Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Vietnam

Wikibooks, manuali e libri di testo liberi.
Indice del libro

Il Vietnam è una nazione, una parte della storia e un luogo dell'immaginario collettivo contemporaneo. Spettro agitato da pacifisti che invocano la pace come da militari che si affidano alla moderna tecnologia per evitarne 'un altro'. Luogo mitico di film come FMJ, Platoon, ma forse, soprattutto, Apocalypse Now. Il Vietnam è tutto questo e molto di più. È soprattutto uno Stato che, attualmente riunificato, ebbe modo quando era solo quello 'del Nord' di sconfiggere gli Stati Uniti e poi il Vietnam del Sud, come prima di loro i Francesi. Mentre dopo di allora toccò alla Cina Comunista. Mentre nel frattempo il Vietnam stesso era impegnato in un'invasione 'senza gloria' contro la vicina Cambogia, la prima volta in cui i Vietnamiti non sono riusciti a cogliere una vittoria definitiva e sostanziale contro un avversario, in questo caso il movimento Khmer Rossi di Pol Pot. Ma tutto questo è davvero troppo per condensarlo in poche righe. Come non va dimenticato quanto e come il Vietnam si sia rinnovato, per quanto grande sia stato e sia lo sfregio subito in 30 anni di guerra, con boschi bruciati col napalm o peggio, con l'Agent Orange, defoliante alla diossina altamente cancerogeno. La popolazione vietnamita ha reagito, anche demograficamente. Nei primi anni '90 circa la metà dei vietnamiti era nata dopo il 1975 e quindi non aveva visto la guerra con gli americani e tantomeno contro i francesi, ma al più sentito parlare di quella contro la Cina o la Cambogia.

L'epoca francese[1][modifica]

Distinguere la storia del Paese da quella delle sue (e di altri) Forze armate è pressoché impossibile. Dal dopoguerra agli anni '80 è stato tutto un susseguirsi di guerre, che trovano la loro radice nel XIX secolo, all'epoca in cui le potenze mondiali cercavano di espandersi in Estremo Oriente, a scapito della decadente Cina. Nel 1847 in particolare, la politica di repressione dei cattolici (che in Estremo Oriente hanno avuto indubbiamente vita molto difficile) diede modo ai Francesi di bombardare Da Nang, che poi avrebbe cambiato per un certo periodo nome in Tourane.

La colonizzazione dell'Indocina francese iniziò nel 1859 occupando Saigon, nel 1862-67 era stata occupata la Cocincina (Vietnam del Sud, almeno in maniera approssimativa)e nel 1863 la Cambogia oltre all'istituzione del protettorato del Laos; nel 1882 venne occupato il Tonchino e nel 1883 la flotta francese bombardò Hué, la capitale da cui regnava all'epoca l'imperatore Tu Duc. I progressi continuarono nel 1884 trasformando Annam e Tonchino in un protettorato francese e nel 1885-87 assieme a Cambogia e Cocincina divennero l'Unione Indocinese, a cui si congiunse il Laos nel 1893.

Nel 1925 i vietnamiti fondarono il Viet Nam Quoc Minh Dang (partito nazionalista del Vietnam) e Ho Chi Minh il 18 febbraio 1930 fondò il Partito Comunista Indocinese che poi diede origine al movimento Viet Minh. Sempre nel 1930 avvenne una prima insurrezione anti-francese.

Verso la fine del decennio i giapponesi e i thailandesi si stavano facendo aggressivi ai confini dell'Indocina. Nel '41 il nuovo governatore era Decoux che richiese altri blindati che però vennero rifiutati, tanto che dovette rivolgersi agli USA per avere qualcosa. Il 19 luglio il Giappone diede un ultimatum all'Indocina francese per chiedere la frontiera con la Cina, reiterando la richiesta il 2 agosto con la richiesta di transito dell'armata giapponese del Koung-Si per occupare la Cina meridionale. Il 19 settembre venne chiesto l'uso di tre basi aeree e una guarnigione di 6 mila effettivi. Il 22 settembre vennero fatti arrendere dai Giapponesi i difensori di Lang Son, che pure si erano difesi accanitamente, come anche in altre località- Per esempio a Lang Son con la 2a Brigata del Gen Mennerat per un totale di 5.000 soldati contro 30.000 giapponesi del gen. Nakamura. All'epoca in tutta l'Indocina c'erano solo 20.000 soldati francesi dei quali 6.000 europei.

I Giapponesi vinsero, mentre presto i Thailandesi del Gen Luang Phiboun Songkhran aumentarono le loro pressioni, espressione della casta militare e amici dei Giapponesi. Voleva in particolare parte dei territori del Laos e della Cambogia presi dai Francesi all'incirca nel 1875. Il 28 settembre Bangok ordinò alle sue truppe di superare i confini, e nel gennaio 1941 cominciarono anche gli scontri con i mezzi corazzati. I Siamesi avevano 50 mila uomini in 5 divisioni e tre cp carri, con ben 250 aerei di cui circa un centinaio moderni. A questo i Francesi opponevano 40 battaglioni di fanteria e 2 reggimenti di artiglieria e 17 MS 406 più 10 bombardieri Farman 221 e altri tipi, più 10 Loire 130, più una sessantina di ricognitori. La battaglia del 15-16 gennaio 1941 a Yang Dam Koum e nonostante i carri Vickers thailandesi i cannoni controcarri francesi da 25 e 75 mm distruggono 3 carri, al che i siamesi si ritirarono. Anche sul mare e in aria non vi furono successi thailandesi, nonostante le due cannoniere corazzate di costruzione giapponese con 4 cannoni da 203 l'una e una buona aviazione con tanto di caccia P-75. In mare il vecchio ma ben armato incrociatore Lamotte Piquet, con pezzi da 155 mm, affondò il Dhonburi nonostante i suoi 4 pezzi da 203, 4 da 76 e 4 da 20 mm, e distrusse varie torpediniere da 460 t, di costruzione recente (a Monfalcone), a seguito dell'intenzione Thailandese di attaccare la Cambogia (battaglia di Kho Chang, 17 gennaio 1941). I Giapponesi, molto infastiditi dall'insuccesso, saranno poi intermediari per la cessazione delle ostilità con un accordo del 28 gennaio 1941. Tuttavia l'11 marzo i francesi cedettero al Siam varie province del confine, mentre la pace verrà confermata il 9 maggio a Tokyo.

Tuttavia la situazione non migliorerà molto, anche perché nel frattempo, il 18 maggio, Ho Chi Minh fondò il movimento Viet-Minh e dal 21 luglio 50.000 giapponesi occuperanno 6 basi aeree nel Nord del Vietnam oltre a poter usufruire dei porti di Cam Ranh e Saigon. Questo nonostante l'aiuto americano ai locali guerriglieri.

Per decenni i movimenti locali, essenzialmente poco organizzati tra di loro in termini politici, vennero facilmente controllati dagli occupanti francesi che ora appoggiavano gli uni, ora gli altri. Ma verso il 1930 si cominciò a organizzarsi meglio grazie a Nguyen Ai Quoch, ovvero Ho Chi Minh, un seguace delle idee maoiste. Nel '40 cadde la Francia metropolitana, ma le Colonie ne risentirono meno di quanto si possa immaginare, come sanno bene i Thailandesi, sconfitti ripetutamente dalle poche forze francesi del settore durante il 1940-41. L'Indocina non venne direttamente e ufficialmente conquistata, ma di fatto i Giapponesi la usarono quantomeno come base per operazioni aeree e navali, mentre Minh fondava la Lega per l'Indipendenza del Viet Nam, ovvero i Viet Mih.

Nonostante i buoni rapporti, i Giapponesi dall'8 dicembre invasero anche la Thailandia e l'integrazione nelle loro forze di quelle thailandesi. Tuttavia nel luglio 1942 la Cambogia venne interessata da un'insurrezione nazionalista e così negli anni successivi. I Francesi non avevano altro che preistorici FT-17, oramai largamente inefficienti; nel dicembre 1944 ce n'erano 21 oltre a 16 blindo, ma circa un terzo non funzionava. Oramai la guerra era quasi finita e i Giapponesi prossimi alla sconfitta, ma il 9 marzo 1945 con una delle loro ultime offensive invasero quasi senza incontrare opposizione l'Indocina e il principe Sihanouk di lì a poco dichiarò l'indipendenza della Cambogia. I pochi corazzati utilizzabili vennero presi in consegna dai Giapponesi e inviati nel Tonkino mentre i francesi finiscono in 9 campi di prigionia. Nonostante la prossima fine dell'Impero giapponese, è una dura sconfitta che costò 2.000 morti francesi e altri 4.000 asiatici, più un altro migliaio che in appena 5 mesi morì in prigionia.

Dopo questo disastro, causato in primo luogo dall'abbandono in cui vennero lasciati i militari dell'Indocina, nell'ottobre del '45 vennero riorganizzate le F.A. francesi e viene formato un Distaccamento motorizzato della Fanteria Coloniale con vari plotoni di cingolette, blindo e carri FT-17. C'erano anche il Distaccamento motorizzato di Hanoi e quello della Legione.

Quanto ai mezzi usati, la Francia arrivò a usare anche la corazzata Richelieu, mentre non mancò la portaerei 'Arromanches'. Già dal '45 l'Aeronautica cominciò, come del resto la Marina, a operare in zona, ma il miglior caccia che possedevano, il P-47, era di fornitura americana e Washington decise che non era conveniente il suo uso in zona. I Britannici, più sensibili ai problemi coloniali, fornirono invece Spitfire Mk.IX e Mk.VIII (ex-No.273 sqn, già presente in zona). Ma non mancarono anche gli aerei giapponesi. I vecchi, ma diffusi e affidabili Nakajima Ki-43, armati con due 12,7 mm e un paio di bombe, vennero trovati in zona e usati dall'Escadre 1/7 per un certo tempo. I Viet Minh iniziarono allora a usare una crescente contraerea con armi da 20 e 37 mm, ma inizialmente non avevano velivoli.


Il termine della guerra non causò tuttavia la fine delle tensioni, anzi. il 7 agosto 1945 nacque il Fronte d'Indipendenza del Vietnam e il 19 venne conquistata Hanoi, tanto che il 27 venne dato origine a un primo governo, mentre il 28 arrivarono le truppe cinesi nazionaliste e il 2 settembre, giorno della capitolazione giapponese ufficiale, viene proclamata l'indipendenza del Vietnam e la sua Repubblica. Ovviamente questo non era concordato con i Francesi, i quali dal 14 agosto hanno il v.amm. d'Argenlieu come capo della colonia. Arrivano delle missioni militari francesi con aerei britannici che li paracadutano in zona e il 6 settembre giungono a Saigon gli Inglesi, seguite dal 10 settembre dai Cinesi a Hanoi. Dopo poco tempo i 120 elementi della Cp A del corpo leggero d'intervento, formatosi nel 1943-44, e che poi sarebbe arrivato a 1.700 uomini e 200 Gurkha, ma la zona era ancora presidiata dai Giapponesi. Arrivarono altri 1.500 francesi appena rimessi in condizione di servire armi in pugno, erano gli unici validi dei 3.000 superstiti degli orribili campi di detenzione giapponesi. Così venne occupata Saigon ma i Vietminh cominciarono gli attacchi terroristici e il 24 vi fu una grossa manifestazione anti-francese con 44 civili francesi ed europei massacrati, mentre i Giapponesi non intervengono. Segue una tregua e il 5 ottobre arrivò a Saigon il gen del Hautecloque, più noto come Leclerc in qualità di comandante di spedizione dell'Indocina, e così anche la 2a divisione blindata, di cui era il comandante, giunse in zona poco dopo, riconquistando il territorio, il 2 novembre giunse la 9a divisione fanteria coloniale presto iniziarono operazioni di sbarco e di riconquista. Ora c'erano 15 mila francesi contro 40 mila vietminh. La 20a divisione britannica lasciò l'Indocina all'inizio del '46 dopo avere disarmato 54.000 giapponesi. Ma i Francesi saliranno presto a 28.000, più i 25.000 civili, in un Paese che contava 23 milioni di abitanti. Uno dei principali interessi lì erano le piantagioni di caucciù, ma anche così difendere la colonia era difficile e nel '47 si cominciarono le trattative per l'indipendenza che il 1 aprile si riconobbe con Ho Chi Min la nascita di uno Stato indipendente, e il 1 giugno 1946 divenne indipendente la Repubblica della Cocincina. Ma mentre i Francesi pensavano che la nuova repubblica doveva essere uno Stato parte dell' Unione Francese e quindi non veramente indipendente come Min pensava.

Nel frattempo, il 1 settembre venne creato il Gruppo blindato del Tonkino ma i comunisti appoggiavano Min. Il 19 novembre vi fu un conflitto a fuoco tra una giunca che trasportava benzina di contrabbando e i doganieri francesi di Haipong, che si concluse con ben 24 vittime. Cominciarono ancora gli attentati terroristici mentre Giap organizzava un esercito di circa 60 mila uomini che presto ebbero addirittura delle intere divisioni come unità organiche, armate spesso con armi americane ex-cinesi nazionalisti che erano in rotta contro i comunisti di Mao. La sparatoria di Haipong forse fu determinante nel convincere i Francesi non a disimpegnarsi, ma a restare e imporre condizioni più favorevoli a loro. Poi successe di peggio, perché la Marina francese provocò un massacro bombardando Haipong il 23 novembre e uccidendo centinaia di persone, secondo alcune fonti comuniste 6.000 (!), prima che le truppe di terra occupassero la città. Ma il 19 dicembre la centrale elettrica di Hanoi saltò in aria, il vero inizio dell'insurrezione generale del Paese, più volte paventata dalla crisi post-bellica. Fu un altro insensato massacro, in cui 400 coloni francesi vennero uccisi in tutto il Paese da parte di un odio oramai incontenibile, e che ovviamente non risparmiava nessuno, nemmeno civili inermi.

La Francia reagì con il Corpo di Spedizione francese in Estremo Oriente al comando di Leclerc, che era stato formato già il 15 giugno 1945. Leclerc era un generale popolare, come dimostra anche l'attuale carro di punta dell'esercito francese, ma non visse abbastanza per vedere quello che successe poi (morì il 28 novembre 1947 cadendo con il suo B-25 in Nordafrica). Nel frattempo però continuarono ad arrivare truppe e ad avvicendarsi comandanti, anche perché uno dei migliori tale de Tassigny, con pieni poteri civili e militari tra il 6 novembre 1950 al 19 novembre 1951, poi rassegnò le dimissioni morendo di malattia l'anno dopo.

Il Corpo di spedizione venne rinforzato il più possibile con personale del posto, in base a una decisione del '47, con Annmiti, tribù Meo e Tho delle colliine e delle montagne, i famosi 'Montagnards', fedeli alla Francia e fortemente anticomunisti. Purtroppo, il resto della popolazione aveva optato per una lotta violenta e la mancanza di una soluzione diplomatica che era senz'altro possibile aspettando qualche anno in più. Così successe che i Francesi, che subito dopo si infileranno nel guaio algerino, nel '53 arrivarono a un massimo di 175.000 elementi per l'esercito più 55 mila ausiliari, 5.000 per la Marina e 10.000 per l'Aeronautica, più 200.000 di cui 50 mila ausiliari (145 battaglioni) dell'armata nazionale vietnamita (ANV), 15.000 dell'omologa laotiana e 10.000 dell'Armata Reale Cambogiana o ARK, ma si trattava di milizie male armate e di scarsa morale. In effetti nel '48 la Francia siglò un accordo con l'imperatore Bao Dai e nel '49 concesse a lui l'indipendenza piena, mentre Mao in Cina vinceva contro i Nazionalisti. Nel frattempo Giap aveva costituito un esercito che già nel '46 aveva 60 mila uomini e poi il primo esercito regolare, il Chu Luc di 100 mila elementi, ripartitti in 4 divisioni e un totale di 70 battaglioni, più 40 mila milizie regionali su altri 33 battaglioni e 60 mila delle forze locali, e tutto questo stava aumentando.

L'aviazione francese e quella vietnamita[modifica]

Il decreto di Minh del 9 marzo 1949 costituì il Ban Nghien Cu Khong Quan, il primo abbozzo di aviazione, sotto la guida di tale Ha Dong e della Cooperativa agricola sperimentale di stato, con istruttore cinesi, ma anche giapponesi e tedeschi. Il primo aeroporto fu a Chiem Hoa, con una pista da 400 m per far operare Tiger Moth e MS.500, due aerei in tutto, aerei ex-francesi trovatisi nel '41 in Indocina, con un primo volo ricordato il 15 agosto 1949, usando il Tiger Moth pilotato da un tedesco sotto un falso nome vietnamita, Ngyen Duc Viet. Ma all'inizio del '51 tale organizzazione (comitato) fu sciolta e il poco personale che c'era venne passato alla contraerea.

I Francesi nel frattempo usavano i loro aerei, tra cui comparvero poi 50 P-63 Kingcobra, che per la robustezza e il raggio d'azione vennero apprezzati molto; gli aerei della Marina erano invece PBY Catalina e persino E13A1 giapponesi, poi giunsero Dauntless e Helldiver, seguiti dagli F6F (che pare fossero usati anche dall'aviazione), dai Privateer, e infine, dal '53, i Corsair dell'Arromanches. Ma i più moderni tra tutti erano i caccia F8F Bearcat e i B-26 Invader; i cargo C-119 operavano nel vitale ruolo logistico, in una compagnia civile (la prima di tante, vedi 'Air America') al comando di una vecchia conoscenza della regione, quel gen. Clair Chennault che già comandava le famose 'Tigri Volanti'.

Oltre a Dien Bien Phu vi fu anche la sconfitta di Cao Bang, che lasciò solo 23 superstiti tra i Francesi. Nel '54 i francesi decisero che di fronte a tutto questo non c'era modo pratico di rinforzare la loro componente militare mentre i Cinesi premettero con tutta la loro influenza, grazie alla liberazione dell'impegno in Corea. L'accordo per il disimpegno francese venne siglato il 20 luglio 1954 e il 5 ottobre i Francesi se ne andarono definitivamente dal Paese, ora suddiviso sul 17° Parallelo, al solito per le situazioni post-coloniali, senza tanto andare per il sottile sulla realtà sul campo.

Tutto questo sforzo, durato 9 anni e terminato con una sconfitta bruciante, costò ai francesi 77.334 morti e dispersi più gli ausiliari (altre fonti parlano di 100.000), più oltre 84.000 feriti e 40.000 prigionieri, di cui qualcosa come 30.000 morti nelle terribili prigioni Viet-minh, non meno atroci di quelle giapponesi. I comunisti e i civili ebbero un numero di vittime che si potrebbero solo stimare, senza precisione assoluta, in qualcosa come 500.000 feriti, morti e dispersi.


Die Bien Phu[2][modifica]

Maggio 1953. Il gen. Henru-Eugène Navarre diventa il capo delle f.a. francesi in Indocina. Erano già 7 anni che la campagna di controguerriglia contro i Vietn Minh andava avanti senza che nessuna delle due parti vincesse in maniera netta sull'altra. I Francesi avevano maggiore potenza di fuoco, mentre i guerriglieri erano elusivi e applicavano la tattica 'mordi e fuggi'. I Francesi non riuscivano a tirare a sé la popolazione locale, ma continuavano a infliggere perdite elevate alla fanteria leggera nemica, nonostante i suoi accorgimenti per evitare troppo pericolosi confronti diretti.

L'opinione pubblica francese non era contenta di come le cose stessero andando, in maniera costosa e sanguinosa senza prospettive di vittoria imminenti. Il governo dei René Mayer cercò allora di porre rapidamente termine alla guerra, sperando in una vittoria decisiva. Navarre era della cavalleria, un ottimo tecnico anche se privo di quel carisma tipico dei capi militari di grande successo sulla truppa, come invece aveva il Maresciallo De Lattre, che due anni prima l'aveva preceduto e che aveva risollevato molto il morale della truppa, già all'epoca demoralizzata. Navarre, in più e in peggio, non aveva una conoscenza dell'Indocina e delle sue mille insidie, dal caldo umido alle piogge monsoniche, e così via. In più, non c'era una direttiva politica precisa che aiutasse Navarre a capire cosa doveva fare, né da Mayer né dal successore Laniel.

Quanto alle forze, esse erano certo consistenti, ma non sufficienti per controllare il Paese: 175.000 militari e 55.000 ausiliari, ma solo il 10% non era fissata ai vari settori del territorio da controllare. Tra le poche forze mobili c'erano 8 battaglioni parà; prima dell'epoca degli elicotteri, muoversi era possibile solo a terra, su veicoli leggeri come le jeep e autocarri tattici. L'aviazione della zona aveva 4 gruppi con 80 F8F Bearcat, altri due gruppi su A-26, 3 gruppi trasporti e una squadriglia ricognitori. Così Navarre elabora il suo piano: entro l'anno, organizzare una forza di manovra più grande e potente, da completare entro l'autunno 1954, e contemporaneamente eseguire azioni a Sud del 18° Parallelo, colpendo forze del Vietminh scarsamente organizzate e aggressive, tanto per alzare il morale della truppa. L'Armata popolare vietnamita (APV) sarebbe stata affrontata e sconfitta poi, nel Nord, costringendo Giap e Ho Chi Minh alla trattativa. Navarre chiede a questo punto una dozzina di battaglioni di rinforzi e più potenza aerea, nei bombardieri e trasporti soprattutto. Il CCSM (Comitato Capi di Stati Maggiori) approvò inizialmente il trasferimento di 9 btg e di un gruppo trasporti, ma chiese di non cercare di estendere le operazioni anche al Laos settentrionale.

Ma proprio nel settembre del '53, cominciarono a filtrare informazioni secondo cui il nemico stava preparando una grossa offensiva in questa zona, tant'è che il 15 ottobre il comandante militare Vietmih, Vo Ngyen Giap, mandò la 316a divisione verso il Laos, che presto firmò con il governo francese un accordo per la sua difesa.

Difendere il Laos era forse imperativo, ma decidere di fermare la divisione nemica era difficile. Per riuscirci, il 2 novembre Navarre chiede al ge. Cogny, che comandava le forze terrestri del Vietnam settentrionale (FTNV) di prendere l'iniziativa, clamorosa, per la formazione di una base avanzata in pieno territorio 'ostile'.

Quest'operazione era la CASTOR. Obiettivo un vecchio campo d'aviazione ex-giapponese, in una valle del NE dell'Indocina, 300 km distante da Hanoi. Là c'erano due strade che si incrociavano, anche se erano utilizzabili solo nella stagione secca. Erano per la precisione la Provinciale 41 e la Pista Pavie. Nella valle, percorsa dal fiume Nam Youm, c'era anche un piccolo villaggio, di circa 100 abitazioni. Tradotto in italiano il suo nome significa 'sede della prefettura di frontiera'. Ma è certo più famoso con il suo nome vietnamita: Diem Bien Phu, per l'appunto.

I decolli avvengono alle 7.30 del 20 novembre 1953 da Bach Mai e Gia Lam, vicino a Hanoi. 65 C-47 portano i 651 uomini 6° BPC (Btg parà coloniali) del maggiore Marcel Bigeard, e 827 del II/1° RCP (Rgt cacciatori paracadutisti) del maggiore Bréchignac. Arrivano alle 10.30 e scacciano il battaglione di Vietminh dopo ben 6 ore di battaglia. 20-22 novembre: sopraggiungono altri 4 battaglioni e una compagnia genio. Dal 25 novembre due bulldozer, paracadutati anch'essi, cominciano a spianare il terreno rimettendo in efficienza la pista principale e 8 km distante, viene realizzata una seconda pista a sud di quella principale, che però non ebbe le grate di acciaio traforato per operare anche con il fango, così non consente l'atterraggio dei grossi aerei da trasporto. Nel frattempo aumenta il contingente che entro il 6 dicembre raggiunge 4.900 elementi, al comando del cinquantunenne colonnello de Castries, un esperto con tre turni di servizio in Indocina e altrettante ferite in battaglia.

Fatto il campo, non si capiva a questo punto come procedere e come usarlo. Cogny pensava che potesse essere usato come punto d'appoggio per i pattugliamenti su larga scala, come venne fatto da Chindit nel '44, in Birmania. Era forse utile come campo trincerato difensivo, oppure andava bene anche per incursioni in territorio nemico? Ma non c'erano truppe sufficienti per fare entrambe, e soprattutto non c'era capacità di rifornimento adeguato.

I genieri chiedevano 30.000 t di materiali, di cui 7.000 solo in filo spinato, per rinforzare il campo. Ma gli 80 C-47 disponibili non potevano portare, di fatto, più di 150 t al giorno, che necessariamente dovevano essere soprattutto rifornimenti alimentari e munizioni, e nemmeno i C-119 guidati da equipaggi volontari americani aiutò molto la situazione. I C-119 vennero usati soprattutto per l'artiglieria pesante e per trasportare, smontati, vari carri M-24 Chaffee, due ospedali e due bordelli da campo.

Al massimo delle forze, a Dien Bien Phu c'erano 10.814 uomini, dei quali le unità combattenti erano 2 battaglioni di T'ai (truppe 'ascare'), 3 di 'tirailleurs' algerini', uno marocchino, 4 della Legione straniera. Gli ufficiali erano per lo più francesi. Delle unità disponibili, gli africani erano piuttosto agguerriti e i Legionari esperti di battaglie contro l'Asse; ma i T'ai non erano molto efficienti né molto motivati.

I Vietminh non erano però rimasti a guardare. Dopo poco tempo, l'artiglieria vietminh cominciò a sparare contro il campo francese, molto evidente e vulnerabile anche perché la vallata era stata resa pressoché priva di vegetazione per ricavarne combustibile o per ragioni di mimetizzazione delle difese, e appariva ben visibile agli osservatori che popolavano le colline antistanti. Così presto iniziarono i tiri d'artiglieria, che si pensava, non dovessero essere di calibro superiore al 75 mm, e invece presto ci si avvide che c'erano anche armi da 105 mm, ben più distruttive. Da febbraio la contraerea vietminh venne schierata in zona e cominciò a sparare ai velivoli da trasporto, costringendoli a sganciare i carichi tra i 600 e i 2.000 m. Nel mentre, venivano fatti giungere 11 Bearcat cacciabombardieri.

I Vietminh si preparavano con cura per la battaglia: Dien Bien Phu era troppo pericolosa per essere lasciata, come spina nel fianco, sotto controllo dei Francesi. I Francesi cominciarono ad avere informazioni, verso la fine dell'anno, che alla 316a divisione si stavano aggiungendo la 308 e la 312ima, oltre che l'unica divisione d'artiglieria che il Vietminh possedeva. La situazione era talmente difficile, che era stato dato l'ordine di mobilitazione generale. Era una grande occasione, e paradossalmente, mentre i Francesi non sapevano bene cosa ci stessero a fare lì, senza un obiettivo chiaro, i Vietminh avevano al contrario una grande occasione per ottenere una schiacciante vittoria. Anche grazie ai 600 autocarri Molotova ceduti dai Cinesi, il 'built-up' delle loro forze cominciò ad assumere dimensioni impressionanti.

Ai primi di marzo Giap aveva raccolto ben 3 divisioni con 28 battaglioni; e una quarta, ancora più pericolosa grande unità era la 351a divisione d'artiglieria che comprendeva 48 obici da 105 mm, 48 cannoni da 75, altrettanti mortai da 120 mm e cannoni SR da 75 mm. Decine di cannoni contraerei erano in arrivo e rendevano sempre più difficile le cose ai piloti, soprattutto quelli civili che cominciarono a rifiutarsi di volare, a partire da metà aprile, in quello che era noto come 'Vaso da notte'.

Navarre pensava che i Vietminh non sarebbero stati in grado di rifornire più di una divisione in zona, il che avrebbe consentito uno scontro senza schiacciante superiorità numerica contro i ben asserragliati francesi, specie se l'aviazione cominciava a bombardare i ponti delle sole strade presenti, la 3 e la 41. E per far funzionare l'artiglieria, sarebbero stati necessari rifornimenti molto abbondanti.

Al dunque, si cominciava a pensare alla vittoria di Na San, quando i Vietminh osarono attaccare apertamente le posizioni francesi con le divisioni 308 e 312, che vennero massacrate dalle artiglierie e aerei prima di passare i reticolati. L'idea di svolgere un ruolo offensivo invece venne lasciata cadere: a quel punto, era solo un'esca per far uscire allo scoperto il nemico. E che non ci si potesse muovere via terra per ritirarsi fu evidente già dal 27 dicembre, quando le pattuglie che uscivano in zona e la ricognizione diedero notizia di due reggimenti già sopraggiunti a Sud del campo trincerato.

Si vede bene, con tutto questo, cosa significasse muoversi e combattere in Vietnam prima dell'avvento degli elicotteri come mezzo tattico di una certa validità: la scelta tra aerei da trasporto e veicoli di terra, entrambi pesantemente limitati quando c'erano da svolgere azioni mobili in territorio ostile, o anche semplicemente evacuare una posizione indifendibile. La diplomazia avrebbe giocato un ruolo importante, con una conferenza a Ginevra tra Aprile e Maggio. Chi potesse presentarsi come il vincitore dello scontro 'decisivo', sarebbe stato certo avvantaggiato nel trattato che ne doveva scaturire. Ma per resistere Dien Bien Phu doveva essere rifornita dall'aria, cosa che ovviamente era possibile in una situazione di relativa calma, ma che in caso di attacco violento non sarebbe stata più fattibile, visto che la pista di volo era un obiettivo primario. Inoltre la valle era grande e i circa 11.000 effettivi erano sparsi tra vari capisaldi, chiamati Punti d'Appoggio (Beatrice, Gabrielle, Isabele e Anne-Marie) e i centri di resistenza esterni. Il tutto per controllare una piana lunga 16 km e larga 9, che de Castries aveva chiesto e ottenuto di rinforzare con 10 M-24, trasportati smontati e poi riallestiti, al comando del cap. Hervouet. Per il resto c'era il 1° BEP (Battaglione paracadutisti legione straniera), l'8° BPC (Battaglione para d'assalto), 1 primo btg del 2° rgt Legionari, il 1° della 13a MB Legionari, il 2° della 13a, il 3° della 3a; e poi i 3 btg algerini e uno marocchino, oltre ai T'ai.

Per difendere la guarnigione ci si affidava agli aerei e all'artiglieria, quest'ultima era il 10° RAC (rgt artiglieria coloniale) del col Piroth, con 24 obici americani da 105 e una batteria del 4° RAC con 4 armi da 155, più 3 cp mortai da 120. Il supporto d'aviazione era essenzialmente autoctono, ma la portaerei Arromanches e gli aeroporti del Delta del Mekong erano capaci, sia pure limitatamente, di fornire appoggio tattico. Piroth sosteneva che nessun cannone nemico poteva sparare più di 3 volte prima di essere distrutto dai suoi artiglieri. Ma questo non corrispose alla verità, visto che Giap aveva fatto disporre i suoi cannoni in posizioni ben protette e pressoché invisibili all'osservazione aerea.

L'attacco venne previsto dalle intercettazioni radio, sia il giorno sia l'ora. Ma quando si verificò la sorpresa fu grande. Alle 17 del 13 marzo i 144 pezzi d'artiglieria visti sopra iniziarono un tiro devastante e le schegge si propagarono presto ovunque, penetrando nei bunker, nei rifugi, nelle strutture di ogni genere. Queste erano protette, quando lo erano, solo contro i pezzi da 75 mm (granate da 6 kg), ma i francesi dovettero stupirsi di vedere un gran numero di pezzi da 105 mm (ex-nazionalisti catturati dai Cinesi, mentre le armi da 75 erano forse ex-giapponesi) in azione, che distrussero le loro precarie protezioni con granate da circa 15 kg. Il tiro colpì una posizione in particolare, Beatrice, isolandola dal resto del campo. L'artiglieria francese cercava di rispondere al fuoco ma non aveva obiettivi chiari su dove sparare. 18.15, i reggimenti 141 e 219 della 312a divisione assaltano la posizione dove erano presenti 500 legionari del 3/13° del magg Pégot, ma i proiettili da 105 uccidono lui e il suo stato maggiore, lasciando alla deriva la posizione, anche perché nel frattempo anche il col Gaucher, responsabile del settore, viene ucciso da una granata che entra da una presa d'aria, appena un'ora dopo, alle 19.30. Così Beatrice venne presa da un assalto svolto con supporto d'artiglieria molto potente, ma al tempo stesso con sprezzo delle vite dei do-boi (fanti vietminh) dei reparti mandati all'assalto. A mezzanotte e 15 minuti l'ultimo messaggio di Beatrice fu di sparare su di loro con l'artiglieria per cercare di debellare i nemici, oramai penetrati al suo interno.

De Castries avrebbe dovuto intervenire in qualche modo, ma non lo fa, e rimanda il contrattacco per salvare e poi riprendere la posizione. Ma rimanda, e perde un'occasione. Il contrattacco non ci sarebbe mai stato. Il 14 marzo l'artiglieria continuava a colpire duro: l'aeroporto perde la torre di controllo, 6 dei 9 Bearcat e il radiosentiero. 3 aerei riescono a decollare e a scappare, lasciando la guarnigione senza componente aerea.

Tuttavia, il pomeriggio i Dakota paracadutano da 200 metri di quota il 5° Battaglione parà vietnamiti del magg. Botella, impegnati da subito in una marcia verso le proprie posizioni sotto un fuoco micidiale, marcia che richiese diverse ore. Nel frattempo l'artiglieria si era concentrata su Gabrielle, dove c'era il 5° Btg del 7° Rgt Fucilieri algerini, del magg. De Mequenem. Fatta notte, attaccarono i reggimenti 88 e 102 della 308ima e il 165imo rgt della 312a divisione, che nell'insieme erano un rapporto di 10:1 contro gli Algerini. Questi però, in mezzo a un fuoco infernale, tennero duro e respinsero gli attacchi, cessati alle 2:30 e ripresi alle 3:30. Nonostante un contrattacco con forze inadeguate alle 5:30, quelle del 5° Parà, fermato poco dopo l'inizio dell'avanzata, i supersiti di Gabrielle dovettero abbandonare la posizione, con il comandante gravemente ferito.

La prima fase della battaglia era stata un massacro: circa 1.000 morti per i Francesi (in realtà per lo più 'stranieri') e 2.000 per i Vietminh. Gli artiglieri francesi erano stati messi a durissima prova, perché da un lato dovettero sparare di continuo, dall'altro subivano perdite tremende in posizioni aperte per sparare a giro d'orizzonte, come quelle che avevano. Nondimeno, appena 28 artiglierie tirarono 12.600 colpi da 105 mm e 1.000 da 155 (ovvero 250 per artiglieria, qualcosa come una dozzina di tonnellate), pari a oltre 200 t di proiettili esplosi in poco più di 24 ore, a cui si aggiungevano 160 t di proiettili (10.000) da 120 mm. Questo depauperò le scorte munizioni, mentre i feriti erano evacuabili dalle posizioni periferiche solo di notte e con gravi rischi. Piroth, il comandante dell'artiglieria, era disperato. Aveva combattuto sul fronte italiano durante la guerra, perdendo un braccio. Così avvenne che, strappando la sicura con i denti e usando l'unica mano per stringere una bomba a mano stretta al petto, si uccise nel suo rifugio. Nel frattempo i T'ai di Anne-Marie (un'altra postazione) si ammutinarono. Non era la loro guerra, e scapparono verso la giungla. In seguito vi sarebbero state altre defezioni del genere da parte dei locali. Il 16 marzo arrivò il 6° BPC del maggiore Bigeard, dal nome di battaglia di 'Bruno' (che aveva ai tempi della resistenza antitedesca), uno dei migliori ufficiali disponibili.

Il 24 marzo, data l'incapacità mostrata da Navarre, i parà lo esautorarono dal potere con un colpo di mano garbato e incruento, ma senza incertezze e compromessi. Divenne comandante il tenente colonnello Langlais, che si assunse la responsabilità di un tale gesto, normalmente da corte marziale, ma imposto dalle necessità del momento. Così il quarantacinquenne bretone Langlais, altro famoso combattente dello schieramento francese, divenne l'anima della resistenza, anche se formalmente restava al comando Navarre.

Nel frattempo Giap, resosi conto di quanto costose fossero in termini di vite umane le sue tattiche, e di quanto le forze nemiche fossero capaci di fare anche se schiacciate dall'artiglieria e prive della contraerea, si mosse diversamente, ordinando non più attacchi a massa, ma infiltrazioni graduali nel campo trincerato con gli zappatori e strozzando i rifornimenti dal cielo con le armi da 12,7, 20 e 37 mm cinesi. Per arrestare tale operazione di strangolamento, il 28 marzo, alle 6 di mattina, il 6° e l'8° BPC si lanciarono all'assalto delle posizioni di Ban Ban e Ban Ong Pet, sostenuti dal fuoco dell'artiglieria e degli A-26, costringendo il 36° rgt della 308a divisione a ritirarsi sbandato, e nonostante la sua potenza di fuoco, perdendo 350 morti e decine di armi antiaeree, contro 24 morti (ben 6 di loro ufficiali) e 86 feriti. Perdite non trascurabili, ma che diedero speranza ai difensori: il comandante 'Bruno' aveva messo in fuga i Vietminh.

Poi segue la battaglia delle 5 colline. È la sera del 30 marzo e dalle 18 attaccano 12.000 fanti (bo-doi) delle divisioni 312 e 316, attaccando le alture e le postazioni Eliane 1, 2, 4, Dominuque 1 e 2. Tahi e algerini vengono sopraffatti su Dominique 1, poi D2, ma a D3, ultimo ostacolo per arrivare al centro del campo e all'aeroporto, gli algerini della 4a batteria, rifiutatisi di ritirarsi come era stato loro ordinato, aprono il tiro teso sui fanti, che scappano finendo poi in un campo minato, dove pare hanno 200 morti! Eliane 1 è pure sopraffatta, ma non E2, altra collina fortificata dai francesi. Ma ora c'era da ricacciare indietro i nemici per impedirgli di minacciare il resto del campo, e il 31 marzo venne scatenata un'offensiva da parte del 6 e 8 PBC e del 5° BPVN. L'8° riconquistò E1 e la tenne per 3 ore, ma la pressione del reggimento vietminh che lo fronteggiava era troppo alta e dovettero ritirarsi, alla fine anche D2 e E1 vennero lasciate ai nemici. Poi toccò a E2, attaccata da un nemico 10 volte superiore, ma i marocchini combatterono abbastanza a lungo da permettere l'arrivo dei carri M24. Fu un massacro per i bo-doi, che ricoprirono il terreno con i loro corpi esanimi. Ma il contrattacco francese non era riuscito a ottenere un successo pieno, riconquistando solo 2 delle colline. Nel frattempo Houguette, tenuta dal 5° BPVN (i parà vietnamiti) dovettero abbandonare la posizione contro il 36° rgt della divisione 308, che attaccò le notti del 31 marzo e 1 aprile; la 308a divisione attaccò anche la H6, ma i parà contrattaccarono assieme all'artiglieria e aerei, sorprendendo il 165° reggimento allo scoperto e infliggendogli 500 perdite, portando il totale a 800 dopo la battaglia della notte precedente. Il 6 aprile Giap concluse l'offensiva, pagata tanto a caro prezzo che dovette richiedere 25.000 rinforzi, incluso il reggimento TD9 che era la'guardia repubblicana' del governo di Ho Chi Minh. Erano davvero al limite delle loro capacità offensive.

Era anche il momento per i Francesi di pensare a spezzare l'assedio. In mancanza di truppe elitrasportate, c'era solo da seguire la via di terra. I parà e legionari erano ridotti a meno di 300 uomini per battaglione e servivano almeno 200 t di rifornimenti al giorno. Giap si rendeva conto di questa difficoltà e i contadini mobilitati vennero messi a isolare le posizioni periferiche con trincee apposite, mentre al reggimento 367 della 351a divisione, specializzato nella lotta a.a. si aggiunsero varie unità con altri 40 cannoni da 37 mm in aggiunta ai 30 più 50 armi da 12,7 mm che questo aveva, il che rendeva impossibile lanciare rifornimenti sotto i 2.000 m, rendendo il 25% di questi perduti per la loro caduta fuori dal territorio controllato dai Francesi. Peggio che mai, il monsone, indifferente a ogni problema umano, arrivò dal 30 marzo, trasformando il campo trincerato in un acquitrino allucinante e nauseante. Morti e fango dappertutto, crateri che sconvolgevano il terreno fino in profondità era il paesaggio che i combattenti dovevano subire. Già il 25 marzo c'erano stati contatti con gli americani, il cui amm. Radford propose un attacco aereo americano, che si concretizzò nell'Operazione Vautour da condursi con 98 B-29 di Okinawa e delle Filippine, capaci di portare circa 1.000 t di bombe; ma nonostante l'appoggio del vice-presidente Nixon, i militari americani obiettarono che quest'azione, senza prospettive di successo concreto, avrebbe semplicemente riacceso il contrasto con la Cina, appena concluso l'anno prima in Corea. Il Congresso voleva che gli USA agissero con un'alleanza tra altre nazioni occidentali, ma non c'era tempo per organizzarla e così, con questa condizionale, 'Ike' decise di non procedere oltre. Era il 29 aprile. Ma se gli USA vennero piegati al loro interno da considerazioni politiche, Navarre avrebbe dovuto almeno far evacuare la guarnigione. Era possibile farlo, o procedendo dal Delta e tagliando i rifornimenti ai Vietminh, oppure dal Laos. Ma non si fece niente, mentre il resto delle azioni francesi erano condotte come se niente fosse, per esempio l'Operazione Atlante. Eppure a Dien Bien Phu era concentrata la metà dell'armata Vietminh contro meno del 10% dei militari francesi. Dal Delta nessun aiuto concreto, dal Laos almeno si tentò di pianificare qualcosa, fin dal 15 marzo, con 15 battaglioni, ma poi non se ne fece nulla in quanto i parà che dovevano costituire il grosso di tali forze vennero mandati a difendere la piazzaforte. Almeno, dalla fine di aprile, si tentò l'Operazione Condor, di alleggerimento della pressione che i francesi subivano, ma era solo una forza di 7 battaglioni. Solo che non c'erano aerei da trasporto sufficienti e allora i ritardi furono incolmabili. Poi si pensò all'operazione di soccorso 'Albatross', dei primi di maggio, quando la guarnigione assediata doveva tentare la fuga verso Muong Nha. Ma oramai c'era poco da muovere: migliaia di feriti attraverso 30 km di giungla era un compito impossibile: si sarebbe dovuto scappare lasciandoli al loro destino, al peggio.

Ai primi di aprile c'era un totale di 3.000 soldati per difendere i 10 km del perimetro del campo, più 1.600 di Isabelle, e oramai si simulava alla radio di muovere battaglioni che in realtà erano compagnie scarse. Ma dato che il campo teneva, Cogny mandò in zona il 2° BEP, altro battaglione parà. Bigeard, avutane notizia, pensò di rioccupare E1. È il 10 aprile e in appena 10 minuti gli obici rimasti sparano 1.800 granate su E1, più i mortai da 81 e 120, e 4 complessi quadrupli da 12,7 mm. Attaccano poi le compagnie del 6° BPC sotto la copertura degli Helldiver della Arromanches, armati di bombe al napalm. La lotta durò 8 ore prima della ritirata nemica, ma Giap fece attaccare di nuovo con il 98° Reggimento. Sostituite le compagnie attaccanti dei parà, i francesi ricambiarono con 2 cp del 1 BEP e 2 del 5 BPVN che entro mezzanotte riuscirono a sconfiggere definitivamente i vietminh. Nonostante la cura nel ridurre le proprie perdite, le forze francesi persero 110 uomini e oltre 200 feriti, ma il 98° lasciò la metà degli uomini sul terreno. La cosa mandò in crisi morale i pur tenaci combattenti di Giap, che fu costretto a ordinare maggiore lavoro di sensibilizzazione alla causa ai suoi commissari politici.

Nel frattempo le cose per i Francesi stavano andando male, a causa dell'incompetenza dei comandanti in capo francesi. Nel frattempo c'erano in tutto, a metà aprile, 5 btg parà (4 sotto organico), 2 debilitati btg di legionari e un raggruppamento per i btg algerini e marocchini. Tutto questo per difendere 9,6 km di perimetro. All'interno dello stesso c'erano 2.000 prigionieri vietminh e altrettanti battaglioni locali di T'ai. Non era la loro guerra, ma stando nel campo erano sostanzialmente disertori che pretendevano di essere sfamati. Nel frattempo, nell'ospedale si erano accumulati 750 feriti e le acque delle piogge monsoniche. Non c'era più modo di salvare tutti: ogni tre feriti si sceglieva qualcuno che poteva essere salvato, e agli altri due si dava un'iniezione di morfina per aiutarlo a morire. La promozione sul campo di De Castries (gen brigata) Langlais a colonnello, Bigeard a T.colonnello non solleva molto il morale, anche perché la cassa di champagne aviolanciata finisce in mano al nemico, perché oramai i rifornimenti sono molto difficili da recuperare con gli zappatori nemici che hanno scavato una micidiale ragnatela di trincee. Il 18 venne abbandonata H6 e il 23 H1. Quella stessa notte si decise di agire in maniera offensiva: non era ancora tutto perduto, ma poteva diventarlo se non si voleva perdere il controllo di quasi tutto il campo d'aviazione. SE si teneva duro ancora per un po' Giap non avrebbe potuto accampare una vittoria al tavolo di Ginevra, e forse avrebbe dovuto desistere definitivamente dalla conquista del campo. Non era la prima volta che l'assediante doveva togliere l'assedio per eccesso di perdite.

Per riprendere H1 20 cacciabombardieri e 4 A-26 lanciarono bombe e napalm contro la compagnia vietminh che la presidiava, annientandola, ma l'avanzata del 2° BEP e di altre forze impiegate per prendere la posizione fu molto più lunga del previsto e i nemici si riorganizzarono, falciando i legionari che ebbero 150 morti e feriti in appena due compagnie. Erano le ultime riserve mobili francesi. Il 1 maggio, al solito di notte, ogni compagnia francese che presidiava ciascuna delle posizioni E.1, D3, H5 subirono l'attacco di un intero reggimento e caddero, eccetto che H4 con 100 legionari del 1° BEP, al comando del cap.Lucciani. In tutto i difensori ebbero 331 morti e dispersi, più 168 feriti, in una sola infernale notte. Così il 2 maggio il comando di Dien Bien Phu disse chiaramente a quello generale di Hanoi che non avevano più riserve e che erano stremati dai combattimenti. Ma non arrivarono mai gli aiuti necessari, appena due cp di un battaglione (1° BPC). Si aspettava l'inizio della conferenza di Ginevra, spostata via via all'8 maggio. Si sperava di resistere fino ad allora, con un conseguente cessate il fuoco, e-o che gli americani intervenissero.

La pioggia stava allagando il fetido campo trincerato e i rifornimenti non arrivavano in maniera continua, sia con gli aviolanci sia con gli atterraggi diretti. Persino ai feriti in grado di reggersi in piedi si chiese di combattere per rinforzare il perimetro difensivo, ma il 4 venne persa H.4 Era la posizione che il cap Lucciani teneva con 80 legionari, travolta da 7 battaglioni delle divisioni 308 e 312, al solito di notte. E2 è un altro obiettivo, da eliminare con una mina posta sotto terra, tramite una galleria. Il 6 maggio sembrava ancora possibile difendere il campo e Langlais aveva richiesto 120 tonnellate di aiuti e gli altri 493 elementi del battaglione paradutisti. Si sperava di resistere almeno un altro giorno e poi, magari, attendere l'arrivo della colonna terrestre 'Condor'. Ma la riunione di Langlais fu interrotta quando giunse notizia di una nuova, imminente offensiva. C'era, per una volta, una grande calma. Ma poi si scatenò l'inferno. Alle 17 16 lanciarazzi Katysha, appena forniti dai Cinesi, lanciarono le loro armi distruggendo bunker, rifugi, depositi di medicine e cibo. L'artiglieria si concentrò su Eliane e alle 18.45 il 102° reggimento della divisione 308 salì per la parte sud-orientale del pendio che conduceva a Eliane 2, dove era il nuovo arrivato 1 BPC. Ma una volta allo scoperto, l'artiglieria francese aprì il fuoco ancora una volta, uccidendo 200 soldati. Dopo quest'ennesimo massacro, però, l'artiglieria francese non ebbe più modo di esistere. Per vendicare i propri commilitoni, i cannoni vietminh spararono eliminando 7 artiglierie su 8 di Isabelle e 3 su 10 della posizione centrale. Alle 23 esplose la mina, che tuttavia non distrusse tutti i difensori di E2, mentre i fanti nemici arrancarono tra la pioggia e l'enorme cratere. Alle 4.30 cadde anche E2 per mancanza di munizioni. Entro la mattina caddero anche E4 ed E10. Oramai era fatta. Alle 12 De Castries, formalmente ancora il comandante, disse a Bodet che c'erano a malapena un migliaio di uomini che si reggeva in piedi, e alle 16.30 che le posizioni a est dello Nam Youm erano cadute (c'era un ponte provvisorio che collegava le due rive) e che i superstiti erano ridotti ad automi che cadevano a terra per mancanza di sonno. Ma come deciso, nemmeno così venne alzata bandiera bianca: semplicemente dalle 17 venne cessato il fuoco e distrutte le scorte e le armi. Alle 17.30 5 vietminh al comando del capitano Luat catturò senza colpo ferire tutti i 24 ufficiali dell'S.M., incluso De Castries. Era quasi finita, dopo 56 giorni infernali. Il paesaggio al tramonto offriva uno spettacolo difficile da descrivere. Il terreno era sconvolto, fango e crateri dappertutto, morti insepolti da ore, giorni o settimane, reticolati, carcasse di veicoli e aerei, bossoli d'artiglieria a mucchi e paracadute ovunque, frutto dei lanci di parà e di rifornimenti durati settimane. L'ultimo atto fu il tentativo di fuga dei legionari Algerini e Thai di Isabelle, che cercarono di aprirsi la strada scappando a Sud, ma per radio ammisero all'1.50 che il tentativo era fallito.

I prigionieri vennero raggruppati per nazionalità e portati nei centri di raccolta. Dovettero andare a piedi, con le loro residue forze. Fortunatamente, Giap acconsentì che 858 dei feriti più gravi venissero evacuati per via aerea, ma gli altri dovettero andare ai campi di prigionia a piedi. I feriti rimasti non sopravvissero, e così molti dei pochi illesi. Li aspettava un autentico calvario, che somigliava alla 'marcia della Morte' che i Giapponesi inflissero agli americani di Bataan. Una marcia durata circa 40 giorni per 700-800 km, durante la stagione delle piogge. I prigionieri francesi subirono una mortalità del 67%, i legionari del 69, i Nordafricani del 60,7, curiosamente Africani e Thai 'solo' del 24 e 24,4%, dimostrandosi i più resistenti al trattamento riservatogli. Erano quasi tutti (a parte i disertori) combattenti di grande valore, ma a quanto pare, ai Vietminh non importò, forse perché profondamente adirati per le gravissime perdite che a loro volta ebbero sul campo di battaglia contro di loro. La storia di Diem Bien Phu è tra le più drammatiche dell'agguerrita specialità dei paracadutisti, come El-Alamein, Creta e Arhnem. Ma il destino dei combattenti francesi (o meglio, della parte francese) non è diverso, nonostante non vi fossero i rigori dell'inverno russo, da quella dei prigionieri tedeschi di Stalingrado. E come questi, l'indecisione strategica su cosa fare, colpa primariamente di Navarre (oltre che della politica francese e americana) e la mancanza di prontezza nell'evacuare una posizione chiaramente indifendibile furono alla fine decisivi, ben più di qualunque atto individuale. Oltre 160.000 soldati francesi in Indocina rimasero per questa ragione pressoché inerti di fronte alla tragedia che stavano subendo i loro commilitoni, a parte i lanci di paracadutisti letteralmente gettati nella fornace della guerra totale di Giap.

Ecco i dati consuntivi della battaglia:

  • Totale forze Francesi: 10.814, più 4.291 parà arrivati successivamente
  • Composizione guarnigione: 2.810 francesi. 3.931 legionari, 2.637 nordafricani, 247 africani, 5.480 vietnamiti
  • Perdite entro il 5 maggio: 1.142 morti, 1.606 dispersi, 4.436 feriti per un totale di 7.184
  • Periodo 6-7 maggio: altri 800 circa, per un totale del 52,8% delle truppe presenti
  • Vietminh: 49.500 combattenti e 31.500 ausiliari all'inizio della guerra, 7.900 morti e 15.000 feriti
  • Altri dati: 93.000 colpi d'artiglieria sparati dai francesi, stima di 103.000 per i comunisti; 6.410 t di rifornimenti paracadutati con 55.753 paracadute; 6.700 missioni di trasporto tra il 20 novembre e il 7 maggio.
  • Missioni di bombardamento: 3.700

Le missioni di aviotrasporto furono estremamente pericolose: ben 14 aerei vennero distrutti al suolo e soprattutto 48 abbattuti dalla contraerea, più altri 167 danneggiati. La maggior parte erano lenti e vulnerabili cargo. Verso la fine della guerra, il 3 maggio, comparvero anche due nuovi Nord Noratlas, ma solo per paracadutare una compagnia di parà.

Quanto ai Vietminh, ben maggiori avrebbero dovuto essere i loro armamenti per sopraffare la guarnigione in maniera magari più violenta, ma più rapida e sostanzialmente indolore, mentre al solito la capacità di muoversi e concentrarsi per gli attacchi non impediva l'uso di tattiche costose in vite umane. I lanciarazzi BM-13 apparvero quando era oramai fatta, se tale gruppo fosse stato disponibile fin da subito le cose sarebbero andate molto diversamente, come dimostrarono quando ne cominciarono gli attacchi. La disponibilità di un anche embrionale forza corazzata d'appoggio, per esempio carri T-26 o T-70, avrebbe potuto aiutare molto nella presa delle posizioni, mentre gli M24 francesi furono decisivi più di una volta contro nemici che non erano molto armati con sistemi controcarri (che pure erano presenti). Nell'insieme, in ogni caso, come in tante altre occasioni (El Alamein), soldati fortemente motivati e con le spalle al muro dimostrarono di resistere molto di più di quanto ci si poteva aspettare dal numero e dalla potenza di fuoco avversaria, ma al solito, questo non poteva essere possibile senza almeno un minimo di supporti che, magari in maniera meno nota, sono stati preziosi per resistere in momenti critici. La fanteria nemica, alla fine, doveva ancora affrontare all'arma bianca i difensori superstiti delle posizioni da conquistare.

Arrivano gli Americani[modifica]

Dopo gli accordi di Ginevra, il Viet Nam (o Vietnam) venne così suddiviso in due parti, separate sullo schema della penisola coreana, ma qui le cose erano ancora più difficili visto che a lato del Vietnam c'erano Laos e Cambogia, ben presto coinvolti negli eventi politici e bellici della zona.

Gli americani non avevano forse previsto che però, e nonostante tutti gli aiuti, il corrotto e inetto regime di Saigon non riusciva a impedire che il movimento comunista Vietcong (o Viet Cong, abbreviato spesso come VC, o come nomignolo, 'Charlie') prendesse piede nel territorio meridionale. Gli Americani, all'epoca, erano preoccupati della 'Teoria del Domino', per cui tutti i regimi dell'Estremo Oriente sembravano cadere uno dopo l'altro sotto l'influenza comunista, isolando il Giappone e l'Australia. Il regime di Saigon aveva chiesto già il 10 maggio 1955 l'aiuto americano, che venne esteso anche alla Cambogia del principe Sianuk, indipendente dal 28 aprile 1956. Quest'ultima terra, ricca di tradizioni e cultura, e famosa per il popolo sorridente e di aspetto grazioso, sarebbe stata destinata invece a subire uno dei destini più tristi tra le nazioni del mondo: vittima di 20 anni di guerriglia comunista, 3 anni orribili di genocidio perpetrato dai Khmer Rossi di Pol Pot, 10 anni di guerriglia anti-vietnamita, forse altrettanti se non più dopo la ritirata anche di questi, e attualmente Paese povero e sfruttato con fenomeni diffusi di prostituzione e pedofilia (fomentati dal 'turismo sessuale'). Ma questa è un'altra (e dolorosa) storia da raccontare.

Così, senza molto clamore, oltre agli aiuti gli Americani mandarono anche gli istruttori, apparsi in buon numero già nella seconda metà degli anni '50. A un certo punto erano diventati 24.000. Quindi lo sbarco molto coreografico dei Marines nel '65 era solo questo, un inizio simbolico. Si pensi solo che erano 8 volte i 'consiglieri militari' sovietici in Afghanistan nel '79, al momento dell'intervento delle truppe aviotrasportate di Mosca: nonostante che questo sia stato subito etichettato da Washington come 'invasione', in effetti non fu altro che quanto fecero gli Americani dal '65 in poi: un intervento diretto, con una forte spedizione militare, in soccorso di un regime 'satellite' debole e visto con ostilità da gran parte della popolazione.

Per inciso, anche alla Cambogia venne offerto l'aiuto del consiglieri militari, ma divenne indipendente il 25 settembre 1955 e così il personale americano venne ritirato, andando a disporsi in Vietnam del Sud con il MAAG. Nel gennaio del '58 i guerriglieri comunisti attaccarono una piantagione appena a Nord di Saigon e l'influenza della guerriglia comunista proseguì, tanto che nel '59 venne formato il partito comunista clandesino; gli americani apparvero dal maggio del '59. L'8 luglio ebbero anche i primi feriti, a causa di un attacco a Bien Hoa. Nel maggio del '60 gli americani del MAAG (Military Assistance Advisory Group) era arrivato a 685 elementi. Lo stesso anno venne costituito il Fronte di Liberazione Nazionale nel sud del Paese. In Laos si combatteva con l'attività del Pathet Lao che era un movimento omologo ai Viet minh e controllava il Nord del Paese, tanto che il 31 dicembre 1959 divenne leader il gen. Nosavan e il 9 agosto del '60 il capitano Kong Le occupò la capitale, Vientiane, sottraendola alla dittatura, ma di lì a poco la città venne rioccupata da Novasan. Fu in questi accadimenti che debuttò finalmente l'aviazione nord-vietnamita.

Questa era stata costruita in tempi recenti, e nel '59 ebbe 13 campi d'aviazione nel suo intero territorio. Ma gli aerei erano appena 10: 4 Li-2 (i C-47 costruiti in URSS), un Il-14, un Mi-4 e pochi altri aerei leggeri, mentre il comando era nato il 24 gennaio del '59 grazie ai piloti che tornavano dal corso avuto nei Paesi socialisti. Così nel maggio venne costituito il Reggimeno 919 da trasporto leggero che rifornì i comunisti laotiani e cambogiani, che poi avrebbero costruito la 'Pista di Ho Chi Min' (Troung Son). Ovviamente parteciparono anche forze terrestri, mentre dall'URSS vennero forniti 20 li-2, 14 Il-14 e 10 Mi-4, un consistente contingente di mezzi da trasporto dunque, anche piuttosto moderni almeno per parte di questi. Il Pathet Lao si rafforzò e il 1 gennaio del '61 occupò la Piana delle Giare, catturando anche un C-47 americano (dato poi all'aviazione di Hanoi). Ancora non c'era traccia di aerei da combattimento, ma comparvero anche quelli allorché vennero forniti 36 MiG-17F per un reggimento. A quel punto venne costituita, il 22 ottobre 1963, la QCPK-KQ, ovvero Quan Chung Phong Khong-Khong Quan. Essa riuniva sia l'aviazione sia la difesa aerea che nel frattempo aveva raggiunto una consistenza notevole: 11 reggimenti, 2 battaglioni e 72 compagnie indipendenti, armati con cannoni da 37, 57, 85 e 100 mm; i 3 reggimenti radar, su 18 compagnie completavano il dispositivo terrestre, ch'era già quindi molto sviluppato. Il solo 921° Reggimento 'Sao Do' era capace di eseguire azioni di intercettazione con i suoi MiG-17, almeno in azioni diurne.

Nel frattempo gli americani cominciavano ad appoggiare l'ARVN (l'esercito sudvietnamita) con gli elicotteri CH-21, le famose 'banane volanti', veri antenati dei CH-47, e usati prima dai Francesi e poi da loro. Alcuni erano in carico alla 33rd Company da trasporto, vicino a Saigon, nel '62. Lo stesso anno c'erano gli elicotteri HUS-1 Seahorse dei Marines in azione, che dal 15 aprile trasportavano (da parte di unità come la HMM-362) i soldati di Saigon. Questi elicotteri erano grossomodo la versione militare dell'S-58 a pistoni. Quando Kubrick ha ricreato lo scenario vietnamita, in effetti, ha reso omaggio alla loro presenza usando i Wessex britannici (presumibilmente), ma in realtà nel '68 i vecchi HUS-1 erano oramai, con i loro motori a pistoni, superati dai ben più efficienti UH-1. Nondimeno, distratti dalle crisi di Cuba e del Congo Belga, gli americani non attribuirono subito una grande importanza al conflitto nel SE asiatico, da cui gli stessi Francesi si erano districati in maniera disastrosa, e si limitarono a fornire 25 AD-1 Skyrider all'aviazione del Sud, oltre a 11 H-34 (elicotteri da trasporto tattico) che iniziarono a comprovare sul campo le teorie sull'aeromobilità, poi largamente applicate dagli americani con le loro unità di Air Cavalry. Gli Skyrider vennero messi in servizio con il 1st Squadron, spesso con il supporto dei consiglieri americani. All'epoca, comunque, Saigon non era ancora coinvolta in queste operazioni di guerra e anzi, figurava come ambita meta turistica. Del resto era la 'Parigi dell'Asia', grazie ai decenni di colonialismo francese, e nonostante la lunga guerra, era rifiorita presto nei tardi anni '50.

L'instabilità politica del Sud era un altro problema, spesso accadevano colpi di stato che di fatto dimostravano la fragilità politica del Paese. Nel frattempo, dal 20 gennaio 1961 erano al potere Kennedy, strenuo supporter delle missioni speciali secondo almeno alcuni storici, e il suo segretario alla Difesa Mc Namara, lo era altrettanto. Rober Mc Namara, detto poi 'l'apprendista stregone', pensava che la guerriglia fosse essenzialmente gente infiltrata dal nord e non cittadini del sud. Presto vennero creati gli Air Commando Squadrons, con aerei a pistoni e spesso cappelli australiani caratteristici di queste unità. Essi avevano A-26, C-47 e T-28, che poi vennero dati anche alla VNAF (aviazione del sud). Il primo di questi gruppi venne creato e mandato in zona l'11 ottobre del '61. La sua dotazione era di 8 addestratori avanzati T-28B, che in realtà, nati come successori dei più piccoli T-6, erano anche aerei d'attacco leggero. C'erano anche 4 SC-47 e 4 RB-26 Invader, in realtà non ricognitori ma veri aerei d'attacco. Erano stati preceduti da un primo distaccamento dell'USAF, il 18 ottobre a Tan Son Nhut con 4 RF-101C del 15th TRS. Questi ricognitori erano efficienti piattaforme di osservazione, pur non essendo macchine notturne, e vennero seguite da altre 4 a Don Muang, una base thailandese. La parola che venne in auge in quegli anni era 'COIN', che è moneta in inglese, ma significa in realtà COunter-INsurrency, ovvero anti-insurrezione. Inizialmente i mezzi aerei usati erano attivati in maniera poco visibile, tanto che i reparti Air Command Squadrons, erano dotati di aerei dal nome in codice di 'Farm gate' (guardiano della fattoria) e spesso non solo non si sapeva automaticamente di che si trattava, ma erano anche aerei con insegne sudvietnamite.

Presto si sarebbero prese delle decisioni drastiche, anche come conseguenze ambientali. I Vietcong usavano la copertura della foresta per muoversi senza essere visti dall'alto e ci riuscivano bene. Così qualcuno avrà pensato a come togliergliela. Visto che la foresta vietnamita non è particolarmente propensa a incendiarsi e molto fitta per essere debellata con il disboscamento, si pensò alle meraviglie della chimica: i defolianti. Iniziarono con il 346th squadrone, con il det. 'Mule Train', che con i suoi UC-123B Provider irrorava 5,5 t di defolianti alla diossina del famoso 'Agente Arancione', nell'ambito dell'operazione 'Ranch Hand'. Mc Namara era un apprendista stregone per tante cose, e tra le 'pozioni' usate per la sua idea di come operare c'era anche questa. Indubbiamente si trattava di una pozione altamente malefica, che contaminò 25.000 km2 e provocherà malattie mortali a migliaia di persone, anche agli americani che maneggiavano senza troppe precauzioni quei barili di sostanze chimiche, irrorati anche dai CH-46 dei Marines. Già il napalm (benzina 'concentrata') era decisamente tossico, ma niente era come l'agent orange.

Nel frattempo, il timore che i Vietnamiti ottenessero i bombardieri Il-28 comportò la mobilitazione dei caccia F-102 a Tan Son Nhut (inizialmente un distaccamento del 405th TFW, con 3 monoposto e un biposto). Dal 15 aprile nel delta del Mekong arrivarono i Marines con gli HUS-1 Seabat (poi CH-34D), per trasportare i fanti di Saigon nell'ambito dell'operazione 'Shu Fly'. Presto l'US Army intervenne con maggiori rinforzi per i suoi reparti aerei, che erano teoricamente basati su mezzi di peso non maggiore di 1,5 t, ma che in realtà erano ben più prestanti. Infatti venne persino pensato a usare i G.91R italiani, valutati alla fine degli anni '50 prima che venisse posto un freno a tale dissipazione di risorse, dato che gli USA avevano già aviazione, aviazione di marina, marines, ANG e AFres. Tuttavia vennero messi in servizio i grossi cargo Caribou e gli OV-1 Mohawk, aerei questi ultimi simili per non pochi aspetti all'E-2 Hawkeye, anche se privi di radar rotante. Prima che venissero introdotti gli SLAR, siti sotto la fusoliera in una sorta di grosso rettangolo dielettrico, queste macchine vennero largamente usate come ricognitori, ma anche come bombardieri leggeri, perché potevano portare varie bombe da 227 kg. L'USAF protestò contro questa sottrazione di ruoli a lei tributati, ma in seguito si sarebbe rifatta abbondantemente. Certo che all'epoca non si può dire che avesse aerei di grande qualità, dato che dovette accontentarsi di adottare F-4, A-1 e A-7 della Marina. Nel maggio del '63 schierò un altro prodotto 'straniero' (britannico), i ricognitori RB-57 Camberra 'Patricia Lynn' con un set appositamente apprestato per controllare i movimenti viet-cong.

L'Offensiva del Tet[3][modifica]

Nel '67 i Nordvietnamiti cominciarono a pianificare un attacco su vasta scala del Sud del Paese, con un'azione a sorpresa su larga scala da farsi al Capodanno lunare, il Tet, per l'appunto, festa sacra e la cui tregua era tradizionalmente rispettata. Spesso si è detto e creduto che i Comunisti volessero tale azione per 'affondare' il colpo e infliggere una sconfitta definitiva a un indebolito Vietnam del Sud. Ma questo non corrisponde al vero. In realtà, questo è stato maggiormente vero per la successiva invasione del '72. Ma in questo caso i Comunisti decisero di attaccare durante una festa sacra, che sapevano sarebbe stata poco presidiata dalle forze del Sud, ma che avrebbe avuto un cattivo effetto sulla loro reputazione. Perché rischiare tanto? La ragione era dovuta al fatto che con gli Americani in giro non si riusciva più a ottenere una vittoria campale chiara, e un po' alla volta, le forze a terra e soprattutto quelle aeree e d'artiglieria avevano ridotto i successi e la libertà di movimenti dei Vietcong, mentre il Nord del Paese era sotto bombardamenti aerei che, per quanto limitati, erano più che sufficienti per metterli sotto pressione. In pratica, stavano perdendo. E non solo, Westmoreland stava chiedendo più truppe che potevano a quel punto anche osare d'attaccare il Nord del Vietnam stesso, un po' come si tentò di fare con la Corea del Nord. Vi sarebbe stato anche un limitato tentativo, di successo, di salire in territorio del Nord con una unità corazzata americana, ma solo come 'prova' di efficienza e di iniziativa contro le pur agguerrite truppe Nordiste.

Ora, quest'offensiva si sarebbe svolta nell'arco di 4 settimane (29 gen-27 febbraio 1968), con l'impiego di decine di migliaia di combattenti. Il suo obiettivo era provocare una rivolta diffusa, nel popolo meridionale. Molti dubitavano della riuscita dell'operazione, che sarebbe stata quindi non tanto la vittoria finale scagliata da una posizione di forza, ma un tentativo di buttare tutto quello che si aveva in gioco e vincere al Sud prima di essere progressivamente cacciati dallo stato di Saigon, se non addirittura, sul lungo termine, invasi. In effetti, i militari Nordvietnamiti temevano tale possibilità e preferirono tenere al Nord gran parte delle truppe, lasciando ai VC, sia pure ben riforniti di armi, il compito dell'attacco e della motivazione alla popolazione di sollevarsi contro Saigon e i GI. Gli obiettivi più profondi di Hanoi, che combatteva in realtà già dagli anni '30 contro i francesi, erano non solo di riunificare il Vietnam, ma così facendo, rendersi abbastanza forti da respingere eventuali invasioni cinesi ed estendere a Laos e Cambogia la propria influenza.

Il primo obiettivi fu Khe Sanh, a metà gennaio. Questo non faceva propriamente parte dell'offensiva del Tet, era solo un 'diversivo' per impegnare molte forze in zona, che fu attaccata dalle divisioni 304, 320 e 324a, contro 3.500 soldati americani che non potevano certo spezzare un tale assedio, anche per la distruzione, già all'inizio, del principale deposito di munizioni e materiali. Lo schieramento era, più precisamente il 1st Bn e il 3rd bn del 26th Marine Regm.,con 46 obici da 105 e 155 mm, mortai da 107 e cannoni M107 da 175 mm, rinforzati il 16 dal 2n bn sempre del 26th Rgm, e dal 27, il 26th Ranger Bn sudvietnamita. I Nordisti avevano la Divisione 324B a Dong Ha, la 325C a Ovest, la 320 viciono C.Carroll, e poi da metà gennaio anche la 304. La 304 era nota per la sua partecipazione ai combattimenti a Diem Bien Phu nel '54, e questa era proprio una situazione del tutto similare (la differenza la fece il potere aereo americano). La consistenza dei soldati Nordisti era di almeno 20.000 effettivi. Khe Sanh era solo una decina di km distante dal Laos e 23 km dalla DMZ, un villaggio, poi diventato caposaldo francese, che doveva, secondo Giap, essere trasformato in un'altra debacle, simile a quella subita dai francesi 14 anni prima. Era diventato poi un campo per le Special Forces, nel '67 occupato dai Marines come principale forza combattente, mentre originariamente era destinato a supportare l'insofferenza dei Montagnards all'attività dei comunisti, cosa poi spostata a Lang Vei, altro campo sotto attacco. L'assedio iniziò il 21 maggio: 20.000 soldati delle divisioni iniziali. Per la prima volta vennero largamente usati i cannoni M-46 (o Tipo 59) e i Marines, che assieme ai rangers sudvietnamiti erano 6.000, dovettero vedersela brutta inizialmente, senonché l'aviazione da trasporto organizzò, nonostante la difesa antiaerea nordista, 1.118 missioni per 12.400 t di carico senza considerare gli elicotteri. I cacciabombardieri eseguirono 300 missioni al giorno, e i B-52 altre 45 (Operazione Niagara, con riferimento ovvio alle 'cascate' di bombe che tiravano giù).

Così vennero organizzate massicce azioni di bombardamento, che comportarono 75.000 t di bombe. Almeno 10.000 degli assedianti morirono, così come 500 marines, fino a che, il 6 aprile la 1st Cavalry Division costrinse gli assedianti a ripiegare, aprendo un varco terrestre ai Marines. Ma questo non era il vero piano dell'invasione del Tet, ma solo il prologo. Il Comando americano, che si aspettava una grossa offensiva, pensava fosse limitata a questo scontro di confine, in realtà era un diversivo. Attirare i GI a difendere il confine, mentre ci si preparava ad attaccare dall'interno, con circa 70.000-85.000 guerriglieri, riforniti di armi in ogni modo, persino dentro casse da morto. Fino ad allora la guerra aveva rispettato le 'vacanze' di fine anno, ma il 29 gennaio i Nordisti attaccarono varie città come Da Nang.

Nemmeno questo era il Tet vero e proprio, perché la data prefissata era i 31 gennaio, ma alcune unità iniziarono a combattere prima, colpendo Nha Trang, Da Nang, Hoi An, Cam Ranh, Ban Met Huot, Kontum e cos' via, per esempio vennero presi 13 dei sedici capoluoghi di provincia esistenti nell'immenso delta del Mekong, e 36 dei 44 in tutto il Sud Vietam, nonché 64 città su 242. Furono soprattutto i soldati della prima armata dell'US Army a combattere inizialmente, mentre veniva attivato il XXIV Corps a Da Nang. I soldati americani, costretti spesso a fare a meno della logistica usuale, dovettero fare particolarmente affidamento alle loro razioni C e allo zaino militare Alice, tipici del loro equipaggiamento. Solo nella zona di Saigon entrarono in azione 40.000 'Charlie', ma in genere in piccoli gruppi, che si diressero praticamente verso tutte le principali installazioni e basi, come Tan Son Nhut, che era il HQ di Westmoreland e comando della 7th Air Force. Qui c'era una grossa formazione di nemici, almeno 700. Erano riusciti a bypassare qualcosa come 150 posti di controllo usando la notte e la loro abilità di movimento, arrivando a 300 m dalle piste di volo. Attaccarono da 18 punti diversi e quasi arrivarono al bunker di comando di Westmoreland, che fu costretto a cercare riparo. Solo gli elicotteri armati salvarono il Generale, perché il suo HQ era disarmato. Solo gli elicotteri erano in grado di decollare dalle piste oramai circondate e a fermare unità nemiche che erano anche 10 volte più numerose di quelle americane difensiva. Un'altra base era Bien Hoa, attaccata di notte da fuoco d'artiglieria e razzi, poi da 3 reggimenti di VC che tentarono di passare e raggiungere il HQ del III Corps, sopraffando il personale di servizio e cercando di distruggere il maggior numero di aerei possibile, la vera minaccia all loro successo; gli americani si rifugiarono sulla Bunker Hill 10. Per fortuna degli americani da pochi mesi c'erano gli AH-1G Cobra, due dei quali contribuirono a respingere l'attacco dei reggimenti 274, 275, 68. I Cobra portarono via persino dei feriti, aggrappati ai vani portamunizioni del loro muso. Solo l'uso di questi elicotteri, della 334th AHC spazzò via i VC dalle posizioni che tenevano dentro la base aerea, assieme agli UH-1C del 68th Sqn AHC. Infine l'attacco all'ambasciata di Saigon, che fu tentato da una quindicina di VC in missione suicida, che combatterono per circa 6 ore ma non riuscirono a uccidere l'ambasciatore americano. Era un attacco minore, persino mal pianificato, ma gli stessi VC si sorpresero del clamore che fece nei mass-media occidentali, che interpretarono un tale affronto come la prova della condotta bellica sfavorevole agli americani.

Se questo succedeva a Saigon, figuriamoci sul Mekong, dove il compito di reagire fu con la MRF, la Marina fluviale americana che vedeva la 9th I.D fornire una brigata per le navi. Prima venne liberata Mytho, poi si continuò per altri 30 giorni a combattere supportando le truppe a terra americane e vietnamite. Sulle Colline centrali vi furono battaglie violentissime, come a Ban Me Thout, dove la città venne contesa con alterni successi tra la 23a Divisione Sud-vietnamita e una analoga unità nordista. A Quang Tri, alle 4.20 del 31 gennaio, scatenò l'attacco l'812° rgt dell'Esercito regolare Nordvietnamita, contrastato soprattutto da 3 btg Sudisti, fino a che ebbero rinforzi dalla 1a brigata della Divisione di cavalleria aerea. Così entro l'1 febbraio il tentativo di prendere la città era naufragato, ma solo per l'intervento massiccio degli elicotteri e dei fanti aviotrasportati. La città non fu presa e i Nordisti persero 914 soldati e 86 prigionieri in quest'azione sanguinosa, come un po' tutte le battaglie in Vietnam.

Ma fu Hue la città più sottoposta agli attacchi nemici, l'ex capitale imperiale. I Marines (come si vede in FMJ), la 101st Airborne Division e la 1st Cavalry Division combatterono contro i VC. Questa antica e splendida città era un centro buddista importante e palesemente antiamericana. Ma nemmeno questa volle passare a fianco dei Nordisti, offesa dall'avere violato la festa del Tet. Si sviluppò purtroppo una guerriglia urbana mai vista in Vietnam, che vide VC e Nordisti regolari combattere contro le truppe americane e del sud. Durò casa per casa, fino alla fine dei febbraio causando ovviamente danni enormi. 3.000 persone almeno furono uccise dai soli comunisti, colpevoli di non averli appoggiati. La Cavalleria aerea combatté con le unità 1, 2, 9, 12 a livello di battaglione o di squadrone, in un tempo talmente inclemente che spesso la visibilità era ridotta a 60 metri, il che non impedì agli elicotteri di operare, in condizioni in cui gli aerei non potevano fare altrettanto e al più lanciavano rifornimenti alla cieca da bassa quota. L'artiglieria navale, confermando le sue capacità di colpire efficacemente e in maniera ognitempo, fu in grado di fornire l'appoggio di fuoco necessario. Vi furono azioni violentissime, spesso snervanti anche nella loro evoluzione. Un mitragliere di un UH-1E dei Marines, per esempio, ingaggiò un duello contro un cecchino appostato in un campanile, duello che durò 25 minuti prima che il comunista venisse colpito da una raffica di M60.

La guerra continuava. Khe Sanh non era stata ancora liberata, cosa che accadde solo ad aprile; ma già da maggio e poi ad agosto vi furono altre due offensive dette 'Mini-Tet' in zone del Paese limitate, e non un po' dappertutto come era accaduto prima, anche se si raggiunse ancora Saigon. Ma oramai il tentativo di fomentare l'insurrezione era fallito e così i tentativi di affrontare in larghe unità gli americani. Una vignetta dell'epoca mostra due vietcong nascosti sotto le foglie che osservano passare sopra di loro Superman. Uno dei due dice: Those americans and their damned air superiority (dall'enciclopedia Nam). Questa battuta dice molto sulla difficoltà che fanteria leggera, o anche eserciti regolari, avessero per resistere alla potenza di fuoco americana che proveniva dal cielo: il totale di oltre 6 milioni di tonnellate di bombe, 3 volte quello della II guerra mondiale, dà un'idea. Armi come il Napalm e defogliani ultratossici (diossina) come l'Agent Orange erano tra le altre risorse usate contro di loro e i loro movimenti.

Ma nonostante il fallimento della offensiva, il Comando americano decise di lasciare Khe Sanh nell'estate del '68 e di avviare il processo di Vietnamizzazione del conflitto, anche per via dell'avvento di Nixon. Il 1968 continuò cercando di pacificare il resto del territorio del Sud vietnam, specie a Hue.

La stima delle vittime è raccapricciante: i Comunisti ebbero non meno di 32.000 morti e 5.800 prigionieri, ma c'è chi dà numeri dell'ordine dei 45-50.000 morti e 7.000 prigionieri, quando gli americani persero circa 2.000 soldati (500 a Khe Sanh) e i Sudvietnamiti circa 4.000 per un totale di 5.000-6.000, a seconda delle fonti. Ignote le vittime civili, certamente migliaia, i mutilati, feriti ecc. Il Tet vide il fallimento nell'organizzare la sollevazione anti-governativa e l'ARVN sudista dimostrò di saper combattere con una certa convinzione. I VC finirono largamente demoralizzati: migliai di loro erano morti apparentemente per nulla o poco più, con la perdita di tanti combattenti esperti e quadri politici non meno importanti per la 'sensibilizzazione' delle coscienza, per giunta la popolazione era indignata per avere dissacrato nel sangue la festa più importante dell'anno, tanto che il supporto al governo di Saigon aumentò. Ma quello che non si capiva bene era che, in tal modo, una guerra quasi avviata al successo per gli americani, all'improvviso era entrata in crisi: le immagini televisive, il numero delle vittime, l'audacia degli attacchi portarono l'opinione pubblica e poi i politici a pensare che oramai non c'era modo di vincere la guerra. A ottobre finì la Rolling Thunder e Nixon stabilì di disimpegnarsi progressivamente dal '69 in poi, lasciando ai soli Sud-vietnamiti la propria indipendenza, sia pure supportata dagli aiuti statunitensi. Così una sconfitta militare -che quasi cancellò il movimento VC dal sud del Vietnam- divenne un successo politico a lungo termine, invertendo il corso degli eventi.

Situazione attorno al 1985[4][modifica]

Anzitutto da segnalare la forza dell'esercito della Repubblica Socialista del Vietnam. Il numero da solo dava una notevole indicazione: 1 milione di uomini in armi. Ma allora, ben 160.000 di questi erano in Cambogia, piccolo stato limitrofo che ha avuto la disgrazia di subire uno dei regimi più brutali di tutti i tempi, retto da Pol Pot. Quando le persecuzioni ai danni della minoranza vietnamita aumentarono e i fiumi portavano i cadaveri fino in Vietnam, venne deciso che era davvero abbastanza, e il governo dell' 'anno zero', che dal '75 stava decimando la sua stessa popolazione, venne cacciato via da una violenta offensiva dei Vietnamiti. Pol Poth e i suoi tornarono nelle foreste da dove erano venuti e da lì continuarono la loro azione di guerriglia. Nel frattempo si stima che la Cambogia, con una popolazione di 8 milioni di persone, abbia avuto circa 3 milioni di vittime in altrettanti anni di governo degli Khmer Rossi. Nel 1985 c'era un governo-fantoccio retto dai Vietnamiti, che poteva contare su circa 30.000 soldati, che dovevano tuttavia contrastare circa 50.000 guerriglieri. Il Vietnam unificato schierava da solo 12 divisioni di fanteria più unità di supporto. Altri 40.000 uomini erano nel Laos con altre tre divisioni di fanteria e supporti vari, in virtù di un trattato in cui si impegnava a proteggere questo Paese confinante. Praticamente una gran parte dell'esercito, e in particolare molte delle migliori unità, era all'estero. Contro i Khmer impiegavano molte delle stesse tattiche e tecnologie che per anni avevano subito dagli americani. Sarebbe stato uno sforzo di Sisifo: attorno al 1989 dovettero, dopo circa 10 anni, ritirarsi. Ma nemmeno Pol Poth sarebbe mai più tornato a governare, anche se il suo movimento non è mai stato totalmente sconfitto.

Oltre all'Esercito, i Vietnamiti nelle forze di terra avevano anche molte unità paramilitari: queste erano la Forza per la difesa dei Confini, con circa 60.000 effettivi; la milizia popolare regionale con 500.000 che era organizzata in divisioni, reggimenti e compagnie autonome locali di fanteria; poi c'era la Forza popolare di autodifesa di 1 milione di persone, organizzate in compagnie rurali e cittadine; la Forza giovanile armata d'assalto, di 1.5 milioni di effettivi operava come indottrinamento della popolazione del Vietnam del Sud, e completava il quadro di una Nazione ancora in armi.

Ma torniamo all'esercito. La sua forza era basata soprattutto su divisioni di fanteria, di 5-15.000 effettivi, con una media tipica di 10.500, organizzati in 3 reggimenti di fanteria da 2-3.000, uno di artiglieria, un singolo battaglione carri medi da 30 mezzi, supporti vari. Le unità corazzate e d'artiglieria, specie contraerei, erano ben fornite e forti, ma il loro nemico era in pratica l'ex proprietario della gran parte delle armi, la Cina. Era successo infatti che la PRC, essendo alleata per varie ragioni con i Khmer Rossi non solo non ebbe cura di 'correggerli' nella loro azione tanto 'irrispettosa' per i diritti umani della stessa propria gente, ma che si sia mossa in armi allorché il Vietnam decise di attaccare la Cambogia per porre fine ai massacri, anche dei propri consanguinei. Ma la spedizione cinese, voluta e organizzata per ottenere una facile vittoria, si fermò dopo avere distrutto alcune città di confine con il Vietnam. Le migliori unità vietnamite erano impegnate in Cambogia, e i Cinesi, per questo, pensavano a una facile vittoria; trovarono invece una resistenza accanita da parte delle unità di seconda linea e riserviste dei vietnamiti, tanto da dover interrompere anzitempo l'offensiva. In teoria, in base alle dichiarazioni, la 'lezione era stata sufficiente'; ma in pratica i vietnamiti erano riusciti a respingere i Cinesi infliggendo loro gravi perdite. Dopo questa guerra di confine, accaduta nel '79, il Vietnam non fu più alleato della Cina, ma si affidò all'URSS. La base ex- americana di Cam Rhan Bay divenne una immensa base della marina e aviazione sovietiche. Il fatto che si trattasse di una situazione difficile con accoltellamenti all'ordine del giorno ai danni di cittadini sovietici, non inficiava il fatto che questa era una base d'importanza strategica elevatissima e tale rimase per l'URSS fino alla sua fine.

Quanto all'ordinamento dell'Esercito, questo era dato da:

  • 16 comandi di Corpo d'Armata
  • 1 Divisione corazzata
  • 10 reggimenti carri autonomi
  • 56 divisioni di fanteria
  • 10 brigate di fucilieri di marina
  • 7 divisioni del genio
  • 4 brigate autonome del genio
  • 15 divisioni per la ricostruzione economica
  • 5 divisioni di artiglieria da campagna.

L'Esercito svolgeva anche funzioni politiche e sociali. Le conseguenze della guerra, che significavano anche massicce quantità di armi inesplose e mine, imponevano uno sforzo anche ai militari e le 15 divisioni per la ricostruzione economica, anche se in pratica della forza di una brigata (circa 3000 effettivi) stavano lì a dimostrarlo, per non parlare delle 7 divisioni e 4 brigate autonome del Genio. E nondimeno, il riciclaggio di rottami di ferro (specie bossoli d'artiglieria) continuavano a essere una risorsa importante per l'economia vietnamita. L'apertura al turismo occidentale non era ancora avvenuta, e almeno all'epoca questo significava la forte riduzione della prostituzione, molto in auge prima e tornata nel dopo 'guerra fredda'.

Le difese contraeree erano gestite da 60.000 uomini:

  • 4 divisioni artiglieria
  • circa 40 reggimenti autonomi artiglieria
  • 20 reggimenti SAM
  • 6 brigate radar

Anche qui lo sviluppo delle difese antiaeree era abnorme, retaggio di circa 10 anni di guerra contro gli Americani che dell'Air Power avevano fatto la loro filosofia d'azione principale, almeno contro il Vietnam del Nord, che per ragioni politiche non venne mai invaso (essenzialmente si temeva la 'discesa in campo' dei Cinesi, come accadde con la Corea).

Le unità di prima linea avevano armi sovietiche o loro copie cinesi; quelle di seconda linea armi americane catturate, non tanto perché inferiori ma perché oramai i ricambi non sarebbero stati disponibili. La piccola industria bellica del posto era tra l'altro incaricata proprio di mantenere in efficienza al meglio i veicoli e le armi americani catturati, magari prima di cederli a movimenti di guerriglieri 'amici', tipo il Salvador, dove i guerriglieri hanno ricevuto lotti di armi provenienti dagli arsenali dell'ex-Vietnam del Sud.

In tutto:

  • Carri e corazzati: T-34, 54, 55, Tipo 59, Tipo 62; M48, carri leggeri PT-76, M41, Tipo 60, Tipo 63; autoblindo M8, M20, BRDM-2; APC BTR-40, 50, 60, 152, Tipo 55, Tipo 56, Tipo 531, V-100 e M113
  • Artiglieria: cannoni trainati M1942 da 76 mm, D44 da 85 mm, M1944 da 100 mm, D74, M1931/37, Tipo 60 da 122 mm, M46 e Tipo 59 da 130 mm; obici M101 e M102 da 105 mm, D30 da 122 mm, M1938 da 122 mm, M1937 e D1 da 152 mm, M114 da 155 mm; cannoni-obici Tipo 66 e D20 da 152 mm; mortai da 60, 81, 82, 120 e 160 mm; semoventi SU-76 da 76 mm, SU-100 da 100 mm, M109 da 155 mm, M110 da 203 mm.
  • Armi contraerei: M53 da 12,7 mm, ZPU da 14,5 mm, ZU-23 da 23 mm, M53 da 30 mm, M1939 da 37 mm, M1 da 40 mm, S-60 da 57 mm, KS-12 da 85 mm, KS-19 da 100 mm, KS-30 da 130 mm; Semoventi ZSU-23-4 da 23 mm, ZSU-57-2 da 57 mm, Tipo 63 da 37 mm, M42 da 40 mm, SAM SA-2, SA-3, SA-6, SA-7 e SA-9
  • Armi controcarri: razzi LAW da 66 mm, RPG-2 e 7, cannoni SR da 57, 75, 82, 106 e 107 mm; cannoni M1942 da 57 e D48 da 85 mm, missili AT-3 e AT-5.
  • Fanteria: pstole da 7,62 e 9 mm; fucili AK-47, Tipo 68, SKS, Dragunov da 7,62 mm, M16A1 da 5,56 mm, mitragliatrici Tipo 67, RPK, SG, PKS, RP46, DP, PKS, M60 da 7,62 mm leggere, mitragliatrici Browning M1919 da 7,62 mm medie, armi pesanti da 12,7 mm M2 e DhHK

Molto del materiale di cui sopra è di provenienza mista: i mortai da 60 mm sono sia americani sia le copie cinesi, e così accade per i cannoni SR da 57 e 75 mm, per non dire delle armi sovietiche-cinesi, come gli RPG e i cannoni SR da 82 mm, e quasi tutte le artiglierie.

L'aeronautica vietnamita aveva circa 380 aerei 40 elicotteri armati, piuttosto moderni, mentre altri, numerosi esemplari erano in riserva, spesso si trattava di apparecchi americani catturati. Addestrati da personale della DDR, Corea del Nord, Cecoslovacchia, URSS. Molte unità erano dislocate nel territorio nazionale, ma alcune in Cambogia fornivano il necessario supporto all'esercito.

In tutto c'erano 3 reggimenti con circa 60 Su-7,20 e 22 e 90 MiG-17 per azioni d'attacco al suolo; dei 4 reggimenti di caccia intercettori uno aveva i MiG-23, circa 50 esemplari, e gli altri 180 MiG-21 di seconda e terza generazione. I trasporti comprendevano circa 150 apparecchi di cui 20 An-2, 10 Li-2, 50 An-26 (certo la componente più importante). Gli elicotteri erano un misto di macchine occidentali e orientali, visto che era più facile mantenerli rispetto agli aerei, dei quali solo alcuni A-37 e F-5 e qualche mezzo secondario erano ancora in funzione. I 3 reggimenti avevano nella loro forza 25 Mi-6, 40 Mi-8, 45 UH-1, ma anche 25 Mi-24 e 15 Ka-25 ASW. Gli addestratori comprendevano 4 reggimenti con 66 L-29, L-39, MiG-17 e 21 UTI, usati dopo che i piloti avevano svolto l'addestramento basico nei Paesi del Patto di Varsavia.

La Marina era il più piccolo e meno noto dei servizi. ANche se diede 'pare' origine alla guerra con il cosiddetto incidente del Tonkino, essa non ebbe mai molta parte anche perché gli attacchi di rappresaglia americani distrussero subito gran parte delle unità e di fatto, campi minati e artiglieria costiera a parte, venne lasciato campo libero alle navi americane per tutta la durata della guerra. Anche qui le navi americane catturate, o anche quelle fornite dai cinesi sono state per lo più messe in riserva o cannibalizzate.

  • Fregate: 4 'Petja', 1 'Barnegat' ex-USA; 1 'Savage' ex- USA
  • Unità leggere: 8 Osa II, 16 Shersen siluranti, 8 pattugliatori SO-1, 18 pattugliatori ex- USA di cui 11 PGM59 e 7 PGM71, 6 navi pattuglia 'Zhuk', 10 da pattuglia costiere 'PO-2', 5 navi da pattuglia costiera K-8
  • Unità MCM: 1 dragamine oceanico 'Yurka', 1 cacciamine costierao
  • Unità anfibie: 3 LST, 6 LSM, 12 LCU
  • Unità supporto: 750 navi circa di cui 150 giunche armate e 400 navi in riserva.


I primi 50 anni della Marina Vietnamita[5][modifica]

Com'é noto, la suddivisione del Vietnam in due parti, tagliate seccamente dal 17° Parallelo, era dovuta agli accordi di Parigi del 20 luglio 1954, quando si cercò di trovare una soluzione alla realtà del campo, con le due parti del Paese sottoposte a influenze politiche diverse. Tuttavia, questo diede adito alla Repubblica Popolare del Vietnam e alla Repubblica del Vietnam del Sud, che divennero di fatto l'incarnazione dello scontro tra i due blocchi dell'epoca: comunisti da una parte, USA e occidentali dall'altra, proprio come avvenne con l'altrettanto sciagurata penisola coreana con le divisioni di 9 anni prima.

La Marina Vietnamita del Sud era una realtà che rispiecchiava il potere marittimo che le era mentore, e quindi il 1 gennaio 1955 nacque già con una forza di 1.900 elementi e una buona quantità di navi cedute dagli USA, come dragamine, navi ASW, pattugliatori, unità da sbarco, in genere ex-francesi e già reduci dalla tremenda guerra appena finita. In seguito arrivò la Hoa Ciang, un rifornitore ex-francese di 950 t, che nonostante tale ridotta stazza era pur sempre la maggiore delle unità vietnamite. Seguirono navi passate direttamente dagli USA come i dragamine 'Bluebird' e navi LST. Dal canto suo invece, il Vietnam del Nord aveva preceduto, nel dicembre del '54, il suo omologo del Sud, ma certo non con le stesse risorse, tanto che mentre i marinai e ufficiali venivano addestrati in URSS e Cina, la forza di questa marina era essenzialmente costituita da giunche armate. Solo nel '57 arrivò qualcosa di meglio, da parte sovietica, e si trattava di motosiluranti P-2, unità veloci con due siluri da 533 e due armi da 12,7 mm, scafo in legno. Nel '58 seguì una dozzina di cannoniere tipo 'Shantou', che erano le più grosse motosiluranti sovietiche P-6 (sempre scafo in legno) che al posto dei siluri avevano 4 cannoni da 37 e le solite due armi da 12,7. Presto arrivarono anche motosiluranti dello stesso tipo e nel '60 l'URSS cominciò a fornire 4 cacciasommergibili SO-1 e 6 siluranti P-4, che si aggiunsero a numerose giunche armate per sorveglianza soprattutto in ambito fluviale.

Poi vi fu l'incidente del Tonchino, il casus belli ufficiale della guerra. Era il 2 agosto quando il primo atto di questo incidente, che fu costituito da due parti, si concretizzò nell'attacco di 3 motosiluranti P-4 al caccia MADDOX. Si avvicinarono tanto, mentre tiravano siluri (forse uno per nave) da colpirlo anche con le mitragliere di bordo, mentre questo rispondeva con i pezzi da 76 e 127 di bordo, colpendo pare una delle navi. In ogni caso, 4 F-8 Crusader della USS Ticonderoga intervennero e con cannoni e razzi da 127 distrussero una delle navi in ritirata. Quest'attacco venne preso seriamente dagli USA come aggressione, sostenendo che la nave si trovasse in acque internazionali, ma i Vietnamiti dicevano di no. In ogni caso, le navi americane, già il 31 luglio appoggiarono, forse indirettamente, quelle vietnamite che bombardarono le isole di Hon Me e Hon Nieu, molto vicine alla cosa. Forse era stato un atto di ritorsione contro una nave che era di fatto schierata con i loro nemici e che era impegnata, anche quel 4 agosto, in una missione di ascolto elettronico dei Nordvietnamiti. Questo non fu il vero incidente del Tonchino, ma il prologo. Eppure fu l'unico di cui si hanno prove. Il 6 agosto il TURNER JOY, altro caccia americano, stava aiutando il collega Maddox pattugliando la zona a 12 miglia dalla costa, e anche stavolta c'erano navi sudiste che attaccavano Vinh, nel territorio del Nord, a cui gli americani stavano dando di fatto copertura. A quel punto, stavolta di notte, accadde che ai radar del Maddox comparissero navi in avvicinamento. Iniziò una caccia ai fantasmi durata fino all'una di notte, con la partecipazione di 16 aerei della portaerei Ticonderoga e della Constellation, e la pretesa di avere persino affondata una delle unità. Ma non si è mai saputo se davvero vi fosse un qualche tipo di nave nemica in mare e si ritiene che al dunque, si sia trattato piuttosto di falsi echi radar e della tensione per l'attacco (in pieno giorno) del 4. In ogni caso, benché si sia sospettato che le navi americane stessero agendo in maniera tale da 'inventarsi' un altro casus belli, il comandante del Maddox stesso chiese prudenza su questo nuovo episodio. Invece il presidente Johnson ordinò subito le azioni 'Pierce Arrow' per distruggere la marina nordvietnamita a Hon Gai, Lo Chao e altre località, oltre che i depositi di carburante di Vinh. Questi erano fondamentali per la marina di Hanoi ma vennero distrutti al 90%. Alle navi non andò meglio visto che almeno 17 vennero distrutte o affondate in porto. 2 A-4 americani vennero abbattuti dall'efficiente contraerea. Pochi giorni dopo vi fu la Risoluzione del Golfo del Tonchino in cui al Presidente venivano dati pieni poteri di intraprendere qualunque azione in aiuto di Paesi della SEATO (l'equivalente asiatica della NATO) fosse in pericolo. E così le cose andarono in direzione di una guerra dichiarata e massiccia, come in effetti avverrà per i successivi 7 anni almeno.

I Nordisti non avevano modo di contrastare efficacemente le marine nemiche, USA, Australiana, Sudvietnamita. Con 2.000 uomini e circa 90 navi, di cui meno della metà dotate di un qualche potenziale bellico, non potevano fare certo molto. Anche se la Cina già nel '64 inviò circa altre 20 'Shantou' e nel '65 l'URSS altri 4 SO-1, le cose non cambiavano molto e le principali difese dagli attacchi navali erano i campi minati e le artiglierie costiere. Seguirono in ogni caso 6 P-6 cinesi nel '66, 8 delle prime cannoniere Shangai con 8 cannoni da 37 e 25 parimenti numerosi, del '68; l'URSS invece non consegnò altre navi fino a che gli Americani non cominciarono il disimpegno. Le prime motocannoniere missilistiche Komar giunsero nel 1972 e una di esse andò persa il 19 dicembre. Se ebbero o meno parte della battaglia in cui un incrociatore americano rivendicò la distruzione di un missile Styx, è materia controversa, così come non è chiaro in che circostanze andò distrutta la 'Komar' quel giorno, che era durante l'offensiva 'Linebacker II'. Ancora nel 1970 la Marina nordista non superava i 2.500 elementi con 4 SO-1, 10 motosiluranti,20 cannoniere e 4 pattugliatori fluviali come unità di maggiore importanza.

Per la marina Sudista invece, le cose erano diverse. Nel '64 aveva già 15.000 elementi, e fatto non meno importante, 6.500 erano marines. La flotta era costituita da 5 corvette, 4 pattugliatori, 5 dragamine, 29 cannoniere, e tra l'altro oltre 100 mezzi anfibi, di cui 3 LST (navi vere e proprie), poi c'eranjo anche 7 LSM, 7 LCM e 52 LCVP per sbarcare il personale, più dozzine di navi di supporto e anche qui, giunche armate. Ma nel '70, con la vietnamizzazione in corso, la marina di Saigon era oramai ammontante a circa 20.000 elementi, e questo senza considerare che i Marines erano separati dalla Marina fin dal '65 e da soli arrivavano a 15.000. Le navi erano diventate circa 40 e altre sarebbero giunte, tra cui due caccai di scorta, le navi anfibie erano arrivate a 215, poi c'erano 12 dragamine e circa 30 navi ausiliarie. La sua funzione era soprattutto quella di controllare le acque interne, cosa che gli Americani avevano cominciato a voler fare già dal '65, tant'é che forse ben 700 battelli di pattugliamento vennero alfine ceduti ai vietnamiti. I soli PCF erano 107, 203 i PBR, 84 gli ASPB, e non mancavano tra gli altri 42 monitori fluviali, 100 ATC e 9 CCB. A questo si aggiungeva la 'Junk Force', era un'organizzazione paramilitare che pattugliava i corsi d'acqua con centinaia di giunche armate e dotate di motori per 15 nodi di velocità, spesso erano protette con piastre di acciaio o addirittura kevlar. Nel '65 divenne sotto il controllo della Marina e nel '69 ammontava a 4.000 elementi con ben 500 vascelli, a cui entro il '72 si sarebbero aggiunte altre 246 unità, tra unità comando (62), e le 153 Yabuta con due armi da 12,7, mortaio da 60 e talvolta uno scafo non in legno, ma in ferrocemento per migliorare la protezione in maniera 'economica'.

Con tutti questi mezzi non stupirà più di tanto se la Marina vietnamita del Sud ebbe un ruolo importante nella lotta. Essa controllò fino alla fine la zona del Mekong e contribuì a respingere l'offensiva del '72. Non solo, ma ancora nel '74 tentò di opporsi allo sbarco cinese sulle isole Paracel, dove in una battaglia navale affondò due battelli nemici perdendone uno. Poco dopo un contingente sudvietnamita venne mandato anche a controllare le isole Spratly per impedire sbarchi cinesi e resteranno lì fino al '76, sostituiti dagli uomini dell'Esercito Popolare Vietnamita. Questi furono davvero gli ultimi colpi di coda visto che dopo il '73 le cose erano diventate critiche per Saigon. I Marines invece si comportarono meglio e mantennero lo spirito combattivo fino all'ultimo, nonostante le gravi perdite impedissero di mantenere gli organici. In ogni caso la loro azione fu abbastanza decisa e il morale si mantenne alto fino all'ultimo, cosicché si attirarono l'odio dei comunisti. Tant'é che il primo mumento distrutto all'entrata a Saigon, caduta il 30 aprile 1975, fu proprio il loro.

La situazione non fu subito così chiara e la costituzione della Repubblica Socialista del Vietnam avvenne solo il 2 luglio 1976. Molte navi scapparono all'estero, specie nelle Filippine, per esempio 7 navi anfibie e una decina di scorta, mentre altre vennero autoaffondate dagli equipaggi come una nave cannoniera e una nave cisterna. A queste navi si aggiunse la moltitudine disgraziata dei 'Boat people', persone compromesse col passato regime che temevano, non necessariamente a ragione, di subire persecuzioni, e che scapparono con ogni mezzo galleggiante dal Vietnam. Ma altre navi ancora vennero catturate e unità come il caccia di scorta Tran Kanh e la nave pattuglia Tham Ngu Lao (armata poi con i 4 lanciamissili provenienti dalle vecchie Komar negli anni '80) si rivelarono importantissime per far diventare la Marina vietnamita se non d'alto mare, almeno un po' più marina. Tra le navi c'erano per esempio ben 30 vedette da 107 tonnellate e 3 navi da sbarco, battezzate poi HQ-501, 502 e 503. Il problema era trovare le parti di ricambio ora indisponibili, cosicché non si potevano mantenere tutte in servizio. Inoltre gli ufficiali e marinai vennero mandati spesso nei duri campi di rieducazione per garantirsene una certa fedeltà, anche se i massacri paventati (come quello di Hué nel '68) di fatto non si verificarono, il nuovo governo fu abbastanza saggio da pensare all'unificazione nazionale di una terra bellissima, ma devastata da decine di anni di guerra. La vecchia milizia dei Vietcong divenne la Milizia Popolare, e usò in buona parte le navi disponibili in quei primi anni, per reprimere gli ultimi focolai di resistenza dei vecchi governativi, che per ironia della sorte, adesso erano a nascondersi al confine con la Cambogia e nel Mekong.

Data la guerra avuta con la Cina per il caso Cambogia (dove davvero vi furono inenarrabili massacri, dopo l'avvento al potere di Pol Pot), i Vietnamiti si rivolsero ai Sovietici di cui divennero buoni alleati. La cosa vide già nel '78 la fornitura di 2 'Petja', tre vedette corazzate 'Zhuk' e due 'Bremse', costruite nella DDR. Ma non era che l'inizio, perché nel novembre di quell'anno venne firmato un accordo per usare la base di Cam Ranh Bay, che era stata una grande base aeronavale francese, indocinese e americana (ovviamente ingrandita soprattutto con questi ultimi). I sovietici entro il 1981 vi installarono molte nuove strutture di notevole importanza: 5 banchine, piste, rifugi sotterranei per munizioni e rifugi protetti per SSN, una squadriglia di Tu-16, una di MiG-23, 4 Tu-95D da ricognizione e 4 Tu-142 da pattugliamento marittimo. Per chi come loro non aveva altro che fredde basi all'Artico, questa era una località ideale. La loro stazione SIGINT controllava tutto il Mar Cinese meridionale. La forza arrivò fino a 5.000 elementi senza contare gli equipaggi di 20-25 navi. Anche se c'erano come sempre in questi casi, non pochi problemi di ordine pubblico (risse, accoltellamenti vari), questa base era importantissima per controllare i mari da parte sovietica. I primi aerei ad arrivare furono proprio i Bear-D, con capacità di guida di mezza corsa dei missili antinave, e poi nel gennaio 1980 giunsero gli aerei Tu-142 antisommergibile. Così per la prima volta si vedevano fuori dall'URSS insieme sia gli uni sia gli altri, cosa presto replicata a Cuba. Nel novembre 1983 giunsero i primi 10 Tu-16 antinave con la prospettiva di arrivare, forse a un intero reggimento di questi apparecchi armati con AS-6 Kingfish, missili supersonici ad alte prestazioni antinave di cui i Tu-95 erano i velivoli di designazione. Per gli Americani era una cosa oltremodo irritante l'uso della loro ex-grande base aerea e per giunta nel 1984 si sfiorò lo scontro armato quando i velivoli sovietici in trasferimento entrarono nello spazio aereo giapponese. Così i Bear, operando da Cuba, Luanda e Vietnam erano in grado di coprire gran parte degli oceani, il che aiutava molto i Sovietici (sebbene in caso di guerra le loro basi sarebbero state certo colpite dagli americani) a controllare la situazione in una fase di guerra fredda diventata molto tesa. Cam Ranh Bay continuò a operare fino al 2001, 10 anni dopo la caduta dell'URSS che siglò un accordo nel novembre 1978 per 25 anni, accordo che gli sopravvisse ampiamente.

La successiva fase di rinforzo vide altri mezzi navali, 3 'Petya', 2 aliscafi 'Turya' che erano simili come scafo alle riuscite 'Osa', di cui 8 esemplari vennero consegnati e da cui derivavano anche le 16 motosiluranti Shersen, leggermente più piccole, pure consegnate; 8 SO-1, 4 Zhuk, due dragamine Yurka e due litoranei, e soprattutto 3 LST 'Polnocny' e 4 mezzi da sbarco T-4.

In tutto la forza della Marina all'inizio degli anni '80 era di 5.000 elementi, molti ex-milizia o ex- marina suvietnamita; c'era un servizio di polizia fluviale e la Marina ebbe 4 aree di operazioni: Haipong, Da Nang, Qui Nhon, Vinh Long da Nord a Sud del Paese. Tornarono anche gli odiati ma utili marines. Erano certo utili anche per l'occupazione della Cambogia, invasa nel '79 per rispondere soprattutto alle persecuzioni dei Khmer Rossi ai danni della minoranza vietnamita, e che comportò molti sforzi per i successivi 10 anni. La Marina non ebbe molto impiego in questa ziona, ma la Polizia Fluviale sì. Nel frattempo molte navi vennero fermate per mancanza di parti di ricambio e i sovietici rimediarono soprattutto con le unità per le contromisure mine e navi leggere, tra cui 4 dragamine Sonya, due altri Turya e 8 'Zhuk'. Continuarono i confronti di confine per esempio sulle isole Spratly e le 3.200 km di coste. Ma nel 1988 vi fu una battaglia diretta contro i Cinesi, che vide i vietnamiti perdere 2 navi e 78 marinai, il che comportò anche la perdita di due delle 6 isole dell'arcipelago delle Spratly. Era necessario comprare navi più potenti ma non c'erano i soldi. Se non altro vennero riodrinati i reparti navali dei 2 comandi principali territoriali. Le navi più potenti vennero messe in carico a tre brigate navali, per la protezione delle ZEE e antipirateria (una, che si trasferì a Cam Ranh Bay), per la protezione delle Spratly (un'altra) e per per le piattaforme petrolifere (la terza, di Da Nang). Inoltre venne istituito il 937° Reggimento d'attacco, che rinnovava le tradizioni dell'aeronautica nel settore antinave, con bombardieri Su-22 basati a Phan Rang, vicino a Cam Rhan Bay e il 954° con i Be-12 per il pattugliamento marittimo e ASW.

Dopo di che si rinforzò con batterie di artiglierie e missili i presidi delle isole ancora in loro possesso, dando del filo da torcere a eventuali invasori cinesi.

Infine le nuove navi: fallito il tentativo di dotarsi almeno di qualche sottomarino tipo Foxtrot, a causa della caduta dell'URSS, vennero comprati due battelli nordcoreani Yu-Go per operazioni speciali. Le nuove navi di superficie sono state le due 'Tarantul' del 1994 e due vedette Svetlyak, per la Polizia marittima del 1998, con l'ambizione futura di una classe di fregate leggere di tipo russo ma realizzate localmente, che però non è riuscita ad arrivare alla necessaria capacità costruttiva.

Quanto alle disponibilità al 2004, la Marina aveva le seguenti risorse e organizzazione: 12.000 elementi, di cui solo 3.000 di leva (ma dalla durata di ben 3 o 4 anni), QG a Hanoi, 4 comandi principali (Haiphong, Da Nang, Nha Trang e Can Tho per il Mekong), mentre le basi principali restano Cam Ranh Bay e Vung Tau, più alcune secondarie.

Le navi sono assegnate in divisioni suddivise in brigate e operano in genere con naviglio di caratteristiche omogenee, così anche i loro ruoli. Tutte hanno la sigla HQ, Hai-Quàn, ovvero Marina Militare in Vietnamita, più le cifre, due o 3, che le identificano, anche in base al primo numero (due cifre per le navi da guerra, prima cifra 1 per i pattugliatori, 2 per quelli costieri, 4 per le navi da sbarco ecc fino al 9 per le navi ausiliarie). Solo le navi delle Spratly hanno la sigla BD, che vuol dire Mar cinese meridionale. Le unità della Guardia Costiera sono siglate PB e quelle della Polizia Fluviale CA con sei cifre.

Le navi in servizio sono al 2004:

  • le due Tarantul, grosse motocannoniere missilistiche (HQ 371 e 372) del 1994, stazza 455 t, velocità 35 nodi a pieno carico, più cannone ad alta cadenza di tiro AK76 da 76/59 mm, 4 missili Styx-C, due CIWS da 30 mm, lanciamissili SA-N 5 Grail
  • 8 'Osa' da 245 t e alquanto vecchie e logorate dal servizio, con 4 missili Styx B
  • 4 fregate Petja I e III, le HQ-9, 11, 15 e 17: stazza 1.050-1.100 t, due torri binate da 76 mm, mentre i siluri da 533 o 406 mm di bordo, negli anni '90, sono stati rimpiazzati almeno in parte con cannoni da 37 mm, idem per i razzi RBU rimpiazzati da cannoni da 25 mm, nonostante la minaccia subacquea cinese. Hanno oltre venti anni di servizio, ma sono ancora usate piuttosto spesso, anche grazie alla cannibalizzazione della quinta unità fornita, la HQ 13
  • 5 Turya, gli HQ 331-335, 250 t, 40 nodi con mare forza 4 e 35 con mare forza 5; armate con cannoni binati da 25 a prua e da 57 mm a poppa (con radar di guida), hanno sonar e siluri da 533 mm (4) sia di tipo ASW sia antinave, anche se le ultime due sono armate solo con cannoni e senza sonar
  • 4 'Shershen' da 170 t e 41 nodi, sono pure obsolete e prive di capacità operative credibili; hanno due torri da 30 binate e 4 lanciasiluri da 533 mm; alcune altre sono state private dei lanciasiluri e mandate alla Guardia costiera.
  • 3 SO-1 cacciasommergibili, da 215 t e 28 nodi, oramai per le loro caratteristiche superate usate soprattutto per compiti di pattugliamento e posa di un max di 18 mine.
  • 2 cannoniere 'Svetlyak' del 2003, 375 t, 49,5 m, 3 diesel per 16.100 hp con 30 nodi a pieno carico e autonomia di 2.200 nm a 13; esse hanno un pezzo da 76, missili Igla e CIWS AK-630. Con un equipaggio di 28 elementi, possono operare bene con mare forza 5 e abbastanza bene anche con mare forza 7.
  • 12 'Zhuk', cannoniere con scafo in alluminio da 40 t e 30 nodi, con 4 ZPU da 14,5 mm, superstiti di circa 15 fornite a suo tempo, ma altre sono andate alla Guardia costiera.
  • Una probabile versione migliorata di questi in allestimento.
  • nel '96 c'era un programma per una cannoniera in comune con altre nazioni della regione, anche l'Australia, per unità da 44 t, ma solo le prime 4 di 16 sono state consegnate.
  • Navi ausiliarie e secondarie varie: tra queste la nave pattuglia P.N.Lao da 2.800 t, con 4 missili Styx poi sbarcati e oramai armata essenzialmente di 3 pezzi da 37 mm e varie armi minori.
  • 2 sottomarini da 90 t Yu-Go, comprati nel '97, per operazioni speciali o anche attacco silurante con due armi esterne da 533. Potrebbero essere anche i più grandi Sang-Ho da 325 t e 4 tubi di lancio, ma non pare probabile.
  • Navi MCM: 12 tra 2 Yurka oceanici, 4 costieri Sonya, e altri tipi più piccoli, navi considerate necessarie per la Marina vietnamita tanto da essere mantenute, per quanto possibile, efficienti.
  • Navi anfibie: le 3 'Polnocny' HQ 511, 512 e 513 e due vecchie LST americane, le 502 e 503.

Più una trentina di navi da sbarco e un centinaio di mezzi minori. Le LST sarebbero in stato d'abbandono, o almeno per vari anni lo sarebbero state.

  • Navi anfibie: la nave idrografica Kamenka da 700 t, rimorchiatore da 1.300 t, trasporto Truong da 1.200 t (costruito in Vietnam e non in URSS come le altre), 2 cisterne da 1.400 t e 11 nodi ex-americane, due navi da 50 t per appoggio subacquei e varie altre navi da trasporto, supporto e rimorchiatori.

Oltre alla Marina c'era la Guardia costiera dal '98, e il Corpo di Difesa confinaria da 40.000 elementi, la polizia fluviale e così via, spesso in competizione tra di loro per i compiti e le risorse disponibili.

Quanto ai programmi futuri, si sperava di lanciare un piano che consentisse non solo l'ammodernamento della flotta ma anche la nascita di cantieri locali degni di questo nome. Il programma del '96 era per una fregata leggera da costruire su progetto russo, nei cantieri di Ho Chi Minh, la KBO-2000, figlia del tipo 'Gepard'. Si dovrebbe trattare di una nave di 2.000 t, 102 m, 26 nodi per un sistema CODOG di propulsione, missili SS-N- 25, SA-N 9 (Klinok) con sei celle di lancio verticali, cannone da 100 mm, due CIWS da 30 mm singoli e piattaforma per elicottero Ka-28PL, ma l'impostazione doveva essere stata fatta nel 2002 e nel 2004 ancora non s'era visto nulla. C'erano poi le corvette BPS 500 sempre di progettazione russa, da 530 t, motori MTU per 32 nodi, missili Uran, cannone AK176M da 76 mm, CIWS AK-630 e due armi da 12,7 mm. Pare che la prima nave sia stata consegnata e in servizio dal 2001, ma anocra senza mezzi missilistici e con parecchi difetti di costruzione da parte del cantiere di Ba Son. Si parlava anche di comprare qualche Foxtrot dall'India, l'ammodernamento delle due Tarantul e 2-4 corvette Parchim al posto delle Petya.

Tutto questo dà l'idea di come la marina vietnamita non abbia sufficienti fondi, né sia servita da maestranze locali all'altezza, differentemente da tanti Paesi asiatici. Del resto, con l'Aviazione e l'Esercito che hanno l'85% del povero budget della difesa vietnamita, è difficile che la Marina, per quanto sia importante per gli interessi vietnamiti, possa fare di meglio, meno che mai sfidare i Cinesi che sono invece da decenni in piena espansione e potenziamento anche sul mare.

Note[modifica]

  1. Caiti Pierangelo, I corazzati francesi in Indocina, Agosto 2006
  2. Aloia, Ernesto: La battaglia di Dien Bien Phu, RID dic 1997
  3. Pizzo, Nicola: L'Offensiva del Tet, Eserciti nella Storia N.44 p.25-49
  4. Armi da guerra 103
  5. Fatutta, Francesco: Le forze navali vietnamite, RID feb 2004 p.58-66