisfacenti per gli iracheni, molto interessati invece ai Jaguar e Mirage 5 francesi. Ma tutto questo non impedì di partecipare alla guerra del '73, con il No.1 FRS su Hunter nell'estate del '73 mandato in Egitto. Durante la guerra avrebbe perso 11 dei suoi 12 aerei, ma non è chiaro quando e come.

Il successivo contingente fu mandato il 7 ottobre ad al-Mazzah, in Siria, con il No.4 con 10 Hunter F.Mk.59, il No.5 con 18 Su-7BMK, il No.9 con 18 MiG-21PF e infine il No.702 OCU con 10 Hunter Mk.59. A questo stormo, spesso colpito per errore dalle difese aeree siriane, dato che i suoi IFF non pare fossero ben 'settati' con la rete di difesa aerea di Damasco, il 13 arrivò in aiuto anche il No.17 con 11 nuovi MiG-21MF, più altri aerei. Perdite elevate e disaccordi con i siriani però terminarono le operazioni di volo entro il 14 ottobre. Tra queste 'incomprensioni' desta interesse il caso di un Hunter FR.Mk 10 (anche gli Mk.59 e 59A erano modificati a tale standard) pilotato da un mercenario britannico, tale Robert Conner, che il 13 ottobre ritornò da una ricognizione sul Golan, solo per essere abbattuto da un missile SA-3. Il personale tornò per lo più in Iraq, come anche molti aerei, eccetto i Su-27BMK, i primi 18 dei quali giunti nel '68 e seguiti da almeno altri 12 nel '70. La guerra del Kippur fu molto pesante anche per loro e dei 18 possenti aerei di questo tipo mandati in Siria, dopo una settimana non meno di 8 erano andati persi e il resto venne ceduto all'aviazione siriana. In seguito un solo squadrone di Su-7 rimase in servizio con l'IrAF per scopi primariamente addestrativi.

Quanto ai MiG-21MF, nel '73 erano in carico al 17 Sqn, ma ancora indisponibili in addestramento con il nuovo e più sofisticato modello del 'Fishbed'. In tutto ne giunsero 40 nel '73, sufficienti per potenziare notevolmente le difese aeree irachene.

Ma il problema successivo era all'epoca soprattutto la guerriglia contro i curdi nel Nord del Paese, tanto da sfiorare anche un confronto diretto su larga scala con il potentissimo vicino: la Persia dello Shah Palevi, che supportava la ribellione curda. Questo appoggio con armi moderne ai guerriglieri causò in particolare perdite pesanti nel novembre del '74, quando l'IrAF si decise a usare i suoi nuovi Tu-22B, capaci di stare al di fuori del raggio dei missili SAM forniti dagli iraniani ai kurdi.

Anche così, la situazione era talmente pesante che nel '75 vi fu il famoso incidente dello Shatt al-Arab, quando una brigata corazzata irachena mosse oltre confine per un'azione diversiva, data dalla volontà di ridurre l'attenzione degli iraniani nel settore del Kurdistan. Ma una ventina di blindati iracheni vennero distrutti dai Phantom iraniani armati con missili AGM-65 Maverick, nell'arco di pochi minuti, e gli iracheni furono poi costretti a negoziare il trattato di Algeri che cancellò il supporto destabilizzante che gli iraniani stavano dando ai ribelli curdi del nord Iraq.

Nel frattempo nuovi aerei stavano arrivando in Iraq. Già ai tempi del Kippur, l'Iraq si stava impegnando a mettere in servizio ben 80 aerei del tipo Su-20, la molto migliorata versione a geometria variabile del Su-7. Vennero ordinati poco dopo i Blinder: 14 Tu-22B e 2 Tu-22U da addestramento, 10 e 2 consegnati entro il 1979, destinati ad al-Taqddum e H-3/al-Wallid. Sarebbero stati in servizio con il 7° squadrone da bombardamento del 4° stormo composito. Inizialmente vennero pilotati da consiglieri sovietici, quando entrarono in azione contro i curdi dal settembre del '74. In seguito avrebbero avuto una parte importante contro l'Iran, ma subendo anche perdite pesanti, di cui 4 dai soli F-14.

Per l'epoca della guerra del Golfo, l'Iran si stava attrezzando per ricevere 240 aerei ed elicotteri dall'URSS, e i primi F.1EQ francesi, 16 aerei in tutto. Tuttavia, come la guerra incominciò, i sovietici e i francesi smisero di fornire aerei, pensando che la guerra sarebbe stata questione di poche settimane e che gli iracheni non erano i migliori clienti della situazione, data la loro azione offensiva contro l'Iran. Ricominciarono le forniture, ma non prima del dicembre del 1980.

Per gli iracheni la guerra non incominciò il 22, ma il 4 settembre, perché effettivamente le battaglie di frontiera erano cominciate prima di allora. Avevano comprato come principali caccia tattici i primi MiG-23, che offrivano un maggior raggio rispetto ai MiG-21, ma non erano migliori come avionica e certo non erano un mezzo all'altezza degli F-14. Tra il 13 settembre e la fine di gennaio 1981 pare che almeno 40 vennero abbattuti tra MiG-23 da caccia e MiG-23BN da attacco. Così il compito di attacchi aerei efficaci cadde soprattutto sui Su-20 e 22, non privi di limiti, ma progressivamente aggiornati e resi capaci per la prima volta di usare armi stand-off tra gli aerei tattici iracheni. Ma ben presto i veri protagonisti della guerra divennero i MiG-25, sia caccia sia bombardieri-ricognitori, e i Mirage F.1. I sovietici provarono in Iraq anche molti loro aerei avanzati, come i Tu-22KD con missili AS-4, MiG-23ML, MiG-25RBT e BM, e MiG-27. I francesi prestarono 5 Super Etendard nel 1983, in attesa dei Mirage F.1 armati con gli Exocet. Almeno uno andò perduto per via delle difese iraniane, i cui sistemi HAWK, F-4 e F-14 dimostrarono d'essere avversari molto pericolosi.

Anche i Mirage F.1 erano andati ad aggiungersi alle risorse irachene, ma anche alle loro perdite, con una cinquantina su 112 circa perduti durante la guerra. La commessa meno soddisfacente fu quella per 140 MiG-23MS del '73, che poi vennero ridotti ad appena 20 in servizio essenzialmente con il 23° squadrone e poi con l'84° dal 1982. Uno venne portato a Vhadati, in Iran, da un disertore quel dicembre, e dato che gli iraniani non avevano preso cura di portarlo dentro uno dei loro hangar protetti, venne distrutto poi da un attacco aereo iracheno diverse ore dopo, quando ci si era accorti di che cosa era successo a quell'aereo. Quanto ai Tu-22, dal 1981 ne vennero ceduti 4 del tipo Tu-22K con equipaggiamenti antiradar, per colpire le installazioni radar iraniane, ma almeno due vennero distrutti e i missili AS-4 nell'occasione non si dimostrarono armi efficienti, pur se almeno 200 vennero consegnati. Quanto ai velivoli ad ala rotante, i Mi-25 arrivarono solo in piccoli numeri, tanto che solo non più di 8 erano disponibili nel 1980, tutti per il primo stormo dell'aviazione dell'esercito. Non è chiaro invece come andarono le cose con i MiG-23 di seconda generazione. Pare che i primi di questi erano in realtà dei tipi ML o MLA sovietici di uno squadrone incaricato di proteggere i velivoli degli squadroni più importanti appena forniti, come i Tu-22. I Su-22 cominciarono ad arrivare nel '76 e dal 1982 ebbero missili Kh-23 e 25.

Quanto ai bombardieri, da rilevare che nel 1962 già cominciò a operare con 8 Tu-16, di cui 6 erano operativi all'epoca della guerra del '67, quando attaccarono la base di Tel Nov con due aerei, uno dei quali abbattuto. Fu l'incursione più in profondità dell'aviazione araba contro Israele. Nel '72 vennero consegnati altri 6 aerei Tu-16K-11, ampiamente usati nella guerra contro l'Iran come bombardieri, lanciamissili, aerei ECM e lanciatori di nuvole di chaff. Infine nel 1987 4 cloni cinesi H-6 vennero comprati. Gli ultimi efficienti in questa guerra vennero distrutti tutti eccetto uno dagli attacchi aerei ad al-Taqaddum nel '91 da attacchi aerei americani.

Quanto ai Super Etendard, questi facevano parte dell'Operazione Sugar, avviata nell'ottobre del 1983 assieme a 20 missili AM.39 Exocet. Questi erano già usati dagli iracheni con i Super Frelon, ma per avere maggior raggio d'azione e soprattutto, maggiori possibilità di sopravvivenza agli attacchi dei caccia nemici, erano necessari aerei ad alte prestazioni. In attesa dei Mirage F.1 furono così usati dal marzo del 1984. Uno andò distrutto dai caccia e un altro pare si schiantò al ritorno tra la primavera e l'estate del 1984. Da notare che i Super Etendard in parola erano lo stesso numero di quelli che quasi sconfissero la Royal Navy, ma vennero consegnati non con 5 ma con ben 20 AM.39, il che sarebbe stato determinante per le sorti della guerra in Sud Atlantico, ma questo totale in questo contesto non fu altro che funzionale a causare danni alle petroliere iraniane, non certo all'affondamento della loro flotta. Insomma, qui non era più un problema di danni materiali, ma di scelte strategiche: se agli inglesi una decina di navi affondate sarebbero state fatali, per il traffico mercantile iraniano nemmeno varie dozzine di navi colpite risultarono insopportabili, specie considerando la diluizione di tali perdite durante diversi anni. I premi assicurativi aumentarono notevolmente, ma il petrolio era ed è risorsa per la quale vale la pena di rischiare e il 98% delle navi passava indenne contro la minaccia irachena.

Dall'aprile del 1981 incominciarono le consegne dei Mirage F.1EQ e EQ-2, aerei multiruolo che ebbero una buona riuscita soprattutto come caccia. Ma il loro dispiegamento operativo iniziale, nel dicembre 1981, vide contro gli F-14 iraniani tra le 4 e le 6 perdite, di cui parecchie direttamente sopra il Kuwait. Gli aerei francesi se non altro contribuirono con i missili R.550 Magic Mk.1, che erano armi ben superiori rispetto agli Atoll, specie al primo tipo con testata non raffreddata. Tant'è che alcuni Sidewinder (B o forse un tipo più avanzato) vennero ceduti dalla Giordania prima dei Magic e degli AA-8 Aphid, altra arma efficace anche se a corto raggio. Poi giunsero i Mirage F.1EQ-5 con il Cyrano IVM e missili antinave AM.39, che ebbero molto successo e pubblicità durante la guerra, ma che subirono anche diverse perdite, specie contro gli F-14, di cui pare che uno riuscì, nel febbraio del 1988, ad abbattere ben 3 esemplari. C'erano anche problemi tecnici con l'avionica e i missili. Gli aerei vennero ampiamente usati anche per tirare gli Exocet contro le piattaforme petrolifere e poi, negli ultimi 12 mesi di guerra, azioni combinate con i MiG-23, 25 e Su-22, lanciando missili e poi attaccando con le bombe. Una delle principali zone da colpire erano le installazioni della penisola di Kharg, che peraltro era pesantemente difesa dai sistemi contraerei e dai caccia iraniani. Si trattava di un bersaglio piuttosto lontano dai confini -circa 225 km- per cui era necessario ricorrere agli aerei migliori, dato che il più diffuso dei caccia iracheni, il MiG-21, era appena in grado di raggiungere la zona con un pieno carico di armi. Vicino ad al-Faw, il 12 febbraio 1986, una batteria di missili HAWK avrebbe abbattuto 7 o 9 aerei iracheni di vario tipo, essenzialmente MiG e Sukhoi.

I MiG-23ML sovietici erano a Qayyarah Ovest dal 1980, e pare che subirono perdite elevate. Sembra che 4 di essi vennero abbattuti da un singolo F-14 Tomcat. Ben apprezzati, anche se ovviamente costosi e difficili da mantenere, erano i MiG-25, uno dei quali ottenne forse l'abbattimento di un F-18 nel 1991 e un altro, nel dicembre del 2002, abbatté un RQ-1B Predator, un UAV armato con missili Stinger per autodifesa. Fu l'unica vittoria certa della IrAF contro l'aviazione americana.

Verso la fine della guerra apparvero anche aerei moderni. Erano in ordine non meno un paio di dozzine di Su-24, i Su-25 e i MiG-29. Verso la fine della guerra i Su-25 operarono con uno squadrone già dal 1986, seguito nel dopoguerra da un secondo. Uno dei Su-25 venne abbattuto dai caccia iraniani. Dei Su-25, due vennero abbattuti in aria nel '91 dagli F-15 e 7 scappati in Iran, presi in carico dall'Esercito di Teheran come unità d'appoggio tattico. Alcuni vennero ritrovati anche nel 2003 dagli americani. Di una ottantina presumibilmente ordinati, è difficile che più di 30-40 venissero consegnati. Tra i velivoli più interessanti, i SU-22UM-3K biposto, trasformati in aerei WW con missili Kh-28 o Nisan-M ovvero gli AS-9 'Kyle', grossi ARM antiradar da circa 90 km di gittata e propulsione liquida, similmente a un piccolo AS-4 Kitchen. Tra i Su-22, quelli della versione M-4K erano i più moderni, e vennero consegnati nel 1986-87.

Nel dopoguerra, l'IRaF ebbe altre 'purghe', che tanto per cambiare ridussero la sua efficienza a livelli paragonabili a quelli del 1980, ovvero non molto alti, tanto che le sortite giornaliere dei 500 caccia iracheni nel 1990 non superavano le 100, mentre nel 1988 si arrivava a 600. Forse anche per questo vennero meno all'efficienza richiesta per colpire obiettivi a terra durante l'invasione del Kuwait. All'epoca i circa 50 Mirage F.1 sopravvissuti alla guerra erano stati aggiornati allo standard compatibile con i missili AM.39, gli AS-14 sovietici e i Super R.530D o i più vecchi F.


Dopo la sconfitta della guerra del Golfo II, la cosiddetta 'Desert Storm' (notare che negli anni '80 la 'Guerra del Golfo' era quella tra Iraq e Iran, ma potenza dei mass-media, nel 1991 questo nome divenne seduta stante Desert Storm, un po' come definire la II GM come la 'Grande guerra' sottraendo la definizione storica alla guerra del 1914-18), l'IrAF aveva perso una trentina di aerei in aria, decine al suolo, e oltre 100 scappati in Iran e mai restituiti. Negli anni successivi ebbero luogo ennesime purghe nel '92 e nel '93, mentre le riorganizzazioni successive ebbero luogo nel 1992 e nel 1999. Ma i problemi erano già terribili nel 1999, quando i pezzi di ricambio oramai erano finiti, nonostante l'aiuto serbo e bielorusso, che se non altro diede un po' di sollievo, in particolare per alcuni MiG-23ML attivi dal 1999. Dal 1999 i più semplici caccia iracheni, i J-7B, erano ancora in carico in 32-36 esemplari, usati essenzialmente come addestratori avanzati. Erano stati comprati perché agli iracheni, nonostante i loro limiti, piaceva l'agilità e le piccole dimensioni di questi apparecchi in azione, tanto che anche gli iraniani ne vollero un piccolo numero (trovandoli però inaffidabili meccanicamente). Dal marzo del 2003, proprio durante l'attacco americano, l'IrAF era totalmente 'atterrata', anzi seppellita, forse perché c'era stato un tentativo di colpo di stato da parte di alcuni ufficiali dell'aviazione nell'ottobre dell'anno precedente. Per il 7 aprile l'IRaF era praticamente distrutta e le basi occupate dagli americani.


Il 6 luglio 2003 la domanda su dove fosse la IrAF ebbe una certa risposta quando 30-40 aerei vennero trovati ad al-Taqaddum, 250 km da Baghdad. Tra questi erano presenti, sommariamente smontati e interrati, vari MiG-25 e Su-25.

La storia dei MiG-25 in Iraq era piuttosto interessante, ordinati già nel 1979 tra i 240 aerei della maxi-commessa passata a Mosca, che mandò anche 18.000 consiglieri in Iraq, praticamente quasi quanto i 24.000 elementi della stessa IrAF. Tra gli elementi mandati in Iraq, sempre in base alla condizione posta dai sovietici, c'erano uno squadrone di MiG-21MF e uno Di MiG-23ML. Tutto ciò cominciò ad arrivare dalla primavera del 1980 specialmente a Shoibuyah, vicino a Basrah. Con la guerra in corso con l'Iran i sovietici vennero coinvolti nella battaglia, visto che 4 Phantom colpirono pesantemente la base irachena il 22 settembre, di pomeriggio, lo stesso giorno dell'invasione, e il 23 vi fu un altro attacco che mise praticamente KO la base, costringendo allo spostamento su H-3 del contigente. Entro la fine dell'anno solo 4 aerei erano in mani irachene e il resto aveva ancora istruttori sovietici. Nel 1981-82 le cose cambiarono, molto lentamente, fino a quando non cominciarono le operazioni degli iracheni, che tuttavia tra il settembre e il dicembre subirono 4 perdite contro i missili AIM-54 degli iraniani, poi un altro nel 1983 e uno, con l'asso Rayyan il luglio 1986, abbattuto a circa 9.000 m da un F-5 con le raffiche di cannone da 20 mm. Stranamente nessun Phantom abbatté un MiG-25. Le azioni di ricognizione incominciarono solamente nella primavera del 1981 e alcuni vennero perduti per esempio nel 1987 e 1988. I MiG-25 da caccia, con un radar molto potente (600 kW) e missili a lungo raggio R-40, abbatterono caccia iraniani e anche il Gulfstream con il ministro degli esteri algerino, un vero autogol tutto sommato. Altre vittime sono state un F-4D ingaggiato da ben 97 km e un EC-130. Nel 1985 cominciarono a essere aggiornati allo standard RBT e PDS o forse nuove consegne ebbero luogo di queste versioni. Spesso usavano serbatoi ausiliari da 5.000 L, che talvolta erano ritrovati dagli iraniani sul loro territorio in quanto sganciati durante gli inseguimenti fatti dai caccia iraniani, per distanziarli rapidamente. I MiG-25 erano del Primo squadrone, di cui una sezione era pilotata da iracheni e l'altra da sovietici e tedeschi dell'Est. Era questa l'unità di élite assoluta per la IrAF. I ricognitori RB erano in carico dal 1983 al 17° squadrone, e volarono spesso sopra la Giordania e l'Arabia Saudita durante alcune missioni speciali nel 1990. I MiG-25BM antiradar ebbero tre dispiegamenti dal 1986 al 1988 con due perdite dovute ai soliti F-14.

I MiG-25 erano in servizio nel '91 e si presume che abbatterono un F-18 nella prima notte di combattimento, ma non è chiaro se questo sia davvero stato opera loro. Quanto al resto della guerra, combatterono spesso subendo dure perdite, ma sopravvivendo spesso a lanci di dozzine di missili Sparrow e Sidewinder da parte dei caccia americani, letteralmente troppo lenti per essere raggiunti. I piloti dei Foxbat erano ben esperti contro i caccia F-14 e i loro radar, molto meno contro i non noti F-15. Dopo la guerra ebbero almeno una perdita quando un piccolo F-16 lanciò un nuovo AMRAAM contro un MiG in avvicinamento. Nel 1999 vi furono due combattimenti in cui né gli F-15 né gli F-14 americani riuscirono ad abbatterli nonostante raffiche di Phoenix, Sparrow e AMRAAM. In tutto, negli anni '90 vi furono 3 perdite di MiG-25. Anche dal 2000 incominciarono i voli dei MiG 'recce', volando fino a 60 km dentro l'Arabia Saudita e sopra la Giordania, eludendo ogni F-15 e F-16 che tentasse di abbatterli, fino al 2003. Nel dicembre, uno MiG-25PD ottenne finalmente la vittoria aerea che voleva Saddam contro gli Alleati, distruggendo un Predator, che pare si difese anche con i missili Stinger di bordo.

Quanto ai Tu-22, nel '91 c'erano ancora 5 aerei in servizio, incluso un modello U da addestramento, ma vennero distrutti nella prima notte di attacchi dagli F-117 ad al-Taqaddum.


Durante gli anni '80 gli iracheni cercarono di costruire basi aeree molto più protette dagli inevitabili attacchi aerei degli iraniani, che continuavano a causare danni pesanti, confermando quello che già gli israeliani avevano dimostrato.

Tra le basi, inizialmente c'erano quelle di tipo 'sovietico' con costruzione semplificata, apertura caratteristica a 'T' sul davanti per far entrare l'aereo, ma senza i costosi portelloni corazzati mobili. Con l'aiuto di una società tedesca, vennero costruiti bunker per aerei con materiali come il macadam e con spessori superiori allo standard NATO: 120 cm anziché 70, tanto da reggere abbastanza bene anche le bombe da 450 kg se non anche quelle da 1000 kg. Una delle basi era al Gayyar, ovvero Mosul, costruita negli anni '30 dalla RAF e usata come una delle maggiori basi aeree irachene. Aveva una pista di 2.647 m per 45 di larghezza, fatta di cemento. Qayyarah Ovest, costruita nei tardi anni '70 era di grande importanza, specie per i Mirage e poi i MiG-23ML e MIG-25. Ha due piste di 3.500x61 e 3.680x28 m, in parte in asfalto. Al-Fatah ha una pista di 3006x45 m. K-2 è una vecchia installazione con una pista di asfalto di 3008x45 m. Samarah Est è dotata di una pista in costruzione mistadi 3.000 x 45 m. Fa parte del progetto 'Super base' del 1975, da realizzare con 13 basi con shelters, il tutto appaltato a ditte britanniche e poi tedesche e iugoslave. Altre 5 basi vennero costruite dagli iugoslavi negli anni '80 da 40 km2 l'una con una o due piste di almeno 2,8 km x 45 m. Queste superbasi hanno due piani, quello di superficie con oltre 200 HAS, che nel modello iugoslavo sono spessi 1 m di cemento e 30 cm di acciaio, con una porta spessa 50 cm in acciaio e cemento, costruiti in piccoli gruppi di 4-5, con gli stessi servizi esterni come quelli lettrici e sistemi di rifornimento per gli aerei. La base H-1 ha avuto 24 HAS semi-sotterranei, altri 12 a H-3. Altre strutture sono interamente sotterranee, per 4-10 aerei di media, costruite dagli iugoslavi con le stesse tecniche dei depositi di carburante sotterranei, capaci di sostenere persino un attacco nucleare e interrate di almeno 50 m, con ascensori da 40 t e due piani per gli aerei e vari servizi e tunnel di collegamento. In tutto queste basi erano costate 4,3 mld di dollari e vennero completate entro il 1987.

Esse sono servite per sottrarre gli aerei iracheni a maggiori distruzioni subite dalle aviazioni alleate durante la guerra del 1991, tanto che dopo settimane oltre 100 aerei iracheni poterono volare verso l'Iraq e la maggior parte degli altri sopravvisse comunque, nonostante che molti HAS venissero colpiti. Tra le altre basi c'era al-Bakr, o Balad SE, operante con due squadroni di MiG-23 negli anni '80, con ben 3 piste di cui una da 3.000 x 93 m in asfalto, una di 3.510 x 44 m e una di 3.510 x 43 m, costruite in tutto o in parte in cemento, più robusto ma più costoso. Alta 50 m sul livello del mare, è dotata di almeno 30 HAS. Muthenna, di Baghdad, è stata sede del comando del primo settore di difesa aerea iracheno e del No.31 squadrone di trasporti. Ha una lunghezza della pista di 3 km e nella guerra ebbe ruolo di base per elicotteri e poi un distaccamento di MiG-29. Salman Pak aveva una pista di 500 x 49 m e una di 3514 x 45 m. La base di Ubaydah Bin al-Jarrah AB (al-Jarrah AB) ha avuto 36 HAS già prima del 1985 con 3 squadroni di Su-20 e 22 e uno di MiG-21 o 23. Nonostante i danni dati dalla RAF anche negli anni '90 rimase attiva. Essa aveva una pista di 3.556 x 45 m e una di 3101 x 45 m alla quota di 21 metri sul livello del mare. Qualat Sikar aveva una sola pista di 3 km e 8 hangar corazzati.



I MiG 23 ebbe impiego iniziale in Siria, con i primi 4 aerei nell'ottobre del 1974, ma anche gli iracheni, che lavoravano nell'aviazione siriana si interessarono al nuovo aereo e lo segnalarono ai loro superiori. Alla fine vennero comprati 24 aerei da caccia e altrettanti da attacco, e presto giunsero un lotto di 18 MS, 18 BN e 4 UB da addestramento per formare il 23 e il 26imo squadrone con i caccia e il 77imo con i BN. Ma in effetti pensavano che si trattasse di una sorta di F-14, mentre invece erano largamente inferiori e al contempo, piuttosto complessi da mantenere in servizio. Pare che inizialmente gli aerei non avessero nemmeno un RWR, ma la cosa è quantomeno opinabile. I MiG-23 avevano se non altro una lunga autonomia, ideale per le grandi estensioni di territorio da controllare. Il BN si dimostrò più utile, essendo usati contro i curdi, ma solo dietro l'assicurazione di ordinarne altri 15 per coprire eventuali perdite, effettivamente verificatesi in 4 casi più 2 per incidenti. Così vennero ordinati in tutto 60 nuovi BN e 10 UB, forniti nel 1976-77, non senza problemi di addestramento e logistica che diedero modo di mantenere operativi solo due dei 4 squadroni con questo tipo ufficialmente presenti.

Assieme al MiG-21 e al Su-20-22, il MiG-23BN era diventato un valido apparecchio e usato contro gli iraniani. Il 13 settembre un MiG venne abbattuto mentre scortava un MiG-21R da parte dei Phantom. I MiG, probabilmente con maggiore autonomia dei Su-20, erano anche i protagonisti dell'offensiva del 22 settembre, quando quasi la metà delle missioni venne volata dai BN degli squadroni 77 e 78, che attaccarono anche Mehrabad, vicino a Teheran. Dovevano essere sei aerei in formazioni di 3 l'una, il che significava volare dentro il cuore della nazione iraniana, volando almeno 520 km in profondità, evitando la scoperta dai radar iraniani grazie alla traiettoria tenuta con le informazioni passate dagli americani. Il capoformazione colpì e danneggiò con le bombe un F-4E e i due gregari con i razzi da 68 mm un C-130 e un Boeing 707. In seguito però pare che vennero attaccati da due Phantom e che uno almeno venne abbattuto, con la cattura di un pilota egiziano. Si trattò di un'azione davvero impressionante, se si considera che il raggio d'azione richiesto per un tipo di attacco del genere era notevole, considerando il volo a bassa quota e la mancanza di rifornimento in volo. E questo pur con aerei meno adatti dei MiG-27 successivi alle missioni d'attacco al suolo. I piloti iraniani, che erano stati istruti negli USA e da Israele sulle capacità dei MiG, spesso colpirono pesantemente i MiG iracheni, come i 3 distrutti il 24 settembre 1980 durante un attacco a Khark, circa 225 km distante dal confine, mentre nel periodo 3-19 ottobre altri 11 aerei sarebbero caduti sempre per azione degli F-14. I MiG-23MS del 81 squadrone operavano da Salman Pak sotto il comando dell'ADC (Comando difesa aerea) e il 25 settembre subirono un paio di perdite da parte di F-14. Alla fine, nel gennaio 1981, meno di 40 MiG-23 erano ancora operativi in sei squadroni, contro vittorie su 1 F-4D, 2 F-4E e 4 F-5E.

Dopo avere cambiato le tattiche, nel 1981, adesso coppie di MiG-23 volavano entro i 50 km dentro il confine a bassa quota e poi salendo rapidamente prima del rilascio delle armi di bordo, sempre sotto controllo radar da terra, senza usare combattimenti manovrati ma sfruttando l'accelerazione di cui erano capaci. Spesso agivano da 'esche' per attirare i caccia iraniani, farsi inseguire in zona d'attesa dei sistemi antiaerei o altri caccia, specialmente contro gli F-4E, mentre gli F-5 erano troppo lenti per inseguire i MiG. Dovettero così intervenire gli F-14 a maggio del 1981, a Vahdati, che pure era ancora sotto il tiro delle artiglierie irachene, il che peraltro comportò alcuni successi a scapito dei MiG, che smisero di operare in zona. Nel 1982 vennero forniti nuovi caccia MiG-23MF e ML, sostituendo largamente i superstiti MiG-23MS mentre i BN erano ancora usati in azioni d'attacco. Alcuni piloti iracheni divennero famosi per avere ottenuto successi in azione, come Ahmed Sabbah, che dichiarò 2 F-5 il 23 settembre, ma in ottobre cadde contro un F-14. Il cap Ogben volò con MiG-21 e 23, ottenendo due vittorie sugli F-5 nel 1980 e poi altre che però non vennero confermate. Sabah, volò ottenendo almeno 3 successi aerei con MiG e Mirage. Un MiG-23MS invece disertò il 2 dicembre 1981 a Vahdati, dove il suo aereo, non ricoverato subito in hangar, venne distrutto dai razzi di alcuni Su-20.

Il nuovo esercito iracheno, al 2008[8]

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Mentre l'aviazione viene equipaggiata lentamente con aerei leggeri e di impieghi secondari, mentre la marina ha in ordine alcune cannoniere e vedette, l'esercito iracheno è stato riorganizzato ed attualmente appare una forza di tutto rispetto nel numero, anche se non ancora nelle capacità. L'esercito, per quanto indebolito da anni di embargo, combatté molto valorosamente nel 2003, anche se in maniera non coordinata e contro un nemico troppo superiore. L'ordine pubblico crollò e l'Irak cadde in un'epoca oscura, enfatizzata dal saccheggio dei musei, siti archeologici e biblioteche. Gli americani, entrati a Baghdad, colpirono 'per sbaglio' l'Hotel Palestine affollato di giornalisti non embedded, tirarono giù la statua di Saddam e andarono a presidiare il loro primo obiettivo strategico, il Ministero del petrolio, lasciando ben poco per tutto il resto della capitale e i suoi 5 milioni di abitanti. A quel tempo Prodi, all'opposizione, commentava che si stava decidendo del futuro dell'Irak, come se gli iracheni non esistessero. Cosa in effetti confermata dalla condotta americana, prima importata ad una faciloneria disarmante nel considerare risolto il problema con la fuga di Saddam dalla capitale; poi nel gestire la macchina statale irachena. Anzitutto l'errore più clamoroso lo fece Paul Bremer, il 'nuovo amministratore' dell'Irak, sprezzantemente definito 'viceré' per gli ampi poteri che aveva. Bremer sciolse le Forze Armate irachene, in pratica l'esercito. Lo scopo era quello di riorganizzarle sotto il controllo del Coalition Military Assistance Training Team, ovvero lo CMATT, agli ordini del gen. Eaton. Ma fu una scelta drammaticamente sbagliata: 200.000 soldati tornarono armi in pugno alle loro case e la guerriglia esplose nei mesi successivi. La lezione sulla pericolosità dello scioglimento di un esercito in guerra, che è ben nota almeno considerando l'8 settembre italiano (le armi ex-esercito non catturate dai Tedeschi finirono nella Resistenza, che conobbe subito un afflusso di uomini e mezzi impressionante), non è stata tenuta minimamente in considerazione. Piuttosto che usare un esercito ancora efficiente (parzialmente) per stabilizzare la situazione in Irak, si preferì azzerarlo per creare entro 3 anni una forza di 40.000 effettivi in 3 divisioni. Aggiungiamo che le F.A. irachene erano soprattutto appannaggio sunnita, e che le nuove F.A. avrebbero rappresentato la maggioranza sciita e la minoranza kurda, e la catastrofe era servita: il triangolo sunnita ha opposto fino a poco tempo fa una resistenza violentissima all'occupazione americana, e solo la politica di accordi (peraltro difficili) con i leader sciiti e kurdi ha consentito di non far espandere la ribellione. Nel frattempo, ignari dei possibili risvolti (all'epoca la situazione era considerata con tale sufficienza che esisteva il famoso 'mazzo di carte' in cui erano ritratti i ricercati del precedente regime, un'iniziativa mediaticamente efficace ma strategicamente piuttosto imbarazzante se inquadrata in una maniera 'seria' di condurre la pacificazione di un Paese complesso come l'Irak), gli americani ordinarono con la risoluzione N.22 del 7 agosto la struttura del nuovo esercito iracheno, incominciando dall'Iraqi Civil Defense Corps o ICDC, che era meramente destinato a mantenere l'ordine pubblico e alle dipendenze del Ministero degli Interni. In tutto arrivò a 15.000 uomini in 18 battaglioni. Come questo potesse bastare per tenere sotto controllo una situazione che divenne instabile in gran parte del Paese, è facile immaginare: rinunciando a mantenere l'esercito, ci si privò di una forza pronta di ben 200.000 effettivi da usare subito. Con armi eterogenee sopravvissute agli arsenali bombardati. In ogni caso le reclute arrivarono in fretta, tanto che il 18 luglio 2003 venne invitato in azione il 304° battaglione per rastrellare Al Rashid. All'epoca in Irak non c'era quasi nessun'altra occupazione disponibile, e i molti giovani iracheni cercarono di trovare uno sbocco. Anche i terroristi ne approfittavano, con attacchi kamikaze che fecero strage di un gran numero di persone in fila per diventare poliziotto. La polizia è diventata la Iraqi Police, la Iraqi Nationa Police,la Border Enforcemente e altro ancora, diventando la Iraqi Security Force. Il tutto ha escluso dall'arruolamento ex membri coinvolti del precedente regime, come la Guardia Repubblicana e la polizia politica, nonché del partito Baath e in generale tutti i militari sopra il grado di Tenente colonnello. Tutto questo lasciò fuori migliaia e migliaia di persone, che erano armate e frustrate dalla prospettiva dell'occupazione americana, dal peggioramento delle condizioni di vita con l'acqua e l'elettricità in larga parte indisponibili, dall'arrivo dei contractors dal grilletto facile (celebre il video del 'tiro a segno' contro auto irachene in una strada), delle multinazionali di servizi come la Hullyburton e la Blackwater, e dalla prospettiva che al potere salissero gli Sciiti filo-iraniani.

Così tutto questo non bastò minimamente, e la ICDC venne soppressa il 22 aprile per ordine del CPA. Nei primi mesi del 2004 veniva terminato l'addestramento del primo battaglione dell'Esercito e mandato in combattimento senza nemmeno il completo di equipaggiamenti previsto. In aprile, parte dell'ICDC e dell'IA (Iraqi Army) si rifiutarono di unirsi alle operazioni americane. Finita la ICDC, venne formata la Guardia Nazionale irachena, passata al Ministero della Difesa e poi da gennaio 2005 confluita nell'IA. In tutto 40.000 effettivi all'epoca, dopo 2 anni dalla fine della guerra. Nel frattempo gli iracheni erano passati sotto il controllo, dal giugno 2004, della MNSTCI e affiancato dal NATO Training Mission Irak, dato che per l'epoca, le decisioni politiche avevano trascinato anche la NATO nell'avventura irachena. Novembre 2004, nonostante le difficoltà irachene (e afghane), Bush rivince le elezioni; subito dopo partì un'offensiva violentissima contro Falluja che causò oltre mille morti. Gli americani ebbero delle difficoltà enormi e persero a loro volta oltre 70 soldati in una settimana. Colin Powell ammise che 'abbiamo distrutto Falluja, ma la ricostruiremo'.

Nel 2005 vi furono altre offensive interne della guerra che evidentemente non era mai finita. Due riguardavano Falluja; la prima era la 'Vigilant Resolve' ma non ottenne risultati apprezzati, poi in autunno vi fu la 'Phantom Fury' con cui si riuscì a riprendere il controllo della città. In entrambe le situazioni, reparti iracheni si rifiutarono di partecipare ai combattimenti in entrambe le offensive. Il 2005, segnato da scandali e stragi, era stato dichiarato dagli americani 'Year of the Army', nel senso che si voleva ricostruire l'esercito. Non era facile. Nel 2005 a Baghdad, nel locale obitorio, i morti al mese che passavano erano quintuplicati rispetto a 3 anni prima, superando i 1.000. Era una vera e propria guerra con i civili sotto fuoco da entrambe le parti, e bombe sotto le strade per distruggere anche i carri armati americani, oltre ad un gran numero di Hummer. Nel 2006 si volle definire l'anno come 'Year of the Police' per potenziare la polizia. L'esercito è migliorato e a settembre si stimavano in 115.000 gli effettivi delle unità operative e 11.000 per la logistica. Ma le unità effettivamente operative erano ben poche. Adesso v'erano anche armi occidentali, come gli M-4, M-16, M-24 e pistole Glock. A metà del 2006 c'erano 52 battaglioni dispiegati, e venne formato l'IGFC, il comando iracheno per l'esercito, a Camp Victory. Almeno sulla carta, c'erano 10 divisioni irachene da controllare. Nel 2007 c'è stato un miglioramento, anche perché gli americnai hanno adottato tecniche, politiche e rinforzi tali da migliorare la situazione. A giugno c'erano 95 battaglioni operativi che controllavano 7 province. Il 2007 era The Year of the Logistic, per migliorare l'indipendenza delle unità irachene.

I soldati iracheni, riformatisi lentamente, dopo anni dalla fine ufficiale della guerra, sono stati addestrati da militari e contractors, poi la migliore soluzione era stata trovata nel formare i quadri che avrebbero addestrato i loro stessi soldati nelle unità d'appartenenza, cosa che migliorava la coesione delle truppe. Le organizzazioni di controllo sono l'JHQ, il CPATT, l'NTM-I. Vi sono scuole ufficiali, sottufficiali, istituto di guerra. I Britannici addestrano gli ufficiali, l'Italia ha responsabilità nel NDC e JSC e ospita ufficiali iracheni anche nelle strutture italiane. L'Accademia è stata organizzata secondo il modello britannico di Sundhurst. L'NDC e SCF sono simili al Corso di Stato Maggiore di Torino e dell'istituto ISSMI di Roma.

A parte le varie procedure di collaborazione dell'Esercito con la 'Coalizione', oramai sempre più striminzita, vi sono 139 battaglioni (grossomodo) esistenti. In tutto vi sono 170-190.000 uomini su ben 12 divisioni, 8 fanteria, 3 meccanizzate e una corazzata, più 17 SIB (unità forze speciali) e una Brigata (sempre S.F.); poi vi sono 9 reggimenti logistici, 5 battaglioni logistici, 2 supporti, 5 'supporti regionali', 91 unità di presidio (garrison), e la base logistica di Taji.

Il battaglione di fanteria leggera è di 7-800 elementi, su una cp. comando, 4 fucilieri e una trasporti. L'armamento è leggero, mentre le armi più pesanti sono costituite nella brigata. Essa è di 3 battaglioni, più 3 cp di comando. In tutto vi sono 2.600 uomini. Non vi è artiglieria perché di fatto quest'esercito è essenzialmente un'unità controguerriglia e soprattutto, di polizia urbana. Ogni divisione ha 4 brigate. Della possente capacità di combattimento corazzata vi è rimasta solo la 9a divisione, con carri T-55, T-72 (alcuni ricevuti dall'estero) e mezzi corazzati.

Dei carri, solo 72 T-55 sono iracheni, mentre i 77 T-72 sono stati ricevuti dall'Ungheria, a cui sarebbero in ordine altri 120 mezzi, e si prevede di ottenerne altri ancora (c'è chi dice addirittura 2.000 modernizzati per un totale di 6 mld di dollari!). Altri erano in servizio, iracheni, ma sono stati posti fuori uso. Dei BMP ce ne sono solo 50 dei tempi di Saddam, ma altri 900 sono stati comprati dalla Grecia (ex-tedeschi?). Poi vi sono 500 DZIK polacchi, 266 HUMMER modl M-1114 e 167 del tipo M-1151, ambendo a raggiungere le 400 unità. In tutto gli Hummer sono arrivati a 4.000 con la previsione di arrivare fino a 10.000. Il mezzo polacco è stato concepito proprio per gli iracheni, chiamato da questi AIN JARIA-1. Costano meno per l'uso di APC, ha buona protezione, porta 11 uomini e ha una 12,7 mm. Gli Hummer corazzati sono capaci di reggere mine di meno di 6 libbre (2,7 kg) e schegge fino al 155 mm e colpi da 7,62 m. Ma non hanno più di 5 uomini a bordo. Meglio messi sono i BTR-94, ucraini ma di fatto dei BTR-80 modificati, con mitragliera binata da 23 mm. Ve ne sono (alla fine del 2008) circa 50; infine vi sono circa 60 MT-LB, 200 Spartan e 200 M-113A3 ex-Grecia. I fucili AK-47 vengono sostituiti dalle armi americane.

Tutto questo comporta un aumento di spese tali, che per il settore militare gli iracheni spenderanno quest'anno più dell'Iran. Ma la complessa realtà etnica dell'Irak e la scarsa conoscenza dell'inglese (per relazionarsi con gli americani) causano problemi difficili da considerare con i numeri. Gli ufficiali sono per tradizione gli unici che possono dare ordini e prendere decisioni, ma comunque limitate, e i sottufficali sono solo soldati arruolati da più tempo, in antitesi a molti eserciti del mondo; i soldati semplici eseguono solo gli ordini. Inoltre la logistica è afflitta dal fenomeno del commercio clandestino, con lo smercio di materiale di magazzino al mercato nero, mentre i sistemi più sofisticati vengono tralasciati e spesso non hanno più efficienza dopo poco tempo per l'incuria. Infine la disciplina è molto variamente interpretata a seconda dei comandanti, qui invece molto autonomi rispetto ai comandi superiori. Di fatto l'esercito rispetta le etnie e i clan. Inoltre l'Irak è di fatto spezzettato: il Nord è sotto controllo saldo dei Peshmerga kurdi, ora nell'esercito, che garantiscono stabilità, ma al contempo sono un potenziale nemico dei Turchi. Quindi, di fatto, l'unica parte normalizzata dell'Irak è a rischio di collisione con Ankara. Il che è tutto dire, visto che i Turchi abitualmente sconfinano nell'Irak settentrionale per colpire le basi kurde. Il futuro dirà se quest'esercito anti-sommossa è una scelta razionale per lasciare agli Americani la gestione delle questioni più militari, oppure un segnale di debolezza e somalizzazione dell'area. Di fatto solo un capo di grande carisma e potenza può tenere insieme l'Irak curdo, sunnita e sciita, e per ora non pare che il governo abbia modo di dare tale impressione. Nemmeno gli americani. Adesso l'amministrazione Obama ha annunciato il ritiro, possibilmente entro il 2011, dei circa 150.000 soldati, che sono costati finora centiaia di miliardi di dollari affossando anche l'economia americana per effetto indiretto (gli USA hanno speso nel 2008 666 mld di dollari per i militari e le operazioni). Inoltre, attualmente vi sono polemiche enormi sulla spesa fatta per l'Irak. Bremer aveva chiesto già nel 2003 ingenti capitali. Attualmente l'unica cosa per ricostruire l'Irak di cui si ha notizia è la super-ambasciata americana a Baghdad, costata olre 2 mld. Il resto del Paese invece ha infrastrutture in decadenza come il livello di vita delle persone, specie le donne, che oramai sono state emarginate dalla vita pubblica a causa dell'influenza degli islamici e della condizione di vedove che moltissime di loro subiscono. La potenza irachena, una volta valutata la quinta al mondo (molto ottimisticamente), è oramai solo un ricordo.

L'Iraq, al marzo 2009, ritorna ancora nell'era del T-72, carro ben noto ai tecnici e ai carristi iracheni. Sarebbe addirittura vicino a essere siglato un ordine per ben 2.000 mezzi, più forse di tutti quelli mai avuti prima. Questi carri sarebbero stati aggiornati dalla Defense Solutions americana, con un costo di ben 3 mln per esemplare, dopo di ché sarebbero stati consegnati con canali FMS. Non è chiaro quale livello di aggiornamento giustichi un tale costo unitario, ma la notizia (PD news) parla anche del via libera all'altro protagonista delle guerre in irak, il carro americano M1. Si autorizza da parte del Pentagono la cessione di 140 carri M1 Abrams aggiornati allo standard A1M, mentre appena luglio scorso erano stati rifiutati. I primi saranno in servizio con l'Irak nel 2010. Saranno pochi rispetto ai T-72, ritornati in servizio fin dal 2005. Ma è lecito chiedersi quale sarà ancora la comunanza dei sistemi dopo l'aggiornamento -presumibilmente esteso- da parte americana. In Irak i carri T-72 modificati saranno noti come T-91 in questa nuova forma. L'Irak spenderà nel 2008 8,5 mld di dollari nel riarmo dei suoi servizi, il terzo livello di spesa dopo l'Arabia Saudita (36 mld di dollari nel 2008, 39 quest'anno, poi 45 mld fino al 2013), e Israele che nonostante sia uno Stato più piccolo della Toscana ha chiesto per il 2009 13 miliardi di dollari, di cui o in aggiunta ai quali? 2,55 mld in Foreign Military Financing, da aumentare poi a 3,1 nel periodo 2012-18; il che consentirà ad Israele di mantenere la superiorità sui vicini, ovviamente con la conseguenza che anche gli interessi degli USA saranno ben rappresentati tramite tali ingentissimi finanziamenti. La spesa irachena sarà mantenuta su questi livelli fino almeno al 2014, per prendersi carico delle proprie esigenze difensive, dopo il ritiro americano (a parte forse qualche base strategica americana nel Paese).

Nel frattempo, continua la compera verso gli Hummer, i veicoli che fino a non molto tempo fa erano nelle notizie come vittime di attacchi e protagonisti di combattimenti. Entro Luglio US Army e USAF cederanno ben 8.500 mezzi agli iracheni, previo ricondizionamento al costo di 200 milioni di dollari. Nel frattempo gli Americani continuano gli studi per un Hummer di nuova generazione e nel contempo hanno rimpiazzato molti Hummer con i più protetti M-RAP. Questo dà l'idea di come le cose si evolvano: appena 15 anni fa i 'gipponi' erano considerati costosissimi e troppo pesanti, adesso si pensa a comprare mezzi tipo i Lince, che pesano il doppio.


La rinascita dell'Aviazione[9]

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Anche se l'esercito rappresenta grossomodo il 95% dello sforzo totale, non va dimenticato il ruolo degli altri servizi. Il 17 aprile 2004 l'autorità provvisoria della Coalizione autorizzò la formazione della nuova aviazione irachena, anche se non erano previsti aerei da combattimento, inclusi i tanti lasciati dalla vecchia Al Selah Al Giaiu Al Iraqy. Di fatto era al solito prevista, come per l'Esercito, solo una funzione di polizia aerea. In ogni caso, era prevista la consegna di 6 C-130, sia pure della vecchia versione B ex-aviazione giordana e modello E ex-USAF; in aggiunta vennero previsti 16 UH-1H ex-giordani e 18 aerei di sorveglianza dei confini; sono poi seguiti 4 aerei Comp Air 7SL dal governo degli Emirati, che poi avrebbe aumentato di altri 4, più 4 AB-206B. I velivoli leggeri sono diventati poi due SB7L-360 australiani, sempre di provenienza giordana, dove erano stati costruiti su licenza, 2 SAMA CH-2000 presi in carico nel 2005 dal No.70 Sqn. Altri sono stati consegnati al ritmo di 2 al mese per un totale di 8. In seguito arrivarono altri 8 aerei analoghi per il No.2 Sqn. In seguito sarebbero stati questi aerei ultraleggeri con cabina chiusa ad equipaggiare la nuova aviazione nei compiti di ricognizione leggera; il primo è stato immatricolato YI-101. La Giordania nel frattempo si è incaricata di formare i primi 100 allievi nella sua accademia aerea. Nel novembre del 2004 sono arrivati 4 Comp Air 7SL a turboelica, dono degli Emirati, più altri tre arrivati dopo, il tutto per il No.3 sqn che divenne operativo il 10 aprile 2005. Uno andò presto distrutto uccidendo un militare americano e 4 americani. Quanto agli Hercules, due C-130B matricola 340 e 341 ex-Giordani erano talmente derelitti che di fatto non hanno avuto impiego, almeno non subito, tanto che non sono stati nemmeno consegnati almeno fino al 2006. Così sono arrivati 3 C-130E ricondizionati, codici YI-301, 302 e 303. I Giordani avrebbero ricevuto gli Huey di rimpiazzo ai 18 forniti all'Irak, con consegne dal 1 febbraio 2005, per i No.2 e 4 Sqn della Taji AB, anche se non era ancora confermato al 2006 questa destinazione finale. Nella primavera del 2005 sono arrivati i 4 AB.206 per il No.3; ben più potenti i 5 Mi-171 ex-polacchi; sono Mi-8MT armati, ricostruiti; le richieste originarie erano per 24 Mi-17 e 20 PZL Swindnik W-3, anche se nel 2006 non era chiaro se fossero stati consegnati, anche se i Polacchi erano intenzionati a lasciare in Irak i loro W-3.


Il servizio aereo, nel 2004, aveva solo 35 persone. Nel dicembre la firma con il consorzio polacco BUMAR per un primo contratto di 132 milioni di dollari, vide 20 W-3 e supporto di addestramento, ma in seguito venne annullato per problemi di consegna e solo due vennero forniti. Il secondo contratto vide invece il consegna di 24 Mi-17, dei quali 8 erano consegnati nel 2008. Nel 2008, nella Battaglia di Basra, l'aviazione irachena eseguì 104 missioni in supporto delle forze di terra, nel periodo 25 marzo-11 aprile.

Altri programmi sono stati pensati in seguito, inclusa la cessione di 36 addestratori serbi o 50 Gazelle francesi, o ancora 24 elicotteri classe OH-6. Nel settembre, si è persino pensato a comprare 36 F-16 nuovi, da consegnare eventualmente dopo il 2011. Il 14 ottobre è stato riportato che alcuni Cessna 208 erano stati armati con missili Hellfire. In tutto si pensata a comprare 108 aerei dal 2011 e salire fino a 516 nel 2015.


Attualmente l'aviazione è comandata da Kamal Barzanji. Ha 8 squadroni e due stormi addestrativi:

  • 2nd Squadron, elicotteri da trasporto con 16 UH-1H ex-giordani e aggiornati dagli americani, a Taji.
  • 3rd Sq: 6 Cessna 208 da ricognizione, assieme a 4 CH-2000, a Kirkuk.
  • 4th Sqn, elicotteri da trasporto con 30 Mi-17, a Taji.
  • 12th, da addestramento con 10 Bell 206, a Kirkuk.
  • 15th SOF, con 4 Mi-17-5
  • 23rd Sq, con 3 C-130E, a Baghdad.
  • 70th sq, con 4 CH-2000 da ricognizione, e 5 King Air 350, a Basrah.
  • 87th, trasporto leggero con King Air 350, a Baghdad (Al Muthana).
  • Stormo addestramento tecnico, a Taji
  • Addestramento al volo, con Cessna 172, 208 e King Air, a Kirkuk.

Technical Training Wing – Based at Taji.

Aerei attuali: 3 C-130E e 6 C-130-J in consegna, 24 King Air 350, 8 Cessna Caravan 208 armati con missili Hellfire; 16 SAM CH2000; 20 T-6A in consegna dal 2011. In trattativa 36 F-16.

Elicotteri, 26 Mi-17-5, 30 Mi-17-1, in consegna dal 2011 24 EC 635; 16 UH-1H, 10 Bell 206, 10 OH-58

Aerei d'addestramento: 59 L-39 (?), 12 Cessna 172.

Anch'essa ha oramai solo compiti di polizia marittima. Dimenticati i tempi in cui si voleva competere con l'Iran, con la famosa flotta ordinata in Italia e mai ricevuta causa embargo per la guerra in corso, adesso l'Irak ha ricevuto, in compenso, navi da pattugliamento leggero sempre della stessa origine. Oltre a queste, vi sono anche parecchie navi leggere americane e di costruzione malaysiana. La forza totale era al 2006 di 800 effettivi con un QG, 2 flottiglie e due battaglioni 'marines'.

Ricostruita inizialmente come Iraqi Coastal Defense Force, il nome venne cambiato l'anno dopo, il 12 gennaio 2005. Attualmente è retta dall'ammirgalio Muhammad Jawad. Tra i piani di rinascita, la costruzione di 6 pattugliatori Al Uboor, costruiti a Baghdard, ma il piano venne cancellato successivamente, così come due corvette 'Assad', quelle portaelicotteri, rimaste invendute (le altre erano andate alla Malaysia), erano in programma per la consegna ne 2006-7, ma oramai sono state trovate in un tale cattivo stato, che piuttosto sono state comprate 4 navi da pattugliamento.

La Marina irachena era stata fondata nel 1937 con QG a Basra, e solo dopo la rivoluzione di Luglio del '68 divenne una realtà più complessa, con la fondazione in quella città dell'Accademia per gli studi navali del Golfo. In seguito pensò a comprare nuove e potenti navi da guerra, le 4 'Lupo', più 6 corvette e un rifornitore, tutte navi mai arrivate. Nel 1988, nondimeno, la Marina era cresciuta a 5.000 effettivi.

Attualmente, o meglio in tempi recenti, vi erano una serie di 5 navi 'Predator', 1 nave pattuglia d'altura, 35 battelli leggeri veloci, 10 vedette fluviali, e 1.500 marinai e ufficiali, inclusi 800 del battaglione marines,usato soprattutto per la sorveglianza delle piattaforme costiere, mentre un secondo è in formazione. Il 15 febbraio 2006 vennero ordinati 4 pattugliatori Saetta Mk.IV alla Fincantieri con consegne nel 2009. Il contratto include anche supporto e addestramento, e vale 101 milioni di dollari. Si tratta di navi da ben 53 metri e oltre 20 nodi, simili a quelle usate per la Guardia Costiera italiana e la Marina maltese. Per la serie 'la Storia tende a ripetersi', sempre Fincantieri fornirà anche due grosse navi supporto di 70 metri. Insomma, alla fine, piuttosto che 4 fregate e 6 corvette dall'Italia sono giunte 2 navi supporto e 4 pattugliatori. La Malaysia è anche in gioco, con ben 15 navi da pattugliamento da 37 metri di lunghezza, che saranno il nucleo della sua forza navale d'altura.


Le forze di sicurezza irachene

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Per il resto, la Iraqi Security Force o ISF comprende anche altre entità, sia del Ministero della Difesa siae dell'Interno. Al marzo del 2009, il totale degli uomini di tutti i servizi arrivava oramai a oltre 600.000, di cui 340.000 poliziotti e 260.000 militari.

Questo è quanto resta delle forze disponibili un tempo. Alla fine del 1988 c'erano oltre 70 divisioni supportate da oltre 800 aerei: uno sforzo umanamente, a parte il lato economico, davvero notevole per una nazione di 20 milioni di abitanti. Dopo la guerra del 1991, l'esercito venne ridotto a 23 divisioni e 375.000 effettivi. Sfasciate le F.A. irachene il 23 maggio 2003 dall'Autorità Provvisoria della Coalizione (Paul Bremer), il 25 giugno già venne iniziato l'addestramento dei primi 9 battaglioni con 9.000 reclute del nuovo esercito, previsto in 44.000 effettivi. Dopo che nell'aprile 2004 un battaglione aveva rifiutato di combattere durante la battaglia di Falluja. In seguito si volle aumentare la forza futura a ben 10 divisioni, ma nel 2006 l'Esercito iracheno non era ancora in grado di sostenere operazioni complesse e si studiò il 'surge' come mossa, tra l'altro, proprio per guadagnare tempo per poter addestrare gli 'ascari' iracheni. Solo il 25 marzo 2008 l'esercito iracheno, con l'operazione 'Carica dei Cavalieri' riuscì a condurre un'operazione quasi indipendente ad alto livello. Nel frattempo si prevedevano 13 divisioni su 4 brigate l'una per il futuro dell'esercito. Si parla di altri carri armati: dopo i 77 T-72 ex-ungheresi del 2005, altri 120 ex-slovacchi(ma vi sono opzioni a quanto pare, per un maggior numero), e successivamente, 140 M1A1M, da seguire pare da altrettanti del tipo M1A1 l'anno dopo, ovvero nel 2011.

L'aviazione (Iraqi Air Force) non ha rimesso in servizio nessuno dei vecchi aerei iracheni. Attualmente ha 3.000 effettivi e si pensa di aumentarli a 18.000 per il 2018.

La Marina, responsabile essenzialmente della protezione delle piattaforme petrolifere e del contrasto ai traffici illeciti, sarà salita da 800 a 2.500 entro il 2010.

La Polizia è soprattutto intesa come forza anti-insurrezionale, anche se adesso sta ritornando ad essere quello che dovrebbe, ovvero una forza di repressione del crimine 'civile'. Attualmente ha una forza complessiva di 340.000 effettivi con equipaggiamenti leggeri.

Di queste forze di polizia vi è la IPS, Iraqi Police Service, che è una forza soprattutto locale, la NP nazionale, unità paramilitari che fanno da ponte tra la polizia e l'esercito in termini di capacità, in corso di ritrasformazione (dopo vari scandali riguardanti attività criminali o illegali) in una vera e propria forza di polizia, anche se ancora capace di fare operazioni sul campo su larga scala. La maggior parte della NP era costituita, non sorprendentemente, da Sciiti, il che ha dato vari problemi di gestione dell'ordine dati i regolamenti di conti con i Sunniti.

Poi vi è il Department of Border Enforcement o DBE, ovvero la polizia di confine con 405 caserme e al novembre 2006, 28.300 effettivi sparsi in 5 regioni, 12 brigate e 38 battaglioni.

Non bastando nemmeno questo, va citato anche la forza di 150.000 effettivi per funzioni di protezione installazioni, che lavorano per parecchi ministeri e nell'insieme sono personale di dubbia utilità, con molti episodi 'disdicevoli', anche in termini di crimini violenti. Sono da unificare in una struttura centralizzata dipentente dal ministero degli interni.

La Coalizione che ha invaso l'Irak è stata costretta a prendersi cura della situazione in termini di sicurezza, ed è rimasta dopo la dissoluzione della CPA il 28 giugno 2004, su richiesta del 'governo' (eletto dagli stessi occupanti, in pratica) iracheno. Dopo il novembre del 2007 le divisioni irachene sono passate sotto il controllo locale, mentre i comandanti della NP sono stati rimpiazzati mesi prima, risolvendo molti dei problemi riscontrati in precedenza. Oramai l'Irak è capace di controllare il 70% del suo territorio, rimpiazzando progressivamente i 150.000 soldati della Coalizione, che saranno sì ritirati, ma non così in fretta da causare un vuoto di potere nell'area. I problemi adesso sono soprattutto collegati agli scontri non anti-americani, ma tra iracheni delle diverse realtà 'tribali', specie tra Sunniti e Sciiti. Anche se oramai il ruolo nefasto di A.Q. sembra progressivamente scemato.

Nel futuro, l'Irak avrà, secondo i piani del Pentagono, una progressiva autosufficienza suddivisa in 4 fasi, la prima delle quali è considerata completata nel maggio 2006, la seconda sembra pure completata con l'esercito sotto il controllo locale, e così poco alla volta è stata estesa l'autorità irachena diretta alle varie regioni. Se un Paese eterogeneo come l'Iraq riuscirà a trovare un equilibrio, o se si sgretolerà sotto la spinta centrifuga di curdi e sciiti del sud, questo è presto per dirlo, ma certo sarà deciso nei prossimi anni.


  1. Bignozzi, Giorgio: Crisi del Golfo, 50 anni fa, JP-4, feb 1991 p. 86-92
  2. Aerei
  3. ACIG Journal
  4. Aerei giu 1991
  5. Armi da guerra n.71
  6. Acig Journal
  7. Acig Journal
  8. Lopreiato, Andrea: La riorganizzazione dell'Esercito irakeno, RID nov 2008 p.44-47
  9. A&D giu 2006