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Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Francia-10

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Indice del libro

La nascita della Force de Frappe[1]

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Per capire l'essenza della Force de Frappe, ovvero la forza di dissuasione nucleare francese, sarà bene anzitutto partire dalla sua origine. Questa iniziò negli anni '50, ma il suo sviluppo più spettacolare si ebbe nel 1968. Appena pochi mesi dal rivoluzionario maggio francese, la Francia ottenne attenzione internazionale per tutt'altra ragione, sia pure, a sua volta, rivoluzionaria: la prima bomba H dell'Europa occidentale.

Nonostante scienziati di tutto rispetto nel settore dell'atomo, come i coniugi Curie, le disavventure del periodo bellico prima, e della fase di decolonializzazione poi, lasciarono poco spazio e soldi per i programmi nucleari, che pure erano la nuova frontiera per il potere a cui i singoli Stati potevano ambire, assieme alle conquiste spaziali, dal carattere meno bellicoso. Per garantire l'indipendenza nucleare, nell'aprile del 1958 il governo Gaillard aveva deciso già di avviare il programma nucleare, e quando de Gaulle divenne presidente della Repubblica, continuò il programma, anzi lo accelerò, come annunciò il luglio di quell'anno, circa un mese dopo avere assunto la massima carica francese. Il 17 marzo 1959 de Gaulle annunciava la priorità assoluta nella creazione della Force de Frappe e il 17 giugno, il nuovo poderoso Mirage IV fece il suo primo volo, una specie di B-58 Hustler in miniatura. Il 17 settembre venne fondata la Società per lo Studio e la Realizzazione dei missili balistici (SEREB), con uno dei centri principali a Peyrefitte. Non passò molto tempo prima che la prima arma nucleare venisse fatta esplodere a Reggane, nel Sahara algerino. Era il 13 febbraio 1960. A tale boato, che squassò il deserto nordafricano, seguì un sisma politico non meno fragoroso, perché i Francesi, fino ad allora relativamente dentro la sfera d'influenza (e delle forniture d'armi) americani, resero noto di non volere limitazioni per gli esperimenti atomici e la produzione delle relative armi. Questo si sarebbe concretizzato, per la Francia, in una indipendenza politica rispetto al Dominus dell'Occidente, gli Stati Uniti, conservando così maggiormente la sua indipendenza politica. Ma la perdita dell'Algeria pose qualche problema, e così, dopo l'indipendenza della grande ex-colonia nordafricana, gli esperimenti vennero mandati nello sperduto e incantevole atollo di Mururoa, al CEP (Centro di sperimentazione del Pacifico).

Il primo strumento della Force de Frappe di concezione nazionale, il Mirage IV

Nondimeno, i Francesi si ritagliarono la loro indipendenza nucleare e politica con la forza delle loro realizzazioni belliche, il che però richiese un prezzo da pagare. I Francesi ritirarono le loro forze navali da CINCSOUTH (Comando delle forze del Mediterraneo), al marzo del '59, da SACLANT e CINCHAN (giugno 1963) che erano le catene di comando NATO. La loro decisione poi di non ospitare più armi nucleari sul proprio territorio, presa il 21 febbraio 1966, il che corrispose all'abbandono del suo territorio da parte di vari squadroni di CF-104 canadesi; e infine, il disimpegno dalle forze di stanza in Germania Occidentale del marzo del '66, cosa che diede luogo al distacco dalle strutture di comando della NATO, che lasciò entro il mese la Francia. A quel punto, oltre al Mirage IV, vennero autorizzati anche i sottomarini classe 'Le Reudable' SNLE, ovvero gli SSBN secondo la terminologia anglosassone. Non mancò nemmeno il terzo elemento della classica triade, i missili balistici di Plateau d'Albion, un'installazione corazzata con 18 silos di lancio e un'estensione di 20x40 chilometri.

La situazione per la neopotenza nucleare era tuttavia delicata, dato che la sua tecnologia nucleare non era sufficientemente avanzata per non avere problemi ulteriori nel resto dello sviluppo, che ambiva ovviamente alle armi 'H'. Una di queste esplose a Fangataufa, il 24 agosto 1968. Era il VLB1, un oggetto a forma vagamente di automobile, pesante 60 tonnellate, delle quali alcuni quintali di TNT, più uranio arricchito e deuterio di litio. La gigantesca esplosione si elevò per chilometri nel cielo, mentre la potenza dimostrata era di 2,7 Mt: sufficiente per distruggere Parigi se fosse stata fatta esplodere sopra la Torre Eiffel (idea nient'affatto bizzarra, che venne ripresa nel prologo di Superman II). De Gaulle annunciò il magnifico successo scientifico, tecnico e industriale della Francia, per usare le sue parole, anche se oramai il presidente era alla fine del mandato come primo presidente come primo presidente della V Repubblica.

La sua potenza esplosiva, anche se si trattava di un ordigno sperimentale, era tuttavia in ritardo rispetto ai progressi in tale settore degli americani (1953), Inglesi (1957), e soprattutto sovietici (1952). Persino la Cina, così arretrata, era riuscita a raggiungere tale risultato nel 1967.

Come i Francesi siano riusciti, nonostante tutto, a raggiungere tale risultato, non è affatto facile da stabilire. Sebbene i Francesi avessero costruito bombe 'A' migliorate e perfezionate, non erano ancora arrivati alle armi 'H' e la cosa irritava molto de Gaulle, visto che le bombe all'idrogeno erano certamente molto più temibili delle altre. Teoricamente, realizzare una tale arma non era poi tanto difficile: si inserisce un'Atomica 'normale' in un cilindro di litio arricchito e deuterio, il che fa sì, con l'esplosione dell'arma, che si ottenga la fusione dei nuclei d'idrogeno presente negli atomi di deuterio e litio formando elio. Detto questo, realizzare tale sistema d'arma era tutt'altro che facile. De Gaulle scrisse protestando con Peyrefitte, chiedendo come mai la CEA non sapesse realizzare la bomba all'idrogeno. Voleva che il primo test venisse realizzato prima della fine della sua presidenza.

Non era facile: gli americani non volevano arsenali nucleari francesi. Nel 1960 ‘Ike’ voleva un forza nucleare NATO alle dipendenze della SACEUR, una forza MLF (multilaterale) con navi e sottomarini. Nel giugno 1962 Kennedy era arrivato a definire 'ostile' la politica nucleare francese, e McNamara annunciò più tecnicamente che gli arsenali nucleari di piccole dimensioni sono pericolosi, limitati e soggetti a diventare obsoleti in breve tempo.

Ma c'era una possibilità. I francesi, con De Gaulle pose un veto pesantissimo veto ai britannici per la loro entrata nella CEE. Era il gennaio 1963 e questo provocò un problema notevole tra la diplomazia dei due Paesi. Il governo francese non lo voleva perché giudicava troppo filo-americano il comportamento di Londra, e non senza ragioni.

Insomma, doveva essere quindi per uno sviluppo originale, affidato a Rober Dautray, un ottimo fisico nucleare. Riuscirono così a far esplodere la VLB1 in breve tempo. Ma era difficile pensare che davvero, in poche settimane dalla sua nomina, venissero risolte tutte le difficoltà.

Era stato infatti un lavoro fatto dall'intelligence francese che procurò alcuni elementi fondamentali nella conoscenza della tecnologia necessaria. Cominciò nel 1960 ad interessarsene, ma l'effetto delle ricerche della SDECE (Servizio informazioni esterne e controspionaggio) non avevano approdato a nulla di concreto tranne il furto di una valigetta senza importanza di un alto responsabile americano degli armamenti nucleari, che gli confermò solo di essere sottoposto alle attenzioni di agenti nemici.

La situazione dei servizi segreti francesi non era quindi all'altezza della situazione e allora il CEA si creò il suo BRIS (Bureau de Renseignement et d'Information Scientifique) che presto si creò la sua rete d'informatori, specie in Germania, dove erano presenti ancora degli ufficiali delle FFA (le forze francesi in Germania).

I velivoli F-100D, i missili Nike Hercules e Honest John francesi ivi dislocati dei Francesi erano armati con testate atomiche, e nonostante esse fossero sorvegliate 24h dagli americani che ne erano i possessori, a Lahr e Bretngarten si reperirono informazioni sulle Mk 28 americane dei Sabre. Assieme a queste, vennero analizzate tutte le pubblicazioni scientifiche del settore. Alla fine si erano trovate informazioni interessanti, ma non sufficienti.

Servivano altre informazioni. La Gran Bretagna sarebbe stata una fonte importante d'informazioni, e alcuni esperti nucleari britannici presero contatto con Parigi per offrirgli importanti segreti in cambio di somme di denaro altrettanto ingenti. Ma de Gaulle rifiutò sdegnatamente un tale baratto, giudicandolo poco onorevole. Però c'erano altre vie. La Gran Bretagna si era vista il veto francese perché troppo filoamericana, ma anche perché non aveva voluto collaborare nel settore nucleare con la Francia, cosa che accadde anche perché altrimenti gli USA avrebbero potuto tagliare la collaborazione con i britannici se questi si fossero alleati con la Francia, cosa di cui si guardarono bene (anche memori dell'umiliazione politica della guerra del '56). Sotterraneamente si videro gli effetti di tale collaborazione a vari meeting, come quello di Rambouillet del '62. Ma Kennedy si era opposto a tali progressi e il premier McMillan dovette ritirare la mano tesa a Parigi.

Ma a questo punto entrò in scena un misterioso scienziato britannico, forse proveniente da Aldermaston, dove c'era il principale centro di ricerche nucleari della Gran Bretagna. Lo scienziato sapeva, tramite i servizi d'informazione americani, che i francesi non stavano riuscendo nella loro impresa. Gli americani lo sapevano grazie ai dati raccolti nei test del Pacifico che compivano i francesi e che, ovviamente provocavano un fall-out rilevabile dai soliti ricognitori atmosferici. In ogni caso le informazioni britanniche vennero passate al CEA e ai suoi responsabili Jacques Robert (che sopraintendeva alla sezione militare dell'organizzazione per lo sviluppo nucleare) e Jean Viard (direttore del settore ricerca). Cominciò un delicato processo di avvicinamento e verifica dell'attendibilità delle informazioni, e non si dimenticava la protezione dell'interlocutore d'oltremanica. Klaus Fuchs, che passò ai sovietici i piani della bomba A sviluppata dagli USA, venne condannato a 14 anni di prigione. Un'eventuale scoperta avrebbe causato un grosso guaio politico, per cui fu escluso l'uso di materiali rintracciabili come registrazioni e documenti cartacei: l'arma più avanzata di tutte doveva essere raccontata con la parola.

Le sue informazioni si rivelarono piuttosto efficaci, anche nel metodo: non disperdere le forze con sistemi troppo complicati e su più strade, ma arrivare all'obiettivo in maniera diretta e semplice. Era quello che sospettava il fisico Carayol: non sarebbe stato possibile che gli USA si fossero così rapidamente impadroniti della conoscenza delle armi all'idrogeno se non fosse stato così (gli inventori furono Teller e Ulam). Un altro fisico, Billaud, suggerì nel '66 che bisognasse comprimere il combustibile nucleare con l'esplosione per innescare la fusione, quel processo che avrebbe letteralmente portato un pezzetto di Sole sulla Terra perché è così che vivono le stelle. Teller e Ulam avevano capito come, e così Sakharov (il loro corrispondente sovietico): usare gli stessi raggi X prodotti dalla bomba A durante la fissione. Maggio 1967, mentre veniva varato l'SSBN Le Reudable (rimasto in servizio fino al 1991) Carayol trasmise una prima memoria al CEA, inizialmente poco considerata, ma poi vista con maggiore impegno per via dell'ennesima lavata di capo di de Gaulle, ossessionato da questa chimera termonucleare che non si riusciva ad afferrare, con 15 anni di ritardo sulle superpotenze. Il 27 settembre l'informatore britannico confermò le intuizioni del ricercatore francese, sbilanciandosi finalmente a rivelare i dettagli delle armi termonucleari. Così accadde che, in poche settimane, i Francesi concretizzassero il VLB1, seguito poi dal VM1. Entrambi erano ordigni sperimentali, recapitabili in qualche territorio nemico giusto con un sottomarino-kamikaze; ma furono il punto di svolta, dopo di che la Francia poté padroneggiare appieno la tecnologia dell'idrogeno. Da Londra arrivarono felicitazioni per la riuscita del progetto. All'epoca tra le due nazioni c'erano accordi come quello del '67 per la nuova generazione di elicotteri. Comunque le cose siano andate, e qualunque sforzo sia stato risparmiato (circa un anno, proprio in tempo per de Gaulle, ritirarosi il 28 aprile 1969 dopo il fallimento del referendum sulla riforma dello stato), sta di fatto che la Francia non si oppose all'ingresso della Gran Bretagna nella CEE, nel '72. Così anche Londra ebbe la sua contropartita, perché le condizioni economiche della nazione, molto provata dalla guerra mondiale, non le avrebbero consentito di fare a lungo forza sulla sua agonizzante industria o sulla sua florida musica leggera (i Beatles vennero nominati baronetti,perché pare che con i loro dischi furono decisivi nell'export britannico del 1966).

Insomma, un gioco estremamente complesso e ben dissimulato, come d'altra parte ci si può aspettare quando si toccano argomenti così scottanti come la tecnologia nucleare. Questa sarebbe stata poi usata largamente (nel ramo della fissione) anche per il settore civile, cercando di coprire i costi elevatissimi dei programmi militari: a tutt'oggi, questo dualismo spinge molto in basso i costi ufficiali dell'energia nucleare francese per il settore civile (molto meno di quella prodotta dalle centrali tedesche, che non hanno un corrispettivo militare).

In generale, la deterrenza nucleare sembrava allettante, purché si riuscissero a superare sia i problemi tecnici, sia l'ostilità di chi era già nel 'club'. All'epoca molte nazioni avevano interessi nel settore, e non certo solo in quello civile. Tra queste, l'Italia e la Jugoslavia. La prima aveva persino predisposto il Garibaldi e in teoria anche altri incrociatori, al lancio di missili Polaris americani, naturalmente con la testata sotto controllo statunitense, ma non se ne fece nulla. A tutt'oggi in Italia vi sono almeno 70 'atomiche' sotto il controllo americano. L'indipendenza nucleare era un sogno condiviso da molti, ma in Italia le cose non andarono in porto e si risolsero solo nel settore civile, e non senza polemiche per i soldi spesi per appena 4 centrali prontamente chiuse con il referendum del 1987 (post Chernobyl). I Francesi seppero muoversi in una situazione difficilissima e, anche se con qualche aiuto esterno, dotarsi di uno strumento che a tutt'oggi hanno conservato. Eccetto i missili balistici, dismessi dal 16 agosto 1996.

Per ricapitolare la cronologia essenziale dei progressi francesi nel settore nucleare e militare:

  • Aprile 1958: Gaillard propone la creazione di un programma nucleare
  • Luglio 1958: de Gaulle conferma e accelera tale programma
  • Marzo 1959: priorità assoluta nella formazione della Force de Frappe o FNS (Force Nucleaire Strategique), da costituirsi con i Mirage IV e poi con gli SNLE
  • 13 febbraio 1960: a Reggane, nel Sahara, esplode la prima 'A'
  • luglio 1960: approvazione della prima legge di programmazione militare (1961-64) che contempla i vettori di cui sopra e il programma per le armi 'H'
  • maggio 1963: vengono definite le priorità per la FNS: prima, uno stormo con 50 Mirage IV con bombe al plutonio, poi 20-30 missili sublanciabili al plutonio, infine 3 SNLE (sous Marins Lanceurs d'Engines) con testate miste (uranio-trizio)
  • ottobre 1964: a Mont de Marsan diventa operativa la prima componente, una squadriglia di Mirage IV con bombe AN-22(?) da 60 kt
  • novembre 1964: con la seconda legge di programmazione militare, previsti per il 1965-70 la bomba H, missili balistici, il centro di Mururoa e 3 SNLE
  • 1966: i tre gruppi di Mirage IV, 36 aerei in tutto, divengono operativi come componente aerea completa della FNS, assieme ai 12 KC-135 forniti dagli USA
  • 24 agosto 1968: primo test termonucleare con la bomba sperimentale VLB1.

Il Deterrente nucleare, al 2005[2]

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La tozza AN-11, la prima 'atomica' francese

La recente decisione di Sarkozy di far rientrale la Francia nel comando NATO e al contempo di dimezzare il numero di armi nucleari di pronto impiego dalle 300 ancora disponibili mette sotto luce il deterrente nucleare francese e la sua storia. E allora parliamo pure degli arsenali della 5a nazione vincitrice della Seconda guerra mondiale (e come le altre, armata di un forte deterrente nucleare).

La Francia uscì dalla NATO grazie soprattutto alla sua capacità nucleare, che venne acquisita in circostanze piuttosto confuse (ma di questo se ne parla in un altro capitolo). Ora l'attuale presidente Sarkozy ha deciso di far rientrare la Francia nell'Alleanza Atlantica. I motivi sono diversi, ma essenzialmente da un lato i Francesi sono condannati ad un maggiore sforzo per ottenere risultati operativi paragonabili a quelli delle principali potenze NATO, perché devono fare 'tutto da soli'. Questo è il prezzo della libertà, del resto, non è solo una volontà di 'grandeur'. Ma operare con la NATO in tanti impegni oltre i propri confini rende la cosa sempre più difficile e inoltre l'industria nazionale, per quanto completa e complessa, non ce la fa ad assicurare tutto quello che serve ad una forza aerea moderna: qualche concessione la si deve pur fare a questo e a quel sistema d'arma, dottrina tattica etc. Alla fine, anche per via delle sue simpatie politiche, 'Sarko' ha deciso di far rientrare la Francia nell'organizzazione NATO a pieno titolo. Cosa che come si è visto ha vantaggi e svantaggi.

Ma vediamo anzitutto cos'é la Force de Frappe, indubbiamente una delle forze nucleari di cui si parla di meno e che hanno minor stampa; vediamola soprattutto dal punto di vista della Marina, che ne è la principale esecutrice. Bisogna considerare che la fine della Guerra Fredda ha ridotto la quota di bilancio destinato ai programmi nucleari. Questi sono stati fondamentali per la Francia, anche per le ricadute civili essendo gli impianti nucleari civili responsabili della fornitura del 70% dell'energia elettrica dei Transalpini. Peccato che i loro impianti finiscano per consumare anche il 40% dell'acqua dolce utilizzata a livello nazionale, il che getta per così dire 'nuova luce' sulle difficoltà che da la realizzazione pratica di grandi complessi nucleari. I Francesi spendevano e spendono più dell'Italia in fatto di programmi nucleari ma non hanno forze armate nettamente più grandi. Questo proprio per le quote devolute ai programmi del deterrente nucleare. Nel 1990 spendevano 37,43 mld di franchi (attualizzati al 1999), poi però ridotti a 15,68 nel 2000. E così i programmi per gli SNLE che sono i Sous Marin Nucléarie Lanceur d'Engins (SSBN), che erano previsti in ben 6 esemplari, vennero ridotti a 3. Per fortuna Chirac ha aumentato poi il numero a quattro, che è il numero minimo per avere sempre un singolo sottomarini in mare, e altri 2 rischierabili se vi fosse una crisi.

I nuovi sottomarini presero i seguenti nomi: il LE TRIOMPHANT, in linea dal marzo 1997, fu il primo SNLE-NG (nuova generazione); il LE TEMERAIRE arrivò nel 2000 prendendo il posto di TONNAT, INDOMPTABLE e INFLEXIBLE (questi due erano gli SSBN di prima generazione francesi), mentre gli ultimi due sottomarini sarebbero arrivati in linea come LE VIGILANT e LE TERRIBLE. Il costo? 88,4 miliardi di franchi per tutte e 4 le navi, delle quali la prima venne ordinata il 10 marzo 1986, le altre il 18 ottobre 1989, 27 maggio 1993 e luglio 2000. Insomma una tempistica lunga e complessa,tanto che i primi sottomarini sono stati mandati già in revisione mentre l'ultimo era in costruzione a Cherbourg. Queste navi hanno sia gli SLBM, che siluri e anche i missili SM.39 Exocet. Dopo la disattivazione dei siti lanciamissili di Plateau d'Albion con gli S3, verso la fine degli anni '90, gli SLBM hanno rappresentato la principale deterrenza francese.

L'M-20

Quanto ai missili, vera ragion d'essere dei sottomarini, i Mer Sol Balistique Stratégique (MSBS) iniziarono con gli M112 e M011 monostadio, armi provate negli anni 1966-68 dal sottomarino sperimentale GYMNOTE. Era poi la volta degli M012 e M013 del 1968-70, evoluzioni importanti visto che erano bistadio. Ma il primo missile operativo fu l'M1 che entrò in servizio sul LE REDOUTABLE. Questo ordigni divenne operativo attorno al 1971. Non aveva una grande gittata, e così fu presto la volta dell'M2 con un nuovo secondo stadio, che arrivò inizialmente in servizio sul terzo SNLE, ovvero il LE FOUDROYANT. L'arma successiva fu l'M20 carica termonucleare potenziata e con ausili alla penetrazione nel caso piuttosto poco probabile di un'efficace difesa basata su missili intercettori. Questo venne adottato sugli ultimi due SNLE, l'INDOMPTABLE e LE TONNANT.

Nel 1975 cominciò lo sviluppo del nuovo M4, già pensato per i futuri SNLE-NG. Questo era un missile tristadio della lunghezza di 11,5m e diametro di 1,93 m (niente di cui stupirsi, per gli SSBN l'altezza dei missili imbarcati deve essere 'compressa' anche aumentando il diametro degli stessi per assicurare abbastanza gittata utile con un'adeguata potenza dei motori). Così l'arma pesava ben 36 t, circa 6 volte un missile 'Scud' che pure ha praticamente la stessa altezza. I motori a razzo degli stadi avevano rispettivamente 33,5, 8,8 e 2,5 t di propellente. Il primo stadio era ovviamente il più potente, e bruciava al tempo stesso per 62 secondi. IL secondo aumentava a 71 secondi il tempo di combustione, mentre il terzo si limitava a 43. Mentre l'M20 aveva diametro di 1,5 m e peso di 20 t, con una gittata di 3.000 km, l'M4 arrivava così a più di 4.000 km, e anche così era possibile usare gli stessi pozzi di lancio che riuscivano a contenere anche il nuovo missile riducendo la distanza tra il tubo di contenimento e quello esterno. Quanto al controllo, tutti gli ugelli di scarico erano singoli e flessibili, mentre gli stadi si sganciavano semplicemente con l'accensione del motore dello stadio superiore. Se sull'M20 la regolazione della precisione era basata sull'interruzione della spinta secondo un sistema a tempo, sull'M4 v'era il più sofisticato CPE, Case Propulsion Espacement, che direzionava e distaccava le testate presenti sul 'cesto' del terzo stadio, che conteneva non più una singola unitaria ma 6 MIRV, che potevano essere le TN-70 o TN-71, con peso di 120 kg e potenza di 150kT. Con esche che ne simulavano la presenza per fornire falsi bersagli alle difese (in genere si tratta di sistemi gonfiabili), e riducendo il numero delle testate si poteva arrivare anche a 5.200 km.

L'M-45

Il primo test ebbe luogo con un lancio da terra a Biscarosse, novembre 1980. Il solito vecchio GYMNOTE seguì nel 1982 con un lancio da Brest, ma non era un lancio reale. Questo venne fatto invece nel luglio 1984, dall'INFLEXIBLE, per poi entrare in servizio a tutti gli effetti con questo battello l'anno dopo. Con questi nuovi missili più precisi, con maggiore gittata e capacità di sopravvivenza, la Marine Nationale aveva uno strumento davvero pericoloso per eventuali attaccanti. Le 6 testate, lanciabili con precisione contro bersagli di terra da distanze di 4 mila km erano tali da 'moltiplicare' l'efficacia degli SNLE. In pratica con le MIRV ognuno di questi trasportava tante testate da superare tutti e 5 i sottomarini con l'M4. Non si fermò qui l'evoluzione, perché poi arriverà l'M45 con gittata di 4.500 km e 6 TN-75 da 100 kT, che pur essendo meno potenti erano più leggere e capaci di una certa stealthness verso i sistemi d'avvistamento. Questa testata MIRV venne sviluppata a partire dal 1987 e fu proprio questa nuova arma che rese necessario al Presidente Chiraq ordinare la ripresa dei famigerati e contestati test a Mururoa, il primo fu quello del 1 ottobre 1995, con una potenza di 110 kT, sul poligono di Fangataufa. Poi l'arma entrò in produzione nel Centre d'Etudes de Valduc, che è a 40 km da Digione. 14 febbraio 1995, lancio di un M45 da parte del LE TRIOMPHANT, da Biscarosse. Nel 1997 entrò in servizio con la FOS (Force Océanique Strategique). Ma non era ancora finita, l'M51 aspettava nell'ombra. Per il momento almeno.

Si trattava di un missile che costituiva il massimo possibile per le armi SLBM. L'M45 venne nel frattempo aggiornato con un contratto assegnato nel 2004 ad EADS Space Trasportation e alla DCN, da parte della DGA per una somma di 260 milioni di euro.

Le Vigilant

Nel frattempo il LE VIGILANT ha soppiantato il vecchio L'INDOMPTABLE, iniziando la crociera di valutazione finale il 1 aprile 2004, con a bordo 169 membri dell'equipaggio e tecnici, con un lancio reale di un M45 la notte del 1-2 giugno. Questo è stato lanciato da Brest ed è ricaduto vicino alla Guyana francese, naturalmente con un carico utile di tipo inerte. Con questo test in realtà sono state valutate anche le innovazioni tecnologiche per il successivo M51, come già avvenne con un lancio da parte dell'INFLEXIBLE la notte del 17-18 aprile 2001 con una testata telemetrica che percorse oltre 5.000 km.

Ricapitolando, si può dire che l'M1 e l'M2 sono diventati l'equivalente (con oltre 10 anni di ritardo) del POLARIS americano, mentre l'M20 poteva essere una versione potenziata ma niente di più. L'M4 e l'M45 sarebbero stati rispettivamente l'equivalente del POSEIDON e del TRIDENT C4. L'M51 invece poteva essere l'equivalente del TRIDENT D5. Il suo sviluppo è stato fatto dall'SPN, Service de Programmes Navals, appartenente alla già citata DGA Délégation Générale pur l'Armament che è in sostanza l'agenzia per gli approvvigionamenti militari. La direzione dello sviluppo è stata incentrata attorno all'organizzazione COELACANTHE, ovvero l'ente che deve realizzare il 'sistema strategico oceanico di dissuasione 51. La DGA fa da coordinatrice grazie ai suoi centri di tecnologia avanzata CEL, CAEPE, Monge, LRBA, BEC, e altri ancora, mentre per l'industria la capocommessa à la EADS Space Trasportation, con la Snecma che realizza gli ugelli flessibili per gli stadi del missile, e poi Sagem, Thales, CNIM e DCN. Il tutto partì nel 1992, e all'epoca era noto come M5. Le specifiche: missile moderno, ad alta precisione, con 11.000 km quindi intercontinentale, lungo 12 m, largo 2,3, pesante 48 t con 6-10 MIRV TN-76 da 100 kT; ridefinito come M51 dopo alcune modifiche che servivano per rimediare a degli inconvenienti per il lancio dell'arma, divenne anche più economico scendendo (senza testate) da 42 milioni di franchi a 32,7. Però la gittata con carico di 1.400 kg si riduceva ad appena 6.000 km. Era però possibile 'giocare' con le testate: con due sole per un peso di 200 kg, si potevano raggiungere i 14.000 km, il che dà l'idea di come il peso del carico utile fosse importantissimo per determinare le prestazioni in gittata. Insomma con quest'arma la precisione, l'invulnerabilità e le capacità di far fuoco contro avversari protetti (contro difese prevedibili fino al 2030) degli SNLE-NG avrebbero finalmente fatto un passo in avanti notevole. Naturalmente i ritardi non sono mancati, con una tempistica che nel 2004 era prevista come: produzione dal 2004, primo lancio 2005, qualifica nel 2006, consegne 2008, servizio 2010 con l'M51.1 e dato che il progresso non finisce mai, nel 2015 un tipo migliorato M51.2 che incorporerà le migliorie nate durante la lunga gestazione del programma, per esempio la TNO, la nuova testata nucleare sviluppata dal CEA (Commissariat à l'Energie Atomique), messa per la prima volta a punto senza alcun test ma solo con simulazioni.

Nel frattempo continuavano gli accordi e i contratti, come quello del dicembre 2000 per un finanziamento di 8 anni da 2,85 mld di euro in 3 parti, una biennale e le altre due triennali per collaudare e mettere a punto le tecnologie sul simulacro JONAS (per i test inerti di lancio), simulazione della tenuta a pressione dell'involucro protettivo del motore a razzo interamente in compositi D511 (sei metri e largo oltre 2, la più grande struttura in compositi tra i motori a razzo realizzati in Europa fino allora). Il JONAS ha cominciato la sua attività di lanci inerti (con aria compressa) il 10 dicembre 2003. È un bestione di 10 m per 50 tonnellate e quindi ha potuto toccare solo 20 metri d'altezza dopo il lancio dal cassone sommerso CETACE (Caisson d'Essais de Tirs pour l'Analyse de la Chasse et de l'Ejection) della DCN, che simula il sottomarino lanciamissili e opera in immersione. Esso è un prezioso ausilio lungo 17,3 m, alo 1,72, largo 15,7, con una stazza di 650 t, varato nell'ottobre 2002 a Cherbourg e poi mandato entro lo stesso mese a Tolone con una grossa nave da trasporto. Il secondo tiro è stato fatto l'8 aprile 2004.

L'M-51

Le caratteristiche dei missili balistici francesi sublanciati sono quindi:

M 20: operativo dal 1977, 2 stadi, lunghezza 10,4 m, diametro 1,5 m, peso 20 t al lancio, gittata 3.000 km, una testata H da 1 Mt, imbarcato sui sottomarini (LE) REDOUTABLE, TERRIBLE, FOUDROYANT, L'INDOPTABLE, LE TONNANT

M4: operativo dal 1985, 3 stadi, lunghezza 11,5 m, larghezza 1,93 m, peso 36 t, gittata 5.000 km, testate 6 NT71 da 150kT MIRV. Imbarcato su: L'INFLEXIBLE, L'INDOMPTABLE, (LE) TERRIBLE, FOUDROYANT, TONNANT.

M45: operativo dal 1997, 3 stadi, 11,5 m lunghezza, 1,93 m larghezza, 36 t peso, 6.000 km gittata max, 6 TN75x 150kT, imbarcato su (LE) TRIOMPHANT, TEMERAIRE, VIGILANT, TERRIBLE

M51: operativo dal 2010, 3 stadi, lunghezza 12 m, diametro 2,3 m, peso 56 t, gittata 8.000 km, testate 6 TN75 e poi TNO, stessi sottomarini utenti

Da notare che i sottomarini classe 'Le Triomphant' hanno tutti 16 pozzi di lancio missili, al solito distribuiti dietro la vela, ma non tutti insieme come sugli altri tipi delle altre marine, ma con alcuni compartimenti tra l'uno e l'altro gruppo di 8 tubi.

Ecco come si presenta al suo interno il comparto missili degli SSBN francesi

Quanto agli SSBN, il LE TERRIBLE ha finalmente trovato il mare nel suo destino: è stato varato dalla DCNS nei cantieri di Cherbourg all'attenzione di Sarkozy, dopo che la costruzione è iniziata nel 2000. Ha finalmente i missili M51 che solo come retrofit verranno forniti agli altri 3 SSBN. Realizzare questi immensi sottomarini non è cosa facile, con in coinvolgimento di centinaia di ditte francesi e 100.000 disegni tecnici, 300 km di cavi elettrici e 100 di condotte d'aria, vapore e altri liquidi o gas. L'entrata in servizio di questo sottomarino è prevista per il 2010 onde sostituire i sottomarini di tipo più vecchio. Si tratta di un mostro degli abissi con una lunghezza di 138 m, diametro 12,3 m, dislocamento di ben 14.300 t, mentre la velocità, ancorché non importante quanto la silenziosità per un SSBN, arriva a 25 nodi.

Questo è l'ultimo degli SSBN francesi, il cui primo esemplare, interamente realizzato con tecnologie nazionali (e per questo con maggiore ritardo rispetto alle unità britanniche RESOLUTION) entrò in servizio nel 1971. Era il LE REDOUTABLE, primo di 5 SSBN della prima generazione. L'INFLEXIBLE era il sesto SSBN ed entrò in servizio nel 1985, con i missili M-4 con le MIRV; nel 1993 arrivò in servizio il LE TRIOMPHANT con i missili M-45.

Quanto alla linea evolutiva degli SSN, i francesi si sono orientati ad operare in 'economia', con un numero di unità pari a quello degli SSBN (cosa davvero unica), e per giunta di caratteristiche piuttosto modeste. 4 RUBIS e poi l'AMETYSTE sono stati tutto quello schierato nella Guerra Fredda. Si tratta delle unità SSN più piccole del mondo, più piccole anche degli 'Alpha'. Decisamente la Francia non ha voluto forzare la mano sulle navi d'attacco e ha conservato le risorse per il deterrente nucleare. Come sottomarini si sono affidati a lungo piuttosto sugli 'Agosta', parenti degli SSN 'Rubis' che ne riprendono per certi aspetti l'evoluzione. Nel '64 era stata autorizzata la costruzione di una nave da 4.000 t, ma venne annullata proprio quando stava per essere iniziato l'allestimento, e il progetto di questa grossa unità venne rimpiazzato da quello di un più piccolo sottomarino simile ai nuovissimi (allora) 'Agosta' come aspetto e idrodinamica, e anche come sistemi di localizzazione subacquea. È stata originariamente chiamata SNA72 ovvero sottomarino nucleare d'attacco del ‘72, costruita a Cherbourg. Sono i più piccoli e forse economici SSN in servizio ma anche tra i più limitati, con un reattore da 48MW che tuttavia dà solo 25 nodi in immersione. Hanno fatto parte di un gruppo a Brest per proteggere gli SSBN, e a Tolone nel Mediterraneo. Dovevano essere realizzati in 6 esemplari e poi altri 5 di un tipo nuovo, ma di fatto la cosa non si è concretizzata.

Caratteristiche: 2.385-2.670 t di dislocamento, lunghezza 72,1 m, larghezza 7,2 m, pescaggio 6,4 m; motore con reattore ad acqua pressurizzata con 2 turboalternatori e 1 motore elettrico su 1 asse, 18 nodi superficie e 25 subacquei; immersione 300 normale, 500 max; 4 tls con 14 F17 antinave da 533 mm e L5 ASW o 28 mine o un misto; dal 1985 10 siluri e 4 SM.39 Exocet; Apparati elettronici : 1 radar scoperta sup. DRUA 23, sonar passivo DSUV 22, sonar passivo telemetrico DUUX2, 1 telefono subacqueo TUUM.

Queste unità sono le uniche nucleari della flotta, assieme alla portaerei C. de Gaulle, di cui ci si occupa in un'altra pagina.

L'ASMP, piccolo ordigno, ma di eccellenti prestazioni, adatto ad ogni tipo di caccia tattico

Gli ordigni aria-superficie nucleari sono essenzialmente di due tipi: le bombe AN-22 da 60-70 kt (Mirage IVP), e le AN52 tattiche, e i missili ASMP. Le prime sono state rimpiazzate prevalentemente dai secondi, ma non su tutti gli aerei: i Jaguar non li hanno avuti, mentre Mirage IV e Super Etendard sì; i Mirage 2000N hanno ricevuto direttamente gli ASMP. Questi sono ordigni da 850 kg, capaci di mach 2 e 80-100 km se settati per il volo a bassa quota, oppure mach 3 e 300 km ad alta quota. Ordigni micidiali, che non erano presenti per esempio nei Tornado, consentivano un allungamento del raggio d'azione degli aerei e un miglioramento delle probabilità di successo, specie quando si trattava di penetrare un obiettivo molto difficile e ben difeso: saltare quel centinaio di km da percorrere contro avversari determinati non era certo poco, mentre è più dubbio l'uso da alta quota con una difesa aerea ben allertata. Per giunta erano abbastanza piccoli da essere ospitabili persino sotto un’ala di un Super Etendard. Da questo ordigno, armato con una H da 200 kt doveva nascere anche una versione antinave che avrebbe rimpiazzato l'Exocet, ma non se n'é fatto niente e l'ANNG è rimasto nel libro dei progetti mancati. Per l'impiego dell'arma, vedi anche la pagina dedicata ai bombardieri francesi.

Caratteristiche ASMP: lunghezza 5,38 m, diametro 0,96 m; statoreattore più motore a razzo per velocità di mach 2-3 e 100-250 km di gittata.

Ora diamo uno sguardo alla oramai defunta genia di missili nucleari di terra, che molto hanno in comune con quelli navali, anzi ne sono i progenitori. Iniziò tutto nel giugno 1956, almeno come decisioni concrete, quando lo STAe, Service Technique de l'Aéronautique) chiese all'industria nazionale di proporre un sistema capace, con lancio da terra, di portare a destinazione una testata di una tonnellata (poi 3 tonnellate) a circa 3 mila km. La risposta fu alquanto bizzarra: la GAMD nel gennaio 1957 propose il JERICHO, ovvero un Mirage IVA con un sistema inerziale più radar doppler, e senza equipaggio a bordo. In pratica era la trasformazione in missile da crociera del bombardiere bireattore con due ATAR 9 e peso di 16,5 t con lancio da una rampa mobile grazie all'aiuto di due razzi a propellente solido SEPR sistemati ventralmente, da sganciarsi dopo l'uso. Poi si volle aumentare ancora le prestazioni richieste, tanto che sembrava quasi di trovarsi al cospetto di un missile NAVAJO americano a gittata ridotta, con peso di 23.7 t, gittata 3.000 km ma a mach 3,5 e 25.000 m, il che avrebbe dovuto far cambiare i turboreattori con dei veri statoreattori. Venne poi abbandonato per mancanza di fondi e così finì l'era dei bombardieri senza equipaggio francesi. Ma dopo circa un anno il governo chiese un'arma da 1.200 km appena al di sotto (pre-strategica, come dicono i francesi che praticamente sono i detentori della paternità di questa parola) delle armi del SAC americano. La Dassalt allora presentò un EBTO, Engin Balistique du Theatre d'Operations. Era ben più fattibile come richiesta, e anche la risposta lo fu con un missile a propellenti solidi e testata da 275 kg, magari con un secondo stadio nella versione a gittata prolungata con un fascio di tre motori. Ma questa arma si basava su tecnologie americane e gli USA non vollero aiutare minimamente i francesi concedendo le tecnologie necessarie. E dire che nel frattempo si stava studiando in Italia di fornire il Garibaldi di un lanciamissili Polaris o e in seguito si sviluppò l'Alfa. Ma la tecnologia, non tanto quella missilistica, ma quella nucleare, era nelle mani di Washington. IL 17 settembre 1959 nacque la SEREB, Société pour l'Etude et la Réalistion d'Engins Balistiques. Costituiva questa società la Nord Aviation, Sud Aviation e Snecma, tutte aziende nazionalizzate, la GAMD, Matra e SEPR private e l'ente pubblico direttamente con l'ONERA.

Un M3

Presto venne approntato l'SSBS, Sol-Sol-Balistique Stratégique, missile a medio raggio con profilo balistico dall'aspetto tozzo, prima sviluppato con il progetto monostadio S112 e poi i bistadio S-01 e 02. Finalmente arrivò l'arma operativa vera e propria, e l'S-02 venne schierato nel grande poligono di Plateau D'Albion (SE di Avignone) con de Escadron di 9 missili l'uno, diventati operativi dal 2 agosto 1971 (il primo dei due, l'altro seguì l'anno dopo), praticamente in contemporanea con gli M1 navali, di cui erano stretti parenti. I due squadroni avevano estese opere di protezione passiva e ognuno un centro di comando e controllo superprotetto con linee di comunicazione direttamente collegate con il comando supremo strategico.

Per migliorare le armi sistemate dentro i pozzi di lancio rinforzati nel gennaio 1975 iniziò il programma S-3 con un secondo stadio di nuovo tipo, più leggero essendo in fibra di vetro bobinata (lo stesso avrebbero fatto i sovietici con alcuni dei missili più recenti), e con un unico ugello anziché 4. Il controllo, essendo questo ugello fisso, veniva ottenuto nella traiettoria con l'iniezione di freon liquido nel getto. Era più corto, leggero e preciso grazie al nuovo calcolatore di bordo, con maggiore gittata e maggiore letalità, nonché esche di bordo capaci di ingannare le difese nemiche. Il primo lancio di prova avvenne nel dicembre 1976 e le prove vennero completate in fretta, essendo solo un'evoluzione del precedente S2. Lo schieramento ebbe inizio nel 1980 e presto i vecchi missili vennero sostituiti dai nuovi e ben più potenti successori, che pure erano più piccoli e molto più leggeri, ma portavano un carico ben maggiore. Come i precedenti erano lanciabili 'a caldo' e avevano motore a propellenti solidi con guida inerziale avanzata. Il tempo di reazione all'ordine di fuoco era estremamente importante, anche perché la Francia non aveva un esteso sistema di allertamento antimissili come le superpotenze. Il tempo di lancio, su bersagli con coordinate pre-caricate, era di 200 secondi dall'ordine di fuoco. Insomma, quel poco che avevano i francesi era valorizzato al meglio delle sue possibilità.

Nel 1983 aveva rimpiazzato l'S-02. Poi vennero aggiornati allo standard D (Dorcu, rinforzato) e M (Modernizzato), capace di coprire spazi tra gli Urali e Kuwait City, fino alla capitale del Chad verso l'Africa. Si pensava di ammodernare o sostituire con i missili degli SNLE gli M3, ma nel febbraio 1996 Chirac decise che l'era dei missili terrestri nucleari francesi era finita e così i due squadroni vennero disattivati nel 1996-97.

Da notare che oltre alle Superpotenze, la Francia, anche se in maniera molto meno forte (e priva di armi intercontinentali) era pur sempre l'unica forza europea ad avere la 'Triade' ovvero missili balistici a terra, SSBN e bombardieri. Certo che 18 MRBM contro gli oltre 1000 ICBM di ciascuna superpotenza erano una differenza piuttosto sconsolante, ma la Francia era comunque in grado di lanciare armi nucleari in quantità non disprezzabili, per esempio contro Mosca. E poi gli Inglesi avevano già rinunciato ai missili balistici di terra e avevano solo i Polaris americani basati su 4 SSBN.

Prestazioni e caratteristiche:

S-2: primo stadio P-16 con motore Tipo 902 da 50 t di spinta per 74 secondi; secondo stadio P-10 con motore Tipo 903, da 45 t per 50 sec.; Gittata 2.750-3.000 km e oltre, CEP 900 m, testata singola H da 150 kT; altezza 14,8 m di cui 6,9 primo stadio e 5,7 secondo stadio; diametro 1,5 m; peso 31,9 t al lancio, di cui 17.500 primo stadio e 12.000 secondo.

S-3: primo stadio uguale all'S-2 ma con combustione di 72 sec; secondo stadio P-6 con motore Rita II da 28 t-spinta, combustione 60 sec, gittata oltre 3.500 km; peso 25,8 t di cui 17,5 primo stadio e 6,5 t secondo stadio; altezza 13,8 m di cui 6,9 primo stadio e 3 secondo stadio; testata H da 1 MT NT 60 o TN 61

Il Pluton su scafo AMX-30; doveva essere sostituito dall'HADES, ma negli anni '90 questo costoso programma venne pressoché annullato

Un altro missile che faceva parte del deterrente nucleare francese era il balistico a corto raggio Pluton. È un grosso ordigno, o meglio, era visto che non è più in servizio. Venne sviluppato nei tardi anni '60 e prodotto dal 1972, con consegne nel 1974 all'Esercito francese per equipaggiare 5 reggimenti di supporto tattico alle forze di terra. Si tratta in effetti di un'arma analoga al Lance americano, ma più grossa. Ciascun reggimento ha 6 veicoli di lancio e che sono stati prodotti in tutto in 42 esemplari, ma non sugli scafi leggeri dell'M113 come nel Lance, ma su quelli del carro AMX-30, dove venivano usati con un lanciatore a scatola sopra lo scafo, elevabile. Aveva un solo stadio a propellente solido, a doppia spinta (accelerazione e 'crociera') con un semplice sistema inerziale SFENA (Semi-Strapdown System) di generazione meno attuale rispetto ai tipi più recenti di missili moderni balistici. Aveva due testate nucleari, a scelta: la AN-51, che era parente dell'AN-52 a caduta libera degli aerei, contro obiettivi delle retrovie, con lo stesso 'core' MR50 della bomba. La potenza non era elevatissima, ma pur sempre di 25 kT, e l'impiego era contro bersagli a terra nelle retrovie . L'altra testata era da 15 kT da far esplodere su obiettivi di prima linea. Il Pluton aveva tecnologia abbastanza avanzata, ma si poteva ottenere di meglio anche se quest'arma aveva già il vantaggio di essere trasportabile e lanciabile da un solo veicolo di lancio, ancorché di tipo pesante. Per il futuro venne approntato l'HADES, che ha avuto un fato molto tribolato visto che nel frattempo era 'scoppiata la pace'. Quest'arma era stata richiesta già nel 1977, allora chiamata 'Super Pluton', e sviluppata dalla Aérospatiale, era inizialmente di tipo balistico. Ma poi pare che sia stata modificata nel corso del revival per i missili cruise, con motore a razzo-statoreattore. L'Hades aveva da entrare in servizio nei tardi anni '80, ma non ha avuto questa fortuna e la fine della Guerra fredda l'ha reso meno utile, pur avendo caratteristiche di elevata precisione e gittata di 350 km (si pensava di usare una bomba a neutroni, arma 'anti personale' per eccellenza, che americani prima e francesi poi erano interessati ad usare per i limitati effetti distruttivi sulle 'cose'). Al dunque, lo sviluppo dell'HADES è stato lungo e tribolato, ma soprattutto, ha costato miliardi di franchi. E al dunque, con la pratica inutilità dei missili nucleari a corto raggio (smantellati in massa dopo la fine della Guerra fredda), dai 100 esemplari previsti ne sono stati autorizzati solo 30 e per giunta, messi direttamente nei depositi senza schieramenti operativi.

Caratteristiche Pluton: lunghezza 7,64 m, diametro 0,55 m, peso 2.350 kg, testata 350-500 kg da 15 o 25 kt, o da esercitazione. Gittata 10-120 km, CEP 330 m, lanciatore su AMX-30.

Le capacità nucleari francesi, 2009[3]

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Finita la Guerra fredda, il nucleare francese ha subito un pesante ridimensionamento; gli investimenti sono calati del 40%, ma anche così rappresentano ancora il 10% del bilancio della Difesa; nel frattempo, la ‘Triade’ francese è sparita come tale, praticamente è stata dimezzata; le 18 armi nucleari S3 sono spariti dall’Altopiano di Albino già a metà anni ’90, oramai del tutto superflue per le esigenze di difesa nazionale; e gli SSBN, ovvero gli SNLE sono stati ridotti da ben sei battelli a soli quattro, e soprattutto, anziché tre adesso ve n’è in mare mediamente solo uno, con missioni che durano circa 10 settimane. Spariti i Jaguar, Mirage III e i Mirage IVB (eccetto che i tipi da ricognizione), terminata la produzione di materiale fissile con la chiusura delle industrie di Marcoule (1992) e poi, Pierrelatte (nel ’96), entrambe specializzate nell’arricchimento dell’Uranio. Inoltre, tra le potenze nucleari spicca il ruolo che ha avuto Parigi nel ratificare il Trattato di non Proliferazione nucleare del 1992, e nonostante le polemiche dei test di Mururoa, ha firmato anche il CTBT del 1998, che è il trattato per l’eliminazione dei test nucleari, tanto che ha smantellato anche le infrastrutture di Mururoa, nel 1996, unica delle cinque nazioni permanenti del Consiglio di Sicurezza. Nondimeno, con appositi programmi e super-computer, nonché l’uso del Mégajoule (il laser del CEA-CESTA, Centre d’Etudies Scientifiques et Thecniques d’Aquitaine) di Bordeaux, l’acceleratore per immagini a raggi X (AIRIX, di Moronvilliers, Marna), consentono comunque di verificare molte cose, tra cui le condizioni vicine a quelle che si manifestano nei test nucleari; l’AIRIX in particolare simula il comportamento dell’arma nel momento in cui ancora la reazione nucleare non è stata iniziata; e la potenza di calcolo, con decine di migliaia di processori in parallelo, non fa altro che aumentare. Per esempio, la Bull ha fornito a CEA e GENCI (Grand Equipment National de Calcul Intensif) un supercomputer ibrido serie NovaScale, che ha una potenza sei volte maggiore del precedente Tera-10, arrivando a 300 trilioni di operazioni al secondo. Inoltre la DGA, in particolare con il CELM (Centre d’Essai de Lanc-ment des Missiles) continuano la loro attività, il cui scopo è quello di mantenere quanto resta dei vettori nucleari. La dottrina d’impiego era inizialmente la ‘dal debole al forte’, ora è ‘dal forte al folle’ (du fortau fou), e di colpire duramente un eventuale attaccante, anche se la Francia venisse distrutta, una ‘Frappe en seconde’. Del resto, con 298 testate nucleari, si stima che i Galli avrebbero ancora modo di uccidere 500-600 mln di persone, persino più di quanto voleva de Gaulle, grande ispiratore della dottrina nucleare francese.


Attualmente vi è la FOST (Force Océanique Stratégique), con quattro sottomarini ‘Le Triomphant’, due dei quali sempre pronti all’uso (e uno dei quali in mare). Questi sottomarini sono notevolmente superiori rispetto ai precedenti ‘Le Redoutable’, tanto da avere una rumorosità inferiore di 30 dB e al contempo, hanno sonar 10 volte più potenti (ma da usare raramente, altrimenti addio invisibilità), e inoltre possono raggiungere quote due volte più profonde; in termini di efficienza il tempo tra due carenaggi è aumentato del 50%. Come capacità offensiva, essi hanno ben sedici missili, del tipo M-45, capaci di portare fino a ben 6.000 km un totale di sei testate nucleari per ciascun ordigno; le 96 testate TN-75 valgono ciascuna 150 kT teorici, molto più di Hiroshima e di Nagasaki messe insieme, per intenderci, e ciascuna può arrivare a colpire con precisione un diverso bersaglio. Poniamo che, per dire, la Francia entrasse un'altra volta in guerra con l’Italia: se scadesse al livello nucleare, molto teorico (il fall-out radioattivo non sarebbe gentile con i vicini), in teoria un solo sottomarino di questo tipo, in agguato nell’oceano, del tutto invulnerabile e invisibile, magari navigante a 1.000 km ad ovest delle Canarie (così lontano che gli U-212 non potrebbero andare a cercarlo, mentre i meno recenti ‘Sauro’ non sarebbero verosimilmente all’altezza del compito pur se con una maggiore autonomia), potrebbe lanciare i suoi missili e distruggere quasi tutti i capoluoghi di provincia italiani in mezz’ora. Per difendersi gli SNLE hanno la bassa rumorosità, la quota, i sensori attivi e passivi, ma anche i siluri ECAN L5 (in verità armi piuttosto vecchie) e missili SM-39 (in teoria potrebbero essere anche usati come unità d’attacco, ma non ne varrebbe la pena rispetto ai rischi), il tutto frutto di 15 anni di sviluppo in tutti i settori, dai programmi alle leghe di acciaio ad alta resistenza, un ‘trionfo’ della tecnologia autoctona con ben 4.000 imprese e passa coinvolte, come la DCNS e la Creusot-Loire, EADS e Sagem. In tutto, questo programma è costoso, ma necessario per la deterrenza nucleare francese. Tanto che di recente sono stati accordati 2 mld di euro per aggiornare i sottomarini, che tra l’altro porteranno i missili MSBS M-51 dal 2010, che sono notevolmente più grossi degli M45. Inoltre è stato ordinato il LE TERRIBLE, che è già stato completato ed entrerà in servizio nel 2010, come quarto battello della classe. Di questo la DCNS ha fornito lo scafo, la Thales collabora per i sistemi informatici, la CNIM ha fornito i lanciamissili (è un nome che non dice molto, ma è una multinazionale da 500 mln di euro di affari annui), i reattori da CEA e Areva, e così via. Se si pensa che la Francia, negli anni ’70, devolveva il 60% del bilancio della Difesa per il settore nucleare, si capisce perché la sua forza convenzionale, a confronto della spesa, fosse così ridotta, per esempio meno impressionante (eccetto che per la Marina) di quella della Germania. Il ‘bubbone’ nascosto era la forza nucleare, che attualmente occupa ancora quasi il 20% del bilancio, e del quale la FOST è la principale beneficiaria, con un servizio che oramai dura da oltre 40 anni, 24 ore su 24. La base è a Brest, e vicino a questa, già scelta per un superbase di sottomarini tedeschi durante la guerra, c’è anche la base aerea di Pontant (Landivisiau), che è sede delle Forze aeree strategiche della Marina (FANU).

Ora parliamo di vettori. Anzitutto l’M-51, prodotto dai costruttori più importanti: EADS, CEA, G2P (Snecma e SNPE), Sagem, Thales ecc. Quest’arma, dal 2010 sarà l’ordigno degli SNLE-NG, e solo il costo del missile è arrivato a 4,5 mld di euro per lo sviluppo; è già incredibile che si riesca a gestire un tale complesso di industrie e società senza andare in confusione, perché poi, malgrado i costi, il prodotto ‘finito’ arriva. Tra i costruttori, EADS è la capocommessa, per la propulsione c’è SPS, filiale della SAFRAN, che è un altro settore d’eccellenza, di questo panorama che sebbene costoso, è un settore d’eccellenza senza riscontri in Europa, non a questi livelli. L’M-51 pesa ben 56 t, e arriva fino a 8.000 km con carichi ridotti; ha un riduttore di resistenza aerodinamica, una specie di sonda anteriore, e struttura in carboresina polimerizzata, capace di reggere ad una pressione esterna di 130 bar; l’arma è tristadio e il primo di questi pesa da solo 40 t, come l’intero M-45, eroga 180 t-spinta e il suo effusore resiste a 3.000 gradi centigradi. Il Trident D5 è simile per capacità, ma ha bisogno del sistema GPS, mentre i francesi hanno un sistema INS meno preciso, ma autonomo, senza disturbi che possano causargli problemi per le correzioni di traiettoria; ma l’M-51 è autonomo, e soprattutto totalmente francese; sebbene gli USA siano, ovviamente, del tutto superiori ai francesi, questi non sono interessati alla parità con loro, ma giusto al minimo per il deterrente nucleare. Inoltre sono disponibili testate nucleari come le TN-75 e le TN-81, nonché le TNO e le TNA, tecnologicamente non sono da meno di quelle americane e pare siano più robuste; anche l’elettronica e le misure ‘stealth’ sono valide; la Testata Nucleare Oceanica, la TNO, è prevista per l’M51-2, da sostituire alla TN-75 dal 2015, con molti miglioramenti, tra cui una maggiore potenza, e un CEP inferiore a 100 metri, magari grazie al sistema Galileo europeo; la scommessa è che questo missile potrà superare le difese antimissile nemiche fino al 2030; ad ogni modo, i due secondi tra il lancio e l’emersione sono tra i più critici che un missile possa essere costretto a subire, tanto che solo la Francia, Cina (con molti limiti) e ovviamente USA e URSS/Russia, riuscirono a padroneggiare questa tecnologia a cambiamento d’ambiente; differentemente, sarebbe necessario un lancio con il sottomarino emerso, che è più sicuro per il missile, ma molto meno per il vettore, tanto che dopo il 1960 praticamente i sottomarini lanciamissili ‘emersi’ sono spariti, restandovene solo i vecchi tipi ammodernati.

Dall’altro lato, vi sono le FAS, la forza nucleare aerea, con i missili MBDA ASMP da 80-300 km di portata a seconda del profilo di volo, idem per la velocità che tra il livello del mare e l’alta quota varia tra mach 2 e mach 3, con una testata TN-81; in servizio dal 1986, quest’arma è stata il pane quotidiano dei 60 Mirage 2000N-K3 e i 30 Super Etendard ammodernati della Marina; attualmente vi sono due Escare di Mirage, le ‘Dauphiné’ e ‘La Fayette’ a Luxeuil-les-Bains, ovvero a 130 km a SW di Strasburgo, mentre la ‘Limousin’ è a Istres, 40 km a NW di Marsiglia; per il 2018 i vecchi Mirage 2000N dovrebbero essere sostituiti dai Rafale F3, mentre entro il 2009 il Rafale M-F3 sostituisce i vecchi ‘Super’; nel 2012 sarà disponibile, finalmente, l’ASMP-A, con testata H di tipo TNA, parente della TNO navale; già entro il 2008 vi sono state le prime consegne ai Mirage, le prossime sono per i Rafale e poi ancora ai Mirage, entro il 2010.

I Francesi sono convinti, non senza ragioni, che l’Europa denuclearizzata non sia un soggetto politico rilevante, e già dal ’94 il Libro bianco dell’epoca indicava questo, mentre nel 2008 si parlava di una spesa di 20 mld di euro solo tra il 2009 e il 2014, circa il 18-20% del totale e grossomodo paragonabile al bilancio di un anno della vicina Italia. Ma malgrado, tutto, il nucleare come arma è ancora molto vantaggioso per chi lo abbia ottenuto, anche se il costo non è irrilevante. I burocrati europei sono avvisati, la Francia non intende disfarsi della sua deterrenza nucleare per nessuna ragione.

  1. Gasparini Casari, Enzo: 1968: la prima H francese, RID apr 1998
  2. Gianvanni, Paolo: Il deterrente nucleare della Marine Nationale, RID Gennaio 2005, p. 45-49. Vari fascicoli di Armi da guerra
  3. Pitzus, PD Nov 2009

Alcuni dati sui missili balistici francesi: Armi da guerra fascicolo 3