Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Israele-2

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I corazzati israeliani e il Merkava[modifica]

Durante le continue guerre che dal 1947 ad oggi Israele ha combattuto sono stati largamente usati i carri armati, che costituiscono una delle componenti fondamentali del suo esercito. Come a suo tempo, del resto, nel Medio Oriente scorrazzavano i pesanti carri da guerra hittiti. Per Israele i corazzati sono il giusto compendio delle necessità di sopravvivenza sul campo di battaglia. L'inizio della loro attività fu invero ben poco degno di nota[1][2].

Si pensi che in tutte le guerre arabo-israeliane si stima che siano stati usati dai contendenti un totale di ben 32.000 carri armati, dei quali 4.300 messi fuori combattimento. Eppure nel 1948 la forza corazzata israeliana aveva solo 16 carri armati e gli avversari Arabi non molti di più. E l'importanza dei carri armati ha continuato ad essere posta al vertice delle necessità dei vari eserciti della regione. Sarà per via che il terreno è vasto, arido, aperto, e quindi ideale per il movimento dei corazzati, mentre è molto difficile muoversi senza essere notati. Questo può essere compensato dalla maggiore resistenza dei carri armati ad ogni sorta di offese, anche se gli attacchi aerei e l'artiglieria moderna sono capaci di sterminare anche le colonne corazzate. Ma in ogni caso, al contatto con il nemico, sono i carri armati a dovere sostenere il grosso dell'urto, e sono loro che consentono con la spessa corazza che li ricopre, di proteggerne gli occupanti. I carristi hanno un tasso di mortalità decisamente ridotto rispetto alla fanteria leggera, e se i loro mezzi possono operare in condizioni di superiorità aerea, come è stato nelle guerre arabo-israeliane, il gioco è in larga misura a loro favore. Naturalmente, questo non significa che i carri possano operare da soli: la fanteria è sempre necessaria laddove i combattimenti divengano accaniti e prolungati, specie in spazi ristretti. Il Genio è parimenti fondamentale per aprire varchi in ostacoli o campi minati altrimenti insuperabili. La fanteria è necessaria soprattutto contro i cacciatori di carri nemici, che possono essere anche civili armati di bottiglie molotov. Separare i carri dalla fanteria è per la seconda, ma soprattutto per i primi, molto penalizzante. Nei centri urbani, come è diventato noto da Varsavia in poi, i carri isolati sono bersagli più che predatori. Durante la guerra del Kippur, i contrattacchi delle brigate israeliane vennero infranti dalle difese missilistiche egiziane, data la mancanza di cooperazione con l'artiglieria e gli aerei. Sul Golan, i carri israeliani vennero messi ko a dozzine dai cacciatori di carri siriani, che poi vennero 'eliminati' da reparti di paracadutisti. Durante le operazioni del 1982 furono le corazze ERA a salvare dozzine di carri dalla distruzione e a limitare i danni fatti dai missili dell'OLP e della Siria. Ancora nel 1991 lo Zahal o Tsahal, aveva 110.000 effettivi e ben 3 divisioni corazzate di pronto impiego. I suoi 800 Merkava, 2.000 M48 e M60, alcuni Centurion, T-54, 55, 62 di preda bellica ne facevano la settima potenza mondiale per unità corazzate, dietro a URSS, USA, Cina, Germania, Siria e Corea del Nord.

La bandiera israeliana prima maniera (1948)

Ma procediamo con ordine. Le prime forze corazzate, ovvero le Heyl Shirion, nacquero con gli autoprotetti artigianali usati dall'allora Hagana, l'esercito dei coloni ebrei, rigorosamente clandestino, realizzando attorno al 1947 dei mezzi per la protezione di autocolonne dalle imboscate arabe. Essi erano autocarri leggeri civili da 3-4 t di capacità di carico, protetti solo con assi di legno da 50 mm a loro volta rivestite, anche per ragioni anti-incendio, da acciaio spesso 4 mm, sia internamente che esternamente. Questa sorta di primitiva corazza composita era considerata sufficiente per fermare le armi della fanteria. Ma i veicoli erano lenti e goffi, specie in salita, e del centinaio realizzati molti andarono perduti. Una decina di carcasse sono diventati monumenti ai caduti della Guerra d'indipendenza, quella cioè, del 1947-48. Poi giunsero i veri corazzati, comprati sul mercato dei surplus militari da rivenditori compiacenti. Semicingolati M3, M9, autoblinde M3 White, spedite segretamente e poi modificate con corazze e armi aggiuntive. Questa è una pratica che resterà a lungo in auge, del resto: nel 1991 venne scoperto in Italia un carico di carri armati ex-sovietici spediti segretamente dalla Germania riunificata ad Israele, a scopo di valutazione.

Il 14 maggio 1948, data ufficiale della dichiarazione d'indipendenza, trovò così l'Esercito già equipaggiato con un piccolo nucleo di corazzati. I primi carri armati erano ancora da venire: 2 R35 francesi, catturati ai Siriani. Sembra peraltro che il primo carro, forse fu in realtà uno Sherman comprato dall'Haganah tramite la corruzione di militari britannici. Peraltro non pare fosse funzionante. I due carri francesi erano, come si è detto, di origine siriana, allorché il 21 maggio le sue forze attaccarono il Kibbuz Degania, sul lago Kinneret. Respinto l'attacco, gli Israeliani si impossessarono di un carro e poi di un altro, negli scontri attorno al Kibbutz Mordechai fu invece la volta di due carri Mk IV e VI leggeri, delle forze egiziane. Molti di questi pochi mezzi sono sopravvissuti e visibili a Latrun, al museo dei carristi.

Il cessate il fuoco dell'11 giugno 1948 non trovò, purtroppo, le parti intenzionate a rispettarlo sul lungo termine. Gli Israeliani si riorganizzarono e diedero origine allo Zvah Haganah le Israel, ovvero allo Zahal, costituendo le prime due brigate meccanizzate, la 7a (APC) e la 8a, quest'ultima con una decina di carri leggeri H39 ex-Francia Libera, 2 Cromwell e uno Sherman provenienti, per cessione o addirittura furto, dai reparti britannici che avevano da poco abbandonato la Palestina, non riuscendo a controllare la situazione (che anzi, ebbero pesanti perdite per attacchi sferrati sia da parte araba che israeliana). A tale proposito, si parla di Cromwell Mk.IV (1) e almeno un altro Mk.III con il pezzo da 57 mm, rubati (o forse ceduti in maniera non formale) da un deposito inglese e assegnati al British Platoon dell'82nd Tank Battalion israeliano. Il British Platoon era formato da disertori britannici. I due carri vennero usati con l'Operazione Danny con la quale venne conquistato l'aeroporto di Lydda o Lod. In seguito giunsero carri leggeri prebellici, ma pur sempre di valore data la relatività delle forze sul campo: 10 H.39 francesi, provenienti dalla Francia e assegnati alla Slavic o Russian Company (in quanto composta da ebrei sovietici), sempre nell'82th Tank Battalion, a sua volta parte dell'8th Armoured Brigade, ovviamente un'unità che come tale esisteva solo sulla carta. Anche questi vennero usati attorno a Lydda.

Per l'ottobre, quando Israele riuscì a contrastare le offensive arabe e a vincere alcuni violenti scontri, c'erano già altri M4 Sherman, stavolta con obici da 105 mm, ceduti dall'Esercito italiano (ufficialmente erano stati demilitarizzati con fori sul lato della canna), o dalle Filippine se con cannone da 75 mm. Non mancarono i semicingolati con cannoni a.a. da 20 mm oppure con c.c. inglesi da 40 e 57 mm, e tanti mezzi di preda bellica, per lo più di costruzione britannica e presi agli egiziani. I carri Sherman erano di vario tipo, con armi che potevano essere da 75, 76 e per l'appunto, 105 mm. Tutti vennero chiamati M1, poi destinati ad essere gli M50 con il pezzo da 75 francese, o gli Isherman con quello da 105 mm. In ogni caso i primi 50 avevano un Continental a benziona e gli altri un diesel Cummins, tutti invece avevano le sospensioni del tipo VVSS. Gli Isherman, o M51HV, erano invece su scafo M4A1 ma con le HVSS e il cannone da 105 sarebbero stati circa 180. Gli M50 sarebbero stati una carta vincente, in mancanza di meglio, nella campagna del '56 essendo il loro cannone efficace contro i mezzi corazzati tipo T-34(la HEAT perforava 170 mm).

Continuarono poi a giungere carri dall'Europa, per lo più di seconda mano: molti mezzi ex-inglesi, ma anche americani e via via, francesi, di nuova costruzione. La Francia non aveva particolari ragioni per appoggiare Israele, senonché il governo egiziano appoggiò l'FNL algerino. A quel punto i problemi di reperimento di risorse per l'ancora debole Zahal vennero superati con i primi carri nuovi: 100 AMX-13 leggeri con ilpezzo CN.75/50 (o V.1000, come i m.sec), mezzi che per il '57 vennero migliorati poi con motore diesel, trasmissione automatica, nuovo cannone (da 105?), protezione aumentata e sistema di tiro computerizzato; 60 scafi analoghi usati per l'obice Modele 50 da 105/30 mm, più 150 semicingolati, 12 blindo Staghound e 60 Sherman. Tutto questo rese possibile costituire le brigate corazzate della riserva, la 27a e la 37a. Esse si sarebbero aggiunte alla 7a brigata di prima linea e a pieni organici, mentre i carristi israeliani venivano mandati ad addestrarsi a Samaur, in Francia. Questo non aiutò certo i rapporti franco-egiziani, e non sorprendentemente, Nasser aprì il campo all'URSS e decise di nazionalizzare il Canale di Suez. Le forniture di carri per gli egiziani ebbero luogo iniziando con 230 T-34 e 100 SU-100 provenienti dalla ex-Jugoslavia. Ma nel 1956 l'intesa tra Israele, Francia e Regno Unito si concretizzò nell'Operazione Musketeer: prima Israele attaccò il Sinai, grazie anche ai carri M50 (i Super Sherman con il cannone da 75 mm dell' AMX-13, il CN75-50).

Questa era l'operazione 'Kadesh', e i carri israeliani si misurarono con una difesa statica di stile sovietico, usando per la prima volta anche i missili controcarri SS-10 francesi. Nonostante che vi fossero solo 27 dei 100 M50 ordinati, distribuiti in due compagnie, il successo non mancò: fu un attacco violento che in 30 ore distrusse o catturò 27 T-34/85, 6 SU-100, 45 carri Valentine e i loro derivati cacciacarri Archer, 60 BTR-152, ben 282 Bren Carrier, e anche 55 carri Sherman. Alcuni di questi erano stati equipaggiati con la torretta dell'AMX-13 e relativo cannone da 75/61 mm, e così si trovarono mezzi simili a combattere su opposti fronti. Il principale successo venne tra la 7a Brigata corazzata contro il 1° Gruppo - brigata corazzata egiziano, a Kusseina. Alla fine, con perdite umane di 150 soldati in tutto, gli Israeliani presero grossomodo intatti 55 cannoni, 110 pezzi c.c., 125 carri, 60 APC, 260 Bren Carrier agli Egiziani.

Tutto ciò portò alla vittoria di questa vera e propria guerra-lampo, che piegò l'Egitto ma fu un pessimo affare per le potenze Europee, umiliate dalla reazione sovietica e americana. Gli israeliani persero solo una trentina di carri armati e corazzati vari. La guerra ad armi combinate, con carri, fanteria, genio, artiglieria e aviazione, aveva funzionato egregiamente. Ma ora l'Egitto sarebbe diventato il più forte e agguerrito tra i nemici di Israele, già superiore, in teoria, prima della guerra quanto a mezzi bellici.

Mentre questi venivano incrementati da un fiume di rifornimenti sovietici, Israele ebbe modo di espandere le proprie fonti d'approvigionamento con ben 250 carri Centurion Mk 3 e 5, sia pure armati ancora con il pezzo da 83 mm (20 lbs). Questi carri, comprati dal 1959, erano nondimeno dei degni avversari di qualunque altro veicolo dell'epoca. La loro prima battaglia ebbe luogo, su distanze di circa 1,5 km, contro dei Panzer IVH siriani. Nessuna delle due parti riuscì a colpire l'altra, data l'inesperienza nel tiro con i sistemi di bordo: i Centurion tirarono ben 89 colpi senza esito alcuno. Questo tipo di carro aveva il famoso fucile d'aggiustamento, che consentiva con un proiettile secondario da 12,7 mm di correggere l'asse di tiro e portarlo rapidamente sul bersaglio, usando proiettili con traiettorie analoghe a quelle del pezzo da 83 e poi da 105 mm. Può sembrare un sistema bislacco di calcolare le distanze, ma in fondo non fa altro che confermare il vecchio detto artiglieresco: 'il miglior telemetro è il cannone stesso'. Qui si evitava di sprecare colpi del pezzo principale per usare invece un surrogato che lo simulasse, almeno fino a 1.800 m, con percentuali di successo del 90% quando usato da personale competente. Il cannone era efficace fino a 3 km e lo dimostrò in seguito, con tiri da lunga distanza contro i quali gli arabi potevano fare ben poco. Nonostante fosse un mezzo pesante, lento e complesso, il robusto e ben protetto Centurion divenne presto un veicolo popolare nell'Esercito. Un gruppo di questi carri, curiosamente, è visibile anche in Jesus Christ Superstar (assieme a mitragliette Uzi e ad addestratori Magister).

Un altro ottimo acquisto dell'epoca furono i 200 M48A2 ex-tedeschi, forniti nel 1960-64, quindi quand'erano praticamente nuovi. I mezzi israeliani, in precedenza, erano per lo più degli scassoni poco efficienti e molto logori, e forse anche per questo gli Israeliani furono incentivati a modificarli e a migliorarli, esperienza che non sarebbe andata persa. Per essere più precisi, un primo ordine del '55 per 60 M47 e uno del '58 per 100 M48, passati direttamente agli USA, vennero respinti: all'epoca il supporto agli Israeliani era un affaire europeo e Washington non era affatto convinta di tale scelta, specie dopo l'attacco del '56 all'Egitto. Fu così che arrivarono, per primi, 40 M48A2C ex-tedeschi, di un ordine che era per 150 mezzi, oppure per 200 a seconda delle fonti. Tuttavia, dopo questa consegna anche gli USA si misero un po' in gioco, con 150 M48A1 e 100 M48A2. Tutti questi mezzi, quindi, alla guerra del '67, sarebbero stati circa 400-450.

I carri T-54, con la loro corazza anteriore spessa circa 200 mm in torretta e 100 mm a 60° sulla parte anteriore dello scafo, erano una minaccia seria e difficile da affrontare sia con i pezzi da 83 che da 90 mm. Allora venne comprata la licenza di produzione del pezzo da 105/51 mm, ricavato dal vecchio 83/70 mm, il famoso L7 britannico. Questo ottimo cannone riarmò presto alcuni Centurion, dal '63, e in seguito anche i Patton.

Mentre questo accadeva, i circa 300 M4 Sherman, vecchi e vulnerabili, con una sagoma imponente, erano tuttavia considerati ancora validi per la loro semplicità e facilità di manutenzione, nonché per la mobilità. Così vennero riarmati con un cannone francese da 105 mm, derivato, previa riduzione della lunghezza di 1,5 m, dal CN 105-F-1 dell'AMX-30, carro non comprato perché considerato troppo poco protetto. Con una granata HEAT da 800 m.sec questo cannone era preciso ed efficace, anche se era necessario un freno di bocca per usarlo al meglio sullo Sherman. Per il resto arrivarono un motore diesel Cummings da 460 hp, sospensioni HVSS e cingoli allargati da 42 a 58 cm, proiettore di tiro per impiego notturno, cupola per il capocarro, e trasformazioni in semoventi d'artiglieria con obici Mod.50 da 155 mm, un considerevole aumento di potenza rispetto ai due battaglioni con gli M7 da 105 mm (anche essi provenienti dalla Francia), più mezzi recupero M32 e M74.

All'alba della guerra del '67, quella dell'attacco preventivo', Israele aveva anche modificato gli Half-Track. Già questi avevano avuto alcune migliorie come la mitragliatrice da 7,62 mm in casamatta, che consentiva, sia pure solo sull'arco frontale e con un'arma di piccolo calibro, di sparare senza esporre il tiratore. Ma nel '67 vennero messi in servizio un tipo con missili SS-11, con 4 rampe, e un tipo ancora più originale, in quanto armato della stessa b.d.f. delle autoblindo AML-90. il DEFA F1 da 90 mm, sistemato su di un affusto da 57 mm britannico, quello da '6 libbre'. Dei sistemi che miravano ad aumentare la potenza di fuoco dei reparti meccanizzati israeliani, e che rivitalizzavano dei vecchi veicoli disponibili in quantità. I semicingolati erano di laboriosa costruzione, in termini di ore-lavoro, ma erano assai economici nel loro complesso. Nel dopoguerra i sistemi meccanici divennero più moderni ed efficienti e il costo del lavoro più alto. Alla fine furono i mezzi cingolati a rimpiazzare gli 'half-track'. L'era degli M113 era però ancora piuttosto lontana per gli M113. Tra gli altri sistemi escogitati, il portamortaio con il Soltam M65 da 120 mm, installazione facilitata dal cielo aperto dei semicingolati. Essi sarebbero serviti per il tiro d'appoggio ai carri con proiettili HE, illuminanti, fumogeni.

Quanto ai carri armati, gli M48 continuarono ad affluire, come anche i Centurion. Alla guerra del 1967, quella 'preventiva', Israele era pronto a combattere anche le rafforzate armate arabe. Ora aveva aerei quasi esclusivamente francesi, inclusa la sessantina di Mirage IIIC che diede origine al successo internazionale dei caccia francesi, di lì a poco ordinati in massa. Ma gli Israeliani riuscirono anche a clonarli dando origine ai vari Nesher, Dagger, Kfir. Questa però, è un'altra storia. Tornando ai carri, Israele oramai ne aveva 800 tra Super Sherman, M48 e Centurion. Gli M48 vennero usati soprattutto nel Sinai: le loro sospensioni erano capaci di prestazioni elevate, ma troppo fragili nel fronte montagnoso del Golan. Invece i robusti Centurion vennero mandati proprio qui, ma vennero anche usati nel Sinai operando soprattutto dalle strade, per non restare indietro rispetto agli M48, che invece tendevano a viaggiare sulla sabbia. Le battaglie contro gli Egiziani furono violentissime, e ad un certo punto gli M48 vinsero con una manovra aggirante una compagnia di carri sovietici JS-3M, mezzi davvero 'duri a morire', che inizialmente ebbero successo nel contrastare gli israeliani, ma che con la loro posizione statica finirono per essere presi sui fianchi.

Il Centurion fu spesso equipaggiato con corazze ERA, di cui questo esemplare ha le predisposizioni sulla sua corazza

I Centurion erano oramai in buona parte riarmati col pezzo da 105 mm L7, il che ne aumentava le capacità di combattimento. In tutto ve n'erano 293. La pesante corazza protettiva e le munizioni protette erano un buon argomento a favore del pur lento Centurion, di cui solo 11 vennero distrutti durante la guerra, e solo 4 a causa dei carri o cannoni controcarri. Dato che una trentina di Centurion giordani vennero catturati, la 'popolazione' di questi mezzi era aumentata alla fine del conflitto. I carri AMX-13, invece, vennero giudicati negativamente per via della corazza leggera e la vulnerbilità alle mine. I vecchi M4 e M50 vennero impiegati soprattutto in Cisgiordania, dove batterono in una dura battaglia gli M47 e M48 Patton Giordani occupando di lì a poco Gerusalemme. In tutto circa 394 carri israeliani vennero messi KO, inclusi presumibilmente anche i mezzi riparabili (e-o anche mezzi diversi dai carri), contro 1.109 arabi, per lo più T-34 e i nuovi T-54 e 55. Ma c'erano anche i carri americani serie Patton e quelli britannici Centurion(egiziani).

Scendendo nei particolari di questa campagna, stavolta essa non fu un affare tra Israeliani ed Egiziani, ma contro la maggior parte degli stati arabi. I soli egiziani avevano 1.000-1.200 carri, tra cui 60 JS 3, 30 Centurion, 450 T-54/55, SU-100 e i nuovi potenti cannoni semoventi ZUS-57-2; i Giordani invece avevano una cinquantina di Centurion e ben 150 Charoteer, che oggi sono mezzi sconosciuti, ma all'epoca erano dei degni carri armati ricavati dallo scafo del veloce Cromwell con cannone da 83 mm in una nuova e squadrata torretta. Infine c'erano 400-600 carri siriani di cui 150 T-54 e per il resto essenzialmente T-34 e diversi carri irakeni T-54. In tutto circa 2.700 carri e semoventi. Tutto questo contro circa 800-1.000 carri israeliani, di cui un terzo M48, altrettanti Centurion, e il resto M4 e AMX-13. Attaccare le prime linee egiziane fu il primo passo della campagna terrestre, linee di fanteria difese anche da JS-3. Il 5 giugno, il lancio dell'offensiva contro l'Egitto su tre linee e vi furono particolari effetti dalla vittoria lungo la strada verso El Arish, con una divisione guidata dal gen. Tal.

Anche senza entrare troppo nei dettagli, il piano di attacco israeliano, più discreto rispetto ai proclami di Nasser contro il vicino, vide l'attacco ancora una volta contro la penisola del Sinai e la Striscia di Gaza, con una forza d'attacco Nord basata sulla Brigata corazzata 'S' (due btg carri su Centurion e M48), la brigata paracadutisti Z, la brigata corazzata M di riserva. I combattimenti, specie nella Striscia, furono violentissimi ma grazie all'attacco degli aerei entro il 6 giugno la partita venne chiusa. L'attacco ad Abu Agheila, difeso da 90 carri su due btg, 4 battaglioni di fanteria, 6 rgt da 122 mm e altro ancora, non riuscì a reggere all'attacco coordinato di carri, aviazione e artiglieria. Prima arrivarono i paracadutisti con un'azione eliportata che colpirono le batterie, poi le artiglierie israeliane spararono contro la prima linea e i Centurion l'aggirarono a lato, immobilizzando i T-34 che erano per lo più fermi a scafo sotto. Alla fine, gli Egiziani rimasero imbottigliati quando si accorsero che il passo di Mitla era in mano alle truppe israeliane, e assieme agli attacchi aerei, questo fece crollare il loro morale.

Alla fine della guerra gli Egiziani, schiacciati dall'attacco aereo sugli aeroporti che li privò quasi totalmente dell'aviazione, subirono non meno di 10.000 perdite, contro 679 morti e 2.563 feriti israeliani. In tutto gli arabi persero circa 15.000 soldati con quasi altrettanti prigionieri e circa 50.000 feriti. Le perdite materiali egiziane erano le maggiori: un totale di 800 carri e 10.000 veicoli. Il disastro era evidente già da un'osservazione aerea, con una moltitudine di mezzi e carri abbandonati vicino al passo di Mitla, similmente all'autostrada della Morte vicino a Kuwait City, colpiti dall'aviazione (con macchie nere sulla candida sabbia, laddove bombe al napalm erano state lanciate dai caccia israeliani).

Sul fronte cisgiordano, invece, Gerusalemme cadde già il 7 giugno, appena due giorni dopo l'inizio della guerra. I super Sherman erano chiaramente inferiori ai loro avversari inglesi e americani dei tipi più recenti, ma erano abbastanza veloci e ben manovrati: soprattutto, però, il loro cannone da 105 era sufficiente per ricambiare il colpo contro i ben superiori mezzi nemici, che pure erano molto meglio corazzati. Quindi furono l'armamento e la mobilità i fattori vincenti della situazione. Alla fine l'esercito era pronto per attaccare Damasco, ma il cessate il fuoco terminò la guerra con Israele che comunque si tenne le alture del Golan.

La disposizione tattica dei reparti israeliani si dimostrò ottimale, dato che la brigata corazzata dell'epoca aveva 3.000 uomini e un'ottimale mistura di carri, blindati e artiglieria. In tutto vennero catturati, oltre ai 30 Centurion, circa 300 T-54 e 55, e un centinaio di M48 Giordani.

Dopo la guerra vennero fatte molte modifiche per migliorare i mezzi esistenti: gli M48 ebbero il cannone da 105 e diesel AVDS-1790. Così vennero anche equipaggiati tutti i Centurion che, al termine di un processo con circa 2.000 modifiche, erano chiamati anche Panthurion, ovvero un misto di Centurion e Patton. La velocità, per esempio, era stata portata da 34 a 42 kmh. I carri modificati erano noti come Sho't (Frusta), ma originariamente, questo nome era relativo più che altro al cannone, in quanto esistevano sia Shot' con il diesel che con l'originale Meteor a benzina. I Patton ebbero cupola per il capocarro Urdan, nuove radio, motore diesel, in pratica divennero M48A3, chiamati in effetti Magach 3.

Ma agli israeliani interessarono anche i T-54-55 catturati, circa 300, che vennero ammodernati pesantemente. In effetti non erano particolarmente ben valutati: piuttosto mobili, con una sagoma bassa e una corazza piuttosto pesante, armamento potente, ma anche scarsa efficienza meccanica e abitabilità, oltre che mancanza di un adeguato sistema di controllo del tiro per le lunghe distanze. Ma era soprattutto l'abitabilità che era difficile da accettare: troppo piccoli per le operazioni nel caldo del deserto in estate, con il rischio di malori e svenimenti per i pur abituati carristi arabi, tanto che il tempo limite per farli stare con i portelli totalmente chiusi, in tale ambiente, era di circa 60-90 minuti. Naturalmente un problema del genere non era sentito nel clima tipico dell'Europa come un grave handicap, ma in M.O. lo diventava. Gli israeliani cominciarono a modificarli con radio e mitragliatrici di provenienza americana, ma dal '69 le modifiche allo standard Tiran-5 riguardarono anche il cannone da 105 mm. Nel frattempo la Gran Bretagna cambiò idea in termini di politica estera: l'aggressione israeliana contro gli Arabi sarà stata anche 'necessaria' in quanto questi ultimi, più forti, avrebbero potuto attaccare Israele in un prossimo futuro; ma sempre guerra d'aggressione fu, alla fine. Così Francia e GB chiusero le forniture e questo, tra le altre conseguenze, vide requisire 50 nuovi Mirage 5, che erano la versione semplificata con carico bellico incrementato, richiesta da Israele. Anche di questo si parlerà poi. I possenti Chieftain, all'epoca i mezzi più potenti del mondo (seppure tutt'altro che perfetti quanto a potenza e affidabilità del loro diesel boxer Leyland) erano altamente ambiti dall'Esercito, come degni successori del Centurion. Ma proprio per questo cambio di orientamento politico, non vennero venduti. I francesi non ebbero successo con l'AMX-30, giudicato troppo poco protetto, i Tedeschi avevano problemi simili con il Leopard che d'altro canto non era esportabile in M.O. (sempre per ragioni politiche).

Alla fine rimasero gli USA: carri M48, i nuovi M60, semoventi M107 (destinati ad una lunga e popolare carriera nello Tsahal), M109 e M110, cannoni a.a. M163, e finalmente molti M113 da trasporto truppe. Ma anche così gli Israeliani non erano soddisfatti delle prospettive di sopravvivenza offerte dai carri americani, comodi ma non eccessivamente protetti, come del resto non lo era il loro munizionamento.

Per giunta, il carro T-62 sovietico, in corso di distribuzione, era un mezzo armato con il cannone da 115 mm, affrontabile con difficoltà anche dallo Chieftain (fu per l'appunto tale carro che spinse, erroneamente convinti della sua diffusione in ambito NATO, i sovietici a sovraccaricare i loro carri con il pezzo da 125 mm). Questo cannone era il primo tipo a canna liscia per un carro armato, almeno tra quelli entrati in servizio. La canna rigata era stata inventata nel XIX secolo, aumentando grazie al movimento rotatorio inferto al proiettile, le caratteristiche di gittata e di precisione. Ma la canna rigata rendeva anche più facile all'usura la sua anima-tubo, soprattutto con i cannoni ad alte prestazioni. Inoltre, la carica HEAT subisce dei negativi fenomeni di dispersione del jet quando sparata da tali armi: per questo è preferibile usare un cannone SR a canna liscia, o un lanciarazzi. I Francesi avevano una granata speciale che risentiva poco di tali problemi, dato che la testata era poggiata su di un fondello su cuscinetti a sfera: la corona ruotava e assicurava l'effetto stabilizzante, ma la testata HEAT restava ferma. Tuttavia tale soluzione era costosa. Allora che fare? La soluzione fu, sorprendentemente, quella di tornare alla canna liscia, capace di accettare maggiori pressioni d'esercizio. Il problema ritornava quello della precisione, e dato che la canna non poteva assicurare il moto rotatorio del proiettile, allora ci avrebbero pensato, come sui lanciarazzi RPG, delle apposite alette. Così nacque il pezzo da 115 mm e la sua versione per l'artiglieria cacciacarri, il D-10 da 100 mm (da non confondersi con il vecchio M1944 paricalibro). Questo grosso cannone poteva sparare una granata HEAT di calibro elevato e stabilizzata su alette, quindi con un potenziale perforante molto elevato; inoltre era adatto a tirare una munizione APFSDS stabilizzata ad alette, la BM-3, che era a sua volta rivoluzionaria. Pesava poco, ma tirata a 1.600 m.sec, era capace di una traiettoria estremamente piatta e precisa fino a 1,5 km, e nonostante fosse solo in economico acciaio (anziché con nocciolo in W o DU), era capace di elevati valori di perforazione. Questo semplificava anche i sistemi di mira, visto che la traiettoria piatta riduceva l'esigenza di valutare appieno la distanza e infatti il T-62 aveva ancora un sistema di mira stadimetrico (in cui il bersaglio era un tipico carro alto 2,3 m) come i predecessori. Questo semplificava il disegno della torretta, era più economico e meno ingombrante. Tuttavia le granate erano inizialmente meno precise del desiderabile (50% per le AP e 33% per le HEAT tirando contro un carro fermo a 1,5 km), e sulle lunghe distanze questo discorso, validissimo in Europa, non funzionava più. Anche la cadenza di tiro di 4 c.min, la torretta angusta dato il cannone presente, la corazza pesante ma vulnerabile alle nuove armi, erano punti negativi, per non dire della maggiore massa con lo stesso motore del T-55. Insomma, un mezzo più costoso ma non particolarmente efficiente, che non si affermò mai totalmente contro i T-55 appena questi ebbero proiettili APDS anche per i loro cannoni (che erano sì meno potenti, ma più precisi e di maggiore durata rispetto ai soli 120 colpi del 115 mm). Il T-62 era quindi un mezzo di dubbio rapporto costo-efficacia, come del resto lo fu l'M60 e il Chieftain, una generazione che non è riuscita a rimpiazzare quella precedente. I sovietici (come gli Americani con l'MBT-70) stavano sviluppando il T-64, ma questo non era disponibile per l'export (né abbastanza affidabile, se poi si volle rivisitare facendone il T-72).

Tornando agli M60, la prima fornitura pare che fosse di 150 M60A1, del 1971-73, mentre non è noto se siano stati consegnati anche Magach 5 (M48A5) dagli americani, così come degli M60A3. In tutto, alla guerra del Kippur, vi sarebbero stati un totale di 540 Magach 3, tra l'altro riarmati con il pezzo da 105 mm (anche per questo difficili da distinguere dagli M48A5, che all'epoca del resto non erano ancora disponibili), o forse questo era il totale tra M48 e M60. Durante il 1970 iniziò lo sviluppo del Merkava, un carro che si voleva di elevate capacità di sopravvivenza, seppure lento, e in ciò simile al Centurion. Forse non casualmente, la cosa nacque 4 anni prima dalla partecipazione israeliana al programma per il Vickers Chieftain, di cui 2 vennero ottenuti e provati in valutazione operativa, a quanto pare con esito positivo. Ma nel '69 Londra bloccò il programma di produzione su licenza di questo nuovo carro armato. Così qualche anno dopo, il 20 agosto del '70 si lanciò il nuovo programma per un carro nazionale, ma di questo parleremo diffusamente poi. Nel frattempo gli Sherman ebbero modifiche per diventare dei pesanti semoventi tipo il portamortaio Soltam da 160 mm e l'L33 da 155 mm (l'obice Soltam M68 trainato appositamente modificato). Mentre la guerra d'Attrito continuava tra Israele e Egitto, vennero fuori anche altri Halftrack, con motore diesel, modificati come semoventi comando, carri recupero, semoventi TCM-20 con cannone binato da 20 mm ricavato dall'affusto Maxon Mount americano (4x12,7).

Durante la guerra i mezzi israeliani, impiegati con troppa spregiudicatezza nei contattacchi, subirono un tiro intensissimo di razzi e missili sovietici, che non solo li perforavano, ma spesso ne causavano la distruzione colpendo le munizioni e il carburante con il 'jet' HEAT. Stranamente, seppure i carri americani se non anche britannici avessero nominalmente apparati di tiro IR, questi apparentemente non erano forniti agli Israeliani. Durante gli scontri con i carri sovietici, tutti forniti di tali, seppur rudimentali, sistemi, gli israeliani si trovavano spesso in svantaggio, tanto che dovevano mirare aiutandosi con le vampe dei cannoni. Del resto gli arabi erano troppo stanchi per combattere di giorno e poi di notte e questo causava problemi notevoli di efficienza in combattimento, in quel caldo ottobre del '73. I carri israeliani erano circa 800-1.000 Centurion, circa 300 M60, un mezzo migliaio di M48, 300 T-54/55, 250 Sherman. Le cifre, non facili da fissare precisamente, parlano di 1.800-2.400 carri armati. Grossomodo quanti ne aveva all'epoca l'Esercito Italiano, di cui 200 Leopard 1 e 300 M60, ma per il resto antidiluviani M47 praticamente privi di qualunque ammodernamento (mentre gli M48 e i Centurion ammodernati erano efficienti almeno quanto i più grossi e costosi M60).

Gli arabi erano certamente rafforzati durante quel periodo e più esperti di prima. L'Egitto da solo vantava 260.000 soldati più 500.000 riservisti, non meno di 2.000 carri tra cui parecchi T-62, e oltre 1.000 artiglierie; più 650 aerei, 180 elicotteri, 5 caccia, 12 sommergibili, 20 motovedette missilistiche. I Siriani avevano invece 120.000+200.000 uomini, 1.500 carri, 400 artiglierie campali, 320 aerei e 50 elicotteri, più 9 navi missilistiche e una dozzina di motosiluranti[3].

L'esercito di Israele era invece di 300.000 soldati, ma solo dopo la mobilitazione, che grossomodo triplicava il numero degli uomini in armi. Era indispensabile, del resto, data l'impossibilità di mantenere un esercito molto numeroso per una nazione tanto piccola. In tutto c'erano 12 brigate corazzate, 8 meccanizzate, 9 di fanteria, 5 di paracadutisti più artiglieria e supporti.

A proposito di artiglierie, non mancavano quelle catturate al nemico, e in particolare, va ricordato il BM-24, lanciarazzi pesante a corto raggio (circa 11 km) che era stato giudicato molto efficace dagli stessi Israeliani durante la guerra del '67. Ai circa 2.000 carri armati (tutti eccetto qualcuno armati con i 105 mm ad alta o media velocità) si aggiungevano 4.000 veicoli corazzati di cui un migliaio di M113, questi ultimi sacrificati in numero per rendere possibile ammodernare l'artiglieria semovente. C'erano per il resto gli M3 e anche alcuni BTR-152 di preda bellica. Il tutto era supportato da circa 600 aerei di cui 370 circa da combattimento (120 F-4, 150 A-4, il resto erano essenzialmente Mirage III e Nesher).

Nonostante tutta la preparazione militare israeliana, il piano d'attacco arabo, in completa assonanza con quanto fecero gli Israeliani nel '67, era stato preparato minuziosamente e a causa delle tante esercitazioni e mobilitazioni ad arte indette, non fece impressione agli Israeliani l'ultima di esse, che invece era quella decisiva. Gli Egiziani sabotarono la linea Bar-Lev con commandos sommozzatori che attraversarono il canale di Suez, mentre con gli idranti fu possibile sbancare il muro di sabbia realizzato dai genieri sulla riva opposta per un'altezza di almeno 10 metri. Traghetti PMP e ponti rapidi consentirono di portare rapidamente circa 1.200 carri e 100.000 soldati dopo che le artiglierie avevano martellato, con un fuoco devastante, le posizioni israeliane con circa 1000 cannoni in simultanea, seguiti da 222 aerei d'attacco e dozzine di elicotteri Mi-8 con i commandos diretti al passo di Mitla. Alla fine fu possibile bloccare l'avanzata verso il Sinai solo perché gli egiziani furono incerti nel dirigersi rapidamente a Mitla e Kahtmia, e nella notte del 13-14 ottobre due divisioni egiziane vennero duramente battute dalla difesa israeliana. Alla fine gli Israeliani contrattaccarono ripassando il Canale e arrivando presto a circa 500 carri e migliaia di soldati. Nel frattempo i SAM egiziani erano stati largamente neutralizzati dall'artiglieria, incursioni di paracadutisti, ma soprattutto dall'esaurimento delle scorte con migliaia di missili tirati in pochi giorni. I Siriani vennero fermati sul Golan poco dopo un giorni di combattimenti, con i loro carri ammucchiati a centinaia in stretti passaggi difesi inizialmente da pochi soldati e carri, ma che poi, grazie alla rapidissima mobilitazione dei riservisti (che secondo gli arabi erano da mobilitare entro 48 ore circa, invece ne bastarono molte meno). La controffensiva israeliana fu presto lanciata e mise in rotta prima i Siriani, che ad un certo punto videro l'artiglieria sparargli contro per invogliarli a non abbandonare i loro mezzi, e poi gli Irakeni che erano arrivati con un potente corpo di spedizione di circa 500 carri. Anche i Giordani persero gran parte dei loro carri Centurion tra il 12 e il 16 ottobre. Ma mentre in Egitto c'erano i presupposti per conquistare il Cairo, con gran parte delle forze eliminate o imbottigliate oltre il Canale, dove però restarono fino alla fine della guerra.

Alla fine, circa 1.000 carri israeliani vennero messi KO ma solo la metà erano distrutti. Circa 3.000 corazzati arabi erano stati distrutti o catturati, di cui 2.000 carri. A parte questo, le perdite furono piuttosto alte anche per gli Israeliani, con circa 2.800 morti e migliaia di feriti. La cosa finì per rendere più pacifico il fronte occidentale, con l'Egitto, che lavò una buona parte dell'onta della sconfitta con Israele. Con la Siria le cose invece andarono diversamente. In ogni caso Israele era già una nazione nucleare, pare fin dal 1967. Quindi di fatto non poteva essere annientata a meno che l'attaccante non potesse minacciarla a sua volta con armi nucleari. Certo è che l'URSS non avrebbe lasciato impunita un'eventuale azione nucleare israeliana, e il rischio di escalation con gli USA sarebbe stato a sua volta reale. Fortunatamente non si è arrivati a questo punto e le armi convenzionali, già di per sé micidiali, sono state sufficienti. In ogni caso, dopo la guerra gli USA fornirono altri 150 M48 e poi nel 1980-85 300 M60A1 o A3. Anche gli M60 sarebbero stati destinati ad una evoluzione: il Magach (non è chiaro che significhi tale termine, forse Mem Chet Gimmel) 6 era il tipo standard, 6B quello con corazze ERA del tipo Blazer, i 7 hanno invece corazze passive simili a quell del Merkava. Ancora nel Libano nel 2006 alcuni sono stati utilizzati.

A questo punto venne accelerato l'ammodernamento dei carri armati israeliani, iniziando dal Merkava. Ma le blindo AML-90, usate da uno squadrone durante la guerra, vennero trovate inefficaci in un conflitto ad alta intensità. Secondo molti osservatori il Kippur fu la fine del carro armato, come anche a causa del Vietnam. Ma gli Israeliani non la pensavano così e piuttosto cercarono un modo di opporsi ai piccoli ma micidiali missili con testate HEAT, quali i Sagger. Evitare gli incendi ed esplosioni fu fondamentale per prevenire conseguenze catastrofiche per il mezzo e i suoi occupanti, così per esempio venne usato un olio idraulico non infiammabile (o almeno molto meno) per il circuito di brandeggio della torretta. Sistemi di estinzione ad halon, depositi munizioni protetti contro incendi e schegge e così via, tutte cose che prima non c'erano.

I carri T67 Tiran, T-54/55 modificati, piacquero, soprattutto sul Golan. Ebbero altre migliorie, come manicotto antidistorsione, sistema di controllo del tiro computerizzato Matador, stabilizzazione dell'armamento Cadillac-Cage, motore Continental diesel da 605 hp, mortai fumogeni o illuminanti da 51 o 60 mm, sistema automatico ad Halon, oltre ad accorgimenti come quello dei serbatoi di acqua da 60 litri per dissetare l'equipaggio. Infine ebbero luogo le predisposizioni per le piastre ERA del tipo Blazer. Questa era una novità, anche se nata in Germania, che ebbe modo di essere messa in opera dagli Israeliani nel 1982, in Libano.

Merkava Mk 1

Per implementare tutti i miglioramenti, però, serviva un carro moderno e nuovo. Nacque così il Merkava, disegnato dal gen. Tal, che era un carro innovativo come pochi altri. Il nome, per la cronaca, significa cocchio, o carro da battaglia, o anche Trono di Dio secondo l'Antico Testamento. Esso nacque sul fallimento del programma Chieftain del quale Israele voleva comprare una flotta numerosa. Nel '66 venne firmato l'accordo, e due carri inviati in Israele per le valutazioni del caso. Ma nel dicembre del '69 il governo inglese, forse per via del continuare della guerra d'attrito, mise fine al programma. Per questo il 20 agosto 1970 venne avviato dal ministero della Difesa il nuovo programma. Obiettivo, realizzare un carro armato capace anzitutto di sopravvivere e proteggere così la vita dei suoi carristi, così importanti per uno Stato piccolo e sensibile alle perdite umane. Per questo la percentuale della massa dedicata alla protezione, tipicamente del 50%, divenne pari a circa il 70%, come un carro pesante della II GM tipo il Matilda. Il motore anteriore serviva a migliorare la protezione, a scapito ovviamente di quella posteriore; questa soluzione, comune negli APC e IFV, non lo era per i carri, anche per via della massa e volume del motore stesso, qui a destra del guidatore. Il portellone posteriore però era utile: si poteva imbarcare in emergenza anche 10 soldati, serviva per i rifornimenti addizionali, ma anche per alleviare il lavoro dell'equipaggio. Così era semplice rifornire di armi il mezzo, mentre diversamente sarebbe stato necessario far passare una tonnellata di proiettili dai portelli superiori della torretta. A parte questo, in caso di necessità d'abbandonare il mezzo era difficile farlo, sotto il tiro nemico, senza essere colpiti. Alcuni carri avevano un portello inferiore allo scafo, per quanto difficile da usare e soggetto ad eventuali esplosioni di mine sotto il mezzo. Ma con il portello posteriore, proprio come gli APC, era facile scappare senza essere massacrati, mentre il conduttore poteva abbandonare il suo posto e andare in torretta, per poi scappare dal retro. Differentemente, se il cannone era bloccato sopra il suo portello, rischiava di essere intrappolato al suo posto. Ugualmente utile era il comparto posteriore per trasportare barelle con dei feriti a bordo, che altrimenti dovevano essere trasportati o da vulnerabili M113 oppure sul tetto della torretta, esposti ad ogni avversità. Questo portellone, con tanto di feritoie di tiro, è stato poi usato recentemente anche per sparare da parte dei cecchini israeliani, sia semi-aperto, che chiuso con l'uso delle posizioni di tiro ricavatevi. Il carro ebbe fin da subito l'eliminazione dei materiali infiammabili ove possibile (non lo fu per il circuito di rotolamento torretta) e sistemi anti-esplosione, come contenitori protettivi per le munizioni. Il progetto presentato da Tal era stato approvato il 13 maggio del '77. Esso aveva il motore anteriore, come i mezzi corazzati da trasporto truppe. La torretta con cannone da 105 mm era a forma molto allungata e sfuggente, quasi a cuneo. La corazza era spaziata, ma non pare avesse una struttura composita, almeno non inizialmente, come si vede dal frontale dello scafo, incurvato (mentre le piastre di materiali compositi sono generalmente piane). Il carro che ne risultava, pesante ben 62 tonnellate, era un mezzo imponente e con un livello di protezione eccellente, anche sui lati, forse la parte più vulnerabile di tutto il mezzo (data la loro lunghezza e la possibilità di sparare sui lati da entrambi i lati: contro una larghezza della piastra anteriore di circa 2 m, la lunghezza complessiva dei lati del Merkava è di circa 13 metri). Il motore diesel americano è di circa 900 hp. Il Merkava, inizialmente nella versione Mk.1, venne distribuito ai reparti nel '79 e per il 1982 ce n'erano almeno 200-250 disponibili, anche se non è certo che il motore AVDS-1790-5E fosse da subito presente; può essere che inizialmente vi fosse ancora il -2C o -2D, da appena 700-760 hp, quello degli M60A1. In ogni caso c'era trasmissione automatica, cannone M68 con 62 colpi (aumentabili), mortaio da 60 mm con 30 cp (forse non da subito, altre fonti dicono che questo avvenne solo con l'Mk 3), 3 MAG.58 con 10.000 cp calibro 7,62. Il Merkava, insomma, di fatto era una sorta di involucro nuovo per il motore e il cannone degli M60.

Nel 1982 gli Israeliani attaccarono il Libano del Sud e sconfissero duramente l'OLP e la Siria. Quest'ultima ebbe prima le batterie SAM (19 in tutto) della Bekaa distrutte da attacchi aerei ben programmati: prima usare drones come 'esche', poi attacco con i missili HARM, poi distruzione delle batterie con bombe e missili. Delle centinaia di carri armati impiegati, circa 130 vennero messi KO, ma solo 40-50 totalmente distrutti. Pare che i Merkava, pur essendo stati colpiti ripetutamente, non ebbero alcuna perdita totale mentre i suoi carristi ebbero solo 9 vittime (ma inizialmente si negava che ne avessero avute tout-court, vedi JP-4 speciale MBT del 1990). I carri armati con le corazze ERA vennero spesso salvati dal tiro di sistemi missilistici Sagger, Spigot, MILAN e HOT, ma alcuni vennero distrutti o catturati, come gli M48 che i Siriani consegnarono ai Sovietici (che ne approfittarono per realizzare le proprie corazze K-1, e per stabilire che i loro T-72 necessitavano di una corazza extra per il loro scafo anteriore, cosa fatta con una piastra da 16 o 20 mm). I cannoni da 105 erano stati di recente equipaggiati con la nuova M111 da 105 mm, granata APFSDS con nucleo in tungsteno, molto affusolata (con rapporto diametro: lunghezza di oltre 1:10) e quindi con capacità di perforazione elevate, ben 150 mm a 60° (300 mm RHA equivalente) a 2 km, e questo senza considerare che, a differenza delle granate precedenti (capaci di perforare 100-120 mm nelle stesse condizioni) l'M111 restava stabile anche se impattava con corazze ben inclinate, su cui molti tipi di APDS semplicemente rimbalzavano, mentre le HEAT spesso non attivavano la spoletta nella loro appuntita ogiva (anche le M111, per l'appunto, finirono in mano ai Sovietici). Questa munizione era già stata messa in servizio almeno dai Tedeschi e dall'US Army, che presto ne trasse anche un tipo potenziato con nucleo in DU. Munizione molto efficace e precisa, entrata in servizio nei tardi anni '70 e poi migliorata da Israeliani, USA e Germania, clonata da altri clienti, ha rappresentato un salto generazionale, nonché la capacità di aumentare la distanza pratica di perforazione di un T-55 da circa 2 a almeno 3 km, peggiorandone la situazione. Soprattutto, rappresentava una minaccia sufficiente anche per il T-72, nonostante la sua corazza anteriore composita.

I Merkava normalmente non portavano soldati, ma il loro vano posteriore era capace di ospitare, se necessario, i fanti. Fino a 10 erano stipabili a bordo, oppure munizioni. Ma il Merkava non è stato mai usato come carro+IFV in maniera corrente. Il problema non è stato facilmente identificato. Gli Israeliani non hanno avuto mai interesse per gli IFV e gli APC sofisticati. Di fatto hanno preferito usare gli M113, rassegnandosi al fatto che non c'era modo di usare un mezzo da fanteria adeguato per sopravvivere al tiro di armi pesanti. Loro, con tutta la loro esperienza, non hanno rilevato la necessità di mezzi pesanti e costosi come il Bradley, e tantomeno di autoblindo pesanti e costose come le Centauro. Di fatto il loro esercito è ancora sul 'tutto cingolo'.

Questo è vero al punto che, di recente, hanno cominciato ad apparire i carri armati modificati come APC.

L'Mk 3 si distingue subito per il cannone più tozzo del pezzo da 105/51 mm

I Merkava ebbero successo in Libano, ma la messa a punto della meccanica non era del tutto accettabile e il sistema di controllo del tiro computerizzato presentava dei problemi. Le due brigate ebbero tutto sommato un risultato minore delle aspettative, il che diede delle polemiche. La 7a avanzò sul confine Siria-Libano, per occupare l'autostrada Beirut-Damasco, ma subì un'impasse quando un carro venne centrato tra la torretta e lo scafo da un HOT tirato da un Gazelle (con due morti); la 211a Brigata ebbe un altro tipo di perdita: il COl. Eli Geva che ne era il comandante si dimise perché non riteneva legittima la scelta del Governo Israeliano di iniziare l'invasione. All'epoca le cose erano molto diverse e i pacifisti israeliani non erano la risicata minoranza di oggi, ma un movimento forte e coeso. Proprio allora, in cui la guerra era ancora una realtà concreta, almeno sul fronte libanese e siriano. Ma le previsteguerre corazzate su larga scala con l'impiego anche di 20.000 mezzi non si sarebbero più verificate. Il sistema di puntamento computerizzato era di tipo digitale, largamente superiore rispetto ai tipi elettro-meccanici degli altri mezzi (solo dagli anni '80 gli M60 Magach -'Carro di combattimento degli eroi'- ebbero sistemi digitali), ma il salto in avanti presentava dei problemi e la precisione risultò molto meno brillante di quanto era stato preventivato, e largamente inferiore rispetto a mezzi come gli M1 Abrams e Leopard 2 coevi. La mobilità era sfavorevolmente afflitta da un rapporto potenza-peso ridotto, anche se cambio e sospensioni erano così avanzati che il mezzo era più mobile degli altri, più leggeri carri israeliani dell'epoca. La protezione era convenzionale, anche se molto spessa; dopo il 1982 apparvero delle catene sotto la controcarena della torre per migliorarla nella 'nuca'.

Così dal 1983 i nuovi mezzi vennero leggermente migliorati con l'Mk 2 (praticamente un kit di sopravvivenza fu l'unica cosa che cambiò dall'Mk 1), che avrebbe avuto l'AVDS-1790-6A, il mortaio spostato all'interno della torretta e una 12,7 mm aggiuntiva (anche i Centurion hanno avuto fino a 3 mitragliatrici tra pesanti e leggere in torretta, del resto, durante la guerra dell'82); il modello Mk.2A è stato poi seguito dall'Mk2B con il costoso periscopio ad immagine termica (prima c'era solo un apparato IL), l'Mk.2C con protezione rinforzata in torretta, l'Mk.2D con nuova corazza sia sullo scafo che in torretta per un totale di 300-600 Mk.2 nel periodo tra il 1983 e il 1989. Detto tutto questo, le prospettive del carro armato israeliano erano sì buone, ma non ancora del tutto soddisfacenti. Il mezzo, grazie a delle sospensioni simili a quelle del Centurion e alla trasmissione automatica americana sfrutta bene la potenza disponibile, ma rispetto ai vicini M1 egiziani non si può certo dire che sia un 'fulmine di guerra', anche nelle capacità di sparare in movimento, dove l'Abrams, dalla marcia più morbida, è considerato assai superiore. Soprattutto, il cannone da 105 non era del tutto all'altezza di affrontare altri carri moderni, per esempio gli ultimi T-72, anche se questi ultimi non sono mai stati affrrontati da questo carro nell'82. In ogni caso, nel 1990 fu la volta dell'uscita del possente Mervaka Mk 3, che introdusse molti miglioramenti: finalmente il cannone da 120 mm, FCS migliorato con sistemi meteo e laser all'ND-Yag. Il motore, almeno dopo i primi esemplari, arrivò ai 1.200 hp del Teledyne V-12 (altre fonti danno il Continental AVDS-1790-9AR), con un MTBO aumentato di oltre il 100% rispetto alle 400 ore originarie di quello del modello Mk 1, e la trasmissione israeliana Ashot Ashkelon. Totalmente riprogettato, il nuovo Merkava aveva il cannone IMI da 120 mm provvisto di un grosso manicotto termico. L'Mk 3 è un grosso mostro corazzato, con protezione di tipo modulare, che costituisce l'altra innovazione (con piastre asportabili dallo chassis per riparazioni e ammodernamenti rapidi) similmente al Leclerc, vernice con capacità assorbenti nel settore IR, sistema optronico di tiro ElOp Knight Mk.3 per attaccare bersagli anche sparando in movimento. una 'treccina' di catene a protezione della parte posteriore della torretta, con una funzione di far esplodere anticipatamente le cariche cave in arrivo. In tutto, poi, vi sono state almeno 26 modifiche principali, solo considerando gli esemplari di produzione più recente rispetto a quelli Mk 3 iniziali, passate attravarso l'Mk.2B con protezione aggiuntiva in torretta e l'Mk.3D con protezione ulteriormente migliorata. Una di queste ulteriori fasi di crescita è l'aggiunta di un sistema di tracking automatico per il sistema di mira ad immagine termica, che permette di mantenere sotto tiro il bersaglio da parte del sistema FCS stesso, una volta che esso sia stato designato. Il canale d'osservazione del cannoniere ha un 5x per l'immagine termica e 12x per quella diurna, più telemetro laser. Tuttavia non pare che vi sia alcun visore panoramico per il capocarro, probabilmente perché giudicato troppo grande, costoso e vulnerabile per le esigenze manifestate. Una rudimentale 'intelligenza artificiale', insomma. Infine c'è un sistema di alimentazione automatico con un piccolo caricatore meccanico, però dato lo spazio interno (dentro il grosso scafo) e le necessità di manutenzione ed efficienza, il quarto uomo non è stato sostituito, ma semplicemente aiutato da questo dispositivo a movimentare i proiettili lunghi oltre un metro del nuovo cannone. in tutto sono stati prodotti circa 200 Mk.3 entro il 2 febbraio 2003. Dal 24 giugno dello stesso anno è arrivato l'Mk.4, in servizio poi dal marzo del 2003, in produzione al ritmo di una cinquantina l'anno, circa 1 alla settimana. Del resto già nel 1992 i Merkava e gli M60 aggiornati avevano quasi fatto sparire tutti gli altri carri israeliani, Centurion inclusi.

Il Merkava è diventato presto un mezzo standard dell'Esercito israeliano. Con la sua massiccia sagoma e la mole di oltre 60 t non si può certo definire un veicolo inteso per i combattimenti di movimento, ma il suo scopo è soprattutto quello di sopravvivere alle offese nemiche. Certo è che, nonostante tutte le innovazioni, non si trattava di un carro eccezionale al suo esordio. Ancora armato col 105 mm, capace di appena 46 kmh, lento anche se ragionevolmente agile, la sua motorizzazione non aveva nessuno dei sistemi moderni a turbina o turbodiesel della contemporanea generazione dei mezzi presenti a livello internazionale. Inoltre la corazza era spaziata, ma non di tipo composito. Nondimeno dev'essere stata considerata efficace, se non sono mai stati implementati i sistemi ERA, del resto pericolosi se c'è da cooperare con la fanteria (esposta alla proiezione delle lastre d'acciaio delle mattonelle esplosive). In ogni caso la reale efficacia di questi carri rispetto ai paricategoria è rimasta un'incognita, al di là del fatto oggettivo di una inferiore velocità massima. Del resto i carri israeliani hanno anche una riserva di munizioni superiore, ben 85 colpi da 105 mm oppure 55 da 120 mm (NB le munizioni da 120 sono ben più grosse delle altre, tanto che l'M1 Abrams passò da 55 colpi da 105 a 40 da 120). Anche il confronto ipotizzato con i T-72 siriani non pare sia mai avvenuto: i pochi messi KO sono stati colpiti da altri tipi di carri e soprattutto da missili TOW. I Merkava erano già circa 250 al 1982, quando facevano la loro parte del dispositivo che penetrò in Libano durante l'Operazione Pace per la Galilea, assieme a centinaia di Centurion, M48 e M60 (stime che arrivano ad un totale fino a 1.200 mezzi). Certamente, il Merkava Mk 3 è un mezzo ben diverso dai primi della serie, anche se apparentemente molto simile. Ma date le sue peculiarità e la sua massa, non ha mai avuto successo all'export.

L'Mk 4 è apparso dopo alcuni anni, al termine di una produzione che aveva totalizzato un migliaio di mezzi. Oramai, assieme agli M60 ammodernati (con corazze aggiuntive, ed eventualmente anche cannone da 120) rappresenta un veicolo molto evoluto.

Quest'ultima versione del carro del gen. Tal, apparso dagli ultimi anni '90, ha migliorato il sistema di tiro e la protezione balistica, anche superiore e inferiore. L'evoluzione finale, l'Mk 5, non ha avuto invece esito.

L'Mk 4 è caratteristico per le linee squadrate, piuttosto che quelle arcuate tipiche dei modelli precedenti

Questo nuovo carro ha un frontale piatto anziché rigonfio al centro, dato che il diesel tedesco MTU da 1.500 hp è più compatto dell'originario motore americano. Grossomodo si tratta dello stesso tipo di motore del Leopard 2. Alle unità di prima linea i primi sono giunti in tempo per renderle operative dal novembre 2003, mentre i 50-70 esemplari costruiti all'anno sarebbero stati prodotti fino a raggiungere in tutto attorno ai 400 esemplari. Pesante non meno di 65 tonnellate, Il Merkava eguaglia il Tiger II della II GM, ma è un concentrato di tecnologia moderna che con il carro tedesco in parola non ha nulla in comune. Il cannone è l'MG-251 da 120/44 mm della IMI, con maggiore potenza in quanto capace di reggere pressioni interne maggiori del vecchio tipo da 120. Infatti la pressione massima arriva a 1.200 MPa, e nonostante questo riesce a garantire 1.000 colpi. Vi sono dati tecnici disponibili che parlano di un pezzo lungo 5,56 m totali, corsa rinculo 300 mm normale, 340 massim; peso 1.200 kg per la canna lunga 5,3 m. Spara proiettili di nuova generazione e il missile LAHAT, arma controcarri e antielicottero tirabile dal cannone, come fanno i mezzi russi da decenni. Anche stavolta si tratta di un ordigno più costoso rispetto ai proiettili, ma compensa tale problema con una gittata doppia. Data la precisione dei 120 mm occidentali, questo significa 8 km anziché 4-5. I colpi disponibili sono, pronti nei due caricatori a tamburo, 10. Il servente ne trae indubbiamente beneficio, dato che deve anche usare il mortaio da 60 mm con una trentina di granate HE e illuminanti. Naturalmente anche la vetronica del mezzo è di nuova generazione, data la velocità del progresso in questo settore. Il sistema di tiro e osservazione vede un monitor TV collegato al KNIGHT Mk 3, sistema FCS integrato che ha un periscopio stabilizzato su due assi per il cannoniere e un visore panoramico per il capocarro. Quest'ultimo opera nel campo 3-5 micron di lunghezza d'onda, ed è una prima assoluta rispetto ai precedenti Merkava, nessuno dei quali con un tale importante sistema d'osservazione. Ha un sistema ATS di seconda generazione per l'inseguimento dei bersagli. Quanto alle munizioni, quella di importanza apparentemente maggiore, almeno come realizzazione tecnologica (meglio qui non entrare nelle diatribe che da sempre accompagnano l'introduzione dei missili come armi per carri armati) è certo il LAHAT. Questo è un missile pesante 19 kg, lungo circa 95 cm, disponibile dato il calibro, anche per i pezzi da 105 mm. Ha doppia testata HEAT e può seguire un attacco dall'alto contro carri, o traiettoria diretta contro elicotteri. Poi vi sono anche i proiettili APAM, antipersonale, che sono speciali sistemi a frammentazione, con schegge capaci di perforare anche i giubbotti antiproiettile. Le corazze del Merkava Mk 4 sono di tipo modulare avanzato, e con la loro sagoma squadrata contribuiscono a rendere simile il carro all'M1 Abrams. Il portello del servente è stato eliminato, così è possibile ottenere una protezione maggiormente omogenea. Vi è anche un sistema LWS-2 laser d'allarme con una componente attiva, di tipo non noto nei dettagli (forse granate a frammentazione anti-missile), ma che fa capo al sistema TROPHY, basato su 4 antenne di torretta e due lanciatori multipli per coprire 210° l'uno (e quindi una protezione totale). Poi, i sistemi di movimentazione della torretta sono adesso elettrici il che ha eliminato il pericoloso sistema idraulico (pericoloso in quanto il liquido resta infiammabile in certe circostanze), poi vi sono un sistema antiincendio migliorato e la protezione NBC. Nondimeno, gli episodi come quelli che hanno visto due Merkava distrutti nella Striscia di Gaza da cariche sotto lo scafo da oltre 100 kg, fatte detonare al loro passaggio, non possono essere risolti senza appesantire eccessivamente il mezzo. Ci si è accontentati piuttosto di proteggere il mezzo da missili e proiettili di tipo convenzionale, come anche da normali mine militari. L'intelligenza di questo carro del XXI secolo è stata aumentata dall'apparato BMS per la gestione del campo di battaglia con l'interscambio delle informazioni tra piattaforme, vi sono anche display LCD per ciascun membro dell'equipaggio, e poi un sistema di telecamere per l'osservazione panoramica. Prima i capocarro erano molto esposti a combattere, perché spesso dovevano esporsi sopra la torretta del mezzo per vedere la situazione. Era difficile sopravvivere in una guerra ad alta intensità, e ancora di più in una guerriglia urbana diffusa. Ma stare dentro il carro era considerato più pericoloso che vedere stando fuori di esso. I caschi antibalistici hanno aiutato molto, così come i giubbotti antiproiettile (questi ultimi poco usati dai carristi per ovvie ragioni di comodità), come anche una speciale cupola estraibile verso l'alto, corazzata, per proteggere meglio il tronco. Ora vi sono varie videocamere che sorvegliano tutt'attorno, grazie ai progressi della miniaturizzazione elettronica, ed esse sono integrate nel Vector TSS (Tank Sight System). Tra queste, il periscopio panoramico e la mitragliatrice di torretta azionabile dall'interno, le possibilità di resistere all'attacco di un team di cacciacarri sono aumentate. Può sembrare strano che i carri siano tanto vulnerabili alla fanteria, ma è come il discorso degli elefanti e i topi (che li spaventano perché gli corrodono le piante dei piedi). Se un cacciatore di carri riesce ad avvicinarsi tanto da piazzare una carica HEAT sul tetto di un carro o una bomba nei cingoli, è capace di metterlo KO. È vero oggi come lo era a Budapest o ad El Alamein. I carri Merkava Mk 4 sono capaci anche di trarsi più facilmente d'impaccio da situazioni difficili grazie al motore GD 883, che è in realtà il tedesco MTU 883, con intercooler,turbo a geometria variabile, usato anche per il Lecler degli E.A.U. Come il motore francese che è andato a sostituire, si tratta di un sistema molto compatto, da 12 cilindri. Alto 656 mm e largo 940 contro i 845 e 1.060 del motore del Leopard 2, è un prodotto di tecnologia estremamente avanzata, che ha dimostrato di funzionare in una prova durata oltre 10.000 km. Esiste anche un motore ausiliario per mantenere cariche le batterie senza azionarlo. I sistemi di sospensione sono simili, ma migliorati, rispetto a quelli del Merkava Mk 3, che già era capace di muoversi con scioltezza grazie ad un'escursione di ben 604 mm e a contraccolpi che non superavano 1 g di accelerazione (quando carri meno recenti, anche a velocità più base, potevano arrivare a 9, come in un F-16). In tutto il Merkava Mk 4 è stato aggiornato ai livelli migliori consentiti dalla tecnologia disponibile, senza compromessi in termini di capacità operative e costi[4][5].

Ecco le caratteristiche dei vari Merkava Mk 1, 3 e 4.

  • Dimensioni: (Mk 1): 8,36 m totale, 7,45 scafo, 3,72 m larghezza, altezza totale 2,64 m
  • Peso: Mk 1, 56 t; Mk 3 62 t, Mk 4 65 t
  • Motore: Mk 1, diesel da 900 hp, Mk 3 turbodiesel da 1.200 hp, Mk 4 turbodiesel da 1.500 hp GD 883 con trasmissione automatica Renk RK 325
  • Prestazioni: Mk 1, 46 kmh, 500 km, gradino 1 m, trincea 3 m. Mk 4, 65 kmh, 500 km, 1 e 3,56 m (guado fino a 1,4 m senza preparazione, 2,4 con preparazione)
  • Armamento: 1 cannone da 105 mm e 3 mtg da 7,62 mm; Mk 4, cannone da 120/44 mm (settore -7/+20°, 48 cp), 2 MAG da 7,62 mm (10.000), mortaio da 60 mm (30).

I Merkava sono stati prodotti con il coinvolgimento di un gran numero di industrie: la Ashot Ashkelon per le seospensioni e trasmissione automatica, la Elbit per il FCS, IMI per il cannone, Rafael per la corazzatura, Soltam per il mortaio, Spectronix per l'antincendio, Tadiran per le comunicazioni, Urdan per lo scafo. In tutto al 2005 lavoravano al Merkava 5.000 persone e altre 5.000 nell'indotto, con altre 200 ditte. Per questo il mezzo è stato prodotto a getto continuo: oramai è una risorsa per l'occupazione e per lo sviluppo di tecnologie. Ma è una risorsa costosa: ogni Merkava Mk.4 costa 4-5 mln di dollari. Così la produzione al Centro di Manutenzione e Ripristino 7000 della IDF comporta un costo notevole: con 50 carri (uno per settimana) prodotti all'anno, questo significa un esborso di 250 mln. Benché meno impegnativo di quelli per l'aviazione, questo programma per i carri armati è soggetto ancora a parecchie critiche. Nessun mezzo è poi mai stato esportato, nonostante le tante presentazioni all'estero. Ma non così per le tecnologie interne, che più discretamente, hanno fruttato ad Israele 200 mln di dollari nel solo 2005, in aumento del 10% rispetto al 2004. Quindi, di fatto il Merkava si autofinanzia esportando i suoi 'pezzi'. Nel 2006 era previsto di arrivare a superare il costo della produzione annuale con ben 300 mln, e nel 2007 arrivare a qualcosa come 400 mln di dollari di export per sistemi legati al programma Merkava. Anche per questo Israele è diventato uno dei principali esportatori d'armi mondiali[6].


Mentre tutto questo è avvenuto, si è cercato di rendere più protetti gli Zelda, ovvero gli M113. Ma questo non era facile con mezzi da circa 11 t. Così sono stati realizzate modifiche con scafi di T-55, con un nuovo motore compatto che permette di lasciare un angusto passaggio posteriore per i soldati, che altrimenti non potrebbero abbandonare il mezzo con sicurezza. Questo veicolo, chiamato ACHZARIT, è stato necessario dopo che si era visto come gli M113 in Libano, non reggessero ai tiri delle armi c.c. nemiche. Inoltre, i moderni IFV costano quasi quanto un carro armato e non offrono protezione adatta se non con pesanti kit di corazzatura. Per un esercito basato ancora largamente sui carria armati, costavano troppo e così si è deciso di tagliate la testa al toro: usare un carro modificato, che fosse di per sé obsoleto e quindi da rottamare. A questo suo elevato livello di protezione si sono aggiunte corazze addizionali per diverse tonnellate e un minimo di armamento telecomandato, la solita MAG utilizzata da un affusto della Rafael, e integrabile da altre 3 analoghe se necessario. L'armamento non è stato quindi curato in maniera particolare. Esso è costoso e di fatto non ha avuto particolare interesse, lasciando ai carri o ai sistemi missilistici della fanteria l'onere di combattere contro i carri nemici. Al contrario, molti IFV moderni sono equipaggiati con cannoni mitragliera da 25 mm, e anche da 30, 35 o 40 mm, più eventuali missili controcarri, il che non realizza totalmente la difesa contro i carri armati, e al contempo costa moltissimi soldi e l'uso di una torretta rotante che deve essere pesantemente protetta a sua volta. Abbandonare questo concetto 'totale' e l'uso di scafi già disponibili di carro ha permesso di aggirare tale problema. In tutto, con il motore Detroit Diesel e la trasmissione Allison, lo scafo di questo carro-IFV è diventato idoneo ad assicurare, tramite una speciale uscita posteriore elevabile quando necessario, una squadra di 7-8 elementi oltre ai 3 d'equipaggio. Questo mezzo per la fanteria, che ha finito per diventare il primo IFV israeliano (i BMP a quanto pare non hanno avuto, nonostante ne fossero stati catturati, alcun impiego), entrando in servizio nel 1989. La sua protezione è tale che il peso delle corazze extra raggiunte i 14.000 kg, portando il totale della massa a 44 t.

I Giordani hanno fatto lo stesso con i loro grossi scafi di Centurion, ottenendo il Temsha, un mezzo simile, ma più spazioso. Non solo, ma hanno ottenuto una rampa per l'entrata delle truppe anche senza modificare il motore: semplicemente ne hanno invertito il senso di marcia, con il che lo scudo frontale è diventato..il retro del mezzo In tutto possono portare 2+10 truppe. Il peso di 46,9 t è dato, nonostante la mancanza della torre, dalle protezioni aggiuntive che arrivano a ben 1.500 mm di acciaio (equivalente) frontalmente e 1.000 sui lati. Qualche tempo fa ne erano stati realizzati 3 prototipi, armati con armi fino a 20 mm. i russi hanno seguito con i BTR-T su scafo T-55, che nell'ultima versione ha anche torretta tipo BMP ed è designato BMPT. La presentazione, sulla scorta delle lezioni cecene, è avvenuta attorno al 1997, ma il motore è rimasto lo stesso e quindi il peso non ha potuto essere aumentato se non a 38,5 t. La protezione con le piastre ERA consente di ottenere 600 mm di RHA-equivalente sui 60° frontali. Purtroppo i problemi di adattare tale scafo hanno significato, dato il motore posteriore, che la squadra di fanteria, già piccola, può uscire solo dai lati del mezzo. L'ultimo modello, presentato nel 2000, non migliora tali problemi, ma al solito, nella tipica tradizione russa, si interessa della potenza di fuoco. Esso ha il cannone da 30 mm 2A42 del BMP-2, vari missili Kornet e altre armi, peso di 47 t. Lo schema interno è quello dei BMD: capocarro, cannoniere in torre, pilota e due mitraglieri ai lati davanti a loro. Solo 5 persone, nessuna delle quali fante, per un mezzo che è meglio protetto dei normali APC e IFV ed è inteso per scortarli piuttosto che per sostituirli.

A parte questo discorso, che ricorda i carri armati Ram Kangaroo della II GM (però là il problema non era tanto avere mezzi più protetti quanto più mobili fuoristrada, tant'é che questi carri erano privati della torretta e lasciati letteralmente a tetto scoperto), gli Israeliani hanno anche usato gli scafi dei vecchi Centurion per i Nachmachon, mezzi del genio con una specie di scudatura su più elementi che costituisce, al loro vertice, una sorta di torretta, mentre corazze ERA e mitragliatrici sono presenti un po' dappertutto, in un insieme disordinato. Questi mezzi sono usati spesso assieme agli APC M113 o Achzarit, e ai bulldozer corazzati nelle operazioni di guerra o anti-guerriglia, specie dentro i Territori occupati. Di fatto, alla mobilità tipica dei reparti corazzati si preferiscono oramai mezzi pesantemente protetti che sono più simili a dei fortini mobili. Del resto, più che conquistare il territorio, il loro compito sembra oramai più quello di presidiarlo.

Quanto alle operazioni recenti, l'Esercito ha combattuto, come del resto le altre F.A. duramente durante la guerra del 2006, riproposizione dell'invasione del Libano di 24 anni prima. All'epoca 400.000 israeliani manifestarono contro tale operazione militare, stavolta invece solo pochi sono stati i dissenzienti. Ma nonostante la generale approvazione pubblica, come si sa, le cose non sono andate bene di fronte ad una testarda difesa di Hezbollah, e all'uso di numerosi tipi di missili c.c. moderni che hanno causato perdite elevate anche ai possenti Merkava[7].

Armi di fanteria e artiglieria[8][modifica]

Una delle prime armi utilizzate dall'Esercito Israeliano è stata la pistola Beretta 51, relativamente poco conosciuta in Italia, ma fabbricata anche dagli Egiziani. Pesava 800 gr con 8 colpi con caricatore monofilare da 9 mm Para. Essa fu disponibile solo dal '57 e costituisce un po' l'anello di congiunzione tra la Mod.34 e la Mod.92.

L'arma standard dell'esercito è il Galil, ma forse la più importante realizzazione è la Uzi, certamente molto popolare e diffusa. La guerra del '47-48 era spesso combattuta negli abitati e i mitra erano molto utili. C'erano da parte israeliana le Sten e vari mitra cecoslovacchi, i quali ultimi attirarono l'attenzione di tale tenente Uziel Gail, perché avevano l'otturatore avvolgente rispetto alla canna, il che rendeva possibile un tiro stabile e una canna più lunga di quanto ci si potesse aspettare da un'arma tanto piccola. Queste mitragliette vz.23 erano state viste con interesse da Gail che ne adattò il tipo per le esigenze di fabbricazione in Israele. Infatti, alle poco affidabili Sten si voleva dare un successore fabbricato in loco, vista la semplicità di realizzare un'arma di questa categoria. E rielaborando le vz.23,24,25 e 26 Gail pensò ad un'arma con caricatore dentro l'impugnatura, seguendo il principio che una mano 'trova l'altra' ovvero, in combattimento, non c'era spesso la lucidità necessaria per fare azioni più complesse di questa, inoltre questo bilanciava l'arma. La Sten inglese e la MP40 tedesca erano armi di facile fabbricazione, con lamiere stampate, e così il castello della sua Uzi sarebbe stato realizzato con un pezzo d'acciaio unico, mentre si fece lo sforzo di far funzionare l'arma in presenza di polvere, terra e sabbia, il che portò alle due scanalature per far uscire la polvere accumulata. Nel '53 questo mitra venne messo in servizio e con il nome del suo ideatore, partecipò poi dai combattimenti del '56 in poi, facile da puntare e portare, leggera e piccola. Ma solo le SF usavano tale arma come standard, e per uso per il personale di seconda linea, o dei riservisti. Presto è diventata tanto popolare, anche all'estero, da diventare un simbolo. Le guardie che protessero Reagan dall'attentatore che cercò di ucciderlo, avevano tra l'altro armi Uzi. Ma l'uso da parte delle SF negli scontri diretti, o l'uso da parte del personale di seconda linea e soprattutto da parte dei carristi (per esempio quelli tedeschi) è rimasta importante, a parte il vastissimo mercato civile. L'assalto notturno che i commandos israeliani fecero al castello crociato di Beaufort fu un colpo di mano che permise, nella notte del 7 giugno, di mettere sotto controllo questo strategico punto di controllo della zona a Nord del fiume Litani. Fu una battaglia ferocissima con i commandos che si arrampicavano dal pendio del promontorio e poi le mura del castello, potendo usare le Uzi senza problemi dato che erano ben più maneggevoli dei Kalashnikov o dei Galil.

La UZI è disponibile in varie forme, per esempio con calcio in legno, prodotta in Belgio come MP2, ha struttura a sezione rettangolare, spara a colpi singoli o a raffica.

  • Dimensioni: 650 mm lunghezza, 260 mm canna
  • Calibro: 9x19 mm Para
  • Peso: 4,1 kg totale
  • caricatore: 25 o 32 colpi
  • Prestazioni: cadenza 600 colpi/min, v.iniziale 400 m/s


La Mini-UZI è soprattutto per il personale di sicurezza e polizia, con caricatore da 20 colpi standard, grazie all'otturatore leggero arriva a 950 c.min. C'é persino una versione carabina semi-automatica per rispettare le leggi USA con canne lunghe aleno 406 mm, per non trasformarle troppo facilmente in armi automatiche modificando solo il sistema d'alimentazione. La lunghezza, con calcio esteso, è di 600 mm, 360 mm ripiegata. Il peso è di 3,11 kg con il caricatore da 20 colpi, la v.iniziale 352 m.sec


I fucili standard sono i Galil (ultimamente però sono apparse anche le armi del tipo M4 carabina), somiglianti ai Valmet e quindi ai Kalashnikov. Esistono versioni da 7,62 e 5,56 mm, con versioni quali l'ARM con bipiede, l'AR d'assalto, il SAR con canna corta, tutte con il calcio ripiegabile in metallo. Esiste un sistema di uso per le granate da fucile. L'ARM è una specie di fucile-mitragliatore, con caricatori da 35 o 50 colpi o da 10 per le granate da fucile. Essendo un'arma efficace, 'nipote' del Kalashnikov tramite i Finlandesi (ma ufficialmente si tratta di un progetto interamente nazionale) vi sono stati alcuni successi d'export e l'imitazione da parte degli svedesi con il loro FFV 890C, mentre l'R4 sudafricano ne è la copia diretta, fabbricata su licenza e ulteriore esempio di come Israele e Sud Africa interagissero nonostante l'embargo subito da quest'ultimo per l'Apartheid.

Modelli da 5,56 o 7,62 mm:

  • Dimensioni: 979 o 1050 mm lunghezza
  • Peso: 4,62 o 4,67 kg totale
  • caricatore: 35 o 20 colpi
  • Prestazioni: cadenza 650 c.min, v.iniziale 980 o 850 m.sec


La versione del Galil per tiratori scelti ha calibro da 7,62x51 mm, ed è successivo ad un tipo noto anche come M26, simile all'AKM sovietico e al FAL belga, ma giudicato non del tutto soddisfacente. Così è apparso il Galil, con canna pesante, massima attenzione per la tolleranza accettata, bipiede ripiegabile, calcio ripiegabile in legno, cannocchiale Nimrod 6x, colpo singolo e caricatore da 20 colpi, canna con un freno di bocca a più luci e predisposizione anche per un silenziatore, ma solo usando speciali cartucce subsoniche di potenza quindi ridotta. Inoltre vi sono sistemi di tiro notturno. Con queste armi, apparse soprattutto negli anni '80, si sono affrontati i tanti scontri a fuoco ed omicidi mirati contro i Palestinesi, con RoE che progressivamente hanno coinvolto anche i bambini se armati di bottiglie molotov, che anche se lanciate contro i corazzati israeliani venivano giudicate 'armi letali che giustificavano un'azione letale'. La precisione di questo fucile adattato è alta, con gittata di 600 m utile, e anche più visto che la rosa realizzata a tale distanze è solo di 300 mm di diametro. E con munizioni scelte e il bipiede si può fare anche di meglio. Non è un'arma estrema, ma più che adatta per le durezze dell'impiego militare di tutti i giorni, mentre il suo normale alloggiamento è in un'apposita custodia con tanto di accessori.

  • Dimensioni: 1115 mm lunghezza, 508 mm canna
  • Calibro: 7,62x51 mm *Peso: 4,1 kg totale
  • Peso: 6,4 kg, carico e cannocchiale 8,02 kg
  • caricatore: 20 colpi
  • Prestazioni: v.iniziale 815 m/s

Le mitragliatrici sono ancora largamente le MAG belghe, robuste e popolari armi che sono ancora usate sui carri armati più moderni. Hanno cadenza di tiro di 600-1000 c.min e peso di circa 10 kg. Sono di fatto l'unico concorrente alle MG 3 per successo postbellico, anche se hanno cadenza di tiro inferiore (non necessariamente un male dato l'impiego), e poi le armi tedesche non erano esportabili apparentemente in Israele.


Salendo di livello, per rimpiazzare i cannoni leggeri SR e usare una sorta di 'bazooka' simile ai vecchi pezzi da 89 mm, e ai rivali RPG-7, venne progettato dalla IMI un razzo controcarri con tubo a pieno calibro, noto come B-300 e calibro 82 mm. È usato come arma polivalente anti-bunkers e contro blindati leggeri. Si scompone in tubo di lancio e il contenitore per il razzo, che è attaccato dietro il tubo e non inserito dentro di esso: insomma, una via di mezzo tra i razzi tipo il LAW e il Bazooka. Pesa 8 kg appena, con razzo da 4,5 kg incluso il lanciatore e una granate HEAT multiuso. Ai Marines è piaciuta e l'hanno adattaa come SMAW, con fucile d'aggiustamento e cannocchiale di puntamento di nuovo tipo. Il primo è la versione americana del tipo presente sul LAW 80 britannico, con proiettili incendiari, mentre la testata è una HEAT polivalente vera e propria. Il peso è maggiore della B-300 originaria per via del fucile e la produzione da parte della MDD era già avviata alla metà anni '80, mentre all'epoca la B-300 non sembra fosse stata ancora sicuramente in servizio con gli Israeliani.

  • Dimensioni: 1350 mm lunghezza, 755 mm canna vera e propria
  • Calibro: 82 mm
  • Peso: 8 kg totale, di cui 3,5 per il tubo, razzo 3 kg e contenitore del razzo 1,5 kg
  • Gittata: 400 m, perforazione corazza 400 mm.


I mortai della Soltam di Haifa sono armi ben note, per esempio, assieme ai Tampella finlandesi sono stati l'arma standard per l'Esercito tedesco nel settore 120 mm. Così, se si conosce bene il problema dei bombardamenti fatti dai Palestinesi con i mortai, è meno noto ai non addetti ai lavori che gli Israeliani, a loro volta, sono tra i principali produttori di tali armi. I massimi calibri in cui sono stati prodotti sono il 120 e il 160 mm. La prima categoria vede un tipo leggero trainato anche a mano; il secondo è invece un tipo pesante e va trainato da un veicolo. Hanno le stesse munizioni ma non la stessa gittata, e i mezzi da trasporto per il secondo tipo erano in passato gli M3 e poi gli M113 Zelda. La bomba HE da 120 pesa 12,9 kg di cui 2,3 di TNT per una notevole potenza distruttiva, paragonabile almeno ad un colpo da 105 mm dell'artiglieria leggera. Il tipo leggero è davvero di peso ridotto, ma offre ancora buone prestazioni balistiche.

Quanto ai mortai da 160 mm, le uniche armi di questa categoria eccetto i tipi sovietici, essi sono l'M-66 che è molto pesante e richiede un vero blindato pesante per essere portato, assieme ad una squadra di 7-8 serventi. Oppure, un'installazione come quella fatta su scafo M-4 Sherman. Ma normalmente è usato nel tipo trainato con affusto a due ruote e piastra d'appoggio. La lunghezza della canna ne impedisce un'agevole carica della granata da ben 40 kg e quindi viene applicato un sistema a retrocarica. Quest'arma, molto più pesante di qualunque mortaio da 120 mm, è un vero pezzo d'artiglieria, comparabile ad un obice da 155 mm, ma molto più leggero e semplice da produrre.

Ecco le caratteristiche dei tre tipi:

  • Dimensioni: lunghezza 1,76--2,154--3,066 m
  • Calibro: 120-120-160 mm
  • Peso: 140--245---1.700 kg
  • Prestazioni: gittata 7--8,5--9,6 km


Venendo alle artiglierie, nonostante gli Israeliani siano stati molto attenti ai tipi semoventi, non hanno mancato anche di ottenere obici-cannoni di progettazione nazionale. Essi sono gli M-68, armi apparse come prototipo nel '68 e come esemplari di serie nel '70. La canna è di 33 calibri, quindi intermedia rispetto alle vecchie armi e i tipi da 39 calibri tipo l'FH-70. Combatté nel '73. Esso ha un freno di bocca a luce unica, ed evacuatore di fumo a metà distanza, con sistema di rinculo sotto la canna, otturatore semiautomatico orizzontale. L'affusto, sopra il quale poggia il cannone durante la marcia, è a code divaricabili. Le due coppie di ruote consentono velocità di traino fino a 100 kmh. Messo in postazione con le due code dotate di due dei 4 vomeri. Spara granate NATO da 43,7 kg a 21 km del tipo HE, proiettili Soltam da 820 m.sec anziché 725, con conseguente gittata aumentata a 23.500 m, praticamente uguale ai 24 km dell'FH-70 o del TR francese. Esistono anche granate illuminanti e nebbiogene. Dopo l'M-68 è nato l'M-71, simile all'altro come affusto, ma con cannone più lungo, capace di caricare a qualsiasi elevazione fino a raggiungere 4 colpi al minuto per brevi periodi. Con la versione provvista di APU è possibile muovere il cannone e dargli energia, facendolo muovere a 17 kmh, mentre l'alzo è aumentato da 52 a 70 gradi.

  • Dimensioni: lunghezza 7,2 m, 5,18 m canna
  • Calibro: 155 mm
  • Peso: 9.500 kg totale, 8.500 in assetto combattimento
  • Prestazioni: cadenza 3? c.min, v.iniziale 725-830 m.sec, gittata 21 o 23,5 km; direzione 90° totali e alzo -5/+52°

La contraerea è assicurata dai TCM-20, armi a cui vennero accreditati numerosi successi ai danni degli aerei arabi nel '73. Trattasi di un complesso quadrinato da 12,7 mm M55 americano, il famoso 'Maxson Mount', a cui è stato sostituito, a partire dal '70, l'armamento con due HS da 20 mm, dando vita al sistema TCM-20, pronto per la fase finale della Guerra di Logoramento. Quest'arma è stata esportata anche in altre sei nazioni. Sostituire ad un rapido complesso di movimentazione come quello americano, ma pur sempre della II GM, l'armamento con un altro apparso sempre durante tale guerra può sembrare tutto sommato un'accozzaglia di materiale obsoleto. I cannoni HS-404 hanno v.iniziale di 850 m.sec e cadenza di tiro di 700 c.min al massimo, pratica di 150 considerando il rifornimento delle munizioni, fatte con i caricatori a tamburo da 60 colpi del tipo Oerlikon (altro 'vintage'). Eppure, grazie a due batterie da 12 V e a un motore elettrico, il cannoniere può usarlo efficacemente contro aerei a bassa quota, puntandoli con il collimatore M18. Può essere collegato ad un radar EL/M 2016 per la difesa a bassa quota che però non è un vero sistema di controllo del tiro. Il TCM Mk 3 ha invece armi di calibro diverso, come quelle sovietiche, ben più potenti, da 23 mm, ed eventualmente con sistemi migliorati di tiro, inclusi telemetro laser e computer balistico. Certo che il successo del TCM è stato sorprendente, considerando che gli si è attribuito almeno il 60% dei successi della flak durante la guerra del '73 (nonostante gli almeno 20 aerei distrutti dagli HAWK) e nonostante che, per esempio, come arma il cannone RH-202 abbia un cannone capace di 1.000 c.min e 1.000 m.sec, con caricatore a nastro da ben 270 colpi per ciascuna delle due armi, più un sistema di puntamento computerizzato moderno, il che gli dà certamente una ben superiore efficacia.

Arma pesante 1,35 t, con 4 uomini d'equipaggio. Le dimensioni erano 3,27 m di lunghezza, larghezza 1,7 m, altezza 1,63 m. Alzo fino a 90° e movimento 60° al secondo. La gittata è di 5.700 m max, max in quota 4.500 m, pratica 1.200 m (nel caso dell'RH-202: 6.000, 4.500, 2.000).


Quanto alle artiglierie semoventi, inizialmente c'erano gli M7 e poi i francesi Mk 61, semoventi da 16,5 t con obice da 105 mm. Ma si cercavano i cannoni da 155 che erano ben più efficaci. Così apparvero gli M-50 trainati, da 30 calibri, e 18 km di gittata e peso di 8.100 kg. La versione M-50 su scafo Sherman fu del '63, Esso aveva comparto chiuso, ma con un comparto aperto al momento dell'azione, mentre la sagoma era decisamente grossa e alta. C'erano diverse munizioni disponibili, ee vennero usati durante la guerra del '67. Pesava 31 t con 8 uomini d'equipaggio. Non ebbe molto successo dato che i serventi non avevano protezione al momento dell'azione, ma era sempre meglio dei tipi trainati. Poi seguì l'L33 con scafo M-4 E8, ma stavolta con strutture molto più grosse e capaci di ospitare tutto l'equipaggio, e grazie al tipo di sospensioni, nonostante l'aspetto, era più maneggevole su terreno vario. Il cannone di questo tipo era l'M-68 da 155 mm, con capacità di brandeggio di 30° su entrambi i lati, con comandi manuali. Vi sono a bordo ben 60 granate, molte di più rispetto anche agli M-109 che hanno anche minore gittata. Lo scafo è in acciaio saldato con portelli in accesso. Arma pesante 41,5 t, con 8 uomini d'equipaggio, con motore Cummings da 460 hp diesel. Le dimensioni erano 8,47 m di lunghezza, scafo 6,47 m, larghezza 3,5 m, altezza 3,45 m.

L'ultimo tipo sviluppato è stato il semovente M-72 da 155 mm, con torretta da 14 t completa di munizioni, adattabile a scafi di M48 e M60, o anche, nel caso del prototipo, a scafi di Centurion.

Gli Israeliani, comunque, già prima del '73 cominciarono a usare grosse quantità di semoventi americani M109, M110 e soprattutto M107, la cui lunga gittata è stata molto apprezzata. Tanto che, per migliorarla ancora, è stato messo a punto un proiettile speciale daben 40 km di gittata del tipo a 'sabot', che pesa 56 kg con 4,67 kg di HE, contro i 32.700 m del tipo normale M437A1 che pesa 66,78 kg di cui 13,6 di HE. Insomma, è praticamente una granata da 155 mm allungata. La gittata gli consente però di superare tutte le artiglierie arabe. Differentemente dagli Occidentali, che hanno trasformato i loro M107 in M110A2, gli Israeliani hanno seguitato quindi con questa configurazione, diversa quasi esclusivamente per l'arma usata sopra lo scafo (che essendo ad affusto aperto, ha il vantaggio di renderne possibile un facile cambio). Israele ricevette nei primi anni '70 non meno di 48 M110 e 80 M107. Ora, con l'M110A2 è stato possibile in effetti superare nell'insieme l'M107 per varie ragioni. L'M110 originale aveva una gittata di appena 16.800 m, quindi era di dubbia utilità; ma con la bocca allungata l'M110A2 può arrivare a 21,3 km, ancora pochi rispetto ai semoventi M107 e grossomodo al livello degli M109; però con la granata a razzo HERA arriva a 29.100 m, appena il 10% in meno. Pesando le granate 90,7 kg la maggiore potenza compensa anche la minore gittata e così l'M110A2 ha di fatto superato anche l'M107. A meno che non si diano granate a razzo anche al potente cannone da 175, oppure un sistema decalibrato come hanno fatto gli Israeliani. Per la NATO l'M110 è stato peraltro preferito anche per altre ragioni, come la maggior varietà di munizioni rispetto all'unico tipo tirato dall'M107 e la disponibilità di proiettili nucleari, ICM a submunizioni, aggressivi chimici. Per questo ha avuto la meglio sui 'fratelli' prima di sparire anch'esso dagli eserciti NATO, superato dai semoventi da 155 moderni a lunga gittata e con torretta chiusa.


Quanto ai lanciarazzi multipli, gli Israeliani non potevano essere indifferenti alla potenza dei tipi sovietici usati dagli arabi. Stranamente, non pare abbiano prestato molto interesse ai pur formidabili BM-21 da 122 mm, ma nel '67 si impressionarono piuttosto al molto più anziano BM-24 da 240 mm, dalla gittata praticamente dimezzata, e che venne mantenuto come MRL standard, con tanto di uso nelle guerre dal '73 in poi. Il razzo usato era della IMI e così le rotaie di lancio tubolari del BM-24, 12 in tutto, tiravano adesso un razzo da 110,5 kg di cui 48,3 kg di testata, e lungo 1,29 m, ma di gittata leggermente inferiore al tipo sovietico originale, anche se leggermente meno potente (1,18 m, 112,5 kg, 46,9 kg testata HE). Da notare che esistono anche testate chimiche e nebbiogene del BM-24.

Un tipo di maggiore gittata era tuttavia necessario e così anche Israele, come la Jugoslavia e il Giappone, ha ideato un razzo pesante, definito 'di medio calibro' pur arrivando a 290 mm. Il programma iniziò nel '65 e il sistema entrò in linea negli anni '70. Era un M4 Sherman modificato con una rampa al posto della torre, per 4 di questi potenti razzi prodotti dalla IMI. Venne usato nel 1982 durante l'invasione del Libano, ben presto installato su scafo Centurion piuttosto che quello del più vecchio carro M4, con 4 uomini d'equipaggio. La salva completa è sparabile in 10 secondi, poi si ricarica con una gru. Nella configurazione ultima, il peso è di 50.800 kg. I proiettili pesano 600 kg e sono lunghi 5,45 m, con testata HE o ICM, pesante ben 320 kg, ovvero 16 volte un razzo Grad, circa 6 volte un razzo BM-24 (già potentissimo quanto ad effetto) e più della testata tipica di una bomba d'aereo (da 227 o 250 kg). La gittata è pure elevata, di 25 km, superando così anche i 20 km dei Grad. L'unica arma più potente era l'MLRS americano e in zona, quando apparvero, gli Uragan BM-27 siriani da 220 mm ma da 36-40 km di gittata e 16 canne (peraltro il peso della testata di questo enorme razzo israeliano non è stato raggiunto nemmeno dal successivo BM-300 Smerch, che si è fermato a 'soli' 280 kg). Un tipo simile è il Giapponese Type 67 da 307 mm e 28 km di gittata, con testata ignota ma peso di 573 kg, con rampa binata montata su di un semplice autocarro 6x6 Hino, oppure l'Astros SS-60 da 595 kg, tirato in 4 tubi da un autocarro 6x6 brasiliano, ma con gittata di ben 60 km (data da una testata ben più leggera rispetto al tipo israeliano, in cui invece supera il 50% del peso totale dell'arma).

Quanto ai missili più recenti, vanno invece ricordati gli ordigni di ultima generazione, come lo Spike, missile controcarri di tipo misto: ha un sistema IR di localizzazione dei bersagli, ma anche (a differenza dei sistemi Javelin americani) un sistema a fibre ottiche che dà la possibilità di vedere il bersaglio e quindi comandare eventuali cambi di bersaglio e aggiustamenti da parte del 'man in the loop', l'operatore del lancio del missile. Questo permette di evitare, almeno così dovrebbe essere, effetti collaterali. Il sistema è stato venduto come primo, credibile armamento post-sistemi americani come i TOW e i Milan. L'Esercito Italiano ha comprato un lotto di queste armi come futuro rimpiazzo per i sistemi standard, e oramai un po' vecchi, in uso. La famiglia comprende, o comprendeva all'inizio anche due altri tipi di armi, i missili GILL e un altro modello ancora, che coprono tutte le categorie degli ATGW. Il fallimento del TRIGAT europeo, a seguito di una gestione quantomeno imbarazzante, ha reso le cose più facili per il marketing israeliano di questi sistemi tecnologicamente avanzati.

Note[modifica]

  1. In larga misura le informazioni sono ricavate da: Cappellano, Filippo: Le truppe corazzate Israeliane, PD Mar 1993
  2. Il secondo aggiornamento è da Sgarlato, Nico: 'Dal Cromwell al Merkava, Eserciti nella Storia nov-dic 07 p.16-24
  3. Storia dei Mezzi corazzati tomo 3
  4. Eshel D: Sviluppi del carro Merkava, RID feb 1997
  5. Eshel e Po: Merkava 4, il più moderno MBT israeliano, RID set 05
  6. Aloni, Shlomo: Merkava RID luglio 2006, p.48-51
  7. Hilmes, R: IFV e moderni scenari di minaccia, RID nov 2003
  8. Armi da guerra 81, 21, 101, 38, 15, 93 e 111