Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Regno Unito-01
Yemen
[modifica | modifica sorgente]Qui i britannici erano di casa da lungo tempo, con una complicatissima attività in cui non riuscirono a venire completamente a capo dei problemi politici, pur riuscendo a vincere la guerriglia ripetutamente. Alla fine degli anni '60 si allontanarono dalla zona e dal suo importantissimo porto di Aden. Durante la campagna negli anni '60. Vennero largamente usati reparti speciali, reparti d'aviazione (tra cui quelli con gli Hunter, che portavano i cannoni, per ironia della sorte, omonimi del porto yemenita), portaelicotteri, la portaerei HMS Eagle con i Buccaneer. Alla fine di 22 anni di guerriglia e controguerriglia, persero il controllo della zona per decisione politica, mentre se la cavarono con appena 90 morti e 551 feriti dal punto di vista delle perdite sul campo e per attentati. Tra i reparti impiegati da ricordare, tra i velivoli, il No.8 Sqn che passò dai Tempest, ai Vampire, e infine agli Hunter, veri 'assi di bastoni' della situazione con la loro potenza di fuoco; mentre la Navy operò anche con Buccaneer, Sea Venom e Sea Vixen dei vari NAS 891, 800 e 899. Per ulteriori dettagli, vedi alla pagina apposita: Yemen
1982: guerra delle Falklands
[modifica | modifica sorgente]Il conflitto delle Falklands fu fondamentale per rilanciare il ruolo di potenza di una Gran Bretagna da molto tempo in decadenza. Il pretesto glielo diedero i Generali argentini, che dopo una lunga fase di relativa pace, tanto da essere anche stati buoni clienti dell'industria britannica della difesa, decisero a loro volta di fare la grande impresa che la loro gente rivendicava da secoli: prendersi le Falklands, che loro chiamavano e chiamano Malvinas. Per la storia dettagliata vedi:
Le operazioni aeree del conflitto
In generale si può dire che questa fu la lotta tra due nazioni che vivevano in condizioni difficili, entrambe con una forte crisi economica in corso e movimenti anche di guerriglia armata nei propri confini. Il Generale Leopoldo Galtieri non era stato colui che diede inizio alla dittatura dei Generali in Argentina, in quanto andato al potere solo il 18 dicembre 1981. Nel suo programma vi era l’annessione delle Isole Malvinas entro il 1983.
La Tatcher avrebbe forse potuto anche soprassedere a questo schiaffo, ma reagì prontamente all'aggressione argentina. A quel punto, il prestigio di entrambe le potenze, per molti aspetti equivalenti nelle rispettive realtà geografiche, era messo totalmente in gioco: chi avesse vinto, avrebbe tratto degli indubbi benefici, purché non a prezzo eccessivo. Per chi avesse perso, la crisi politica sarebbe stata inevitabile. Gli Inglesi ci andarono giù 'duri', anche con atti alquanto arbitrari (e tragici) come l'affondamento del Belgrano. Nonostante fossero a oltre 10.000 km da casa e a 6.000 dalla base di Ascensione, riuscirono a battere il corpo di spedizione argentino che al confronto era letteralmente 'a casa sua'. Questo fu possibile per tante ragioni, a cominciare dal fatto che i britannici, nelle loro pur ridotte forze armate, erano del tutto professionalizzati, mentre l'esercito di leva argentino non si dimostrò all'altezza della situazione, specialmente per via della scarsa efficienza dei comandi superiori. L'aviazione argentina si batté con grande valore, ma subì la sorpresa degli Harrier, che contro le previsioni di molti, riuscirono ad imporsi persino ai Mirage e Dagger, celebri reduci delle guerre contro gli arabi. La guerra fu dura e relativamente breve, con gravi perdite per entrambe le parti, ma furono gli inglesi a vincere, rilanciando la loro politica. Per loro, il vero 'mondiale' di quell'anno fu giocato alle Falklands. La Tatcher sarebbe stata poi consigliera di un incerto Bush, insistendo che, anche nella crisi irakena, 'l'aggressore non abbia alcun vantaggio dalla sua azione'. Quindi le piccole Falklands furono, al pari di Grenada per gli USA, una ragione per rilanciarsi anche a livello di morale. Gli argentini invece si ritrovarono sconfitti e al punto di partenza, ovvero a contestare il brutale regime dei Generali, che di lì a pochi mesi dovette fare le valigie e lasciare il posto ad una democrazia, sia pure imperfetta e con eccessive tendenze alle liberalizzazioni (da cui la crisi del 2001). Fu una vittoria che di fatto azzoppò il trend delle dittature sudamericane, anche se non era certo per questo che i britannici si diedero così da fare. Le Falklands, soprattutto, sono una base di partenza fondamentale per un futuro ed eventuale sfruttamento delle risorse naturali dell'Antartico, ancora tutte da raggiungere, a parte l'industria baleniera, già all'epoca pressoché bloccata dopo tutti i danni che inflisse ai cetacei della zona tra il XIX e il XX secolo. In ogni caso, gli insegnamenti tratti, anche solo dal punto di vista tecnologico, furono impareggiabili: le Falklands sono l'unico esempio di guerra aeronavale convenzionale combattuta dal 1945, con un impiego esteso dei missili di tutti i tipi. Questi si confermarono superiori ai cannoni e alle bombe, ma tutt'altro che privi di difetti e limiti, specie la difesa antiaerea della RN si dimostrò particolarmente carente, così come la rinuncia a delle portaerei convenzionali altamente controproducente. E se la guerra fosse scoppiata qualche tempo dopo, gli argentini avrebbero potuto persino vincerla, forse senza nemmeno combattere. Le due LPD Fearless e Intrepid, fondamentali per la vittoria, erano quasi sul punto d'essere radiate dal servizio, nel mentre gli argentini si stavano dotando di una squadriglia di 14 Super Etendard e dozzine di missili AM.39. Bastarono 5 aerei e altrettanti missili per affondare due navi inglesi; così come, in prospettiva, l'acquisto di altri 4 sottomarini moderni avrebbe posto un pericolo gravissimo alle navi britanniche, già in difficoltà con il solo S.Louis, che pare abbia addirittura colpito una portaerei -senza che peraltro i siluri detonassero per un difetto di programmazione. Insomma, fu una vittoria inglese ma non senza perdite gravi e punti oscuri da migliorare. Molte delle lezioni vennero fatte proprie dalla NATO (e dai sovietici, dal loro punto di vista), e si dimostreranno utili per la vittoria del 1991 in Irak. Si pensi solo che nel 1982 i FAL britannici erano del tipo semi-automatico (40 c/min) quando gli argentini avevano la versione automatica (600 c/min), e più sistemi di visione notturna dei loro avversari, nonostante che la guerra si combattesse soprattutto di notte. Vi furono anche sorprese positive, come l'efficacia dei missili AIM-9L e dei MILAN. Ma nell'insieme, è evidente che solo una verifica 'sul campo' abbia potuto far capire i limiti e le possibilità di realtà così complesse come le moderne forze armate con la loro moltitudine di sistemi tecnologici, spesso mai usati prima in guerra. Dall'inaffidabilità dei Sea Wolf, ai danni allo scafo delle Type 21, ai limiti dei Sea Dart, insomma, vennero fuori molti problemi. In definitiva fu soprattutto la professionalità ed efficienza dei soldati di Sua Maestà che risolse un problema che all'epoca forse nessun altro, USN a parte, avrebbe potuto affrontare con successo.
1991: Desert Storm[1]
[modifica | modifica sorgente]La Gran Bretagna si ritrovò subito coinvolta nella crisi irakena e il governo della 'Iron Lady' Tatcher si schierò contro l'invasione irakena, ricordando la Guerra delle Falklands disse al presidente Bush che l'invasore non doveva avere nessun vantaggio dalla sua azione. Il presidente americano era dubbioso sulla necessità di questa dimostrazione di forza ma poi si decise, proprio mentre la Guerra fredda stava finendo positivamente, ad autorizzare il 'build up' delle proprie forze militari nel Golfo, mentre in termini politici attaccò duramente l'aggressione dell'Irak, che si ritrovò isolato. S.Hussein non si ritirò per varie ragioni, e commettendo un errore politico terribile chiamò piuttosto il mondo arabo al Jihad contro l'Occidente (lui che era il 'campione' occidentale di laicismo contro i fanatici Ayatollah..). Dopo oltre 5 mesi in cui si cercò di scongiurare il peggio (e in cui vi furono errori diplomatici e politici da entrambe le parti, solo che una di queste risultò predominante e l'altra, l'Irak, era senza alcuna copertura politica e si ritrovò solo), lo strumento militare alleato iniziò il suo micidiale lavoro.
Il nome in codice della massiccia partecipazione inglese alla guerra del 1991 fu 'Gramby', che non era una specie di sigla creata dal computer o un qualche acronimo, ma il nome del Marchese di Gramby, audace comandante di cavalleria del '700. Ma questa operazione e i suoi precursori non era stata pianificata: anzi, ancora il 14 settembre, quando il governo inglese dichiarò che avrebbe schierato una brigata corazzata nel Golfo, circa 40 giorni dopo l'invasione, il British Army dovette arrangiarsi. È ben vero che le esperienze britanniche 'fuori area' non erano mancate negli anni precedenti, ma è anche vero che una simile forza da battaglia non era mai stata schierata oltre la Germania Occidentale. Le ultime volte che forze corazzate inglesi si erano concesse 'una vacanza' erano state le operazioni in Oman e poi l'addestramento in Libia, negli anni '60 svolto spesso con altre forze alleate.
La Marina inglese aveva già da anni in zona un contingente di navi chiamato 'Armilla patrol', inizialmente era costituito dall'HMS York (Type 42), Battleaxe (Type 22) e Jupiter, e il rifornitore RFA 'Appleleaf' che assistettero alla fase dell'invasione. Prima pattugliavano indipendentemente tra di loro ma poi si riunirono in una squadra da pattugliamento, e continuarono la loro attività di embargo in ossequio alla risoluzione ONU di embargo contro l'Irak. La fase durante 'Desert Shield' comprese il controllo di 3.171 mercantili e l'abbordaggio su 36 di questi, iniziando dalla 'Alwasitti' irakena l'8 ottobre.
Le navi inglesi sarebbero poi state impiegate soprattutto per la zona settentrionale del Golfo con i caccia Type 42 che pur tutt'altro che modernissimi, assicuravano il 40% della difesa aerea dei gruppi navali operativi. L'aviazione navale britannica avrebbe poi partecipato davvero alla difesa di una corazzata americana da due missili antinave irakeni, e soprattutto massacrato le navi irakene che cercavano (soltanto) di raggiungere l'Iran uscendo dai porti. Anche di questo si parlerà poi. L'autore dell'abbattimento del missile Styx è l'HMS Gloucester con una coppia dei suoi missili Sea Dart. Possibile, ma non dimostrato, vi è stato anche l'aspetto sottomarino della storia. Il problema era che l'Irak non aveva sottomarini e quindi non vi erano problemi di difesa ASW delle navi Alleate (situazione ben diversa da quello che si verificherebbe con l'Iran..). La forza subacquea inglese era forse costituita dai soli sottomarini classe 'Oberon' OTUS e OPOSSUM. Ma è difficile credere che gli SSN non parteciparono, almeno sulle retrovie, alle operazioni.
Le navi ausiliarie erano piuttosto poche, con la Royal Fleet Auxiliary (ovvero RFA), con i rifornitori OLNA e ORANGELEAF, il rifornitore (per carichi solidi) FORT GRANGE, la nave officina DILIGENCE, la nave ARGUS usata come nave ospedale. Si sa che 5 navi inglesi fecero la spola per 7 volte tra la Gran Bretagna e il Golfo Persico, ma sono state assistite da numerose navi civili 'militarizzate', spina dorsale della seconda linea inglese, tanto da avere compiuto 114 viaggi. Non tutti erano navi con bandiera inglese, tutti erano invece noleggiati. A parte questo vi erano anche le 4 LSL, ovvero navi logistiche da sbarco, che trasportarono i carri della 7ima Brigata Corazzata. e poi rimasero in zona. 1.100 uomini della RFA vennero utilizzati nel Golfo.
Un'altra questione erano le mine, che mentre l'US Navy sottovalutava da anni, la R.N. prendeva nella massima considerazione ed era uno dei massimi esperti mondiali del settore, per esempio con le operazioni di sminamento del dopo-guerra del conflitto tra l'Irak e l'Iran. Gli inglesi avevano finito le operazioni nell'89, ma già il 7 settembre 1990 3 loro cacciamine ritornarono in zona assieme alla nave da esplorazione sottomarina HERALD col ruolo di nave comando. Altri 2 cacciamine arrivarono in Gennaio e 3 in Marzo, assieme ad una seconda nave comando in Febbraio. Al 26 marzo 1991 delle oltre 1200 mine che gli irakeni erano riusciti a disseminare in mare (pur avendo una piccolissima linea costiera non gli erano mancate le occasioni d'impiego contro l'Iran, persino come mine vaganti di enormi dimensioni) ne erano state neutralizzate 270 dalla sola Royal Navy. In seguito arrivarono anche nuclei di cacciamine italiani e francesi; una nave francese ebbe di gran lunga il merito della maggiore 'produttività': oltre 140 mine da sola. Ma questa è un'altra storia.
Il settore C3 venne coperto bene grazie all'oliata macchina bellica messa su dalla NATO, ma non ebbe altrettanto successo con le marine non-NATO che non avevano link di comunicazione; nel qual caso vennero fatte comunicazioni radio VHF nel codice IMM o con segnali visivi (fari e bandierine).
L'Aviazione navale era un'altra questione: i Sea Harrier non erano per nulla fondamentali in un teatro operativo del genere, ma venne comunque inviata anche la HMS Ark Royal ma più che altro come nave comando delle Forze navali della Coalizione nel Golfo. Vi erano anche una ventina di Sea King di cui 8 per la ricerca mine e altro, imbarcati su navi di RFA e gli altri erano a terra per appoggiare la 1a Divisione corazzata per ruoli di vario tipo: CASEVAC (evacuazione feriti), trasporto prigionieri etc. Ma sono stati i Lynx che si sono messi in mostra grazie ai loro missili Sea Skua. Operavano assieme agli elicotteri Seahawk che erano meglio equipaggiati per la scoperta (radar panoramico, per esempio) ma ancora senza ottimizzazione per i missili Penguin Mk.2 Mod 7. Vennero messi a segno colpi su 15 navi in tutto si parla di 26 armi lanciate. In tutto vennero messi a segno colpi su 5 motocannoniere TCN-45 ex-kuwaitiane, 2 su dragamine TA3, 2 su navi LST 'Polnocny', 2 su pattugliatori 'Spasilac', su pattugliatori 'Zhuk' e su altre navi d'assalto più piccole.
L'impegno del British Army è stato massiccio, e dato il ruolo del BAOR in Germania, quello di combattimento di prima linea contro il Patto di Varsavia, l'unica cosa che gli inglesi avrebbero potuto fare era schierare una forza da combattimento pesante (differentemente dai francesi, che nell'Operazione Daguet invece misero in campo una divisione meccanizzata leggera, meno potente ma più mobile, in ogni caso il meglio che avevano).
Quindi, con la Guerra fredda al suo capolinea, fu possibile e necessario smantellare un pezzo del 1o Corpo d'Armata, di stanza in Germania. Venne interessata per prima la 7a Brigata Corazzata 'Deser Rats' (erede della famosa 7a Divisione corazzata veterana del Nord Africa ma sciolta negli anni '60). Questa era un corpo di combattimento poderoso con oltre 100 carri Challenger 1 su due reggimenti più un battaglione di fanteria. Iniziò lo spiegamento nell'ottobre 1990 direttamente dalla Germania, e per metà novembre era pienamente operativa in Arabia, settore orientale della zona sotto comando della 1a MEF dell'US Marine Corps. Questo perché i Marines non erano molto forti, all'epoca, nel settore dei mezzi pesanti. Poi arrivò la più leggera 4a Brigata corazzata, con un solo reggimento di carri e 2 battaglioni di fanteria. Con questa venne creata una vera e propria divisione, la 1nd A.D, formata da supporti divisionali e le due Brigate corazzate, una in realtà essenzialmente corazzata, l'altra di fanteria meccanizzata, differentemente dalla 'norma' delle Armoured Divisions.
1st (British) Armoured Division:
- 4th Armoured Brigade
- 7th Armoured Brigade
- Supporti
Le unità di supporto divisionale erano:
- Reggimento corazzato da ricognizione 16th/5th 'The Queen's Royal Lancers': 680 uomini, 40 blindati Scimitar e 24 Scorpion, 16 cacciacarri Striker
- Reparto elicotteri d'appoggio: 12 Chinook, 15 Puma, 12 Sea King Mk.4.
- 4 Regiment AAC: 460 uomini, 24 Lynx/TOW, 24 Gazelle
- 32 Armed Engeneer Regt con 37 e 45rd Sqn: 1050 uomini, veicoli AVLB, AVRE, CET.
- Artiglieria divisionale:
- 26 Fd Regt: 420 uomini, 12 M-109
- 32 Hy Regt: 16 M109, 12 M110, 780 uomini
- 39 Hy Regt: 650 uomini, 12 MLRS
- 12 AD Regt: 600 uomini, 12 lanciamissili Rapier/M548
- 4th Armoured Brigade: Comando e squadrone trasmissioni, 200 uomini.
- 14th/20th King's Hussars: 670 uomini, 43 Challenger
- 23 Engeneer Regiment: 600 uomini, veicoli AVRE, AVLB, CET
- 1 st Batallion 'The Royal Scots': 840 uomini, 45 Warrior IFV
- 3 st Batallion 'Royal Regiment Fusiliers': 840 uomini, 45 Warrior IFV
- 40rd Regt RA: 880 uomini, 24 M109
- 10 AD Bty RA:100 uomini, 36 Javelin
- 7th Armoured Brigade: Comando e squadrone trasmissioni, 200 uomini.
- Regt. The Royal Scots Dragoon Guard: 670 uomini, 57 Challenger
- Regt 'The Queen's Royal Irish Hussars: 650 uomini, 57 Challenger
- 21 Engeneer Regiment: 600 uomini, veicoli AVRE, AVLB, CET
- 1 st Batallion 'The Staffordshire Regiment': 840 uomini, 45 Warrior IFV
- 2rd Regt RA: 850 uomini, 24 M109
- 46 AD Bty RA:170 uomini, 36 Javelin
Mezzi:
- 43 Challenger 1 per la 4a Brigata, 117 per la 7a, 16 per i reparti divisionali, totale 176 carri
- 90 Warrior per la 4a Brigata, 45 per la 7a, totale 135
- 12 MLRS per i reparti divisionali
- 24 M110 per i reparti divisionali
- 24 M109 per la 4a Brigata, 24 per la 7ima, 12 per i r.divisionali, totale 60
- 24 Rapier per i r.divisionali
- 36 Javelin per la 4a Brigata, 36 per la 7ima, totale 72
- 9 Lynx per la 4a Brigata, 9 per la 7a, 6 per i reparti divisizonali, totale 24
- 4 Gazelle per la 4a Brigata, 4 per la 7ima, 16 divisionali, totale 24
- 16 Puma per i r.divisionali
- 11 Chinook della RAF, assegnati ai r.divisionali
- 12 Sea King della RN, assegnati ai r.divisionali
Le brigate ebbero una costituzione simile, a parte la predominanza della fanteria o dei carri. Per il resto i supporti erano simili con un gruppo di aviazione leggera con 9 Lynx e 4 Gazelle, e uno trasmissioni e servizi (trasporti, sanità, officine e altro ancora).
I carri della 4a Brigata erano solo 43 il che significa che era un reggimento con uno squadrone in meno. La 7a era invece rinforzata da uno squadrone da ricognizione corazzata con 16 Scimitar con cannone Rarden da 30 mm del Queen's Dragoon Guards.
I carri sono stati indubbiamente i protagonisti della campagna terrestre, quella 'delle 100 ore' che ha causato danni gravissimi agli irakeni e ha rioccupato il Kuwait, giungendo a 160 km da Baghdad. Come si è visto dall'ordine di battaglia vi era un massiccio schieramento dei nuovi carri armati pesanti Challenger, che non erano di poco conto ma anche un azzardo notevole, dato che questo carro inglese era stato praticamente umiliato nella Canadian Army Trophy (CAT) del 1987. Ma questo veicolo avrebbe dimostrato uno dei più clamorosi esempi di come le esercitazioni siano lontane dalla realtà. La forza complessiva schierata era di 176, ma altre fonti parlano di circa 200; verosimilmente nel Golfo vennero portate anche delle riserve oltre ai mezzi distribuiti alle unità operative.
Il Challenger 1 venne modificato in maniera abbastanza estesa, pur restando sostanzialmente simile a quello che era nel BAOR. Ma si sa, i dettagli sono importanti, a maggior ragione in un teatro operativo di per sé spietato e difficile come il deserto: il proverbio tedesco 'il diavolo si nasconde nei particolari' espone bene questo concetto. Il MoD (Ministero della Difesa) ne era consapevole e si adoperò di conseguenza. L'industria (la Vickers Defence Systems) si dimostrò ben disponibile ad offrire modifiche, anche quelle previste per il Challenger 2, e di applicarle senza attendere le lungaggini di un contratto normale (quelli che si possono definire 'crash program'), al punto che queste attività iniziarono già due settimane prima della dichiarazione ufficiale di inviare la brigata corazzata nel Golfo e i lavori di modifica iniziarono coi primi kit già l'11 settembre 1990. Ora le modifiche in dettaglio: anzitutto le necessità per l'ambiente desertico, sabbioso e caldo ne suggerirono 14 tra cui: filtri aria migliori, migliore raffreddamento per l'affardellato motore del pesante Challenger; modifica della pompa olio; sistema di raffreddamento per la telecamera IR del sistema di mira TOGS (per evitare degradazioni indebite in territorio desertico), ventola di raffreddamento per il sistema di controllo del tiro, batterie 'careless' ovvero senza manutenzione. Eccetto queste ultime, le altre facevano parte del 'Challenger Improvement kit', di cui 160 vennero spediti direttamente nel Golfo il 1 ottobre per essere installati localmente, dato che la 7a Brigata corazzata era già partita il 29 settembre. Inoltre, l'autonomia del Challenger non era un granché e allora vennero sistemate mensole per due taniche da 200 litri dietro il veicolo, similmente ai carri sovietici e aumentando da 1400 a 1800 l il totale disponibile. L'M1 Abrams era ben più assetato, ma per la potenza della logistica americana non ne ebbe bisogno. Quando il 20 ottobre la 7a giunse in zona di guerra, ad Al Subail, i kit erano già pronti e vennero installati dagli equipaggi e dal Royal Electric and Mechanical Engineers (il REME), con l'assistenza di tecnici della Vickers ma anche uno della Perkins, uno della David Brown, uno della Barr & Stroud e uno della Marconi, iniziando già durante la sosta sulle panchine dei porti. Circa 70 giorni dopo arrivarono anche i mezzi della 4a Brigata e anche per questi vennero apportate le stesse modifiche con lo stesso schema.
La protezione era un altro elemento 'migliorabile', nonostante che il Challenger pesasse oltre 60 t in gran parte dato dalla protezione, che assieme alla potenza di fuoco costituisce il tradizionale 'credo' dei carri inglesi postbellici. Ma per non correre rischi, specie sui fianchi del mezzo, venne installato un kit di protezione aggiuntiva con specifica emessa dal MoD il 21 settembre e i contratti di produzione il 23 ottobre. Nonostante la corazzatura chobam tradizionalmente non era coesistente con quella reattiva ERA, il kit per i Challenger era costituito proprio da mattonelle di questo tipo, assieme a corazze passive, per il frontale del carro. I fianchi, come del resto l'anteriore e i fianchi del Warrior ebbero corazze passive in grossi box. La Vickers spedì i kit passivi il 29 novembre, via mare, mentre le ERA vennero ordinate alla Royal Ordnance e consegnate solo il 20 dicembre. La potenza di fuoco, nonostante i problemi riscontrati in passato, era eccellente, ma per evitare sorprese dovette essere migliorata in alcune componenti. A parte i sistemi di raffreddamento già visti, venne pensato di migliorare le munizioni. I carri inglesi erano sotto il comando dell'USMC e si ipotizzava una missione di sfondamento in Kuwait verso forti difese irakene, tra cui la Guardia Repubblicana. Per questo vennero installate le corazze aggiuntive, e per evitare che analoghe corazze aggiuntive sui T-72 irakeni fossero in grado di neutralizzare i proiettili inglesi L21, venne realizzato il nuovo proiettile L26. Questo era stato sviluppato per il cannone L30 ed era chiamato anche CHARM. Il cannone L30, sempre rigato (in quanto permetteva di impiegare le munizioni HESH e WP, molto apprezzate dagli inglesi che non avevano interesse invece per le HEAT) non era disponibile per il Challenger 1 il cui cannone L11 non poteva sopportare la pressione causata dalla carica di lancio del nuovo proiettile: allora venne abbinato il penetratore della L26 con la carica di lancio delle granate da 120 standard. La cosa era facile perché i proiettili inglesi sono a caricamento separato, proiettili e cariche di lancio. Il penetratore della munizione L26 era di nuovo tipo, più sottile e resistente e capace di valorizzare meglio l'energia ricevuta dalla carica di lancio. Questa munizione, intermedia tra l'L21 e l'L27 venne tenuta da parte per affrontare la Guardia Repubblicana, ma questa non venne incontrata e questi proiettili hanno dimostrato la loro validità solo nei test postbellici.
Infine vennero apportati altri miglioramenti come un sistema di raffreddamento per l'interno del veicolo, ordinati alla Krauss-Maffei e alla Gallay, ma senza essere montati: la guerra finì molto prima dell'estate irakena e questo risparmiò inutili sofferenze agli equipaggi. Poi comparvero una serie di contenitori esterni per gli equipaggiamenti più vari, e la copertura chiamata 'Colebrand' in fibra di canapa, che da sola poteva ridurre la temperatura interna di 6 gradi (un notevole sollievo in situazioni desertiche e capace di ridurre anche la segnatura termica dei mezzi essendo per l'appunto fatta di materiale isolante). Tuttavia forse nemmeno questa (tra l'altro era in materiale infiammabile) venne usata dato che la guerra finì già a febbraio, quando il clima era sorprendentemente fresco per essere in zona desertica. Un altro sistema protettivo venne invece installato: il RARDE (Royal Armament Research and Development Establishment, di Cherlsey) sviluppò un sistema di iniezione gasolio negli scarichi del motore con la pompa del carburante del Warrior per la formazione di fitte cortine di fumo, che si aggiungevano alle granate fumogene della torretta. Queste erano rapidissime per formare una cortina fumogena, che però non era mobile. Così invece un carro sotto minaccia era capace di lanciare una cortina di fumo con i lanciagranate, e poi ritirarsi rapidamente sfruttando la cortina fumogena mobile dei suoi scarichi. È una specialità sovietica, e una dimostrazione di come le buone idee 'buone' circolino: i sovietici iniziarono con il sistema d'iniezione e gli occidentali (non subito) con i lanciagranate, poi negli anni '70 ciascuna parte integrò quello che aveva fatto l'altra (i sovietici molto più rapidamente). Inoltre il sistema rende possibile stendere una cortina a favore di altre truppe, nascondendo magari una intera forza meccanizzata con i carri in avanti, meno vulnerabili, e gli IFV e APC dietro. Specie considerando che gli irakeni non avevano sistemi ad immagine termica, questo era un notevole vantaggio tattico (mentre i visori termici dei mezzi occidentali possono penetrare più facilmente le cortine fumogene). Di fatto, storicamente si trattava di una soluzione che già le navi, specie prima dell'era del radar, hanno adottato per decenni. Un altro sistema era un dispositivo 'per neutralizzare il submunizionamento'. Cosa significhi è difficile capire, come del resto se sia stato realmente dispiegato sul campo e con che risultati. L'unico modo per neutralizzare il submunizionamento è una corazzatura reattiva sul tetto della torretta, ma non pare risultino applicazioni del genere.
I Warrior, chiamati 'Desert Warrior' dopo le modifiche, erano in realtàò analoghi al modello sviluppato dalla GKN Sankey Defence per la versione tropicalizzata del mezzo, realizzata in 2 esemplari ed inviati già il 28 settembre nel Golfo per valutazione. La GKN modificò a questo standard gli altri mezzi inviati dagli inglesi per un totale di 300 mezzi in 6 versioni diverse, di cui circa la metà erano il modello base per la fanteria. Tra queste versioni vi erano 2 tipi di mezzi recupero e un carro comando. Gli inconvenienti di cui ha sofferto il Warrior lo hanno particolarmente fatto 'conoscere' dalla stampa, ma in ogni caso le modifiche per il teatro medio-orientale erano necessarie per garantire l'peratività del mezzo. Venne installata una corazzatura passiva laterale con un programma applicato sui mezzi solo dal 4 gennaio 1991 con consegne entro il 24 febbraio. Il condizionamento dell'aria fu un'altra questione, specie per la squadra di fanti, ma il sistema ordinato il 18 gennaio alla GKN ma non venne mai installato a bordo, per la stessa ragione di quello che successe coi Challenger. Altri veicoli speciali furono il Warrior OPC per l'osservazione dell'artiglieria, con un sistema laser Pilkington Optronics OSPREY e un sistema di navigazione GEC APES (Azimouth Position and Elevation System). Il cannone da 30 mm sembrava ancora a bordo, ma era un'illusione: solo un mock-up, perché altrimenti non vi sarebbe stato spazio per i sistemi di comunicazione aggiuntivi. I Warrior con missili MILAN erano di due tipi: quello da esplorazione CVRT dei gruppi da battaglia, e quello controcarri al posto degli FV432 con i missili Swingfire. Certo che è curioso che si sia ricorso ai missili MILAN, che con la loro gittata di circa 2 km scarsi sono inferiori grandemente alla gittata dei precedenti Swingfire ma anche al raggio di tiro utile dei cannoni dei carri e anche degli IFV. I precedenti Striker nelle loro modiche 8 t avevano invece modo di alloggiare una rampa multipla per missili da 4 km di gittata, stando fuori tiro nemico.
Un altro veicolo che venne messo alla prova fu il mezzo da recupero Challenger ARV, che ha scafo basato su quello del Challenger 1 ma con molte modifiche previste per il successovi C.2 come il cambio a 6 marce TN 54, e i due rapporti aggiuntivi hanno fatto tanto effetto che molti hanno creduto che il motore fosse stato potenziato ad almeno 1.500 hp. I mezzi erano nuovi e in pratica sono passati direttamente dalla linea di montaggio a quella di combattimento nel deserto, assieme ai carri gettaponte sempre su scafo Challenger, ma già disponibili.
Tutto questo valeva dal punto di vista tecnico, ma l'addestramento e la tattica valgono quanto la tecnologia. I professionisti del BAOR, preparati ad affrontare i corazzati del Patto in Europa si sono ritrovati ad affrontare, stavolta in azione offensiva, gli stessi tipi di mezzi nel deserto ai confini dell'Arabia. L'addestramento è stato molto curato (e libero, dati gli spazi desertici) tanto che gli equipaggi sono stati resi capaci di portare a segno 5 colpi su 5 sparati in serie, su di una sagoma di appena 46 cm di lato a 1.100 m, il che dava la possibilità di ingaggiare bersagli più grossi a distanze molto maggiori, come si sarebbe visto in azione.
Quando scattò l'offensiva i carristi inglesi entrarono in azione con i carri armati più criticati del mondo occidentale, dopo che i pessimi risultati del CAT '87 relativi ad affidabilità meccanica e sistemi di controllo del tiro costrinsero addirittura gli inglesi al ritiro. Ma il risultato operativo è stato di tutt'altro livello. I Challenger hanno percorso in media qualcosa come 300-350 km e mantenuto nondimeno una prontezza operativa del 95% alla fine delle ostilità (98% iniziale), mentre i 12 nuovi ARV hanno mantenuto addirittura il 100%. Solo due Challenger hanno avuto gravi avarie durante la battaglia. I cannoni da 120 mm, poi, si sono dimostrati eccezionalmente precisi, tanto che nonostante la presenza massiccia di M1 Abrams, sono stati proprio i Chally ad ottenere il centro alla massima distanza, ad un impensabile 5.1 km e al primo colpo, per giunta con una granata HESH. Questo dà l'idea delle potenzialità dei carri armati moderni, ma anche che i cannoni a canna rigata e le granate HESH possono andare anche oltre la gittata di missili controcarri e dei cannoni da 120 mm 'lisci', che al massimo arrivano attorno ai 4 km di raggio massimo (in ogni caso, beninteso, sparando da fermi a bersagli parimenti fermi, dopo un preciso e minuzioso allineamento). Il bersaglio era uno sfortunato T-55, ma le HESH, con la loro traiettoria curva sono insidiose: la perdita di un Challenger 2, colpito da fuoco amico durante la guerra del 2003 lo ha dimostrato (praticamente la granata esplose sopra il portello del capocarro innescando le munizioni della torretta).
I Challenger si sono mossi rapidamente, nonostante la loro velocità massima sia di circa 50 km/h (il che dà l'idea delle ore di moto giornaliere sopportate), e nonostante la loro mole, il motore turbodiesel da 1200 hp ha consumato circa un terzo della turbina da 1500 hp degli M1, un vantaggio logistico facilmente immaginabile con 'pieni' di quasi 2.000 l. I carri inglesi non subirono perdite, non è chiaro nemmeno se siano stati colpiti (in effetti, anche gli AMX-30 sono sopravvissuti nonostante la scarsa protezione: evidentemente la mira degli irakeni lasciava a desiderare). Pare che in tutto i 176 Challenger siano stati accreditati di ben 300 carri irakeni (circa 2 a testa, una media davvero straordinaria), ma non incontrarono mai la Guardia Repubblicana, per lo scorno degli equipaggi che dopo i primi successi ambivano a confrontarsi con i migliori nemici disponibili. L'affidabilità tecnica della torretta si è dimostrata molto migliore che in Germania: paradossalmente questo potrebbe essere dovuto proprio ad un uso continuo che ha consentito di 'rodarla' bene. Inoltre la camera termica TOGS, che a suo tempo ha preso il posto dell'iniziale sistema IL previsto (e molto meno costoso) si è imposta come la migliore, meglio del TIS dell'M1 e del TTS degli (eventuali, non è chiaro se siano stati impiegati in azione) M60A3. E non per nulla è stata mantenuta sul Challenger 2, sia pure spostata dalla destra della torre a sopra il cannone (a dire il vero, in maniera assai vulnerabile al fuoco nemico). Se la precisione e la potenza del cannone hanno dimostrato il loro valore (come anche la dotazione di colpi molto alta rispetto ad altri tipi di carri), va anche detto che oltre la metà degli ingaggi controcarri è stata fatta con munizioni HESH e non coi proiettili L21 perforanti, con risultati devastanti contro bersagli leggermente corazzati ed edifici.
In sostanza, rispetto alla campagna di denigrazione della stampa inglese del 1989 e buona parte del '90 (forse non del tutto a torto interpretabile come manovra per ottenere l''appoggio' al successivo Challenger 2) il Chally si dimostrò un degno compare dell'M1. La disponibilità minima richiesta era dell'80% e invece se ne è mantenuta molto al di sopra. Lo stesso valse per l'Abrams, a sua volta molto criticato per il costo e anche per l'affidabilità. Ma in tempo di guerra il concetto di 'disponibilità' è molto più blando e si basa essenzialmente sul 'muoversi, combattere e comunicare', i guasti minori vengono ignorati.
In ogni caso non tutto è andato per il verso giusto: inizialmente i motori si rompevano spesso, e durante la campagna almeno 15 motori hanno dovuto essere rimpiazzati: anche perché, date le economie del BAOR ( e la rarità del Challenger, per giunta non esportato), la scarsità di pezzi di ricambio ne ha impedito la riparazione. La manutenzione ha consentito di mantenere i carri ad alti livelli di disponibilità, ma è stato possibile solo usando uno sforzo notevole e molto tempo: il Chally non è affatto un mezzo 'facile' da mantenere. Il cambio TN37 avrebbe avuto bisogno di più rapporti per le basse velocità, ma nonostante le protezioni aggiuntive, gli equipaggi non hanno rilevato peggioramenti in mobilità ma anzi una marcia più confortevole e stabile le sospensioni sono parzialmente idropneumatiche). La torretta ha consentito di combattere bene, ma era troppo bassa per viverci a lungo data l'assenza di ergonomia e lo scarso spazio interno, e forse la situazione non è stata particolarmente sofferta solo per la breve durata della campagna terrestre; la questione era aggravata dal dover viaggiare a lungo coi portelli chiusi per la minaccia di agenti NBC che gli irakeni possedevano e si temeva potessero usare.
Alla fine della campagna, il Primo Ministro John Major (successore della Tatcher, inaspettatamente caduta subito dopo la guerra) dichiarò che il Challenger si era comportato magnificamente, al di là di quanto ci si poteva immaginare.
Questo per quello che riguarda i carri, ma la fanteria merita anch'essa menzione. Ai 3 battaglioni di fanteria meccanizzata si sono aggiunti rinforzi: sia per questi stessi reparti, provenienti da altre 6 unità meccanizzate, sia poi per 4 altri battaglioni di fanteria leggera mandati in retrovia per controllare i prigionieri di guerra nei campi di raccolta, e in generale per proteggere le installazioni strategiche. I Warrior si dimostrarono all'altezza della situazione anche come affidabilità che all'inizio delle operazioni era dell'ordine del 95%, con i motori dimostratisi capaci di funzionare per 4.000 km prima di una revisione, mentre la trasmissione aveva già mediamente 16.000 km. Due soli veicoli sono stati messi KO da avarie meccaniche, mentre 3 sono andati perduti. 2 di questi sono stati vittime di uno dei peggiori episodi di 'friendly fire' quando sono stati distrutti da un A-10 americano, che evidentemente (nonostante la loro alta sagoma e la corazzatura laterale aggiuntiva di forma ampiamente scatolata) li scambiò per BMP-2. Il risultato fu la distruzione dei mezzi e l'uccisione di 11 soldati inglesi. La cosa si sarebbe ripetuta, ancora con un A-10, anchenel 2003, sia pure non in maniera tanto cruenta.
L'artiglieria schierava ben 6 reggimenti e 4 batterie indipendenti per un totale di ben 5,000 soldati, più della stessa fanteria! Nella strana (almeno rispetto agli altri eserciti) organizzazione dell'esercito inglese, i reggimenti erano assegnati alle brigate, ciascuna delle quali aveva sia un reggimento con gli M109 che uno con 36 Javelin mentre la divisione aveva reggimenti con gli M110, gli MLRS, con gli M109 (a organico ridotto) e antiaereo con i Rapier. Tutte queste unità vennero impiegate massicciamente (eccetto quelle antiaeree) e i nuovi MLRS si dimostrarono micidiali contro truppe allo scoperto, capaci com'erano di saturare con quasi 8000 submunizioni un'area di quasi 1 km2 (ma lasciando anche un gran numero di granate inesplose e potenzialmente mortali per chi si accingesse ad occupare quel territorio tanto che per l'artiglieria convenzionale, essendovi la possibilità di scegliere tra testate CBU e HE, venivano per quanto possibile scelte queste ultime mentre le prime erano viste con non poco sospetto).
Il Genio aveva un reggimento di 600 uomini per ciascuno dei 4 assegnati alle brigate, alla divisione e alle retrovie per riparare le basi aeree in caso di attacco. V'erano anche 6 squadroni autonomi. Quanto all' Army Air Corps, inizialmente non venne dispiegato e la 7a AB si basò solo sul supporto dell'US Marine Corps. Poi vennero inviati 2 gruppi elicotteri misti assegnati alle brigate con comando di reggimento nelle unità di supporto della 1a Divisione. Notare anche qui la 'stranezza' inglese: già è difficile che una divisione abbia un reparto di volo proprio -eccetto che nell'US Army-, ma nel caso inglese gli elicotteri erano addirittura assegnati a livello di brigata. Non si sa quasi niente dell'uso di questi mezzi durante la guerra; non è chiaro nemmeno se siano stati usati, per esempio, i Lynx con i missili TOW come i loro meno potenti colleghi Gazelle/HOT, che lo furono estensivamente.
Come comunicazioni è stato usato il 30° Signal Regiment, la prima delle unità inviate nel Golfo, poi è arrivato il reparto divisionale, e gli squadroni delle brigate. I collegamenti con Londra sono stati fatti con i satelliti, come già fatto con la guerra delle Falklands, ma anche con comunicazioni HF. Il nuovo sistema PTARMIGAN ha debuttato a livello tattico con un'ottima prova garantendo comunicazioni protette. Almeno due unità di guerra elettronica sono state pure usate, ma ovviamente, nulla è stato rivelato, almeno nei mesi successivi, del loro impiego e della loro stessa identità.
La logistica ha gestito, solo per l'esercito, 19.000 t settimanali di carichi che arrivavano via mare e aria, in Arabia, smistati alla Force Maintenance Area o FMA, e poi alle due brigate Amministrative Area o BMA. Alle unità arrivavano solo pochi rifornimenti dall'aria (i C-130 per quanto validi non sono certo C-17), per il resto si trattava di convogli terrestri. Le cifre di quanto usato nel teatro operativo sono state impressionanti, con 520 mezzi corazzati e ben 11.700 ruotati e rimorchi con il trasporto i 260.000 t di carico 'normale' a cui si aggiungevano 102.000 t di armamenti (che dà l'idea del consumo di munizioni e della loro disponibilità in una guerra moderna). La 1a AD aveva 2 reggimenti trasporti completi dell RCT (Royal Corps of Transport) con ranghi completi, e 3 altri reggimenti a ranghi ridotti erano in carico all' FMA. L'immenso numero di veicoli, tra cui molti autocarri pesanti era testimone della complessità di mantenere una forza corazzata pesante oltremare.
Oltre alla logistica dei trasporti non mancavano gli ingegneri del REME (che all'epoca era addirittura il Corpo più grande in tempo di pace del British Army) con 3 officine per veicoli corazzati di cui due divisionali e una con la FMA che gestiva anche un'officina aeronautica. Altri elementi logistici erano il Royal Army Ordnance Corps per le riserve, la Royal Military Police anche per il controllo del traffico, Army Caterings Corps per le cucine, Military Provost Staff Corps per i prigionieri (normalmente si occupavano del 'centro di correzione ' a Colchester), Royal Pioneer Corps che avevano i compiti meno grati, tra cui la raccolta e identificazione dei caduti.
In tutto, i soldati del British Army arrivarono a 30.000, il 20% della piccola forza complessiva (essendo le F.A. inglesi fatte esclusivamente da professionisti) e per giunta, senza rotazione fino alla fine della crisi a differenza delle altre F.A.. Inoltre le unità nel Golfo vennero portate a pieno organico solo con l'apporto di migliaia di soldati provenienti da altre unità rimaste in Germania o in madrepatria. I professionisti inglesi erano tenuti a restare in forza per alcuni anni, e a restare per alcuni anni in servizio di riserva con richiami periodici, ma di fatto si tratta di un obbligo raramente fatto valere. Non stavolta, quando è stata richiamata la riserva per il Golfo oppure per sostituire le truppe in Germania, e poi si è arrivati al Territorial Army: ma questa è una forza di difesa nazionale e senza la mobilitazione generale non è utilizzabile oltremare, e solo con l' 'Ordine del Re (della Regina) che in questo caso non era stato dato;per aggirare l'ostacolo si è utilizzato personale 'volontario' con l' 'Impegno tipo S' che lo faceva diventare membro del Regular Army. Fatta la legge..
La struttura di comando era tale che gli inglesi erano inizialmente sotto il controllo dell'USMC, nel fianco destro dello schieramento; questo non era dovuto alla potenza, ma alla debolezza dei 'Marines', di cui ogni divisione aveva solo un battaglione di carri. Ma con il passaggio da brigata a divisione corazzata, il corpo di spedizione inglese passò sotto il comando dell'VII Corps dell'US Army, anch'esso normalmente basato in Germania con i loro colleghi britannici.
Paragonata al build-up la campagna di terra à stata rapida e poco dispendiosa. La 1nd AD era sul fianco destro dell VII Corps, ad Ovest del confine tra Irak e Kuwait, assieme agli egiziani della componente pan-araba che erano alla loro destra. L'attacco terrestre venne chiamato 'Desert Sabre' per il British Army. Il 24 febbraio 1991 il confine venne violato dalla 1a ID americana, che aprì un varco nei campi minati attraverso cui si lanciò subito la 7a AB seguita dal resto della 1a AD, raggiungendo il giorno dopo la linea 'di partenza' per la grande offensiva. Vicino all'obiettivo 'Platinum' il 1o Staffordshire su Warrior colpì postazioni difensive e di comunicazioni irakene, e al contempo i Challenger del Q.R.I.H. respingevano un contrattacco corazzato irakeno.
Dopo accaniti combattimenti, ma anche rese in massa, gli inglesi misero KO le forze irakene, anche con l'uso di missili MILAN (già usati con successo alle Falklands) e di granate CLAW per fucile. Nella guerra moderna gli obiettivi sono spesso attaccati in parallelo anziché in serie e infatti la 4a Brigata colpì contemporaneamente 'Bronze', dove v'era una brigata corazzata di riserva, occupandolo dopo alcuni combattimenti mettendo KO due unità d'artiglieria e una di comunicazioni. Poi, con una manovra combinata con la 7a AB occupò l'obiettivo 'Copper'. Già per la mezzanotte del primo giorno tutti gli obiettivi erano stati raggiunti, anche se le migliaia di prigionieri rastrellati rendevano più lenta la marcia. Il 26 mattina v'era d'attaccare 'Brass', dove su ben 30 km2 v'erano un gruppo da battaglia corazzato e uno di fanteria, ma per le 15.00 gli inglesi l'avevano saldamente occupato. In 24 ore la 1a AD aveva percorso 130 km distruggendo la 52a Brigata e ottenendo la cattura di 4.000 prigionieri.
Mentre le brigate si rifornivano, venne programmato l'attacco su 'Tungsten'. Là v'erano, secondo le informazioni 2 divisioni: la 12a corazzata e la 25a meccanizzata. Non era un compito facile attaccare in inferiorità numerica tale concentrazione di forze, anche se la 1a AD aveva oltre 13.000 soldati. V'erano da superare oleodotti sistemati sopra il terreno, un ostacolo non di poco conto. Per l'appoggio vennero mobilitate le 2 batterie MLRS, 2 di M110, 5 di M109, assieme a due batterie MLRS e due di M110 americane. Fu l'ennesimo massacro per i soldati di Saddam: in meno di un'ora le munizioni (per lo più CBU) distrussero oltre 70 pezzi d'artiglieria e misero 'fuori combattimento' il 90% del personale. Questo compromise la difesa, ovviamente. Poi arrivò la 4a AB con 3 battaglioni misti - 2 squadroni carri e uno fanti- mentre altri battaglioni aspettavano in riserva. Durante la notte occuparono due importanti postazioni irakene, ma una terza era ancora in grado di resistere. I Britannici furono saggi. Per evitare un altro massacro nonché perdite proprie (non dev'essere facile per soldati mai entrati in combattimento vedere tali stermini) organizzarono una dimostrazione di artiglieria davanti alla postazione. Gli irakeni presero nota e si arresero, non prima che il comandante della compagnia morisse 'improvvisamente' e venisse rimpiazzato da un subalterno. Consolidate le linee, cercando di raccapezzarsi nella confusione della battaglia, facendo il punto sulla campagna: gli irakeni stavano scappando disperatamente verso l'Irak lasciando solo piccole retroguardie, ma quella che era una rotta venne interpretata invece come una ritirata strategica per riorganizzarsi e contrattaccare, così le forze terrestri americane e britanniche ebbero il compito di intercettarle lungo la strada Kuwait-Basra. Così vennero fatti avanzare per 100 km, ma gli inglesi si ritrovarono davanti ad un altro 'effetto' della guerra moderna: le unità irakene erano state colpite da attacchi aerei pesantissimi e non c'era più qualcuno che potesse opporre una resistenza a livello di unità d'impiego. Così, cercando di controllare il territorio e di raccogliere le truppe sbandate, venne organizzato il controllo della strada.
Le postazioni difensive irakene risultarono anche più forti di quanto ci si aspettasse, estese e protette da oltre 1 milioni di mine controcarro e antiuomo. La resistenza delle truppe irakene era però meno forte di quanto ci si aspettasse, anche perché 6 settimane di attacchi aerei li avevano fiaccati. L'addestramento NATO, la manovra ad armi combinate era stata micidiale per gli irakeni che pure combattevano a difesa del loro territorio, nonostante la differenza rispetto al teatro europeo in cui erano schierati i reparti pesanti americani e inglesi. Infine l'avanzata era stata quasi priva di perdite, e veloce: l'avanzata finale per tagliare la strada a Basra du tanto rapida che la 7a Brigata corazzata impiegò 100 minuti per percorrere 45 km.
Le Special Forces inglesi arrivarono a frotte, ma soprattutto il 22nd Special Air Service Regiment, ovvero il SAS. Dalle basi avanzate in Oman e Marinah è stato facile schierarli, e nelle montagne omanite da anni gli inglesi da anni seguivano corsi di addestramento e SERE (evasione e resistenza, ovviamente tra le cose più segrete e riservate del loro programma). I SAS sono stati preceduti da 25 elementi dell'SBS della Marina che erano imbarcati sull'Armilla Patrol del Golfo. Unità del NISOG, i gruppi di 'osservazione' speciale del N.Irlanda sono stati pure usati nel Golfo, dando fiato all'IRA che ha avuto un incremento dell'attività proprio nello stesso periodo. Non sono mancate poi le Special Forces Flight della RAF e il 7th Army Air Corps Regiment con gli elicotteri per missioni speciali. Uno di questi operatori era a bordo anche di uno dei due MH-53E PAVE LOW III che illuminavano i bersagli per i missili degli Apache. Gli SBS operarono con i SEAL dei Team 3, 5 e 6, con funzioni di sminamento, mentre il SAS ha svolto azioni dirette sul territorio nemico e non scherzarono affatto: avevano liste di materiale, persino pesante, e personale. Addirittura, vi è stata una missione congiunta del SAS e della Delta Force in cui è stato usato un certo numero di Mi-8 ex-DDR: prontamente scambiati per elicotteri irakeni dai soldati, erano in realtà guidati da personale ex-DDR su contratto. Finì che catturarono una batteria dei relativamente nuovi ed efficienti SA-8 (anche se è strano visto che questi missili erano disponibili anche nella DDR, e oltretutto erano troppo pesanti per essere trasportati in aria da qualcosa di meno che un CH-47). Le S.F. hanno anche operato per rapire personale per ottenere informazioni, hanno persino ucciso gli ufficiali che sembravano più 'efficienti' nello spronare i loro uomini, vi sono state incursioni negli alti comandi delle unità irakene per prendere documenti. Ne sono seguiti conflitti a fuoco in cui gli inglesi hanno avuto in genere la mano migliore, stimando un rapporto perdite a loro favore di 15:1. Hanno ottenuto secondo alcune fonti, 1 morto e 7 prigionieri, oppure 4 uccisi, nessun prigioniero e alcuni feriti. Poi vi sono state le missioni assieme alla Delta Force, alla 5th Special Forces Group americane in missioni congiunte chiamate 'Fusion Cells' per la caccia agli Scud, con team di 18 elementi di cui 6 del SAS inglese e il resto americani. Agivano in base alle informazioni dello Squadrone infiltratosi già agli inizi di Desert Shield dentro il territorio irakeno, e di altri reparti speciali che si muovevano passando per poveri beduini, anche a dorso di cammello. In questo modo segnalavano la presenza dei missili, le Fusion Cells venivano paracadutate e poi scappavano con delle jeep speciali e recuperati dagli elicotteri pesanti. Altri compiti erano l'illuminazione laser per gli F-117, posa di radiofari etc. (anche se bisogna dire, solo pochissimi lanciatori mobili degli SCUD vennero neutralizzati in qualche modo, nonostante le operazioni di aerei come gli F-15E). La ricognizione per le truppe in avanzata era anche un compito utile. Certo che muoversi nelle pianure del deserto era molto più pericoloso che entro territori coperti da vegetazione, ma qui veniva in aiuto non tanto la copertura, ma la dissimulazione: non potendo nascondersi alla vista, si facevano passare per qualcos'altro, un po' come i Ninja giapponesi. Passando ostentatamente per poveri arabi nomadi non facevano molta notizia.
Insomma, le S.F. hanno combattuto nel Golfo la loro guerra misteriosa, sporca e senza esclusione di colpi, e come al solito, misteriosa e senza prove precise tranne che in casi speciali. Il successo delle unità da guerra 'non convenzionali' era l'ombra di quello ben più 'luminoso' delle forze convenzionali, che evidentemente ha come base elementi-ombra che trascendono dalla sola tecnologia e addestramento. Supportati dalle informazioni da oltre confine potevano ottenere dei successi decisivi altrimenti non ottenibili.
La RAF iniziò la sua preparazione per intervenire nel Golfo già poche ore dopo l'invasione e anche così ebbe bisogno di tempo per far sì che il Ministro della Difesa Tom King affermasse che era possibile inviare un contingente aereo verso l'area del Golfo. E così fu con la partenza di 12 Jaguar l'11 del mese, che era una reazione rapida ma pur sempre successiva di circa 10 giorni all'invasione irakena e decisamente troppo tardi per aiutare i kuwaitiani, la cui famiglia regnante era scappata in Arabia e si temeva un'invasione anche di quest'ultima da parte degli irakeni. Perché proprio i Jaguar e non i Tornado? Evidentemente per la loro semplicità basica, per cui rischierarli non era difficile. Arrivarono alla base di Thumrait, Oman.Vennero usati anche VC-10 e Victor aerocisterne. 11 Tornado ADV F. Mk 3 erano ad Akrotiri, Cipro, per una esercitazione di tiro, già all'inizio di Agosto: l'11 agosto ne giunsero altri 11. Il giorno dopo 6 ADV di ciascun gruppo andarono a Dharan, mentre i 10 rimasti ad Akrotiri svolsero funzioni di copertura aerea fino a quando non giunsero i Phantom Mk2 dalla Germania, e rientrarono poi in Gran Bretagna. L'11-12 agosto giunsero anche da Kinloss 2 Nimrodo MR Mk.2 fino a Seeb, in Oman. Dopo questa iniziale forza 'di dissuasione', il 23 agosto venne deciso di passare a compiti ben più offensivi con i Tornado GR.Mk 1 di cui 12 arrivarono in Barheim il 26, e ancora 6 ADV promessi il 14 settembre e arrivati il 16, 6 IDS il 27 del mese, 6 verso la fine di ottobre. 12 Tornado vennero poi inviati a Tabuk in Arabia Saudita, dal Bahrein, sostituiti dai Jaguar provenienti dall'Oman. Così ad inizio novembre v'erano 54 aerei della RAF, che crebbero con altri 18 IDS a gennaio, di cui 6 dotati del pod TIALD, che significa Thermal Imaging And Laser Designation: un nuovo micidiale strumento per accrescere la capacità degli aerei altrimenti privi di sistemi di guida per le LGB. Arrivarono infine (il 27 gennaio) anche 12 Buccaneer, ma la guerra era già iniziata. Nel frattempo i Nimrod erano diventati 4 e 1 Mk.1P o forse anche più per compiti di ricognizione elettronica volava talvolta da Akrotiri per operare ai confini irakeni. Non mancarono poi 12 elicotteri Puma trasferiti con gli aerei da trasporto pesante tra il 1 e il 3 novembre, 3 Chinook alla fine del mese, 3 Puma e 8 Chinook via mare con il mercantile Atlantic Conveyor (nome..tristemente famoso nel ramo delle navi portaelicotteri), giunti l'8 gennaio in zona operativa. Vennero tutti messi sotto il controllo della 1rd AD, assieme anche a 12 Sea King della Marina.
I trasporti aerei furono molto importanti, tanto che il primo aereo della RAF ad arrivare in zona, già il 9 agosto, fu un Tristar con personale per compiti di comando e comunicazioni, atterrato a Ryadh.
Il ponte aereo venne poi organizzato con i VC-10, Tristar, Hercules, ma solo uno Tristar, 1 BAe 125 e 4 C-130 vennero distaccati permanentemente in zona, gli altri facevano la spola e in tutto portarono 53.000 t di materiale e migliaia di persone, ma non era solo farina del sacco della RAF: sarebbe stato necessario portare via tutte le forze disponibili per gli altri impegni nazionali e internazionali. Così vennero noleggiati aerei della British Airways, dalla Cathay Pacific, della Britannia, Heavylift, London European etc. etc. fino ad arrivare all'Est europa, addirittura ingaggiando con regolari contratti la TAROM bulgara e l'Aeroflot tramite l'Air Foyle. E così l'ex nemico partecipò, almeno con la componente civile allo spiegamento contro l'ex-alleato di Mosca. Venne noleggiato un gigantesco An-124 dell'Aeroflot tramite l'Air Foyle, e la Heavylift usò invece i Belfast, mentre l'USAF mise a disposizione i suoi poderosi C-5. Da notare che i Belfast erano un autentico sberleffo per la RAF: radiati dalla linea di trasporti nel '77 per fare 'economia', questi giganteschi apparecchi costruiti in tutto in circa 10 esemplari e simili ad un grosso C-130 si potrebbero agevolmente considerare come un vero e proprio 'FLA ante litteram', con una capacità di carico eccedente quella degli Hercules e vicina a quella di un C-141 o Il-76. Ancora una volta, si dimostrò in tutta la sua evidenza la stupidità di essersi privati di aerei tanto preziosi, per poi doverli noleggiare dalle compagnie civili che prontamente li avevano comprati per usarli come trasporti pesanti a lungo raggio. Nel frattempo la British Airways rimpiazzò alcuni degli aerei RAF per compiti di comunicazione liberandoli per il Golfo (per esempio, il volo settimanale Londra-Washington assicurato normalmente da un VC-10 della RAF). Gli aerorifornitori vennero impiegati al meglio: VC-10, Tristar, Victor di cui 4 VC-10 (poi sostituiti da 8 Victor) e alcuni Tristar (trigetto di scarso successo civile, ma con le sue capacità ampiamente apprezzato dalla RAF come aerorifornitore e trasporto) basati in Arabia Saudita.
Dopo lo spiegamento iniziale, mentre si preparava lo strumento militare, vennero fatti ruotare i reparti, creati reparti misti con Tornado e Jaguar, e svolto addestramento intensivo. A Cipro venne perso un Phantom, in Arabia un Tornado (il primo di tanti) e un Jaguar (incredibilmente, l'unico perso in tutta la campagna).
La guerra iniziò con massicci attacchi che interessarono 15 basi aeree irakene, tutte molto ben difese dall'antiaerea, nel solo periodo 17-21 gennaio, usando per lo più le spezzoniere JP233 ciascuna con 30 bombe antipista SG357 da 26 kg e 215 mine HB876 pesanti 2.2 kg e usate per impedire i lavori di riparazione delle piste: ne vennero usati 100 sistemi, a coppie per ciascun Tornado, 100 nuovissimi missili antiradar ALARM, 3000 t di bombe da 454 kg, un numero ignoto di armi a grappolo -sempre che impiegate- e 700 razzi aria terra, oltre alle munizioni per i cannoni da 30 e forse 27 mm. Non vennero impiegati gli Harrier, così importanti nell'82 ma qui del tutto irrilevanti: la RAF aveva qualche problema a metter in servizio in maniera affidabile questi apparecchi, mentre l'USMC usò gli equivalenti AV-8B con piena soddisfazione. Della campagna aerea ci si occuperà più tardi.
Una nota sul sistema di comando e controllo britannico, modificato dopo la Guerra delle Falklands. Il comandante dello Strike Command venne allora nominato come Comandante delle Forze combinate nel QG di High Wycombe, assieme ad ufficiali della Royal Navy e British Army così da formare uno Stato maggiore. Poi venner formato un comando a Ryadh con il comandante per le F.A. britanniche di tutto il Medio Oriente con l'Air Marschall Wilson, rimpiazzato però e ridotto a 'vice' quando arrivà il Lt. Gen Sir Peter de la Billiere, ex-SAS ed esperto del Medio Oriente. La cosa era stata necessaria quando il British Army riuscì a formare una intera divisione corazzata, troppo per farsi comandare dalla RAF. In ogni caso le F.A. britanniche hanno operato durante il conflitto sotto la supervisione di un ufficiale americano. Il BAOR e la RAF Germany fornivano la maggior parte delle forze impiegate e vennero messe nella catena comando con i relativi QG ma in ogni caso nemmeno il comando britannico in Arabia Saudita poteva prendere decisioni realmente autonome dalla volontà americana.
Le armi chimiche erano un problema da non sottovalutare e gli inglesi portarono le maschere antigas di nuovo tipo S10, molto popolare anche tra i soldati di altre nazioni, e il sistema di allarme anti-agenti chimici CAM, usato già dalla commissione d'inchiesta sull'uso di armi del genere contro gli iraniani. Si riteneva sicuro che gli irakeni avrebbero usato tali armi, e Saddam preso dalla disperazione ordinò di usarle dalle 10 del 3 febbraio, ma l'ordine non venne mai eseguito dai suoi comandanti, forse timorosi di una eventuale replica Alleata? In ogni caso, il 25% dell'intero personale britannico schierato nel Golfo venne utilizzato in qualche modo per ragioni sanitarie e tra le unità schierate v'erano le 'ambulanze da campo', gruppi di 350 uomini formato dal RAMC ovvero Royal Army Medical Corps, che dovevano raccogliere gli uomini colpiti dagli agenti chimici e portarli a curare. La 1a AD ne aveva due di tali unità su mezzi corazzati FV432, mentre una terza su veicoli ruotati venne inviata dal Regno Unito: per un totale di ben 1050 uomini solo considerando i servizi sanitari della grande unità britannica. I 3 ospedali campali erano gestiti dall'esercito regolare in un caso, da quello territoriale in un altro e dalla Marina nell'ultimo. I feriti erano da portare poi in patria e persino negli ospedali inglesi le corsie vennero svuotate per quanto possibile in previsione di un massiccio afflusso di malati e feriti, cosa che però si è dimostrata superflua (con qualche possibile e probabile effetto 'collaterale' sulla salute dei pazienti dimessi, di cui non sapremo mai l'entità). Gli elicotteri RAF e RN erano stati accorpati alla 1a AD proprio per il MEDEVAC e l'ARGUS venne trasformata in nave ospedale.
In tutto la forza schierata era per la RN di:
- 5 caccia Type 42 C, l'HMS York, Gloucester, Manchester, Cardiff, Exeter, con una punta massima di 4 navi impiegate
- 6 fregate di cui un massimo di 4 impiegate simultaneamente: la Type 22 Battleaxe e Brazen, le Batch 2 London ;Brave, Brilliant, e la Type 12 Jupiter
- La nave comando HMS Hecla e Herald per i gruppi contromisure mine
- le navi MCM HMS Cattistock, Atherstone, Hurworth, Dulberton, Ledbury, Bicester, Brocklesby, Brecon tutte classe 'Hunt'
- Nave officina HMS Diligence da 10.950 t
- petroliere Bayleaf, Appleleaf da 37.747 t, Olna da 36.000
- navi trasporto munizioni HMS Fort Grange e Resource da circa 23.000 t
- NAve ospedale HMS Argus da 26.400 t
- Navi da sbarco logistico HMS Sir Galad da 8500 t, Sir Tristam, S.Bedivere, S. Percival da 5700 t
Il massimo della concentrazione di queste navi nella zona è stato di 22 a fine guerra.
Altri dati statistici:
- Personale: 42.100
R.N: 3700 in mare, 200 a terra, 1100 nella RFA, 100 amministrazione civile, totale 5.100
RAF: 7000
Movimenti in mare: 215 viaggi al 1/4/91 con 11 mercantili a nolo britannici e 133 di bandiera estera
I movimenti merci di cui 262.000 t varie e 102.000 t di munizioni vennero svolti anche con tutti gli aerei Boeing 747 della Kuwaiti Airlines e con 2 C-130 sempre kuwaitiani oltre che con 11 compagnie aeree, aerei USAF in prestito e la stessa RAF.
La campagna aerea[2]
[modifica | modifica sorgente]Alle 2.00 locali del 17 gennaio i primi Tornado iniziarono le operazioni di volo in quella che diventerà una delle più discusse campagne operative di tutta Desert Storm. I Tornado erano basati a Muharraq, Bahrein, con il No.15 Squadron composito (comandato dal Wing Commander John Broadbent che era anche il comandante di tutti i reparti RAF della base), avendo equipaggi provenienti dai Nos. 9,17,27 31 e 617. Un'altra base era a Tabuk, in Arabia, e al comando del W.C. Ian Travers v'era il No.16 Sqn con equipaggi dei 2,9, 13,14,16, 20 e 617. Si trattava di Tornado speciali, essendo tutti quelli capaci di usare i missili ALARM. Il terzo distaccamento, nonché quello più vicino al confine irakeno (circa 500 km) il che gli consentiva di non avere bisogno del rifornimento in volo, era a Darhan, W.C. Jerry Witts con il No.31 sqn, equipaggi dei 9,14, 17 e 41. In questo distaccamento v'erano comprendeva anche 6 GR.Mk 1A, che pur se non utilizzati per attacco al suolo, portavano il totale dei soli Tornado IDS a ben 50 esemplari. Inoltre, un gran numero di rimpiazzi era disponibile, pronto a volare nel Golfo dalla Germania Occidentale, dove il grosso dei 224 IDS consegnati era schierata con la RAF Germany.
Il principale obiettivo dei Tornado, per i primi attacchi, erano le basi aeree irakene. Queste non erano un bersaglio facile essendo (per via dell'esperienza bellica con l'Iran) tutte di grandi dimensioni tanto che alcune avevano addirittura 6 piste di volo, tutte separate tra di loro! Era quindi impossibile metterle fuori uso in un sol colpo, a meno che non si lanciassero attacchi con 20-30 Tornado alla volta, armati naturalmente di due JP233 l'uno, così il Comandante in capo delle Forze aeree della Coalizione, il generale americano Horner, richiese piuttosto attacchi di disturbo che fossero in grado almeno di ridurre l'attività dei suddetti aeroporti. Fu in base a questa direttiva che i Tornado, macchine particolarmente adatte allo scopo, decollarono a partire dalle 2 di notte del 17 gennaio. Invece di attaccare con tutti gli aerei disponibili non più di due basi per volta, vennero lanciati gruppi di 4 aerei decollarono contro Al Taquaddum, Mudays e Al Asad mentre Tallil ebbe due formazioni assegnate per un totale di 22 Tornado, alcuni dei quali armati con ALARM ma la maggior parte con i JP233. Grazie all'attacco da parte degli AH-64 contro due postazioni radar irakene di capitale importanza, grazie all'uso di missili cruise (si sarebbe scoperto che oltre ai Tomawhak erano usati anche gli ALCM-86 CALCM) l'attacco inglese potà svolgersi con una notevole sorpresa, volando a circa 60 m in modalità 'Hard ride' (consente di seguire il terreno con grande accuratezza, ma è tremendamente faticosa per l'equipaggio e di fatto è utilizzabile per lo più su terreni assai piatti), mentre la formazione era quella definita come CARD-4, ovvero con gli aerei che erano distanziati di 3-5 km e si appoggiavano a vicenda, per esempio coprendosi in caso di attacco di caccia nemici. A Mudaysis i Tornado ottennero una totale sorpresa e si avventarono a 1020-1110 km/h a 60 m sopra la pista scaricando le submunizioni delle JP233 e poi sganciando pure queste (con le quali i Tornado non erano certo supersonici a bassa quota), anche ad Al Asad venne ottenuta una totale sorpresa e anche qui la contraerea cominciò a sparare quando gli aerei erano già praticamente fuori tiro (non ci vuole certo molto a 300 metri al secondo, a portarsi fuori dalle difese perimetrali di una base, ancorché grande). Ma qui i Tornado erano giunti per primi, sulle altre due basi erano invece la 'coda' di formazioni d'attacco americane con gli A-6 Intruder, e le difese erano ben attive. Il comandante Broadbent descrisse come la contraerea, dal Kalashikov ai pezzi da 57 mm innalzava un muro di traccianti che salivano fino a 4500 m. Nondimeno, i Tornado riuscirono a passare attraverso questo sbarramento e a sganciare le armi.
Tutti gli aerei riuscirono a rientrare (non è chiaro se danneggiati o meno) ma era chiaro che gli Irakeni sapevano difendersi se mancava l'effetto sorpresa. All'alba del 17 tre aerei vennero lanciati in una missione di loft bombing (sgancio in cabrata delle bombe) contro Ar Rumaylah, vicino Bassora. Ma proprio sopra uno dei punti di virata per la rotta sull'obiettivo si vide una postazione irakena e allora, a quel punto era chiaro che gli irakeni non sarebbero stati colti di sorpresa. I Tornado accelerarono a 1100 km/h (ovviamente e nonostante le false affermazioni in merito circolate a suo tempo su molta stampa specializzata, la velocità di crociera dei Tornado non è 1.100 km/h, ma piuttosto attorno agli 800-950. 1.100 km/h sono ottenibili ma solo con il postbruciatore inserito o senza carichi esterni, nessuna delle due cose è concreta per un impiego operativo NdA). Appena giunti a 450 m tutti gli aerei sganciarono le 8 bombe da 454 kg che non gli avevano impedito di raggiungere, assieme agli altri carichi subalari, mach 0,9 in una cabrata in cui in un lunghissimo secondo tutte le armi vennero sganciate. Poi i Tornado vennero inquadrati dalla contraerea di ogni tipo: cannoni, mitragliere (favoriti dalla bella giornata di sole con ottima visibilità: a questo proposito i Tornado erano stati ridipinti in una mimetica color sabbia, come praticamente tutti gli aerei inglesi impiegati in zona), ma anche missili SA-8, SA-6, Roland. Erano una minaccia temibile e dopo il rollio di 135 gradi di disimpegno i Tornado scesero a tutto gas a forse appena 10 m di quota (chiaramente erano in modalità guida manuale, il TFR non poteva assicurare un volo a quote tanto basse) e rischiarono di schiantarsi al suolo conseguentemente. Eppure non gli bastò, l'aereo di Peters venne colpito da un missile in coda e poco dopo dovettero lanciarsi diventando prigionieri di guerra. Attaccare di giorno non era consigliabile.
La notte ricominciarono gli attacchi con le spezzoniere JP233, che al solito richiedevano il sangue freddo di uno stoico: volare trasversale sopra la pista e attaccarla passando letteralmente sulle canne dei cannoni irakeni non era facile (e non lo sarebbe stato nemmeno se si fosse trattato degli aeroporti del Patto di Varsavia, similmente difesi) anche perché la sequenza di sgancio era di circa 6 secondi, ma ancora venne attaccata la grande base di Tallil, Shaibahm Ubaydah Bin Al Jarrahm Wadi Al Khirr New e Al Asad per un totale di 24 aerei o almeno, pare che solo in quest'ultimo caso vennero usati 8 Tornado. Anche stavolta la contraerea non mancò d'impressionare i piloti inglesi, che si saranno sentiti, soprattutto a Tallil, come i caccia ribelli contro la Morte Nera, A Shaibah gli aerei inglesi arrivarono quando era in corso un attacco in grande stile da parte degli aerei dell'US Navy con supporto anche di macchine come gli F-4G americani. Dopo l'attacco con le JP, fecero due virate di 90 gradi ma dopo 40-50 secondi dall'attacco,a diversi km dall'aeroporto videro una grande palla di fuoco a terra: era il No.3 del Wing Commander Nigel Elsdon, forse vittima di un errore di manovra dato che si stava volando in quel momento ancora in TFR manuale. Questo, nonostante la 'cattiva stampa' fu l'unico Tornado perso mentre attaccava con le JP233. A Ubaydah un Tornado, in volo a 1020 km/h e 60 m venne apparentemente colpito dalla contraerea, riuscendo a sganciare le SP233 ma poi resosi conto che vi erano dei problemi all'ala, tanto che dovette atterrare con la freccia a 45 gradi. Era stato colpito all'ala sinistra da un grosso e sfortunato uccello, forse un airone e dovette essere riparato. Aveva rischiato di schiantarsi al suolo pure questo velivolo. Anche ad Al Ashad fu incontrata una poderosa contraerea che entrò in azione subito dopo l'attacco dell'aereo No.1, con missili e proiettili di ogni sorta, ma senza riuscire a colpire i Tornado, che usarono presumibilmente anche le ECM per scampare (era pratica automatica di rilasciare chaff-flare e attivare i sistemi ECM Sky Shadow). Sempre nella notte del 17-18 8 aerei di Tabuk lanciarono anche ben 14 missili antiradar ALARM, stavolta contro la base H-3 vicino al confine giordano, a seguire vennero anche 3 dei 4 aerei (uno ebbe un'avaria dopo il decollo) con le solite JP. Anche qui, molto irrazionalmente, i Tornado erano la 'coda' della formazione (quando casomai avrebbero dovuto essere la testa, date le loro capacità d'attacco 'furtivo') che stava martellando la base da 20 minuti. Il risultato fu che gli irakeni s'erano davvero arrabbiati e da 8 km gli equipaggi dei Tornado videro la peggior contraerea immaginabile, con una grande corona di traccianti che saliva fino al cielo come tiro di sbarramento e 'intimidazione'. E in effetti il capo-formazione disse ai suoi di interrompere l'attacco e tornare alla base.
La notte tra il 18 e il 19 gennaio vennero inviati da Muharraq altri 8 aerei con le JP contro Jalinah, mentre Tabuk mandò contro la base H-2 una forza di 4 aerei con bombe VT (ovvero con una spoletta di prossimità per esplodere in aria), attaccanti da Sud, seguiti da altri 4 con le JP-233 da Ovest un minuto dopo, e 2 altri Tornado impegnati ad appoggiarli con gli ALARM. Pare che la cosa funzionò: quando le 32 bombe da 454 kg esplosero in aria la contraerea, che aveva iniziato già la sua azione di fuoco contro i Tornado impegnati nell'attacco 'loft', ridusse subito la sua virulenza: le tremende esplosioni dei grappoli di bombe da quasi mezza tonnellata, e le schegge erano certamente sconvolgenti per i difensori, sia materialmente che psicologicamente. Infine, questa tecnica venne usata anche a S.Carlos, nelle Falklands per colpire il locale e ben difeso aeroporto.
Stessa tecnica contro Jallibah, da parte di 4 lofters e 4 con JP-233. Decollarono da Dharhan ma stavolta non vi fu il successo sperato: i 'lofters' si ritrovarono subito presi sotto tiro e forse non riuscirono nemmeno a sganciare con precisione; di sicuro, non mancarono di 'distrarre' la contraerea. La potenza dei cannoni irakeni, per quanto relativamente primitivi, causò a 4 dei 6 aerei che conclusero la missione danni che in un caso erano stati tanto gravi da far sostituire la deriva (che tra l'altro nelle macchine inglesi ospita anche un serbatoio di carburante, ovvio rischio potenziale). L'intensità dell'antiaerea non venne sminuita dall'attacco e i piloti si presero uno spavento non indifferente.
Notte del 19-20 gennaio: ancora attacco da parte di Muharraq con 4 aerei con le JP233 e 4 bombardieri contro Tallil (buffo come queste battaglie presero corpo: sembrava quasi di vedere le vecchie battaglie aeronavali, con le portaerei che si attaccavano tra di loro tramite i reparti di volo: per le basi terrestri era la stessa cosa). Durante l'avvicinamento il Tornado di 'Robbie' Stewart venne 'beccato' da 12 km da un sistema radar, poi mentre avvicinava e accelerava a 1000 km per sganciare le bombe, salendo necessariamente di quota, arrivò un missile. L'aereo scartò a sinistra, il pilota Waddington (che evidentemente sul Tornado non ha modo di lanciare il chaff, con i comandi solo per il navigatore) urlò di 'chaffare' ma troppo tardi. L'aereo venne abbattuto, forse da un Roland (il primo Tornado abbattuto da un missile fu, pare, colpito addirittura da un vecchio SA-2) e i due finirono prigionieri. Certo che la sorte era piuttosto rabbiosa contro il distaccamento di Muharrah, visto che su 24 equipaggi 3, tutti quelli perduti fino ad allora, erano stati abbattuti, il che lasciava davvero poche speranze di sopravvivenza 'se' le cose fossero andate in quel modo ancora a lungo. Nella notte del 20-21 vi fu l'ultimo attacco con le JP-233, sempre da Muharraq, con 8 aerei diretti a Jarrah (di cui 4 armati con bombe da 454 kg). Due andarono in avaria, due non riuscirono a rifornirsi, solo 4 (2 con bombe e due con JP) quindi attaccarono la base e seppure indenni, ebbero ancora a che fare con una contraerea feroce e determinata. Da Tabuk decollarono 8 aerei con bombe da 454 kg per bombardare la base H-3 (n.b. negli ultimi attacchi menzionati le bombe non sono più usate come attacco 'loft' anti-flak, ma come armi convenzionali), altri 8 contro Al Taqaddum appoggiati da due con gli ALARM. Non vi furono perdite causate da azioni nemiche, ma poco dopo il decollo l'aereo del Wing Commander Heath manifestò una grave avaria: poteva virare solo a destra. Si liberò delle bombe e circuitò sopra Tabuk per un'ora, ma alla fine venne abbandonato dopo averle provate tutte per salvarlo.
Questa campagna di attacco aereo anti-aviazione fu devastante per entrambe le parti, ma alla fine ne soffrirono più gli irakeni che riuscirono nei primi 4 giorni a fare solo una trentina di missioni al giorno e perdere 16 aerei in combattimento aereo senza forse contropartita. Dopo la neutralizzazione delle difese irakene strategiche, ovvero gli aeroporti e molti radar e missili SAM a lungo raggio, vennero finalmente sospese le missioni a bassa quota e la RAF, artefice di molti dei danni subiti dagli irakeni, perse sì altri 2 Tornado, ma in quasi 6 settimane di guerra.
In tutto i Tornado inglesi avevano fatto 22 missioni operative la prima notte, 3 la mattina successiva, 36 la seconda notte, 26 la terza, 8 la quarta, 18 la quinta per un totale -almeno per quello che riguarda questi casi in esame, di 113 sortite di cui 107 portate avanti. Di queste sortite vennero dirette contro Al Taqaddum (4 con JP-233+8 con 454 kg e 2 con ALARM+8 con bombe), Mudays (2 con JP e 2 con ALARM), Al Asad (2 con JP e 2 con ALARM+ 8 con JP), Tallil (8 con JP-233+ 4 con JP, + 4 con bombe e 4 con JP), Ar Rumaylah (3 con bombe), Jarrah (4 con JP+ 4 con bombe e 4 con JP), Al Khirr New (4 JP), Shaiba (4 con JP), H-2 (4 con JP, 4 con bombe, 2 con ALARM+), H-3, ( 8 con ALARM e 4 con JP+ 8 con bombe), Jallibah (4 con bombe e 4 con JP; ).
La RAF avrebbe fatto quindi 117 missioni con un rateo di perdite di circa il 3%, ma secondo altre fonti (però totalmente inverificabili con l'articolo di A. Price di cui sopra, e soprattutto molto più vicine agli avvenimenti) avrebbero fatto addirittura 126 missioni solo nel primo giorno e 300 nella prima settimana, perdendo 6 Tornado. La prima fase era in ogni caso destinata a colpire le piste delle basi aeree con sistemi JP233, la seconda con le armi da 454 kg per colpire i servizi sempre delle basi aeree, poi attacchi contro ponti e shelter con bombe LGB e CBU da media quota. Vennero tirate 1000 'Paveway' da 500 kg circa.
[3] Tra le tante missioni della RAF v'erano quelle della notte del 29 gennaio: 10 aerei di cui 8 con 8 bombe da 454 kg e 2 con missili ALARM contro Al Taqaddum, 75 km S.O. di Baghdad, 8 con bombe da 454 kg contro un deposito di carburante ad Al Diwaniyah nonché l'aeroporto di Jarrah. Con l'equivalente di 3 1/2 squadroni di Tornado IDS questo ritmo venne mantenuto per settimane. DAl 2 febbraio iniziarono massicce azioni diurne, con l'uso delle prime bombe Paveway grazie al supporto dei Buccaneer S.2 col vecchio pod Pave Spike AQ-152, ma i Tornado in alcuni casi avevano anche il sistema TIALD ognitempo. I Jaguar si sono dati molto da fare con lo squadrone composito di Thurmayt, già dopo 10 ore dal debutto dei Tornado con bombe da 454 kg, CBU da 272, razziere da 70 mm. Queste ultime hanno i nuovi razzi CRV7 canadesi, che sono armi micidiali, avendo la caratteristica di una traiettoria piatta e molto precisa essendo ordigni iperveloci da oltre 1000 ms, circa il doppio (con una energia cinetica 4 volte maggiore) dei razzi normali e capacità perforanti paragonabili a quelle di un cannone: tutt'altra questione rispetto ai vecchi tipi come gli SNEB e affini da 51-68 mm. Il 30 gennaio 8 Jaguar distrussero una batteria di obici vicino a Kuwait City (20 km a Nord), mentre 5 altri attaccarono un centro di comando a sud, obiettivo colpito anche da altri 4 aerei. Sempre il 30 hanno colpito, assieme ad alcuni A-6, con bombe, razzi e cannoni 3 navi da sbarco leggere 'Polnocny'. Certo che i Jaguar, sia francesi che inglesi si sono dimostrati aerei sorprendenti. I Jaguar inglesi non avevano armi guidate di sorta, in genere avevano due missili sopra le ali, due pod ECM o lanciatori ai piloni subalari esterni, 2 -4 bombe o due razzi in quelli interni, 1 serbatoio ventrale. È vero che molte missioni sono state annullate per il cattivo tempo, che i Jaguar non gradiscono certo: però le bombe da 272 kg BL 755 di seconda generazione si sono dimostrate micidiali nel loro debutto operativo, più valide rispetto a bergali di tipo 'generale'. I razzi CRV-7 con 1250 ms di velocità a termine combustione possedevano una gittata di 6.5 km. Lanciati da razziere da 19 colpi come al solito per le armi di questo calibro, si sono dimostrati efficaci anche contro bersagli corazzati. In tutto ne sono stati usati 700.
Piccoli, veloci, stabili, difficili da rilevare otticamente e ben pilotati, con una ridotta emissione termica, i Jaguar si sono dimostrari apparecchi di tutto rispetto. Certo è difficile capire come abbiano nondimeno fatto a non riportare nemmeno una perdita in azione, nelle centinaia di missioni svolte spesso solo con armi non guidate (sempre nel caso dei velivoli inglesi) quando fior di macchine come Tornado, F-15E, A-6, AV-8 e A-10, per non dire degli F-16, hanno subito danni non indifferenti. Certo il fatto di essere bimotori li ha salvati dalla perdita in azione come successo ad un apparecchi francese colpito in un motore da un MANPADS, ma anche i Tornado sono bireattori, come quasi tutti gli altri tipi summenzionati. Resta insomma una mistero come gli aerei di questo tipo non abbiano subito perdite quando i loro successori molto più evoluti sì: il tipo di bersagli e di scenari può spiegare alcune cose, la comprovata affidabilità della macchina -basti pensare all'Operazione Epervier e all'attacco a Oaud Doumm- altre, ma anche così è strano come la sorte possa essere benevola in certe situazioni e non in altre: con 10 Tornado perduti delle varie aviazioni, ci si sarebbe potuti aspettare, e forse ci si aspettava, un numero quantomeno doppio di Jaguar distrutti; invece l'unico aereo perso fu una macchina inglese in addestramento, poco prima della guerra e ciò nonostante fossero apparecchi primitivi rispetto ai Tornado; mentre anche contro obiettivi tattici non si trattava di missioni facili, con parecchi A-10 e AV-8 abbattuti dall'antiaerea irakena. Insomma, il Jaguar nel Golfo è un caso da studiare: e meno male, che non sia stato ottimizzato con qualche sistema di navigazione e attacco notturno-ognitempo, altrimenti avrebbe operato anche meglio (e la cosa poteva esser fatta: dopo tutto, gli A-7 USAF sono stati in parte convertiti con l'antenato del pod LANTIRN, ovvero il LANA per ottenere capacità d'attacco notturno, similmente a quello che venne fatto con gli A-7E della Marina).