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Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Francia

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Indice del libro

La Francia è una nazione che da oltre 1.000 anni influenza attivamente la vita politica, culturale ed economica in Europa. È un qualcosa che nessun'altra nazione del vecchio Continente (chiaramente, non considerando le civiltà classiche italiche e greche) può vantare: dai tempi di Carlo Magno a quelli di Napoleone, ma, sia pure ridimensionata, a tutt'oggi, con tanto di diritto di veto all'ONU. È un Paese che nonostante la sua influenza all'estero è rimasto sostanzialmente isolato, soprattutto dopo che la Gran Bretagna ha costruito un impero più grande e ha combattuto con successo contro i napoleonici. La lingua francese è rimasta minoritaria rispetto al Commonwealth e agli Stati Uniti e la Francia, a modo suo, è rimasta isolata rispetto alla tecnologia e alla politica di diretta influenza americana, basti pensare solo alla resistenza agli F-18 per l'Aeronavale in attesa dei Rafale. Ecco come si è evoluta la questione francese in tempi recenti.

Dal XIX secolo a oggi

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Dopo la fine della Seconda guerra mondiale la Francia si ritrovò considerata come "potenza vincitrice". Ma era una forzatura politica, in gran parte risultato dall'attività di de Gaulle e l'appoggio di Churchill. La situazione era stata "salvata" essenzialmente dalla France Livre con i suoi combattenti, ma di fatto v'era davvero poco da "salvare" dell'esperienza francese nella durissima guerra del 1939-45. La Francia era una nazione potente, vincitrice della Prima guerra mondiale, con forze armate poderose: perché si ritrovò in una posizione tanto difficile e compromessa? Essenzialmente si trattò di una serie di errori politici, che si rifacevano alla Prima guerra mondiale, anzi alla guerra con la Prussia del 1870 con il disastro di Sedan. Ricapitolando, da allora era cominciata un'ascesa economica e finanziaria non indifferente, che mise la Francia in una condizione favorevolissima, inimmaginabile dopo il KO con la Prussia che fece cadere la nazione in una crisi paragonabile al dopo-Napoleone. Ma restava da cancellare l'onta di Sedan. L'esercito francese si dedicò a una strategia che era tutta orientata all'attacco, senza esitazioni. La filosofia offensiva dei francesi fece loro disprezzare l'artiglieria pesante e in generale una basica avvedutezza nella battaglia: non si può aumentare a dismisura l'importanza dell'azione offensiva senza prevedere anche una manovra flessibile e coordinata. L'arma d'elezione era il nuovo cannone Mle 1897, un'eccellente arma d'artiglieria campale leggera, con un nuovo sistema d'alimentazione con recuperatore idraulico molto efficiente, capace di sparare anche 20 colpi al minuto nonostante un proiettile ad alta velocità iniziale, che nonostante il ridotto alzo massimo arrivava a oltre 11 km. In seguito questa caratteristica tornerà utile per i carri armati, ma la cosa non ebbe il successo sperato come pezzo d'artiglieria. Di fatto, quest'arma eminentemente offensiva era praticamente inutile contro obiettivi protetti, troppo leggero il proiettile e troppo tesa la traiettoria. Quando scoppiò la guerra contro la Germania, nel 1914, entrambi i contendenti avevano piani, ma mentre quello tedesco era spregiudicato ma logico, con tanto di invasione del Belgio, i francesi avevano un piano irrealistico, troppo orientato all'offensiva e poco attento a proteggersi i fianchi. I tedeschi sconfissero i francesi e minacciarono Parigi, fino a che la guerra divenne di posizione. Mitragliatrici e obici pesanti divennero protagonisti, assieme ai reticolati, dei campi di battaglia. I francesi continuarono a elogiare il loro pezzo da '75 e a produrne grandi quantità, ma per fortuna comprarono anche i cannoni da 105 mm e artiglierie pesanti di ogni genere su rotaia o da postazione. Alla fine vinsero la guerra con cui in qualche modo 'riscattarono' l'onta di Sedan. Ma il prezzo pagato era stato talmente alto che nessuno ebbe voglia di festeggiare: oltre 1.300.000 morti per una guerra in cui la Francia, come del resto le altre Potenze europee, si era gettata senza troppo riflettere, ma anzi molto entusiasta dell'opportunità di regolare i conti. L'intransigenza francese nei negoziati postbellici vide condizioni capestro per i tedeschi e inconsapevolmente o quasi i francesi, molto meno numerosi dei germanici, si prepararono il secondo, decisivo round con i vicini. Cercarono di prepararsi con la famosa Linea Maginot, mentre l'aviazione francese, per un lungo periodo fu tra le più potenti del mondo se non la più potente. La Marina ebbe un notevole sviluppo, ma la Francia dovette incassare la "parificazione" con la parvenue delle grandi potenze: l'Italia. Le cose erano complesse: per esempio entrambe le nazioni ebbero la possibilità di costruire portaerei per 75.000 t ma l'Italia non la sfruttò, con tutti gli eccellenti progetti di navi che pure vennero realizzati. La Francia poteva basare in questo la sua superiorità ma di fatto realizzò solo la modesta Bearn, una corazzata convertita sull'esempio della Eagle inglese, per cui non v'era molto vantaggio.

La gara navale franco-italiana portò a una formidabile competizione in tutte le categorie di navi principali, e particolarmente serrata fu nel settore cacciatorpediniere e incrociatori leggeri e pesanti, con realizzazioni di notevole rilievo tecnico, specialmente per la forte potenza installata a bordo. La Francia arrivò ai caccia "Mogador" con oltre 70.000 hp, l'Italia rispose non con dei "supercacciatorpediniere", ma con incrociatori leggeri veri e propri, i "Capitani romani", ma sebbene di qualcosa superiori, arrivarono molto più tardi in servizio, tanto che la loro carriera sarà essenzialmente postbellica, incluso uno, il Giulio Germanico, messo in servizio nella Marine Nationale e riarmato con cannoni tedeschi da 105 mm, poco potenti rispetto ai pezzi da 135 mm originali, ma con il vantaggio di essere un'arma bivalente anche antiaerea, dopo che il conflitto aveva dimostrato che una nave senza una batteria antiaerea pesante era di ben poca utilità. Del resto anche le navi italiane immesse in servizio vennero riarmate con i pezzi americani da 127 mm, pure meno potenti rispetto alle armi originali, ma per l'appunto a doppio ruolo.

In ogni caso, quando scoppiò la guerra la Francia aveva una flotta di prim'ordine, che risentiva nondimeno di un modo d'intendere le cose 'isolazionista' rispetto al trend internazionale che vedeva la Royal Navy come modello (seguito assiduamente da Giappone, Italia e anche URSS). La Marina francese era comunque potente e superiore a quella tedesca in navi, oltre che per le basi disponibili a livello mondiale.

L'Esercito francese non temeva confronti: aveva circa 100 divisioni solo in patria, con struttura ternaria quindi con 300 reggimenti di fanteria, nonché 100 di artiglieria. Si pensi che l'esercito italiano delle 'otto milioni di baionette' aveva circa 70 divisioni comprese quelle oltremare, e con struttura binaria quindi la metà dei reggimenti. Inoltre l'artiglieria francese era poderosa: le divisioni disponevano anche di obici da 155 mm, che nell'Esercito italiano erano disponibili solo a livello di corpo d'armata, per giunta più vecchi e con meno gittata. La forza corazzata francese era di oltre 4.000 carri dal peso medio di circa 10 t e come l'artiglieria era nettamente superiore a quanto avevano gli italiani e anche i tedeschi. La Linea Maginot era enorme e ben fortificata, occupando nei bilanci e nell'immaginario francese una notevole importanza. I tedeschi arrivarono in azione sul fronte orientale con l'inizio della guerra, ma solo in termini difensivi: avevano di mira la Polonia contro cui convogliarono le loro scarse risorse, tanto che i carri armati cecoslovacchi 'annessi' nella Wehrmacht erano stati una vera 'benedizione'.

I francesi incominciarono una offensiva contro i tedeschi, ma di breve durata: in pratica i campi minati e le difese controcarro campali dietro la linea Sigfrido, omologa di quella francese ma molto più semplice e meno costosa fermarono lo scarso slancio dei carri francesi R.35. Poi incominciò la Guerre du Dròle. Quando i tedeschi avanzarono sul Fronte Occidentale gli riuscì quello che non riuscirono a fare nel 1914: un KO decisivo in pochi giorni, poi gran parte del tempo della campagna, durata 45 giorni, passò con i francesi e inglesi che tentarono il reimbarco a Dunquerke e di rallentare l'avanzata dei tedeschi.

I francesi avevano in effetti dei limiti fondamentali nella loro capacità di combattimento. I carri armati, per esempio: erano dotati di una pesante corazzatura e un armamento piuttosto pesante, ma questo non era ad alta velocità iniziale e dunque nella maggior parte dei casi poco utile per l'ingaggio di altri carri. Inoltre le torrette erano monoposto, troppo carico di lavoro per un singolo uomo. Un altro problema era la scarsità delle velocità massime dei mezzi, come del resto delle radio a bordo. L'organizzazione dei carri era per lo più in battaglioni di supporto per la fanteria. Esistevano divisioni corazzate, ma in 'erba' e con dotazioni, paradossalmente, incomplete e non del tutto adatte: i Char B1 erano per esempio, troppo lenti e con scarsa autonomia anche se poderosi. I carri migliori erano i più piccoli SUMUA, che vennero utilizzati dalle DLM e non dalle DCR. Quale era la differenza? Che queste erano divisioni di cavalleria meccanizzata. In realtà erano praticamente delle divisioni corazzate. Ma vennero mandate a combattere in Belgio. Sì, perché ancora una volta i tedeschi 'fregarono' i francesi passando per il Belgio, attraverso le Ardenne. Infatti, differentmente da quello che spesso viene detto, la ragione del disastro francese non fu l'eccessivo attendismo dietro la Linea Maginot: al contrario, le migliori divisioni francesi vennero spedite a combattere oltre confine mentre i germanici gli scivolavano di fianco e sfondavano il fronte, correndo poi verso il mare e tagliando fuori le migliori unità francesi, tra cui le DLM che pure combatterono con valore e potenza. La Linea Maginot venne incontrata di striscio, i francesi vennero presi di sorpresa (e in seguito capiterà anche agli Americani nel '44, ma stavolta resistettero con la logistica e l'aviazione) e i tedeschi irruppero nelle retrovie, schiantando le unità di riserva. Tutto venne perduto in pochi giorni, come dissero a uno sconvolto Churchill che non si immaginava certo che la Francia cadesse tanto presto. Inoltre, quasi tutto l'esercito inglese e molte unità della RAF erano in territorio francese. Senza il British Army difendere la Gran Bretagna da una eventuale invasione sarebbe stato difficile se non impossibile. Ecco il reimbarco di Dunquerke, che mise in salvo quasi tutti i soldati inglesi e un buon numero di francesi, a prezzo di pesanti perdite della Royal Navy, Marine Nationale (specie con i cacciatorpediniere, le navi migliori per queste operazioni), la RAF (che impiegò gli Spitfire, perdendone non meno di 72), e l'esercito francese.

Resta un grande punto interrogativo: che ne fu dell'Armée de l'Air? Bella domanda. Dunque, che cosa sia diventata l'aviazione francese è difficile da dire. Mai forte sui bombardieri pesanti nemmeno ai tempi della Prima guerra mondiale, tanto che comprò macchine estere come i Caproni italiani, era sempre molto interessata a produrre macchine da caccia e bombardamento leggero di valide caratteristiche. E così continuò. Ma nella seconda metà degli anni '30, nonostante la minaccia nazi-fascista, molte cose andarono storte. Per esempio, l'iniziale appoggio francese alla causa spagnola venne praticamente nullificato dopo pochi mesi, specie dall'arrivo in grande stile dei sovietici. I francesi non è che non avessero aerei potenti né incapacità produttiva. I caccia erano gli MS.406 e i Bloch 151: macchine moderne, ma limitate, da prodursi in quantità ma questo non venne celermente raggiunto. I francesi all'inizio della guerra avevano circa 800 MS.406, 400 Bloch 151 e soprattutto i migliorati 152. Vi erano anche i caccia P-75 americani, ottimamente maneggevoli ma non eccezionali, e pagati ben 2 volte che un caccia Bloch. Nondimeno finirono per essere accreditati di più vittorie di qualunque altro aereo francese. V'erano anche i caccia notturni Potez 631, una forza di non poco valore anche se priva di radar. Pochi i caccia D.520, i migliori francesi. Poche le unità erano quelle equipaggiate con i caccia: in tutto v'erano circa 700 aerei di prima linea, e altrettanti erano ricognitori (molto numerosi), bombardieri leggeri e medi, questi ultimi gli ottimi Leo 451, mentre non mancavano un pugno di Farman 222 pesanti.

Nell'insieme la Francia aveva moltissimi aerei, e notare bene, una prima linea fatta praticamente solo da caccia monoplani e nella maggior parte dei casi, anche con struttura metallica. Per giunta, pur non utilizzando mitragliatrici pesanti ma solo leggere, a questo i francesi aggiungevano i cannoni HS-404 da 20 mm di devastante potenza, molto superiori alle armi tedesche paricalibro.

Il problema erano le prestazioni insufficienti, se la minaccia da affrontare era quella dei cannoni antiaerei oppure dei caccia intercettori tedeschi. L'efficienza era molto scarsa e peggiorò con gli iniziali bombardamenti tedeschi che distrussero decine di aerei francesi. Ma peggio che mai, la componentistica era raccapricciante: nel 1939 vi erano 85 Bloch da caccia: ma nessuno aveva il mirino per i cannoni e a molti mancava l'elica. Non solo, ancora nel maggio '40 molti aerei, come per esempio parecchi Potez 631 da caccia notturna, erano privi di eliche. Era ipotizzabile un sabotaggio, o era solo il caos? Non s'é mai saputo.

I piloti francesi combatterono con forza e determinazione, specie per proteggere Parigi, ma non riuscirono a conquistare la superiorità aerea sui tedeschi né riuscirono a fermare l'esercito nemico, con le loro ridotte squadriglie sempre più striminzite. Inoltre v'erano altri problemi: con tutti gli aerei francesi in ordine, e tutti quelli americani in aggiunta, senza una chiara superiorità degli uni sugli altri, i francesi non avevano praticamente modo di standardizzare la loro prima linea che per forza di cose diventava disomogenea in tutte le principali branche, ma soprattutto nei bombardieri leggeri e i caccia. I francesi avrebbero avuto bisogno di almeno un anno per organizzarsi decentemente. Eppure durante l'attacco tedesco arrivarono a produrre non meno di 4 aerei D.520 al giorno e almeno altrettanti bombardieri Leo 451, con una produzione che del resto arrivava già nel maggio 1940 a 21 aerei al giorno e altri 5 li fornivano gli americani. Era comparabile con quello che producevano i tedeschi o gli inglesi o anche i sovietici, e 3 volte le produzioni italiane. Produrre in un mese e mezzo circa 250 caccia D.520 e altrettanti Leo 451 fu notevole e molti vennero gettati nella mischia, ma non era con questi mezzi raccogliticci che si poteva fermare la Germania, mentre fu molto più efficace contro l'attacco italiano nel giugno 1940. Eppure, pare che anche dopo l'armistizio vi erano 2.400 caccia, 1.400 ricognitori e 1.100 bombardieri in qualche modo sopravvissuti al massacro.

Il resto fu una serie di catastrofi, mitigata dallo storico appello alla resistenza di De Gaulle dalla BBC a tutti i 'francesi liberi'. Il governo di Vichy, stabilito su quanto restava di libero della Francia dopo l'armistizio, venne affidato al vecchio eroe della Prima guerra mondiale Petain ma oramai inadeguato per la situazione. Le forze residue francesi erano notevoli, specie oltremare, ma restarono per lo più fedeli al governo francese post-armistiziale. La situazione era paradossale. Le navi francesi, che mai sarebbero cadute in mano tedesca (come dimostrerà Tolone) vennero considerate dalla RN come una minaccia. Vennero usate le maniere cortesi in alcuni porti, meno cortesi in altri, ma molto rudi a Mers El Kebir dove oltre 1.300 marinai vennero uccisi dagli inglesi con un selvaggio bombardamento giunto alla fine di una lunga serie di malintesi. Questo causò un tale sdegno, che per poco la Francia non ruppe gli indugi e si unì alla Germania contro la Gran Bretagna! Di fatto, le forze francesi oltremare furono per lo più neutrali o di qualcosa pro-Asse. Eppure vi erano quasi 700.000 soldati, che se avessero preso le armi in Africa avrebbero, assieme al Commonwealth, schiantato totalmente la presenza italiana in Libia, che invece, dopo i rinforzi tedeschi, divenne una minaccia per il Canale di Suez fino a circa la fine del '42. I francesi ebbero più danni che altro: la Siria, considerata una retrovia per la rivolta irachena, venne invasa nella primavera del '41. Nel '42 l'Asse invase la Tunisia, mentre Marocco e Algeria vennero sanguinosamente invase dagli Alleati tra cui gli americani. Questo spinse i tedeschi a invadere anche la Francia meridionale, quella di 'Vichy', e i francesi, che avevano a Tolone un gran numero di navi, tra cui veterane delle battaglie con gli inglesi, le autoaffondarono in massa, un 'bel gesto', ma non privo di critiche. Gli italiani fecero qualcosa di diverso appena l'anno dopo, ma pagarono con la perdita della Roma e di circa 1.500 vite umane. Però alcune navi si salvarono anche se la maggior parte vennero poi demolite nel dopoguerra, come accadde alle due superstiti 'Littorio'.

In ogni caso, solo da questo momento i francesi ancora liberi si sentirono autorizzati a combattere senza dilemmi politici contro i tedeschi. Le loro F.A. vennero riequipaggiate al meglio con armi americane e dopo lo sbarco in Normandia liberarono Parigi. La flotta francese era rimasta in maniera piuttosto intatta, e le due corazzate JEAN BART e RICHELIEU rimasero piuttosto a lungo in servizio, come anche diversi incrociatori leggeri, cacciatorpediniere, ecc. Quasi tutti gli aerei vennero forniti dagli USA nel dopoguerra, alcune navi erano ex-britanniche come la portaerei ARROMANCHES, e la Francia riuscì a riprendersi lo status di potenza, anche grazie alle tecnologie lasciate dietro dai tedeschi, che anche sul territorio francese avevano prodotto aerei e armi avanzate, o quantomeno li schierarono.

Nel dopoguerra la Francia affrontò i problemi della ricostruzione, ma anche quelli dati dalla reinstallazione di una industria avanzata per sostenere il proprio status di potenza 'vincitrice' della guerra. La prima generazione di aerei a reazione fu praticamente saltata, ma la Dassault, ex-Bloch, partì con la progettazione di aerei moderni, cominciando con l'Ouragan. Vi furono comunque innumerevoli prototipi che servirono per prendere confidenza con le nuove macchine. La genia Dassault e gli elicotteri Aerospatiale divennero presto la radice della rinascita dell'industria aeronautica francese. L'esercito incominciò da mezzi 'utilitari' con famiglie di carri leggeri tipo l'AMX-13 e le AML di enorme successo, per le macchine più pesanti rimase agli aiuti americani. Nel frattempo si mirava a sviluppare una forza nucleare autonoma, su cui la Francia avrebbe basato la sua indipendenza dalla NATO.

Meno moderne erano le soluzioni per le questioni oltremare. Le colonie francesi scappavano una dietro l'altra dall'autorità francese, e i francesi, forse troppo feriti nell'orgoglio dai tedeschi non ci stettero a perderle praticamente subito dopo la guerra. Differentemente dalla Gran Bretagna, il management per questa gestione fu immensamente inefficiente e rozzo. Mentre la Gran Bretagna diede l'indipendenza a molte colonie come l'India in maniera abbastanza morbida, e quando ci fu da combattere una guerra locale vinse praticamente sempre, la Francia andò incontro a disastrose guerre. In Indocina la politica anti-independista si scontrò con la catastrofe di Dien Bien Phu, dove il valore degli uomini -di entrambe le parti- non impedì un'umiliante sconfitta per i francesi. L'Algeria con la sua orrenda guerra civile incominciata praticamente nello stesso tempo (1954-62) portò dei traumi che ancora oggi non sono stati 'assorbiti'. La campagna di Suez, praticamente la riedizione dei concetti classici della Seconda guerra mondiale, fu un caso da manuale di successo militare pieno, e al tempo stesso di devastante insuccesso politico, che in tal caso accomunò sia la Francia sia la Gran Bretagna.

In altre situazioni andò meglio, specie in interventi a favore di stati 'amici' come il Chad, quando i francesi combatterono una vera guerra non dichiarata contro i libici.

Insomma, è difficile valutare i francesi nel loro dopoguerra. Per esempio, pur avendo accumulato delle carenze (per es.: bombardieri moderni medi tipo Tornado), hanno avuto il merito come e più degli svedesi, per non parlare degli inglesi, di seguire con coraggio una loro 'via' realizzando per i loro veicoli, aerei e navi praticamente tutto: armi, motori e sensori. Il tentativo di sganciarsi dalla schiacciante 'omologazione' americana e tedesca ha comportato mezzi non eccezionali, ma nemmeno disprezzabili. Meglio è andata in particolare quando si è seguita la via di programmi binazionali, ma in generale il costo e la complessità dei nuovi sistemi d'arma militari è tale da rendere praticamente infattibile lo sviluppo interamente indigeno di mezzi moderni. Anche per le armi portatili, per esempio, i francesi hanno manifestato luci e ombre. Non hanno mai brillato per le pistole, per esempio, e i loro fucili semiautomatici non erano un granché. Poi però hanno prodotto il FAMAS, uno dei migliori e più moderni fucili d'assalto. I razzi controcarro francesi sono pure un concetto di successo, con armamenti come l'Apilas, i corazzati medio leggeri sia ruotati sia cingolati, i mortai rigati, i cannoni-mortai, SAM a corto raggio e AAM sono tra le migliori realizzazioni francesi e ampiamente note nel mondo. Anche la cantieristica ha un buon successo, mentre gli aerei di ogni tipo francesi o binazionali (per es.: Alpha Jet, ATR, Transall) si sono fatti un nome più che rispettabile. Paradossalmente, quando i Mirage francesi raggiunsero grande fama, nel '67 con gli israeliani, la Francia cambiò politica e da allora in Israele, prima praticamente equipaggiato solo con aerei francesi, non venne più esportato un solo aereo.

I conflitti francesi dal dopoguerra sono stati innumerevoli, spesso catastrofici. Di seguito si cerca di ricostruirne alcuni, almeno quelli più noti e documentati, visti essenzialmente dal punto di vista militare (l'aspetto sociale, politico, ecc. sarebbe uno sforzo improbo che esula da questo tomo).

1990/91: Operazione Daguet

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La partecipazione francese alla Seconda guerra del Golfo fu complessa e molto consistente, incominciando presto il dispiegamento nel Golfo Persico. Di fatto, vennero mobilitati grossi quantitativi di mezzi terrestri, navali e aerei, mandati in zona da Mitterrand per richiesta esplicita del presidente statunitense Bush.

Armée de l'Air

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Quanto segue si riferisce, eccetto le eccezioni nominate, all'articolo in nota: [1].

Per l'occasione della Guerra del Golfo, 12 Mirage 2000C vennero schierati ad Al Ahsa, provenienti dalla 5ème. 12 Mirage F.1 della 12ème erano invece stati schierati a Doha, in Quatar. Anche 3 lanciamissili Crotale e altre armi leggere vennero schierate per l'occasione[2].

La base di Al Ahsa era in realtà solo un piccolo aeroporto vicino a Hofuf, a circa 100 km da Dhahran, zona orientale della penisola arabica. Qui venne inviata una forza iniziale di 8 Mirage 2000 della 5 Escadre di Orange, poi 6 Mirage F.1CR della 33ima e 8 Jaguar della 11ima. Era il minimo indispensabile per scongiurare l'attacco all'Arabia Saudita, effettivamente un territorio assai vulnerabile e con poco personale addestrato per i sofisticati sistemi d'arma comprati dai petroldollari. Il supporto logistico venne assicurato da 4 KC-135F della 93° Escadre. Ma dopo questo primo, provvisorio schieramento la forza totale dell'Armée de l'Air è cresciuta di molto con 6 F.1CR e 10 piloti, 14 Mirage 2000 con 24, 27-28 Jaguar con 42 piloti, infine aggiunti anche 2 Puma per il SAR. In tutto questa piccola aviazione arrivava fino a 63 apparecchi e 1.500 uomini, che nondimeno erano solo il 10% del totale impiegato dai francesi durante Daguet. Se per esempio l'Italia schierò alcune navi e una squadriglia di Tornado, la Francia non si limitò a pochi carabinieri per la sorveglianza a terra, inviò una forza a livello di divisione leggera. Per quello che riguarda la difesa di Al Asha, essa era data anche da cannoni da 20 mm binati, missili Crotale e i nuovissimi Mistral. La base araba era tutt'altro che ben attrezzata, con un paio di costruzioni con condizionamento dell'aria in cui furono prontamente alloggiati i piloti. Il bisogno poi aguzzò l'ingegno e poco alla volta la base divenne assai ben attrezzata, ma tutto quell'insieme di aerei era vulnerabile nondimeno ad eventuali attacchi, non essendovi hangar ma solo alcuni ripari realizzati soprattutto per rendere possibile la bonifica degli aerei in caso di attacco NBC. I Mirage F.1 si sono messi in evidenza per le missioni d'addestramento che hanno prodotto la perdita di un aereo durante uno di questi voli; però paradossalmente anche gli iracheni avevano lo stesso tipo di aereo e nonostante le meraviglie degli IFF moderni nei primi giorni ai piloti venne ordinato di non prendere parte a nessuna missione, cosa decaduta solo dal 26 gennaio. I caccia francesi entravano in azione, sia i Jaguar sia i Mirage F.1 con un paio di bombe da 250 kg sotto ciascuna ala, serbatoio ventrale, pod ECM. Nel caso dei Mirage F.1CR, veri e propri caccia multiruolo, era possibile anche utilizzare due missili R.550 per l'autodifesa alle estremità alari, ma i Jaguar francesi non avevano i piloni sopra l'ala come i similari inglesi. In questo caso dovevano utilizzare solo un pod ECM sotto un'ala e un missile R.550 sotto l'altra. Ma se non altro avevano ancora il paio di cannoni DEFA cosicché vi erano 2 cannoni e un missile anziché due.

I missili e le bombe guidate erano solo presenti per i Jaguar, all'epoca gli unici vettori di armi guidate convenzionali aria-terra dell'Armée (ovvero un modo per escludere sia i missili ASMP sia gli Exocet dell'Aéronavale) avevano bombe laser e missili AS-30L, ma per i piloti e gli avieri il caldo non era di poco conto. La legge islamica non permetteva l'uso di alcool, ma i militari francesi avevano un grosso vantaggio su tutti: mangiare bene. Le razioni di combattimento le riservavano solo nelle emergenze, almeno per questa base dell'Armée de l'Air. Nel frattempo gli americani erano costretti a problemi sanitari non indifferenti con centinaia di casi di salmonellosi e anche di botulismo, o nel migliore dei casi, si facevano fare la 'spesa' da casa. Per gli avieri francesi, 81 del personale tecnico di 7 specialità diverse, avevano soprattutto da fare i conti con la sabbia, finissima, polverosa, che si insinuava dappertutto e l'abitacolo doveva essere pulito con un potente aspirapolvere.

Quanto all'attività operativa, in tutto sono stati inviati nel Golfo 5 KC-135FR della FAS mentre la FATAC ebbe 4 Mirage F.1CR (33ème ER), 14 Mirage 2000RDI, 8 Mirage F.1 della 12ème, ben 28 Jaguar dell'11ème e un C-160Transall/Gabriel della 51ème EE, 2 Puma e 11 C-130/C-160 del COTAM.

In tutto sono stati utilizzati (solo considerando le macchine di prima linea?) 66 aerei francesi. Operaraono dalle basi di Al Ahsa, Doha, Riyadh. I caccia d'attacco erano 8 Mirage F-1C dealla 12ème (che notare bene, era un'unità da caccia) e fino a 25 Jaguar A dell'11ème già citata. La protezione aerea era data da un massimo di 12 Mirage 2000RDI della 5ème EC, mentre 5 KC-135F della 93ème garantivano il rifornimento in volo e 4 Mirage F-1CR, un Gabriel, 11 C130 e C-160 e due Puma del COTAM per missioni SAR. Il battesimo del fuoco arriverò già nel primo giorno di operazioni belliche da parte di 12 Jaguar sulle basi di Ahmed Al Jaber in Kuwait. 4 aerei vennero danneggiati, incluso uno che si prese un missile Strela in un motore e uno che ebbe il pilota con il casco di volo spaccato da un colpo di Kalashikov. I Mirage F-1CR rimasero per il momento inattivi, essendo troppo facile scambiarli per gli omologhi iracheni: ma dal 26 gennaio entrarono in azione pure loro. Questi sono stati gli unici a subire una perdita, ma non per mano irachena: un Mirage si schiantò il 7 dicembre 1990 in territorio saudita durante una missione di ricognizione. I Jaguar A hanno compiuto un totale di 615 missioni per 1.088 ore di volo senza nemmeno una perdita, ma con 4 aerei danneggiati sui primi 12 che entrarono in azione, tra cui uno che venne danneggiato da un missile SA-7 in un motore.

L'attività vide un uso di bombe a grappolo Beluga, missili AS-30L e bombe antipista Durandal, oltre a bombe da 250 kg. La forza d'attacco francese era costituita ancora dai Jaguar A, che vennero aggiornati al meglio con il pod ATLIS per la designazione dei missili aria-superficie a guida laser.

I caccia Mirage 2000 hanno partecipato con un totale di 14 apparecchi dispiegati, con 1.451 missioni di cui 512 dopo lo scoppio della guerra con un totale di ben 3.000 ore di volo, ovvero oltre 200 per ciascuno degli aerei. Hanno operato con due R.550 Mk 2 e 2 Super R.530D ovvero i migliori missili disponibili per l'Aeronautica francese, nonché un serbatoio ventrale da 1.300 L. Non hanno subito perdite. La 93 Escadre di Ravitaillement en Vol ha operato dal 15 ottobre con due KC-135FR, poi aumentati fino a 5 dal 15 gennaio, mentre l'attività ha comportato 327 missioni per 1.700 ore di volo. Di queste, 220 missioni e 1.000 ore dopo lo scoppio delle ostilità, ovvero dopo il 17 gennaio. I rifornimenti sono stati 185 per i Jaguar A, 65 di Mirage F.1CR e ben 437 per i Mirage 2000 DA, ma anche 8 per gli F-14 e 1 per un EA-6. In tutto sono stati utilizzate, per tutti questi rifornimenti, 1.693 t di carburante. Durante le operazioni nel Golfo, nel periodo 3 agosto 1990-28 febbraio 1991 il COTAM ha contribuito con 1.276 missioni per 10.070 ore di volo, trasportando 20.489 passeggeri e 10.541 t di merci.

Una delle primedonne della partecipazione della Francia alla guerra fu la DAM, Division Aéromobile che si fa perno sull'ALAT, ovvero l'Aviation Légère de l'Armée de Terre. Nel seguirne l'attività ci si riferisce a un'unica fonte [3]. Il rischieramento ebbe inizio in terra saudita già con la partenza, il 13 agosto 1990, della CLEMENCEAU, il COLBERT e la nave da rifornimento VAR. Da Tolone si spostarono fino a Gibuti il successivo 22 agosto. La portaerei non era però in assetto da 'combattimento', ma nella configurazione PA2 che significa 'configurazione portaelicotteri', in effetti trasportava a bordo, stipati nel suo hangar ben 12 elicotteri Puma medi e 30 Gazelle leggeri, per la maggior parte appartenenti al 5ème RHC che normalmente era di stanza a Pau, sud-est della Francia. La missione a cui partecipavano era chiamata 'Salamandre'.

Dopo un acclimatamento rapido e un programma d'addestramento per le condizioni desertiche, la portaerei partì con gli elicotteri per Fujayrah, Stretto di Hormuz. Seguirono altri 10 giorni di esercitazioni con le forze degli Emirati Arabi Uniti, decollando direttamente dalla portaerei. Naturalmente tutti gli elicotteri erano stati modificati per avere un rotore ripiegabile, e ogni mattina 30-40 elicotteri decollavano in ondate 10 -15 dal ponte della grande nave e andavano ad addestrarsi alle tecniche di rifornimento rapido di missili HOT e caricatori di cannoni da 20 mm. Dopo un'altra sosta di 3 giorni nelle acque del Sultanato di Oman la nave avrebbe raggiunto il Mar Rosso, nel porto saudita di Yanbu, il 23 settembre. Questo non fu la prima forza francese ad arrivare in Arabia Saudita, perché vi erano anche 2 Gazelle e 4 Puma ad aspettarli, che da metà settembre erano presenti grazie al trasporto con Boeing 747 cargo dell'Air France.

Nel frattempo arrivò anche il reparto comando del 5 RHC e una compagnia rinforzata del 1er Régiment d'Infanterie (RI) della DAM per la ricognizione avanzata e il combattimento anticarro, essendo la 1ère CECAC (Compagnie d'Eclairage et de Combat Anti-Char). In tutto vi erano quindi già 48 elicotteri presenti alla fine del mese in Arabia Saudita. Il 26 settembre vennero schierati nel nord dell'Arabia, presso il King Khaled Military Camp. La distanza di oltre 1.000 km venne coperta in 6 ore con 3 rifornimenti intermedi (davvero gli elicotteri non sono famosi per l'autonomia, e quelli francesi non avevano alcuna sonda per il rifornimento in volo e nessun serbatoio ausiliario). In questo modo partirono da una base troppo distante per eventuali attacchi iracheni e si schierarono attraverso la penisola arabica raggiungendo il Golfo Persico.

Nel frattempo erano giunti aerei dell'Aeronautica e navi della Marina come i caccia DUPLEIX e MONTCALM, la fregata PROTET e la corvetta COMMANDANT DUCUING. Queste navi partecipavano all'embargo contro l'Iraq organizzato, per la Francia, con l'Operazione 'Artimon'.

A quel punto, con l'arrivo anche di una brigata rinforzata di fanteria il nome dell'operazione francese cambiò, diventando 'Daguet', un nome poco significativo (significa 'cerbiatto'), ma i francesi avrebbero dimostrato tutt'altro che una presenza leggiadra nei mesi successivi. In ogni caso, il 31 ottobre arrivarono altri 24 elicotteri che si aggiunsero ai 48 già presenti, e riuscirono a precedere lo schieramento di caccia francesi ad Al Ahsa, di poco successivo. Certo, erano forze considerevoli, ma nondimeno, questo 'build up' si stava completando mesi dopo l'invasione irachena del Kuwait. Sebbene gli iracheni non erano intenzionati a invadere l'Arabia, ma lo schieramento iniziale era tanto esile che sarebbe servito solo a mostrar bandiera.

Al 4 novembre 1990 erano presenti 72 elicotteri francesi: 54 Gazelle ripartiti in ben 6 squadriglie: 1 e 2 da ricognizione (SA-341 e 341L), 3,4,5 e 6 (SA-342M), nonché 18 Puma sulle squadriglie 7 e 8 per il trasporto e il SAR.

Al gennaio 1991 l'Operazione Daguet vedeva una divisione rinforzata pluriarma con fanteria su VAB, artiglierie TRF-1 da 155 mm, blindo AMX-10RC, carri AMX-30B2 e ulteriori rinforzi da parte dell'ALAT. Questa arrivò a ben 126 elicotteri: 88 Gazelle di cui circa 70 del tipo 342M con 4 missili HOT, e il resto SA 341 o 342L con cannone da 20 mm. Gli altri elicotteri erano una trentina di SA-330 Puma di cui 12 modificati per il SAR. Altri elicotteri erano una decina di Lynx, armati con missili AS-12, della Marina.

Di questo schieramento non vi erano più parte gli uomini del 5 RHC, rimpatriati il 15 dicembre, ma gli elicotteri erano rimasti sul posto. In tutto vi erano i reggimenti 1 e 3 appositamente formati per l'emergenza, almeno con quell'organico, da reparti della DAM e altri come il 1, 2, 3, 4, 6 e 7 RHC.

L'addestramento sul deserto non era, nonostante gli ampi spazi disponibili, facile. Il fenomeno delle riflessioni anomale è un problema non da poco se si vola a 200 km/h a pochi metri, il caldo causa riverberi strani, la sabbia riduce la visibilità. Ma soprattutto la sabbia saudita, leggerissima ma dura, quarzosa, capace di rovinare la trasparenza del plexiglas, addirittura scartavetrare i piloni e altre superfici, ma soprattutto erodendo i rotori nei loro bordi d'attacco. L'esperienza dimostrava che il deserto era il peggior nemico degli elicotteri, effettivamente macchine delicate e sensibili all'usura rispetto agli aerei. I francesi avevano già esperienza riguardo a questo tipo di ambiente, grazie alle esperienze chadiane, e poi i Gazelle erano stati venduti anche all'Iraq, che li ha impiegati per anni contro l'Iran.

Gli elicotteri francesi hanno adottato quindi delle modifiche sia materiali sia di tattica: per esempio l'atterraggio era eseguito direttamente, senza hovering finale per non sollevare la maledetta polvere del deserto. I rotori avevano un bordo d'attacco protetto con il nastro isolante, mentre le aree d'atterraggio vennero coperte da superfici di tela. Anche così la manutenzione era onerosa, ma i Gazelle erano tanto semplici che non era eccessiva. Gli Apache, invece, avevano entrambi i motori lavati con acqua corrente tutti i giorni. I filtri antisabbia erano utili, ma non necessariamente sufficienti per quel tipo di sabbia. Inoltre si intasavano facilmente, mentre le batterie riducevano la vita utile in maniera considerevole col caldo del deserto. I motori, poi, si ritrovavano una perdita di potenza non indifferente con l'aria calda e rarefatta.

Nondimeno, oltre a 'sopravvivere' gli elicotteri francesi vennero aggiornati, anche se questo significava aggiungere peso. Gli SA 341, in genere armati con un cannone da 20 mm, non erano provvisti di un sistema di navigazione sofisticato come il NADIR degli SA 342M, limite non indifferente per elicotteri che avrebbero dovuto essere dei mezzi d'esplorazione per le macchine controcarro. Così arrivarono i GPS, ma arrivarono anche per diversi elicotteri le camere termiche CHEOPS, lanciatori di chaff e flare, e seggiolini in kevlar per gli equipaggi. L'addestramento continuava in maniera intensiva: nel deserto era possibile vedere un bersaglio a 16 km, ma l'identificazione era possibile solo a 2 km.

Per attaccare i bersagli previsti vennero messe a punto le tecniche ottimali con 5-7 elicotteri operanti su di una linea di 1.500 m, con due Puma che seguivano a 500 m per compiti SAR. Gli elicotteri francesi non avrebbero dovuto entrare in azione per recuperare gli elicotteristi caduti, ma avrebbero recuperato il pilota di un F-16 durante la guerra. Questa, scoppiata il 17 gennaio 1991 vide l'ALAT pronta a muovere a Rafhna, circa 30 km dal confine iracheno, assieme alle forze terrestri francesi, che cooperavano col XVIII Corpo d'Armata dell'US Army.

Forze di terra e di mare

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Per quanto riguarda le Forze terrestri [4], le prime unità giunsero il 29 settembre, sbarcando presso il terminale petrolifero di Yambu, sul Mar Rosso. Inizialmente arrivò una brigata, ma alla fine divenne una divisione leggera, grazie anche alla base logistica di Gibuti. Detto degli elicotteri e aerei, vi era da menzionare la cavalleria corazzata, con le blindo pesanti AMX-10RC. Queste erano appena meno possenti delle Centauro italiane, tanto per dare un'idea; ma le Centauro entrarono in servizio solo l'anno dopo, mentre le AMX-10RC erano un mezzo già in linea da anni in oltre 300 esemplari, come degne sostitute delle blindo pesanti EBR-75 che avevano una minore autonomia essendo a benzina, ed erano armate con la torretta oscillante dei carri AMX-13. In tutto vi erano:

  • 3 battaglioni con gli AMX-10RC. Queste unità di cavalleria blindata avevano anche 40 VAB con il potente sistema missilistico controcarreo HOT in torretta lanciamissili speciale, e le piccole blindo Sagaie con cannone da 90 mm, che con una ventina di mezzi componevano gli elementi di un quarto battaglione.
  • A parte questi elementi di punta con qualcosa come 180 veicoli da combattimento ruotati tra blindo medie e pesanti, e veicoli lanciamissili, vi erano 2 battaglioni di fanteria motorizzata su VAB e un battaglione di fanteria aeromobile.
  • Inoltre vi era un battaglione d'assalto del genio con VAB, ma anche missili controcarri e veicoli speciali.
  • Infine era presente un battaglione di artiglieria con 36 obici da 155 mm.
  • Tutto questo era coordinato da un Q.G. con supporto logistico, compagnie di specialisti per la guerra elettronica, unità per la protezione del comando, trasporto, mediche, polizia militare.

In tutto vi erano 140 blindo, 36 artiglierie pesanti, 250 VAB (delle migliaia presenti nell'Armée), migliaia di veicoli di ogni sorta che variavano dalle piccole jeep P4 ai camion pesanti TRM4000 da 10 t di capacità. In tutto la divisione leggera, chiamata come l'operazione in tutto DAGUET era ben differente da quella schierata dagli inglesi con l'operazione 'Granby'. Infatti gli inglesi schierarono un'unità pesante con i Challenger, ben diversa dalla divisione leggera francese. Nei fatti entrambe si dimostrarono efficaci, anche se per affrontare il grosso delle forze irachene erano necessari i mezzi pesanti delle unità anglo-americane, mentre i francesi potevano combattere battaglie aeromobili veloci contro obiettivi strategici ma non molto difesi.

Quanto alle navi ne vennero mobilitate in tutto una quindicina: le fregate (o caccia) 'Montcalm', 'Dupleix', 'De la Motte-Picquet', ma anche la nave d'assalto anfibio 'Foudre' che avrebbe avuto essenzialmente il compito di nave ospedale. Non mancavano alcuni sottomarini nell'Oceano Indiano. Dopo avere trasportato elicotteri, la FOCH e la gemella CLEMENCEAU erano entrambe pronte a Tolone con i Super Etendard.

I Legionari francesi, nemmeno a dirlo, erano una forza preminente in questo schieramento, con oltre 2.500 uomini in 3 battaglioni: il 1 REC, 2 REI, e 6 REG. Il primo di questi reparti era basato ad Aubagne, dov'era anche il comando dell'intera Legione Straniera, nonché la sede amministrativa. Inizialmente schierate a Hafar Al Batin vennero poi spostate a Miramar, mentre il governo francese tentava le vie diplomatiche per evitare il peggio. Nel frattempo, in questa 'Drole du guerre' entrambi gli schieramenti tentavano di eseguire ricognizioni terrestri come i CRAP (Commandos aeroportati, ma 'crap' in inglese dev'essere stata una ben risibile sigla...) e quelli del 1 RPIMa e 13 RDP (specializzati, in entrambi i casi nella raccolta di informazioni). Nel frattempo la Legione straniera era impegnata in azioni difensive pattugliando a difesa delle proprie installazioni; non era facile, i beduini del deserto spesso nascondevano dei commandos iracheni. Il 2 febbraio vi fu di sicuro un conflitto a fuoco che vide gli iracheni ritirarsi dopo avere subito alcune perdite. La vittoria venne ottenuta da elementi del 2 REI e 1 RHP. Il 12 venne catturato un disertore iracheno che fornì indicazioni utili per distruggere una quindicina di avamposti iracheni al confine. Oramai la guerra era scoppiata da settimane. La DAGUET era posta sotto comando del 18imo Corpo aerotrasportato del Gen. Gary Luck, ma il Gen. Janvier aveva a sua volta il comando della 2a brigata dell'82ima Divisione. La forza schierata per le operazioni era suddivisa in tre gruppi: sul lato est dello schieramento vi era il 4° Dragoni con i carri AMX-30B2, il 3° RIMa/RICM (fanti di marina), 4° RHC (elicotteri d'attacco). In avanguardia vi era un distaccamento del 6° REG e del genio per sgomberare la strada dalle mine e ostacoli. Al centro vi era la 2a Brigata americana, comandata dal Col. Rocoz e con un distaccamento di scoperta del 6 REG. Il lato ovest era assegnato al gruppo Rosso (il lato E era presieduto dal 'gruppo verde') con il 1 REC, 2 REI, 6 REG, 1 Spahis, uno squadrone RICM, componente di artiglieria dell'11° RAMa, e quella del 210° battaglione di artiglieria americano, oltre infine al 3 RHC di elicotteri.

Battaglie nel deserto

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Dopo avere conquistato un saliente alto circa 35 m da parte del 2 REI, alla cui sommità vi era un fortino iracheno. Questo era l'obiettivo 'Natchez', che venne occupato già alle 15 del 22 febbraio, ben prima dell'inizio dell'offensiva terrestre. I francesi del 3° plotone della 4° compagnia del 2° REI furono i primi della Coalizione a invadere l'Iraq. Arrivarono con i VAB, poi giunsero i rinforzi. A un certo punto arrivò in una nube di polvere un veicolo iracheno, che però non offrì resistenza: anzi, vennero per negoziare la resa.

Dalle 13 del 23 febbraio i francesi erano entrati nel territorio iracheno di almeno 10 km, e occupavano stabilmente il saliente del fortino e i dintorni. Il 24 febbraio 1991 incominciò l'offensiva generale verso As Salman e il suo aeroporto, nonché il nodo stradale di grande importanza. Il 6 REG partì in avanscoperta e trovò molti soldati iracheni che erano letteralmente terrorizzati, nelle loro buche avevano passato settimane tanto che uno di loro venne fuori solo dopo che i francesi accettarono di deporre le loro armi. Del resto, all'epoca le truppe di confine irachene erano talmente debilitate, che alcuni soldati si arresero persino a una troupe del Tg3.

Nella zona chiamata 'Rochambeau' venne incontrata una resistenza molto maggiore, con carri interrati che aprirono il fuoco contro i francesi. Questi risposero con mortai da 81 mm, carri AMX-30Bs, ed elicotteri. Alle 14:00 la resistenza cessò e 1.000 soldati di 3 battaglioni iracheni si arresero.

Il Gruppo Verde continuò ed espugnò la cittadina di As Salman, dov'era il QG della 45ima divisione irachena, conquista pagata con solo 2 morti e 24 feriti del REG, durante uno scontro a fuoco in una prigione fortificata.

A ovest, nel frattempo, venne occupata un crocevia chiamato Polluce a 20 km dal confine, partendo alle 5:30 e arrivando alle 7:30 con 2 squadroni del 1 REC. Abbatterono anche un drone, cosa molto singolare visto che non pare che gli iracheni ne avessero (sarà stato americano?). Poi arrivarono a un obiettivo chiamato Orange 1 a 8 km a est di 'Polluce'. Poi passarono a un altro obiettivo chiamato 'Orange 2' a 8 km dal primo. Dopo uno scontro attorno alle 10:00 con alcune forze irachene venne ripresa l'avanzata verso Castor', un altro obiettivo. Dopo queste azioni iniziali, il giorno dopo venne attaccato l'aeroporto di As Salman, una base aerea molto moderna nel mezzo del deserto. L'operazione ebbe inizio con una tempesta di sabbia che mise a terra gli elicotteri. Dopo le 11:00 venne ordinato di conquistare la base. Il raggruppamento era costituito da 3 gruppi con altrettanti squadroni corazzati del 1 REC, compagnie di fanteria del 2 REI e plonti d'assalto del 6 REG, oltre a una forza di 5 plotoni controcarro del 2 REI, un gruppo di supporto con 2 plotoni di mortai pesanti da 120 mm, un gruppo con sistemi VAB-HOT del 1 REC e uno squadrone corazzato sempre della stessa unità.

Vennero lanciati attacchi con i Gazelle e gli A-10 americani, l'artiglieria sparò a partire dalle 15:30 e lo squadrone con gli HOT lanciò 12 missili contro i cannoni antiaerei. Il Genio aprì brecce con i reticolati, poi bonificò la zona da ordigni inesplosi, specie i CBU alleati. Alle 16 i gruppi d'attacco francesi incominciarono l'assalto finale, avanzando contro gli shelter e gli edifici vari, e alle 17:00 venne attaccato un deposito munizioni da parte del gruppo 2 e una cannonata da 105 di un AMX-10 lo fece esplodere, cosa che continuò per gran parte della notte. Poi le truppe sui VAB rastrellarono la base e le sue gallerie sotterranee. Il crocevia lì vicino venne occupato poco dopo e un plotone di T-69 iracheno venne messo in fuga, dopo essere stato colto di sorpresa. Con la notte piccoli gruppi di iracheni scapparono, e alcuni vennero catturati dai francesi, che il giorno dopo erano in marcia verso un altro obiettivo, 'Cajun', e a mezzogiorno percepirono di essere sotto attacco da parte di una forza irachena, forse della vicina 54° divisione. Ma era solo uno scherzo della tempesta di sabbia, che stava imperversando in maniera massiccia al momento.

In tutto, durante la missione Daguet vi furono solo 2 legionari uccisi. Avrebbero terminato la loro missione solo nel giugno 1991 con il ritorno a Tolone dell'ultima portacontainer francese. Il 6 REG sminò Kuwait City subendo 2 morti per esplosioni accidentali. Era finita così la missione Daguet.

Da ricordare l'intensa attività delle unità speciali francesi, sebbene incomplete e con impegno tattico più che strategico [5]. Anzitutto, a livello tattico era ben noto il CRAP, Commandos de Recherche et d'Action dans la Profondeur, elementi scelti dei paracadutisti francesi, con compiti entro le linee nemiche di vario genere, dalla marcatura obiettivi al sabotaggio. Ogni reggimento para ha un plotone di questi uomini (almeno, questo era lo schieramento del 1991) di circa 20 elementi in 2 squadre con pattuglie di 4-6 elementi. In tutto v'erano 160 elementi di questo corpo scelto, 2 del 2 REP (Reggimento Parà della Legione Straniera) e del 25° RAP (Reggimento Artiglieria Paracadutista), 1 per il 3 RPIMa (Reggimento Ussari Paracadutisti) e 1 per il 1 RCP (Reggimento Cacciatori Paracadutisti). Sono stati i CRAP a portare l'attacco iniziale al QG della 45° Divisione irachena, e in seguito sono stati 2 di loro a essere uccisi da submunizioni da disinnescare in un forte ad As Salman. I CRAP sono stati poi usati per disinnescare 18 diverse ambasciate a Kuwait City.

A parte questi, vi è stato l'impiego di sette squadre del 13° RDP, Reggimento Dragoni Paracadutisti e 5 del 1 RPIMa. L'RDP era incaricato delle ricognizioni avanzate in territorio nemico, e il secondo per azioni offensive prolungate in questo, anche in profondità. In genere l'13 RDP aveva jeep P4 con team di 4 elementi e una mitragliera da 12,7 mm. Una di queste pattuglie, all'epoca da poco dotata del rivoluzionari GPS, venne catturata già nell'ottobre 1990 in territorio iracheno da una unità similare irachena. Evidentemente già dalla prima fase dello spiegamento francese vi fu un'intensa attività dei reparti speciali francesi. Ma questi non finiscono qui: la Marina era presente con gli incursori del Commando 'Hubert' de del Commando 'Trepel', che agivano spesso con i SEALS americani e gli SBS britannici. Ma nemmeno questi reparti completano il totale: la costellazione delle unità 'speciali' comprendeva anche la 11 CHOC, incaricata di mantenere un controllo con diverse squadre, degli Alti comandi iracheni. Si trattava del personale più scelto tra tutti e pare anche che fosse implicato nell'illuminare bersagli a Baghdad per gli F-117 americani (cosa non tanto plausibile, a dire il vero, ma tanto è stato dichiarato e se ne prende atto). Pare che fossero anche implicati nella (disastrosa) sollevazione curda in Iraq, subito dopo la guerra. Quando le cose hanno preso una brutta piega, sono stati fatti discretamente esfiltrare. La loro attività si sarebbe giovata, caso unico tra gli Alleati anti-Saddam, anche della collaborazione con i potenti servizi segreti siriani.


Le battaglie aeroterrestri e l'ALAT

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L'offensiva generale terrestre incominciò solo 40 giorni dopo gli attacchi aerei [6] con 3 azioni simultanee: attacco frontale verso E da parte dei Marines e i Sauditi, manovra di sfondamento da parte del VII dell'US Army, panarabi e britannici del settore centrale con conversione a E verso il Kuwait per gli inglesi e verso NE per gli americani, diretti a Bassora. Infine vi fu un attacco in profondità verso ovest da parte del XVIII C.d.A. USA, con direzione Nassyria e Bassora dopo la conquista di Al Salman che ha visto anche l'uso di ben 460 elicotteri per portare 3000 soldati della 101° Divisione 113 km dentro l'Iraq, in una posizione chiamata in codice 'Cobra'.

I francesi ebbero verso la fine di gennaio la loro missione riguardo all'offensiva terrestre: avanzata sulla base aerea di As Salman, attacco verso la frontiera tra Iraq e Kuwait, protezione del fianco sinistro dell'attacco alleato. Così si arrivò al 21 febbraio 1991 quando gli elicotteri varcarono per la prima volta il confine iracheno, erano quelli della 1 e 6 squadriglia del 3 RHC per colpire un centro di comunicazione shelterizzato, distrutto in pochi minuti con missili HOT e cannoni da 20 mm, mentre una pattuglia di elicotteri del 1 RCH eseguiva una ricognizione. Il 22 febbraio elicotteri della 1 e 4à DHC lanciarono 11 HOT contro un posto di frontiera iracheno.

Dopo queste azioni preliminari, alle 17 del 23 febbraio 1991 erano pronte per l'offensiva generale, che sarebbe scattata il giorno dopo. Già nella notte i legionari del 2ème Régiment Etranger d'Infanterie (REI) occuparono le posizioni irachene nell'entroterra, a 5 km dal confine. Era l'obiettivo noto come 'Natchez'. Inoltre, sempre durante la giornata del 23 vennero lanciate parecchie incursioni controcarri da parte degli elicotteri francesi.

Il 24 scattò l'operazione 'Princesse de Clèves'. L'asse di penetrazione era denominato 'Texas' e vi erano due raggruppamenti della 'Daguet' che avrebbero avanzato sui lati di questa direttrice. Il Raggruppamento Ovest era concomitante col XVIII Corpo statunitense, e contemplava la presenza del 1 Reggimento Spahis (RS), 2o Régiment Etranger de Infanterie (REI), 1 Régiment de Cavalrie (REC), 11ème Régiment d'Artillerie de Marine (RAMa). Il Raggruppamento Est aveva spazio fino alle posizioni occupate dalla 24° Divisione meccanizzata americana. Qui vi erano il 4 Reggimento Dragoni (RD), 2 compagnie del RICM (Régiment d'Infanterie Chars de marine), il 6ème Régiment Etranger de Génie (REG). I reggimenti RHC erano il 1° per il raggruppamento Est, e il 3° a Ovest.

Alle 5:30 incominciò l'offensiva, con il supporto anche della 2° Brigata della 82° divisione aeroportata. Di fronte i francesi e gli americani avevano la 45° Divisione di fanteria, al comando del Gen. Zadibi, forte di 10.000 soldati.

Prima di tutto vennero occupati i capisaldi attorno al nodo stradale di As Salman, chiamato obiettivo White, e distante oltre 150 km dal confine, e al tempo stesso proteggendo i fianchi del XVIII americano da eventuali contrattacchi iracheni. Una brigata di fanteria con 16 elicotteri Gazelle dell'1 RHC si presentò davanti all'obiettivo e vennero sparati 30 missili HOT e centinaia di proiettili da 20 mm contro blindati e bunker. Poi nel pomeriggio venne occupato un altro obiettivo, il Rochambeau' dai Marsouins della 3ème RIMa e dai paracadutisti dell'82° americana, con il supporto di 44 carri armati AMX-30B2 della 4ème RD e gli AMX-10RC del RICM. La fanteria vide i trasporti VAB del 2ème REI oltrepassare 'Rochambeau' e puntarono su As Salman, appoggiati dagli AMX-10RC del 1er RS e 1er REC.

Una concentrazione di mezzi ad As Salman venne attaccata dagli elicotteri della 1 RHC distruggendo artiglierie da 122, carri Type 59, trasporti truppe. Anche questo obiettivo, chiamato in codice 'Chambord', venne distrutto in pochi minuti. Il 25 febbraio venne attaccato l'aeroporto di As Salman, prima dai Gazelle che, stando fuori tiro, lanciarono i missili HOT contro le postazioni di cannoni da 14,5 e 23 mm. Erano gli elicotteri della 4° squadriglia del 3 RHC. Poi vennero avanti, dalle 11, il 1 REC e il 2 REI, attaccando da est, mentre il 1 RS colpiva l'obiettivo 'Bordeaux' tra As Salman l'aeroporto omonimo. Oltre agli elicotteri vennero impiegati con successo anche i blindati e in particolare gli AMX-10RC, nonostante la loro leggera protezione. Gli AMX spararono 600 colpi da 105 mm. A un certo punto, entrarono dentro l'aeroporto nonostante che i cannoni antiaerei potevano, se fossero stati intatti, causare gravi danni. A un certo punto la resistenza irachena si era trovata a difendere il deposito principale dell'aeroporto, ma questo venne colpito da una cannonata e saltò in aria fragorosamente.

I Gazelle continuarono l'attacco, inclusi quelli armati col cannone da 20 mm che attaccarono a volo radente, nonostante i rischi dell'avvicinarsi sull'obiettivo. Su di una collina vi era il QG della 45°, vicino all'aeroporto, e venne investito da uno squadrone del 4ème RD dopo una scarica di HOT lanciati la mattina dagli elicotteri del 3ème RHC, che però il pomeriggio furono messi a terra per una tempesta di sabbia. All'alba venne conquistata la base in maniera definitiva da parte dei Marsuins del 3 RIMa. Vennero trovati grossi quantitativi di armi e documenti, ma non aerei: erano già volati tutti in Iran.

Così, in meno di 36 ore la missione era compiuta: penetrare di 150 km in Iraq e occupare sia il nodo sia l'aeroporto di As Salman. I carri americani avrebbero potuto procedere oltre, grazie alla conquista di 'Texas', e andarono fino ad As Samawa e toccare l'Eufrate. Dopo questa battaglia venne continuata l'azione da parte degli elicotteri, che nonostante la loro leggera struttura erano riusciti a sopravvivere senza perdite a tutte queste operazioni, dimostrando il valore di una forza d'attacco eliportata. Mentre gli italiani ancora aspettavano l'entrata in servizio dei primi Mangusta, la cospicua forza dei ben più leggeri Gazelle era riuscita a compiere con efficacia e sicurezza la propria missione. Tra le ultime operazioni vi fu la distruzione della stazione radar di As Shubaka, colpita dai Gazelle del 3 RHC e poi demolita da un plotone del 1° CECAC, eliportato da 3 Puma per completare l'opera dei missili. Nelle successive missioni, gli elicotteri francesi si spinsero fino a meno di 20 km dall'Eufrate.

Alla fine di questo intenso impegno bellico, l'Operazione Princesse de Clèves vide l'annientamento della 45° Divisione irachena, con la cattura di 3.000 soldati e l'occupazione dell'importante aeroporto. Vennero distrutti circa 20 carri armati, un centinaio di mezzi corazzati leggeri, autocarri (spesso erano nascosti dietro terrapieni di sabbia), 26 pezzi d'artiglieria, vennero poi catturati una decina di carri, 40 artiglierie, 70 mortai pesanti e medi, oltre 700 t di munizioni che poi sarebbero state distrutte sul posto dai genieri del 6ème REG. In tutto i francesi spararono 270 colpi da 105 mm da parte degli AMX-30B2, 290 da parte degli AMX-10RC, vennero lanciati 22 missili MILAN e sparati 560 colpi di mortai da 120 mm.

Gli elicotteri dell'ALAT lanciarono 328 HOT, di cui la maggior parte erano HOT 2. Trovandosi senza altri mezzi d'offesa, gli SA 342M erano costretti a usare i loro 4 missili per ogni bersaglio utile, così in tutto vennero distrutti solo una ventina di carri e mezzi blindati, tra i primi essenzialmente T-59 ma anche i più potenti T-62. Per il resto vennero colpiti 40 veicoli trasporto truppe e 15 artiglierie. Solo il 3ème RHC ha eseguito 27 attacchi contro 127 obiettivi, lanciando 187 HOT e dichiarando una percentuale di successo del 68%.

Non tutto è andato per il verso giusto. Spesso i missili lanciati dagli elicotteri sono stati usati contro bersagli di secondaria importanza, spesso con un impiego compulsivo, tanto che gli americani hanno lanciato in una sola occasione oltre 100 Hellfire, prevalentemente contro autocarri. Quest'effetto sarà stato dovuto allo 'stress da combattimento', ma anche a un addestramento tattico che col simulatore falsa la realtà, rendendola simile a un videogame. Difficoltà anche a coordinare le forze aeree e terrestri in rapida avanzata, e nel rifornire gli elicotteri in campi di volo avanzati e vulnerabili. La presenza sulle macchine francesi di un solo tipo di arma non era certo d'aiuto nell'eseguire gli attacchi con le armi più adatte, anche se gli elicotteri operavano in formazioni miste con cannoni o missili. La validità della DAM, in ogni caso, è stata confermata dopo i risultati positivi ottenuti nelle esercitazioni in cui essa fa parte della FAR, Forza di Azione Rapida francese.

Le limitazioni e i programmi futuri sono stati pure importanti. Gli elicotteri Gazelle non potevano operare dopo il tramonto essendo solo macchine diurne, eccetto quelle equipaggiate con le CHEPOS, ma si era in attesa dello SFIM Viviane che dal 1993 avrebbe conferito una capacità ognitempo a questi elicotteri, rendendoli simili ai Kiowa Warrior americani. Venne anche sperimentato in volo l'Horizon, che nell'ambito dell'operazione 'Horus' eseguì 24 missioni tra il 3 e il 27 febbraio. Di che si trattava? Di un sistema radar di sorveglianza terrestre, imbarcato su elicottero Puma (come una specie di 'E-8' dei poveri, insomma), e si trattava di un sistema molto importante, ma che era l'unico superstite del defunto e ambizioso programma 'Orchidée'. Inoltre 3 Gazelle hanno imbarcato a bordo i missili Mistral, anticipando il successivo ATAM (Air-to Air Mistral) previsto dal 1992. Il timore di errori d'identificazione, stranamente tenuto molto in considerazione per i Mirage F.1, non è stato tale per i Gazelle, che evidentemente a febbraio non dovevano temere di imbattersi negli omologhi iracheni.

Riduzioni di budget[7]

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L'Armée de l'Air, per il 1992 prevedeva una riduzione delle consegne: 'solo' 6 Mirage 2000DA, 16 Mirage 2000N nucleari, e senza ordini successivi oltre a questi ultimi lotti costruttivi, 15 Mirage F.1CT, cinque Ecureil, 300 Magic II, 110 Super 530D e 1.440 bombe di tipo convenzionale. Invece erano ordinati 20 Tucano, conversioni per 14 Mirage F.1C in CT, 300 missili SAM Mistral, 100 Magic II, ben 110 Super 530D di ultima generazione, 700 missili o bombe a guida laser (LGB, AS-30L). La Francia aveva smentito per bocca del suo ministro che i 'Rafale' non sarebbero stati solo biposto. I motori Atar erano stati prodotti in 3.600 esemplari in 40 anni, di cui 2.300 erano ancora in servizio nel 1991; in tutto avevano volato oltre 5 milioni di ore complessive, a partire dall'Ouragan. C'era interesse per il T-45 per sostituire gli Zephir; infine gli ASMP erano stati tutti consegnati, 90 armi totali con il prezzo di 5,6 mld di franchi. Ogni arma era consegnata con una testata da 300 kT tipo TN-80 o TN-81, compatibili con i Mirage 2000N e S.Etendard, nonché i Mirage IVP ammodernati.

Gli elicotteri francesi oggi[8]

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Anzitutto i programmi futuri, la trasformazione dell'EC.665 Tigre in un mezzo finalmente operativo, e il nuovo elicottero pesante che sarebbe studiato per sostituire dopo il 2020 i vetusti Super Frelon e i tedeschi CH-53. Molto negligentemente, nonostante la base complessiva davvero notevole (oltre 100 elicotteri da sostituire), non si è fatto concretamente nessun passo per dare un successore all'unico elicottero pesante francese e all'unica flotta di elicotteri pesanti europei del tipo Sea Stallion. E sarà per giunta lo sviluppo di macchine già esistenti, americane CH-47, CH-53 oppure i russi Mi-26. Quest'eccesso di concentrazione sugli elicotteri leggeri e medi ha lasciato di fatto aperta la porta alla concorrenza americana, russa e A-W per il settore pesante, non certo un risultato brillante per l'Eurocopter. Vi sono varie soddisfazioni, ma anche delusioni all'estero, data la feroce concorrenza dell'Agustawestland. Recentemente, per dare un degno successore degli elicotteri come gli Alouette III, erano stati scelti i Fennec in ben 197 esemplari per l'Indian Air Force, ma quest'ordine del marzo 2007 è stato già rimesso in discussione con la riapertura della gara nel dicembre successivo.

La situazione nazionale è invece questa. Anzitutto l'ALAT, l'aviazione leggera, ha ben 360 elicotteri con i quali si volano 90.000 ore di volo l'anno, in molti casi all'estero, tanto che ben 50 di questi sono all'estero, dal Darfur all'Afghanistan. Tutta la flotta è racchiusa nei reggimenti 1, 3 e 5 di combattimento (che sono a Phalsbourg, Etain e Pau); il DAOS, che è il distaccamento operazioni speciali a Pau, la EHM, squadriglia di alta montagna a Gap; la STAT, di Valence (sezione tecnica), il Centre de Vol en Montagne o CVM di Saillagouse. Infine vi sono le squadriglie di Rennes per i TBM e F406 ad ala fissa, più la ETAMAT da trasporto (Montauban) con i PC-6.

Quanto agli elicotteri, che qui interessano, restano in servizio ancora 201 SA 341 e 342 Gazelle, ancora in linea dopo essere entrati in scena nell'ALAT dal '74, come uno degli elicotteri leggeri più veloci, anzi nel caso dei monomotori, il più veloce. Il primo dei due ha in genere un cannone da 20 mm (SA 341F2), oppure i missili Mistral; il SA 342 ha in genere 4 HOT, nel tipo SA 342M Viviane hanno la camera termica omonima e un telemetro laser, per localizzare bersagli fino a 6 km, tanto che alcuni sono ancora in Afghanistan per le missioni di ricognizione. Per compiti disarmati sono impiegati per l'addestramento e il collegamento veloce, date le loro prestazioni.

I Puma, altro riuscito modello di elicottero, stavolta da trasporto medio, nel tipo di prima generazione SA 330, è ancora in carico in 94 esemplari, che possono anche essere armati con un cannone GIAT da 20 mm e 250 colpi, mentre nella versione Chlio hanno una camera termica per compiti di ricognizione e SAR. Il ben più potente AS 532 Super Puma è presente in molti meno esemplari, 18, ha capacità ognitempo, è usato per MEDEVAC o per portare 21 soldati o ancora 4,5 t. C'erano 4 'AWACS di terra' del tipo HORIZON, ma nel 2008 vennero messi a terra perché gli UAV potevano fare la ricognizione con meno costo.

I piccoli AS 555 Fennec sono usati solo per addestramento, anche notturno con sistemi NVG e IFR, in tutto 18 esemplari.

Attualmente vi sono in fornitura gli EC 725 HUS, 8 esemplari dall'aprile 2005, come sviluppo del Cougar, porta due mitragliatrici e 29 soldati a 275 km/h, ed è usato sia dall'ALAT sia dall'aviazione. In Afghanistan vi sono 3 elicotteri più tre Gazelle. Il tipo è riuscito al punto che il Brasile ha preso un ordine per 50 esemplari nel dicembre scorso, poi altri 6 dal Messico e infine altri 5 per i servizi francesi, consegnati nel 2010-12 (3 per l'AdlA). Esso ha anche capacità di rifornimento in volo e una forte suite ECM e di navigazione.

L'ALAT dovrebbe avere anche 80 EC 665 Tigre, la metà dei quali nel tipo HAP d'appoggio, più 40 del tipo HAD controcarri (Hélicoptère d'Appui et Destruction, anziché 'et Protection'). Il primo ha cannone da 30, razzi TDA da 68 mm, missili Mistral, sensore sopra la cabina del tipo Strix con sistemi laser e IR. Il diretto equivalente tedesco UHT ha i sensori sul mast del rotore e non sopra l'abitacolo, non ha il cannone da 30 ma missili HOT, Trigat e razzi da 70 mm, più missili Stinger e armi da 12,7 mm in pod. L'HAP ha la IOC dall'aprile 2009, e si pensa che nel 2010 arriverà in Afghanistan. I motori saranno, nel tipo HAD, potenziate da 1.774 shp. Questa versione entrerà (finalmente) in servizio nel 2012, armata con gli Hellfire.

L'altro tipo del futuro è l'NH-90 TTH, vi sono 34 elicotteri in ordine, da fare entrare in servizio nel 2011. La scuola è la EAALAT, a Cannet des Maures come comando, e due altre basi la BEGN di Dax e la BEGL di Le Cannet. Forza totale: 1.400 elementi e 90 elicotteri. A Cannet vi è anche la scuola congiunta, ad altissima tecnologia, per i Tigre, nota come EFA, nata il 1° luglio 2003. Ha vari simulatori e diversi Tigre, di cui 19 sono stati già consegnati alla sola ALAT. Vi sono stati tra l'altro tiri per 2.600 razzi e 17.000 proiettili da 30 mm per la validazione degli equipaggi.

In futuro l'addestramento basico per gli elicotteristi verrà privatizzata con la Helidax, battendo una proposta analoga e più ovvia 'di casa' (Eurocopter), con un contratto ventennale per 22.000 ore sull'EC 120 B Colibri, che è il successore in tale ruolo dei Gazelle (per i compiti di combattimento sarà ovviamente il Tigre), vi sono in consegna 30 elicotteri di questo tipo per l'accademia di volo delle FF.AA. francesi.

Tra le missioni dell'Armée de l'Air vi è anche la MASA, che è il pattugliamento contro aerei lenti e insidiosi, i cosiddetti 'slow movers'. Sono usati così diversi Fennec suddivisi in alcune squadriglie, le varie EH 03/067 Paris (8 AS 555AN), ETM 02.040 di Bordeaux, EH 05.067 'Alpilles' (Istres), ETM 0.1040 Moselle di Metz, e infine la EHOM 00.068 Guyane che è basata alla Cayenna, per difendere il complesso di lancio spaziale di Kourou. In genere hanno cannoni da 20 mm fissi in caccia e possono decollare con preavvisi di 7 minuti di giorno e 15 di notte, e tra l'equipaggio vi sono anche due tiratori scelti. Questo compito è addirittura il primo per le macchine dell'Armée de l'Air, il secondo è il CSAR ovvero il RESCO in Francia, dove sono usati gli EC 725 Caracal, che servano nell'EH 01.067 dal luglio 2006. Presto inviati in Afghanistan, tra l'altro hanno salvato i sette soldati caduti con un AB-212 italiano nell'agosto 2007, a 2.400 metri. I Caracal, malgrado la quota e il caldo, nonché la sabbia, hanno dimostrato un'efficienza del 95%. In tutto entro l'aprile 2009 i pochi elicotteri di questo tipo hanno fatto circa 611 missioni, e tra i loro compiti vi è stato il recupero dei francesi caduti in un'imboscata l'anno scorso, quando ebbero 10 morti e 23 feriti. Come mezzi antincendio, vengono usati a Bastia con benne da 4.000 litri: il primo usato in tal modo ha scaricato 1.000 t in un'estate. L'addestramento dell'aviazione è al centro EAALAT, già nominato, poi al CEP 341 di Metz per altri 4 mesi, e poi a Cazaux con la EH 01.067 per la conversione sui Super Puma oppure sui Caracal.

In tutto l'Armée de l'Air ha le seguenti unità:

  • ETM 02.040 Médoc, con gli AS 555AN, a Bordeaux
  • EH01.067 Pyrénées, AS.330 e EC.725 di Cazaux
  • CEV, Cazaux
  • GAM00.056 Vaucluse, con gli AS 532 UL, Evreux
  • EH05.067 Alpilles, AS555AN, Istres
  • ETM01.040 Moselle, AS555AN, Metz
  • EH06.067 Paris, AS555AN, Villacoublay
  • EHOMoo.068 Guyane, AS555AN e SA330B, Solenzara
  • ETOM00.055 Quesant, AS555AN, Dakar
  • ETOM00.088 Larzac, AS555AN, SA330B, Gibuti
  • ETOM00.058 Antilles, AS555AN, SA330B, Martinica
  • ETOM00.052 la Tontouta, idem, Noumea
  • ETOM00.082 Maine, AS555N, SA332L, Tahiti
  • ETOM00.050 Réunion, AS555AN, Reunion

La Marine Nationale ha una forza assai meno consistente, ma pur sempre interessante: 23 SA316B e 319B Alouette III, 8 SA 321G Super Frelon (superstiti di 24), 10 SA 365G Dauphin, 27 Lynx HAS 2 e HAS 4, 16 AS 565 Pahther, totale 84. Le basi sono Hyères per il settore Mediterraneo, con le Floteilles 31F, 35F e 36F (rispettivamente con i Lynx, SA316-365 e AS565), e la Lanvéoc vicino a Brest, Atlantico, dove esistono le 32F e 34F, più la 22 (rispettivamente con Super Frelon, Lynx e Alouette). Quanto ai compiti, i Lynx sono per le navi ASW classe Georges Leygues, ovvero questa, la Tourville, la Jean De Vienne, Doupleix, Latouche, Lamote Piquet, De Grasse, Primauguet e Moncalm. Invece i Panther sono per le navi a.a. Jean Bart e Cassard e le Lafayette (5), navi di sorveglianza classe 'Nevose', 'Ventose' e Floréal', nonché le nuove 'Forbin' e Chevalier Paul'. Infine gli Alouette sono per le fregate Prairaial e Vendemiaire, la Jean D'arc (portaelicotteri) e il Marne (un AOR). I Dauphin e gli Alouette sono anche a bordo per compiti SAR della C. de Gaulle, per i rifornitori Durance e le navi anfibie Mistral, Foudre e Siroco. Vi sono vari programmi di ammodernamento per l'avionica, datalink, FLIR, ecc., incluso il sistema Eurofir 14 che ha anche sensori TV e laser. I Dauphin sono soprattutto usati per il SAR, il Lynx per compiti ASW con sonar filabile e due Mk 46. L'Alouette, che oramai esiste in servizio dal '61, è usato per compiti vari e addestramento. SAR e protezione civile sono quelli del Super Frelon, o anche per azioni di trasporto commando (27 soldati). In tutto vi sono 5 distaccamenti da cui operano sia questi grossi elicotteri sia i Dauphin, tra cui Cherbourg e Lanvéoc. I successori sono gli NH-90, dal 2011 anche per sostituire i Lynx.

Gli altri corpi statali hanno una dotazione di elicotteri 'risibile' rispetto a quello che si è visto con l'ipertrofica situazione italiana. La Polizia Nazionale ha i mezzi messi a disposizione dalla Gendarmeria, l'unica forza di polizia regolare ad avere elicotteri, e non sono nemmeno molti: con 414 persone di cui 131 piloti, vi sono 15 EC 145, 26 AS 350 e altri 12 EC 135 in fornitura con sistemi di videosorveglianza capaci persino di riconoscere automaticamente le targhe d'automobile e di sofisticati sistemi di trasmissione dati. In tutto nel solo 2008 sono state fatte 14.600 missioni per 16.300 ore di volo. La base principale è a Villacoublay, ma vi sono varie sezioni aeree sparse per il territorio nazionale. Infine la Sicurezza Civile ha 32 EC 145 (uno perso recentemente in un tragico incidente) e 4 AS 350; altri 7 elicotteri sono per le Dogane (un po' come la Finanza da noi) che sono precisamente 5 EC 135 e 2 AS 355.

  1. Poddu, F.M.: Daguet&Grambi, JP Aprile 1991 pagg. 78-85
  2. Husson, J. P: L'armée de l'Air verso il 2000, Panorama Difesa, giugno 1991, pagg. 44-53
  3. Husson, J. P: I rotori di Daguet, Panorama Difesa, giugno 1992, pagg. 70-79
  4. Dofour, Pierr: La battaglia di As Salman, RID Gennaio 1992 pagg. 28-34
  5. Margelletti, Andrea: Le Forze speciali francesi nel Golfo, RID Gennaio 1992 pagg. 35-37
  6. Husson, J. P: I rotori di Daguet, Panorama Difesa, giugno 1992, pagg. 70-79
  7. A&D Mar 1992, News
  8. R.Gentili, Elicotteri francesi, PD lu 09 p.66-71